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L’ARABO

Post n°294 pubblicato il 20 Febbraio 2015 da Oxumare81
Foto di Oxumare81

Da luglio dello scorso anno sto studiando da autodidatta l’arabo. E’ una lingua che mi ha sempre affascinato e, ora, finalmente, ne conosco l’alfabeto, un po’ di parole e piano piano sto imparando la grammatica.

E’ stato abbastanza complesso, all’inizio, imparare l’alfabeto perché, oltre ad avere una grafia diversa dalla nostra, gli arabi hanno, per ogni lettera, un simbolo diverso a seconda che sia all’inizio, a metà, alla fine della parola o sia una lettera isolata. Non esistono i suoni “e” e “o”, in compenso esistono tre “s”, tre “d”, due “h”. Le vocali non si scrivono e i suoni finali spesso vengono omessi. Le parole sono ovviamente diverse dalle nostre e i verbi presentano numerose irregolarità. Esistono plurali diversi a seconda che ci si riferisca a due o più persone.

Ho sempre pensato che le caratteristiche di una lingua formano un po’ la mente di un popolo. Se, infatti, si è abituati sin da piccoli a parlare e scrivere in un certo modo e rispettare determinate regole grammaticali e se si parla e si pensa in questa lingua migliaia di volte ogni giorno, è chiaro che la nostra mente ne risulta condizionata.

Il tedesco, per esempio, ha poche eccezioni grammaticali, ma ha costruzioni di frase fisse (ogni complemento e i verbi rispettano sempre determinate posizioni): ciò, rende, secondo me, i tedeschi poco flessibili.

L’italiano, al contrario, è più libero nella costruzione della frase e, probabilmente, anche nel modo di fare; ha però più forme verbali, da cui consegue la tendenza a complicazioni burocratiche…

L’arabo ha fondamentalmente due tempi verbali, il presente e il passato. Il futuro si costruisce aggiungendo “sa” o “sawfa” al presente; il congiuntivo sostituendo “a” alla “u” finale del presente; il trapassato aggiungendo “kana qad” al passato e l’imperfetto “kana” al presente. Molto più semplice dell’italiano, che vuole complicarsi la vita! I complementi di specificazione si formano aggiungendo il possessore dopo la cosa posseduta; i sostantivi, costituiti generalmente da tre sillabe con tre vocali, si trasformano agevolmente in sostantivi, il che semplifica l’apprendimento dei vocaboli.

 
 
 
 
 

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