GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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« Le Svalbard e quella paz...Il bilancio personale de... »

Vis à vis fra Emanuele e Laura Phau (21).

Post n°759 pubblicato il 29 Dicembre 2012 da sergioemmeuno
 

 

  

   Ora la stanza sembra molto più ampia; e anche più confortevole. Di lato al tavolo, un ingombrante computer dona un senso di operosità all’ambiente; una stampante vicina aggiunge quel tocco di espansione del lavoro: qualcuno conserverà o trasmetterà le informazioni a qualcun altro, secondo una catena che non è dato sapere.

   Emanuele sta molto meglio, adesso. Potrebbe andar via, se volesse, ma lui non è uno qualunque. Sa che è stato risucchiato in un gioco mentale a cono rovesciato: quanto più andrà avanti tanto più scoprirà cose nuove, in primis – e questo è ciò che conta  –, cose che riguardano la sua Sabri, il suo passato e il suo futuro. Come una sorta di partita di poker, a più livelli, ha ormai deciso di andare a vedere le carte del rivale, o dei rivali. Sempre ammesso che esistano degli avversari, e che ci sia pure la conseguente posta in palio.

   Quanto più andrà avanti, tanto più scivolerà sulle pareti di questo cono, e dovrà assecondarne rotazioni, scivolamenti e attriti nonché mantenere la lucidità necessaria.

  

E’ stato chiamato nel vivo di questo vischioso, ossessivo gioco di vite, non può essere puro caso.

E’ dentro il cono rovesciato fino al collo.

 

   Addirittura, per via di una lucidità riacquistata quasi all'improvviso, adesso riesce a scorgere una finestra prodigiosa; si alza con indolenza per beneficiare di un po’ di aria: sono al terzo o al quarto piano di una struttura color beige. E’ l’Istituto di Santa Teresa d’Avila, noto anche come ISAS, ovverosia l’Istituto per lo Sviluppo armonico della sessualità. Da decenni, è un'istituto all’avanguardia nella ricerca delle patologie e dei disturbi della sfera sessuale.

   Di fronte, Laura Phau lo osserva pensierosa, gomiti simmetrici sul tavolo, penna che viene torturata fra due dita. Chissà quante volte si è trovata dirimpetto un’anima lacerata, l’ha incoraggiata nello svuotarsi con le parole, le ha fatto domande cruciali col bisturi, e poi si è chiusa a riccio nella propria conoscenza, aiutata dalla nutrita equipe, per arrivare al bandolo della matassa con la terapia appropriata. Sa il fatto suo, la donna di scienza.

   Solo che questa volta, di fronte non ha un proprio paziente: ma un uomo che si potrebbe rivelare un preziosissimo alleato. C’è tutto un mondo sconosciuto alla luce del sole, un mondo di sacrifici e disciplina e ambizioni e follie nella testa di chi mastica, da decenni, neurologia e psichiatra. E la Phau è a un passo dalla storia, sul punto di scoprire, finalmente, qualcosa di più sostanzioso sullo sterminata sessualità femminile. E i caimani del farmaco sono già con le fauci dilatate.

 

   <<Allora, signor Brandi>>, mani congiunte, <<vorrei che s’instaurasse la massima fiducia. Fra me e lei.>> A queste parole, si alza e chiude a chiave la porta della stanza.

   Emanuele legge la targhetta sulla scrivania. <<Strano, sapevo che dagli anni Ottanta la psichiatria e la neurologia si fossero separate…>>

   <<Dice bene. Ma prima era un’unica branca di specializzazione>>, un sorriso discreto, <<Sono vecchietta sa.>>

   <<Non si direbbe.>>

   <<Con permesso, andiamo al sodo.>>

   <<Dottoressa, sa quanto amo Sabrina? Non è as-so-lu-ta-men-te un capriccio. Mai letto le Affinità elettive? Cosa le hanno raccontato di me?>>

   <<Alt.>>

   <<Mi permetta di dirle che non sono l’ultimo scemo del villaggio…>>

   La Phau lo interrompe bruscamente: <<Sappia ascoltare, carissimo. Impari ad ascoltare. Svuoti quel sacco di orgoglio. Non ne ha bisogno, sa? La penalizza, e manco poco.>> Un pausa interminabile. <<Se è qui è proprio perché è una buona testa. E se gliela devo dire proprio tutta, se è qua, mentre le parlo, è perché l’ho voluto io.>>

   <<Ascolti bene lei, invece, voglio assolutamente vedere Sabrina. Adesso>>, fuoriesce dalle labbra tornite dell’uomo, con l’indice sicuro verso l’alto a imporre una certa autorevolezza nello spazio. <<Adesso>>, insiste gracchiando come una cornacchia.

   <<Chiariamoci, Brandi.>> Un sorso d’acqua per inumidire la gola secca. <<In questa vicenda, le condizioni non le detta lei.>>

 

In questa vicenda, le condizioni non le detta lei.

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Cap 20  http://blog.libero.it/GIORNISTRANI/11792429.html

  

 
 
 
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