Creato da zancarlo2010 il 02/06/2011
Guardo oltre la collina che sta davanti alla mia casa
 

 

Lettera ad un'amica ritrovata

Post n°37 pubblicato il 22 Giugno 2015 da zancarlo2010

Carissima Michela,

avrei potuto rispondere al tuo ultimo post commentando con qualche riga le belle cose che scrivi ma, anche per mia natura, non mi riesce di fare le cose frettolose e brevi quando sento di dover fare di più. E’ da tanto che non ti sentivo andavo spesso a cercarti nel Blog con la speranza che tu fossi ritornata. Ho provato a chieder qua e la agli amici telematici ma nessuno poteva dirmi qualcosa. Così dopo oltre un anno ho concluso che tu fossi passata a miglior vita magari a causa di un incidente improvviso che ha lasciato il tuo Blog orfano senza il grande genitore che lo curasse. Potrebbe accadere lo stesso a me, nessuno delle persone che mi conoscono sa che io provvedo a questo spazio, è solo mio, è il mio diario. Farlo sapere mi farebbe sentire controllato e perderei la libertà di essere sincero e di dire, per quanto mi è possibile, la verità.

Non so cosa ti sia accaduto forse ti sei stancata un pò annoiata e demotivata a continuare questo scrivere che alla fine è un soliloquio con se stessi. I propri pensieri messi per iscritto. Non so se, anche considerato che leggi tanto, hai letto “Le confessioni” di Sant’Agostino, è un bellissimo libro che classifico tra quelli formativi. Ti suggerisco di non leggerlo tutto, per metà e noioso, ma la prima parte ti mostra come quell’uomo abbia saputo guardare dentro se stesso e scrivere magnificamente 1500 anni fa prima che la psicologia nascesse come scienza. Leggerlo mi ha indicato un avvicinamento verso me stesso che prima non conoscevo.

Anche nei momenti tristi della tua vita riesci a farmi ridere, mettere sempre qualcosa di profondamente positivo nelle tue parole, non sei ne banale ne superficiale. Credo che tu sia naturalmente portata all’introspezione. Forse sei un grande atleta che deve correre in pantofole. Non ho dubbi che tu sia una donna veramente intelligente. Del tuo ultimo post mi ha fatto ridere il commento sulle tette dopo i trent’anni, mi hai ricordato i giorni in cui entrando a scuola andavo, qualche volta con un collega amico, altre da solo, a “salutare” una segretaria che aveva l’ufficio che dava sull’andito che percorrevo per andare in classe. Il commento con me stesso o con il mio amico era: “ andiamo a lucidare lo sguardo e ad iniziare bene la giornata”. Lei aveva superato da un pò i trenta, non so se anche lei studiasse la gravitazione mammaria dopo il quarto decennio di vita, comunque, anche se lo facesse, a quei tempi non sapevo esistesse questo ramo della conoscenza. Così se non la sorprendevamo nell’andito si entrava a salutare o si pescavava qualche scusa in maniera da avvicinarci ed avere una bella vista panoramica lasciando correre lo sguardo tra i bottoni della camicetta, con discrezione e senza trattenersi troppo.

 
 
 

13 Maggio 1917

Post n°36 pubblicato il 17 Maggio 2015 da zancarlo2010

Lentamente, ma senza ripensamenti, come accade per il tempo, ci stiamo avvicinando ai 100 anni dal 13 maggio del 1917 quando in un piccolo paesino del Portogallo è apparsa la madre di nostro Signore Gesù Cristo. Tante cose sono accadute da allora, una certamente, per quanto mi riguarda, veramente importante è che nel secolo scorso sono nato io.

Se questo non fosse accaduto ora non sarei qui a raccontare.

Circa 10 anni fa sono andato a Lisbona in compagnia della fidanzata. Era un desiderio lieve, non insistente ma presente in me sin da quando ero bambino. Non so se, ad incuriosirmi, fossero i segreti di cui tanto si parlava e in particolare il terzo quello nascosto.

E’ stata una gran bella vacanza, allora Lisbona era una città che oso definire in stato di abbandono, era vecchia e trascurata nel senso che i suoi palazzi denunziavano non solo la mancanza di cure ma anche l’assenza di persone al loro interno.

Alloggiammo in una pensione da poco prezzo, il pavimento ricoperto di linoleum sprofondava sotto i nostri passi e i piedi finivano dentro i buchi del tavolato. In camera era presente il bidet, a ripensarci credo che fosse un vecchio bordello. Anche a Milano tanti anni prima in gita scolastica avevo alloggiato in un albergo con il bidet incamera. Il nostro accompagnatore colto e istruito, come sono i bravi prof, ci aveva spiegato che era uno strumento di lavoro delle prostitute le quali tra un cliente e l'altro dovevano lavarsi. Continuava il prof: "come voi a scuola vi lavate le mani quando lavorate nelle officine elettriche".  Anche la per strada erano presenti diverse prostitute, alcune belle vestite di abiti aderenti che mostravano  forme che ci turbarono i sonni di quei giorni e per quanto mi riguarda anche nei mesi successivi . La timidezza era tanta e non ci riuscì di avvicinarci.

Anche noi avevamo scoperto di alloggiare in un quartiere con tante prostitute ma non avevo neanche pensato che potessero ritrovarsi ad ore negli stessi locali in cui dimoravamo. Forse l’aver incontrato diversi turisti che salivano e scendevano le scale dell'albergo aveva confortato la nostra ingenuità.

Passammo bellissimi giorni mangiavamo nelle Tascas che cucinavano per la gente del luogo i cibi locali e gustavo lo loro birra e e giravamo per tutto il resto della giornata.

La sera al rientro all’albergo facevamo l’amore in modo appassionato e per ore.. Non so se tutto ciò fosse dovuto alla spensieratezza al cibo o alla birra o semplicemente a un amore che stava nascendo. L’esperienza è stata significativa mi ha fatto guardare al sesso con gli occhi del cuore.

Fedele alla promessa che mi ero fatto, una mattina, abbiamo preso il pullman e siamo andati a Fatima, il viaggio non è tanto lungo forse 80 km ma permette di vedere il paese lontano dalla città e dalla maschera che questa da ai luoghi.

Avevo qualche dubbio riguardo alle apparizioni e pensavo che i tre pastorelli avessero inventato tutto anche perchè alcuni di loro vedevano e altri sentivano. Da qui il sospetto che fosse soltanto il modo per nascondere la verità ed evitare incongruenze in un eventuale confronto tra le loro versioni.

La stazione dei pullman è poco distante dal luogo, la Cova de Iria, in cui se erano manifestate le apparizioni nel lontano 1917. Non ero mai stato in quel luogo, davanti a me avevo una leggera salita e alla fine una curva a gomito. Come percorrevo la salita sentivo dentro di me come un nodo che poteva sciogliersi soltanto piangendo e iniziai a singhiozzare, la mia metà non aveva compreso cosa stesse accadendo e curiosava tranquillamente in un negozio di souvenir. Mi ero allontanato da lei, in quelle condizioni non potevo rimanere davanti al negozio, con la testa appoggiata ad una macchina, la parcheggiata, piangevo e singhiozzavo. Dopo essersi accertata che non ero stato colpito da un malore, anche perchè non avevamo pensato di fare un'assicurazione prima di partire, abbiamo ripreso a camminare fino alla grande spianata la quale, procedendo lungo una lieve discesa, mostra sullo sfondo la grande basilica.

Allora come oggi nell'immediato mi sfuggono tante cose, per capire devo riflettere, sentivo che quello era un luogo sacro e, seguendo diverse altre persone ho completato il percorso in ginocchio.  Io che fino a quel momento non mi riusciva di saltare un pranzo, mi sentivo diverso mi era passata la fame, trascorsi alcuni giorni senza mangiare, mi sentivo sazio e appagato, forse non volevo aggiungere niente che turbasse quello stato di quiete e anche di felicità che sentivo in me.

Ritornammo a Lisbona, la vacanza continuava felice così come era iniziata, ma sentivo in me il desiderio di ritornare a Fatima, così la domenica successiva ci ritrovammo di nuovo seduti nelle gradinate della grande spianata a seguire una grande messa internazionale con qualche migliaio di persone. Un sacerdote francescano conosciuto tempo prima dalla mia compagna, in un viaggio all'estero, si fermò per caso davanti a lei. Un caso? Non so. Lei dice che poco prima si era ricordato di lui, la sua immagine gli era passata nella mente. Sicuramente entrambi avevamo incontrato la qualcuno che ci conosceva.

La sera, mentre aspettavo l'autobus per il ritorno a Lisbona, entrai in un negozio e comprai un rosario, non sapevo bene come si usasse, sentivo che avrei imparato e che mi sarebbe servito per coltivare quell'incontro iniziato nella "Cova de Iria".

 

 

 
 
 

Domenica con sms e porcetto arrosto

Post n°35 pubblicato il 13 Ottobre 2014 da zancarlo2010

Tante volte sento dentro di me una spinta ad agire che va oltre il pensiero razionale, è come se il mio essere continuasse a pensare per conto suo nonostante la mia persona stia impegnata a fare altro o debba concentrarsi su altre questioni.

Il pensiero si trasforma, da puro spirito prende corpo e come un'anima dannata, condannata a penare per l'eternità tra i vivi, perseguita la mia coscienza fino a quando mi convinco che è la cosa più importante sono l'impulso sommerso e, in cima a tutto, la sua soddisfazione. Tempo fa pensavo fosse il senso de dovere spinto all'eccesso dall'ansia di mia madre, ma anche da qualche maestra che ha manipolato le mie fantasie infantili trasformandole in compiti  da fare a casa. La disobedienza avrebbe comportato come pena orecchie da sommaro per l'eternità. Oggi mi convinco che qualunque cosa si faccia rimaniamo sempre i sommari del paese dei balocchi.

Ieri si è fatto un pranzo anche per compensare alcuni amici che hanno dedicato il loro giorno di riposo, la domenica, ad aiutarci a fare un lavoro che altrimenti, mi avrebbe impegnato per almeno una settimana e per di più con grande fatica.

Dopo un pranzo andato avanti per alcune ore con antipasti, malloreddus, porcetto arrosto, dolce e tanto vino, vado a fare il caffè e a prendere s'abbardente, quella che gli ispanici chiamano aguardiente. E' consuetudine che la fine del pranzo avvenga con la grappa. Su filuferru a 47° 

Passando e ripassando vedo su un tavolo un cellulare dimenticato, lo lascio perdere ma non lo dimentico così  al ritorno cedo alla tentazione di leggerne i massaggi. Sento che sono importanti anche perchè ho notato che la proprietaria, da mesi,  sta sempre a leggere e a rispondere. E da troppo tempo che sento continuamente i bip di ricezione degli sms, mi chiedevo il perche' di tanti sms. Non potevano essere i figli perchè i figli solitamente parlano e scrivono poco ai genitori, lo fanno solitamente in caso di necessità materiali che devono essere soddisfatte o meno in breve tempo. Non aspettano mesi.

Così come a Sant'Agostino apri le porte all'illuminazione quando una locuzione interiore gli disse di prendere le Sacre Scritture e di leggere, qualcosa dentro di me, più simile a un moto dell'animo che a una voce,  mi dice che devo leggere e, così, leggo.

Il titolare del numero di telefono è una donna anche la proprietaria del cell è una donna, ho capito ci si scrive tra amiche.

Quanto leggo sembrerebbe una conversazione tra lesbiche ma con un po di calma capisco che il mittente è un uomo con uno pseudonimo feminile.

Riporto la conversazione di seguito, cambio un po i termini volgari per non essere bannato, anche se, meriterebbero la versione integrale considerato il loro valore anche sociologico, nel mostraci come ci adattiamo al linguaggio delle nuove generazioni. La protagonista è ormai sulla sessantina ma con gli ormoni agitati e la testa di una ragazzina adolescente.

" Ciao Fi...a".

Risposta: "Ciao Figo". (Doveva essere un'amica e usa il maschile?)

"Come sta oggi?"

Risposta: "Fresca come una rossa" .( Scrive rosa con due esse, sicuramente l'emozione)

"Ci vorrebbe una leccatina". ( Mi sa che non parlano di gelati)

"Ci vediamo?"

"sono un po indisposta"

"Credo comunque che verrò martedì"

"Sei sicura"

"se è per martedì ti faccio sapere"

"Ora basta, devo smettere perchè xxxxxx (la mia dolce metà) è seduto vicino a me è stiamo per iniziare a pranzare.

Di simili conversazioni se ne sentono tante e basta girare anche in questi blog per trovarne, il guaio e che la conversazione mi riguarda da vicino non perchè sia io interessato in quanto direttamente coinvolto.

Tempo fa ho vissuto una situazione simile, allora comunque non si usava il cellulare, mi aveva fatto tanto male che ancora ne sento il dolore. 

Che fare parlare a quel povero fesso che stava seduto vicino a lei a parlare e scherzare con gli amici e non ha avuto il minimo sospetto quando la sua casa è diventato il terminale di un centralino telefonico? O tacere e aspettare che le cose si sistemino da sole.

La voce interiore la senti o non la senti, forse anche lui la sente ma la addormenta con il vino e le chiacchere con gli amici. Oggi a scuola la collega di lettere descriveva ai ragazzi Madame Bovary suicida  e  Charles, suo marito, aveva chiuso gli occhi davanti ai continui tradimenti della moglie. Dopo la morte di lei, spinto da un impulso più che dalla ragione, si siede davanti allo scrittoio di palissandro per leggere le lettere degli amanti a sua moglie, come se a casa avesse un tesoro,  e infine morirci dal dispiacere.

Mi sa che queste cose tirate per le lunghe sono venefiche.

Sto male non so bene cosa fare come dirlo, dire che non cui dormo non manifesta il mio stato d'animo, mi viene il dubbio che forse non sarò creduto, potrei essere trasformato in una maldicente come tanti.

Sono per natura una persona onesta e schietta, lei, per natura, dice tante balle che è difficile scorgere della verità nei suoi discorsi. Le bugie avranno le gambe corte ma tendono a dominare chi ne abusa.

Avrei dovuto continuare per la mia strada e lasciare il telefono la dove stava? Il guaio è che "il cornuto nel paese delle meravigie"  è troppo troppo vicino a me. 

Che fare?

P.S. mi scuso per qualche errore ma ho scritto di getto.

 
 
 

Spending riviù

Post n°34 pubblicato il 17 Giugno 2014 da zancarlo2010

Nelle parole di Giobbe quando afferma: “quanto temevo è accaduto” sembrerebbe abbia origine la psicosomatica.Quest’ultima non è altro che la capacità da noi posseduta di ammalarci a seguito delle tensioni emotive.

Non sono ammalato, perlomeno la mente è sana, il corpo lo è meno considerato che da una settimana soffro al ginocchio sinistro, mi fa male quando lo appoggio. Potrebbe essere che il mio inconscio mi sta dicendo che Zancarlo non vuole più camminare. Quest’anno a scuola sono stato sempre in piedi non potevo sedermi sia perché, in alcune classi i ragazzi mi chiamavano continuamente e contemporaneamente per avere chiarimenti ed indicazioni, mentre in altre dovevo vigilare come un carabiniere e non perdere per un attimo l’attenzione, è in questi luoghi che ho fatto il lavoro di domatore di Leoni. Credo che l'esempio sia pertinente. Con questi felini, oltre alla presenza costante, è necessario essere autorevoli perché non li si può convincere a saltare il cerchio di fuoco soltanto facendo schioccare la frusta.

Quello che temevo è accaduto nel momento in cui ho deciso di sostenere un altro concorso e mettermi a studiare per la prova preselettiva alla quale seguono, se superata, quella scritta, e quella orale e se superate mi darebbero la possibilità sborsando 3000,00 Euro di sostenere una decina di esami  e uno finale all'università .

Un pò aspettavo che questo accadesse, visto che, da tempo la mia attività onirica mi aveva annunciato che mi sarei ritrovato di essere in un'aula caotica dove dovevo studiare e rispondere.

L’altro ieri sono andato a scuola a portare dei documenti e ho chiesto alla segretaria se dovessi, come ogni anno, fare la domanda per le ferie maturate ma non fruite. Dopo quasi un anno di lavoro sono un pò di soldini che mi avrebbero aiutato passare qualche bella serate d’estate davanti a un buon piatto di pesce, niente di troppo impegnativo. Mare, buon cibo , buon vino, e magari anche sesso. Dovete sapere che, la collina che sta davanti alla mia casa, limita i miei orizzonti esistenziali, così mi accontento delle cose semplici, forse ripetitive, comunque siano, non mi riesce di averle a noia.

Nella sostanza la cara signora segretaria mi ha detto che le ferie non vengono più pagate in quanto compensate con i giorni in cui le lezioni sono sospese, il che significa che nei giorni di Natale, Pasqua, Carnevale ero in ferie. “Professore è la spending riviù”, ho il sospetto che review avendo una certa assonanza con retro sia stato mutuato dall’ inglese perchè me lo  mettessero didietro in maniera non tanto evidente.

Non provo dolore, per la perdita del piatto di pesce il vino e tutto il resto, mi viene pesante da digerire l’affronto l’essere considerato come un lavoratore di serie B che non merita la retribuzione per intero. E forse questo concorso lo faccio per dimostrare ai miei datori di lavoro le mie qualità. Sono capace e ogni anno, come anche in questo orrmai concluso, riesco a comprendere quali siano le modalità di apprendimento degli alunni, le loro difficoltà e bisogni.

Ma io, come tanti, lavoro in una casa senza padrone e ciò che conta è la posizione in quella lista che chiamano: "graduatoria ad esaurimento degli iscritti".

 
 
 

Il maiale con gli stivali

Post n°33 pubblicato il 01 Maggio 2014 da zancarlo2010

 

Anche per risparmiare, ma non solo, si va a lavoro tutti insieme. Si parcheggiano le auto e si sale tutti su una. Alcuni giorni la macchina si riempie tanto che è difficile starci dentro.Sono consapevole, in queste occasioni di stare spesso volentieri nel sedile davanti. La vicinanza delle colleghe mi mette a disagio, non so bene cosa sia,forse è la paura di essere rifiutato o di essere troppo invadente. Comunque sia,considerato che hanno più spine che rose, nel dubbio taglio la testa al toro e sto  lontano, per quanto mi è permesso dalle nostre piccole utilitarie così diverse dalle limosine americane.

Alcuni giorni fa le mie compagne di viaggio discutevano se fosse lecito e doveroso raccogliere i calzini di“Lui”. All’ unanimità affermavano che non lo avrebbero mai fatto e riguardo al doveroso manco a parlarne poiché il “dover fare” significava creare un precedente che nel tempo le avrebbe condotte nella più bieca schiavitù e, a seguire, l’infame  pretesa di lavare le sue mutande in lavatrice.

Da li a poco il dialogo sui massimi sistemi di convivenza ha messo in evidenza il vero problema delle cose di Lui: il sudore, ed da questa secrezione animale in ogni caso andrebbe evitato ogni contatto e ogni possibile sniffata.

Per quanto seriamente impegnato tra frizione, volante e curve a destra e poi a sinistra e ancora curve ho trovato la soluzione alla discussione immaginando che il problema potesse essere risolto estendendo la superficie dei preservativi a tutto il corpo di Lui un abitino simile a quello che usano i sub in mare. O sul modello di un novello diabolik del sesso.

Avrei voluto dire che la saggezza popolare indicava come ottimo metodo curativo per gli uomini, che stanno poco bene e dei quali non si riesce a comprendere la natura del loro male, il“sudore di donna”.  Non nascondo che condivido la saggezza popolare.

Ma sto zitto per non apparire, ai loro occhi “unu proccu a bottas”, traduco per chi non conoscesse: “un maiale con gli stivali di gomma”, ovvero un uomo che si presenta bene ma in realtà è un gran porco.

Stimo tanto una mia collega d’auto, è saggia molto equilibrata e, ultimamente, la guardo nello specchietto la trovo attraente e carina. Lei individua spesso, nella catalogazione degli uomini,tanti  maiali che portano gli stivali di gomma,.

Ma non finisce qui i commenti continuano e le ghiandole sudorifere sono classificate la principale causa, da parte delle donne,  di repulsione del maschio.

All’ennesimo: “phuuu che schifo”non mi trattengo e affermo che io alla ipotetica  “Lei” non solo le avrei lavato le mutande e raccolto i calzini ma, se necessario anche il culo. Riguardo al sudore affermo che della mia donna non butto via niente.

Subito una coinquilina d’auto, la tosta, una walchiria castra maschi, mi ricorda che anche del maiale non si butta via niente. La vedo che dallo specchietto uno sguardo rivolto alla sua vicina e uno a me. Non si parla più ma il silenzio sta dicendo a voce alta: “Zancarlo, sei un gran maiale”.

Come temevo siamo arrivati a “su procu a bottas”, mi spiazzano  non aggiungo altro. Le parole da me dette, hanno tante possibili interpretazioni riguardo a quanto si fa non si fà nel letto o in qualunque luogo in cui si faccia sesso, mi mettono in imbarazzo, mi si asciuga la gola e parlare diventa un peso.

Ripensandoci avrei dovuto precisare che non butto via niente nella donna che amo, o anche in quelle come loro che hanno pudore e riservatezza. Non si può prendere tutto in quelle appena conosciute o quelle che cambiano uomo con la stessa facilità con cui cambiano le mutande.

Comunque sia, per fortuna,  la scuola sta per finire e tra poco non si viaggia più, anche se, mi sa che, ai loro occhi, sono diventato: “unu procu a bottas”.

 

 

 
 
 

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