GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Personaggi e fatti

Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

Messaggi del 24/07/2014

>>> Escalation dell'incontro fra Dani e Sir Gabriel Alexandrov - parte 3 (ultima)

Post n°911 pubblicato il 24 Luglio 2014 da sergioemmeuno
 

 

«E quali diamine sono stati i criteri di scelta?»

«Una forza d’animo superiore e almeno una seconda qualità dominante, purché unica.»

Sono nella confusione più totale. «Non capisco cosa abbia di speciale un pallemosce come Felice o una Raffaella.»

«Il primo è un tremendo viscido figlio di puttana. Potrebbe servire anche questo, fidati. La donnona ha una smisurata fede divina.»

«Monica e Laura?»

«Già te l’ho detto prima: sono ambiziose sopra ogni limite. Dani, ti sei mai chiesto come diamine fate a conoscere le mode e le musiche di settanta anni fa?» Rimaniamo in silenzio per cinque minuti. Non sono obbligato ad accettare, ma adesso ho smarrito la minima capacità di analisi: al mio cospetto o c’è un genio o un attore da cinque premi oscar.

«Chi sono gli altri due.» Ho una curiosità famelica di sapere gli altri nomi.

Si raccomanda di non parlarne con nessuno, giacché tutti gli altri sono all’oscuro del progetto: «Alessio e Laura». Suona come una sentenza. Giocherella nervosetto col Ronson e si volge al rallentatore verso di me, piegato col busto in avanti, quasi a cercare subito il mio consenso.

Provo disgusto: «Cosa?! Nada. Non ci verrò mai con loro due. Mai e poi mai».

«Gesù, siete i migliori voi tre... che ce posso fa’? Devi imparare a lavorare con loro», si sbraccia mostrando preoccupazione e impotenza.

Lui mette la testa fra le ginocchia, per tirar fuori il coniglio dal cilindro. E pure stavolta ci riesce.

«Zio lepre, ascolta su, segane uno. Te lo concedo. Dimmi chi tagliamo fuori.»

Faccio finta di pensarci. Poi sego quel verme di Alessio.

«OK. Sul sostituto ci penserò con calma.»

«Chi hai in mente?» gli chiedo concitato.

«Giovine, stai tranquillo. Già mi fai le scarpe?» Inevitabile una risata corrisposta.

«E la Ducròs sa di essere una prescelta?»

«No, domani mattina, ci parlerò.»

«E se lei sega me?»

«Sono cazzi. Ma su di te, tranquillo, non mollo un centimetro. Peggio per lei.» Un sospiro. «Certo, se perdiamo pure lei, Dio caro», continua tormentato mentre soffoco a stento una risatina, «tocca scegliere fra scamorze e cavalli pazzi. Dai, ridi aha! Lo sai che fa male soffocare le risate? Aha, bella la vita, eh?» inizia a urlare dilatando buffamente quegli occhi spiritati.

Quando parla di “cavalli pazzi”, senza ombra di dubbio si riferisce a Monica e Roland; due tipi molto svegli ma poco inclini a lavorare in un’equipe, per via di una ben nota insofferenza verso le regole e i compromessi.

Dopodiché si fissa su un aspetto vitale: non solo devo rappacificarmi con Laura, ma ci devo pure entrare in sintonia. Su quest’ultimo punto mi mostro completamente pessimista, ma il capo della baracca mi garantisce che farà da mediatore. Del resto, nel passato ha risolto situazione molto più intricate. Poi mi chiede se ricordo, in modo particolare, un sogno, una visione, un episodio portante della mia infanzia.

I motori della mia memoria crepitano. «Sai, da piccolo facevo spesso un incubo. Un ragazzo moriva affogato, e nessuno, compreso me, riusciva a salvarlo. Un supplizio. Eravamo in divisa, era un gala e c’erano molte fanciulle...»

«Lo vedevi bene in viso, questo ragazzo?» indaga socchiudendo gli occhi.

«Sì, chiarissimo, come un film. Era slanciato, faccia spigolosa, e mentre annegava... ecco, i suoi occhi verdi tremuli mi penetravano. E poi un’altra sensazione ancor più misteriosa.»

«Dimmi.»

«In quell’istante, ebbi la viva percezione che ci saremmo rincontrati. In un altro luogo, non so. E infatti a volte penso che in questa vita… sì, lui mi conosca ed è in carne e ossa.»

«Dai un nome a quel ragazzo. Vuole che tu prega per lui.» Congedandosi, mi sussurra che la sera successiva, subito dopo la premiazione della finale di calciotto, Laura mi farà chiamare da un compagno. L’ennesima acrobazia mentale di un collezionista di bizzarrie: ma perché ci doveva essere il passaggio intermedio di un compagno? Presumibilmente, in quell’arco di tempo, avrei scandagliato come uno schizzato i fondi oculari degli altri – uno per uno – per stanare l’eventuale messaggero. Roba da altro mondo.

Mentre si sta allontanando, spinto da una curiosità improvvisa che ho sempre avuto, gli chiedo se ha mai vinto un torneo nella manifestazione di Sìagora.

«Abbiamo perso due finali e ho rosicato di brutto. Oggi invece voglio solo vincere. Tolleranza zero, cocco, non voglio alibi. Salta lo steccato, il coniglio innamorato.» E si dilegua fischiettando con le mani in tasca, come quando si va di mattina a curiosare nei mercati del pesce.

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>>> Tratto da Generazione oltre la linea, 2013 - Prospettiva Editrice

 

 
 
 
 
 

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