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luglio-settembre 2007
numero 3 - marzo
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un commercio alternativo: IL COMMERCIO EQUO SOLIDALE
Quando compriamo, siamo abituati a valutare, per scegliere, solo, o principalmente, alcuni fattori, quali: il prezzo, la qualità, l'immagine… (senza dimenticare l'aspetto inconscio che guida molti dei nostri acquisti).
Ma, per chi vuole acquistare in modo più consapevole, quest’ottica non basta più. Le nostre scelte di consumo non sono neutre. Esse sono da porre in relazione con gravi problemi, sia del Nord che del Sud del mondo: sfruttamento, povertà, inquinamento ecc. Problemi che continuano ad esistere per motivi diversi; anche perché quando facciamo la spesa non ne teniamo conto. Esistono però (ormai da alcuni anni se ne parla) modalità d'acquisto più critiche e consapevoli, in grado di non aggravare i problemi citati, ma anzi di contribuire, almeno per certi aspetti, a risolverli, benché ancora non avvenga su larga scala.
Comprare i prodotti del Commercio Equo e Solidale (CES) è una di queste modalità. Infatti, la commercializzazione (e prima ancora la produzione) di questi prodotti scavalca le regole del commercio mondiale, particolarmente pesanti nei confronti dei piccoli produttori del Sud del mondo. Così, ciò che può sorprendere il potenziale acquirente "equosolidale" è il significato sociale di cui questi prodotti sono portatori. Anche solo leggendo un'etichetta, l’acquirente può scoprire che dietro una statuetta, una borsa, un pacchetto di caffè, c'è una storia: da dove nasce, chi l'ha prodotto, con quali materie prime, con quale tipo di organizzazione sociale. Storie di comunità agricole, di associazioni, di artigiani, di persone disabili, storie di uomini, storie di donne, storie di bambini. In questa rubrica ci proponiamo di presentare il Commercio Equo e Solidale nei suoi vari aspetti, evidenziando quelli che sono gli attori del CES: produttori, importatori, punti vendita (in primo luogo i negozi, chiamati "Botteghe del Mondo" - BdM) volontari, ed infine, naturalmente anche i prodotti.
Cominceremo col dare una prima definizione di Commercio Equo e Solidale, evidenziando, sinteticamente, qual è l'obiettivo principale del CES. Il CES è una forma di cooperazione allo sviluppo già abbastanza collaudata (gli albori risalgono agli anni '60) che introduce criteri di collaborazione e cooperazione nel mercato internazionale, in particolare per quanto riguarda la produzione di merci e il loro trasferimento dai Paesi del Sud del mondo a quelli del Nord. L'obiettivo è quello di favorire, attraverso la commercializzazione dei prodotti (alimentari ed artigianali) lo sviluppo di gruppi (autonomi rispetto alle grandi società) di produttori e di comunità locali. L'obiettivo primario quindi non é la produzione in se stessa e/o quindi il profitto che ne deriva, ma la crescita economica e sociale di gruppi organizzati, e quindi lo sviluppo di aree locali spesso marginalizzate dal commercio internazionale. Le realtà che fanno Commercio Equo e Solidale sono più spesso strutture no profit, che non distribuiscono gli utili dell'attività fra i soci, ma li usano quando ci sono, per finanziare progetti nel Sud del mondo o in attività che promuovano la conoscenza del CES.
Roberta e Alessandra
Bottega Eticomondo
Cernusco sul Naviglio
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