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L'altra campana

Itinerario spirituale di un pagano

 

Messaggi del 26/10/2015

IL VENTO DEGLI ANNI SESSANTA - 1

Post n°2013 pubblicato il 26 Ottobre 2015 da anonimo.sabino
 

 

12.IL VENTO DEGLI ANNI SESSANTA

Antonietta aveva accolto anche l’invito a unirsi a noi filoni, la domenica, a ballare. Ci venne con un paio di amiche. Così la rividi. Poi mi accompagnai a lei e a sua sorella Enza in qualche passeggiata. Mi piaceva. E mi accorsi che anch’io ero entrato nell’angolo più segreto dei suoi sogni, magari insieme alla voglia di trovare un nuovo lavoro in una delle fabbriche che si andavano moltiplicando lungo le vie consolari Salaria e Tiburtina.

 

“Non pensi che sia ora di fidanzarmi?” tastai mia madre.

 

“Con chi?”

 

“Potrebbe essere una ragazza di Marcellina… O una delle belle figlie di Giustarello: chi preferiresti?”

 

“Tu sei proprio matto. Avresti fatto tutti i sacrifici che hai fatto per sposare una ragazza di paese?”

 

“La conosci, Antonietta?”

 

“Non la conosco e non la voglio conoscere. E se hai qualche grillo del genere per la testa, levatelo: per te da contessa in su”.

 

Ero il suo orgoglio. Sarebbe stata felicissima di una nuora che l’avesse guardata dall’alto in basso, ma che avesse elevato me alle stelle. Avevo tutt’altra idea: mi ero fatto da me e avrei continuato a contare su me stesso; volevo una donna che fosse capace di darmi amore, di comprendermi, di perdonare le mie debolezze, di stimare quanto le avrei dato, di governare una famiglia. E come ci pensavo, mi veniva in mente Antonietta: “Che cosa vai cercando? Eccolo, il fiore fresco che aspetta solo che tu lo colga”.

 

La conoscevo da poco, ma mi aveva colpito subito. Oltre a quel seno nel quale mi sarei immerso, mi piaceva la sua gaiezza composta, la sua serietà unita alla capacità di stare allo scherzo, il suo attaccamento a valori elementari ed essenziali, prisca sabina qualis… E lo era, una sabina autentica.

 

Leggevo nei suoi occhi anche il sogno di una grande attesa. In casa di mia cugina Roberta, sua compagna di lavoro ad Anzio, le avevo sentito dire: “Io sarò di un solo uomo: se non gli porto nulla in dote, almeno mi avrà tutta intera”. Sarebbe diventata sicuramente una moglie e una madre perfetta.

 

Cos’altro volevo? Allevata come me dalla scuola del bisogno, casta per un unico amore perché consapevole di avere da offrire solo se stessa, Antonietta impersonava tutti quelli che ritenevo i miei valori; e mi proponeva il più bel recupero della cultura materna. Amava come me la terra e più di me gli animali, sentenziava come nonno Berni, era l’immagine della fedeltà agli affetti, pur essendo aperta al nuovo e assetata d’amore e di conoscenza.

 

 
 
 


 

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