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Quello che accade in Italia e più in generale in Occidente ha a che fare con una vera e propria dittatura del pensiero unico per cui è assolutamente vietato sfidare o solo contraddire i punti dogmatici ed insindacabili della nuova dottrina multiculturale che le élite mondialiste preconfezionano per le masse aprioristicamente. Boldrini è l'esempio più chiaro dell'imposizione statale di tale dottrina totalitaria per cui è vietato contraddire ciò che dice il capo, anche se questo riguarda perfino lo stile di vita, la sfera religiosa, i costumi sessuali o sociali in quanto costituisce il nuovo credo religioso, il nuovo verbo politicamente corretto per cui dire negro anziché diversamente colorato o papà e mamma anziché genitore 1 e 2 potrebbe costituire grave eresia e quindi reato di opinione. Il tribunale dell'inquisizione è all'opera per una nuova stagione di caccia alle streghe e roghi purificatori. (NF)
Con un giro di parole, buonismo venduto al mercato, questa donnicciola dice che i romani delle periferie hanno sbagliato. Non devono parlare, devono obbedire e quindi accogliere. E chissenefrega se poi subiscono soprusi, saranno fatti loro.
Primo trucco, parlare di violenza da parte di chi protesta, così da mettersi subito dalla parte della ragione: «Non è con le contrapposizioni e tanto meno con la violenza che si risolvono i problemi», dice infatti la Boldrini. Secondo trucco, usare la Costituzione a proprio uso e consumo per togliere qualsiasi illusione a chi protesta: «Non esistono zone precluse ai princìpi della Costituzione, ai valori dell’accoglienza e della convivenza». In sostanza, non esistono zone che possono opporsi all’arrivo di immigrati, anche se questi poi si rendono protagonisti di vicende negative. Bisogna sistemarli e basta, tutti zitti, nessuno si permetta di alzare il dito e protestare.
«Non è a causa della presenza dei migranti o dei rifugiati che siamo arrivati a questa tensione – aggiunge la Boldrini – ma è perché c’era già il degrado». Di conseguenza, di tutto ciò che raccontano i residenti, dai furti alle aggressioni, non è responsabile chi li commette (e cioè gli immigrati) ma la società in cui si sviluppano.
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