Creato da angeligian il 13/09/2007

UNA DONNA PERDUTA

chissà dove l'avro' messa.....

 

« Ce l'ho, ce l'ho ... mi mancaA Mari', ma vatte a ripone »

Io l'avevo detto

Post n°749 pubblicato il 21 Febbraio 2015 da angeligian

 

Anzi avevo detto che i greci, votando Tsipras, si erano dimostrati anche più cretini degli italiani

Dalla rivoluzione all'accordicchio di Bruxelles. Quattro mesi di ossigeno per la Grecia di #Tsipras e in cambio una sostanziale resa. Niente elettricità gratis per i poveri,niente aumento degli stipendi minimi, niente fitto degli alloggi equi. Niente assunzioni dei licenziati. Insomma una resa su tutto il fronte. E a proposito delle riforme chieste da #Bruxelles e dalla #Merkel proprio ieri, per ironia della sorte, l'Ocse nel suo rapporto annuale ha informato che la Grecia è il Paese che è in testa nelle riforme invocate da Berlino e Bruxelles e dai banchieri della #BCE. Il risultato è stato disastroso persino il debito è passato dal 120% al175%. Il reddito delle famiglie è stato ridotto del 40%, i poveri sono aumentati di oltre un milione. E lo Stato nega qualsiasi assistenza sanitaria a oltre un milione di persone. Se non fosse per la chiesa ortodossa che assicura pasti caldi e un minimo di assistenza sanitaria con il suo volontariato avremmo un 18% di cittadini greci ridotti in una condizione di estrema miseria, sostanzialmente sconosciuta nella storia europea. Naturalmente la classifica dei Paesi che hanno attuato le sciagurate riforme imposte dal #Fondo monetario, dalla Bce e dall'Europa è guidata da Grecia, Portogallo e Spagna, i Paesi che disciplinatamente hanno immiserito il loro popolo e disintegrato la loro economia. Ad Atene la delusione degli elettori di Tsipras è enorme :"avevano promesso l'addio all'austerity e alla Troika. Non hanno ottenuto nessuno dei due impegni elettorali", ripetono in queste ore un po' tutti. Senza riconquistare la sovranità monetaria è puramente velleitario tentare di resistere a una mostruosa macchina da guerra come l'Europa mondialista. D'Altronde il ministro greco dell'economia, lo scamiciato Varoufakis, ripete da mesi che la sinistra in Grecia ha una sola missione, impedire che i fascisti di Alba Dorata con la loro avversione totale all'Europa e il loro nazionalismo possano approfittare della situazione. Varoufakis sostiene anche che la sinistra non deve opporsi al capitalismo, ma lo deve solo razionalizzare. Perché fino ad ora le uniche esperienze di fuoriuscita dai sistemi capitalisti che sono riuscite sono quelle dei regimi fascisti e nazisti. Con queste premesse ideologiche, comuni al grillismo, non poteva che finire così. (Emiddio Novi)

Veronica Braccini E lo sapevo che si sarebbero calati le brache. Del resto, Tsipras è l'emulo greco di Grillo, ovvero due sepolcri imbiancati dietro cui si nascondono l'Europa, l'America e la Troika. Purtroppo insieme con Grillo e Tsipras, cioè con i traditori mascherati, ci sta anche Nigel Farage (che mi piaceva tanto). E' una lotta impari e per noi fatale

Il caso Grecia dimostra come il rito del voto sia oramai del tutto superfluo. Come ha ben sintetizzato Wolfang Schaeuble, nazifascista abituato a parlare chiaro,“chiunque vinca le elezioni comandiamo sempre noi” . Siamo in dittatura...

 
Rispondi al commento:
Vince198
Vince198 il 23/02/15 alle 09:28 via WEB
Anche io sono pessimista però il fatto che la Grecia non possa chiedere aiuto alla Russia o alla Cina) non è evento del tutto scongiurato. Se fra 4 mesi (come certo possiamo immaginare) non vi saranno novità, allora chissà .. I nostri "nemici" dichiarati mettili nella Troika: lì dentro c'è quel coagulo velenoso cui fa riferimento nel suo libro Magaldi (Massoni, Società a Responsabilità illimitata - pagina 448), laddove scrive "Una crisi non solo ancora in corso, ma destinata a peggiorare ulteriormente". Aggiungo che nel 2012 (pag. 446-448 del predetto libro) che riguarda il pluri massone Draghi..
"L'Europa scivola verso la recessione, e Mario Draghi è contento: vede «buoni segnali», beato lui. E impazzito? Tutt'altro: si limita a constatare che l'inaudito piano di sequestro della sovranità nazionale dei paesi europei a beneficio delle potentissime lobby finanziarie di Bruxelles procede a tappe forzate. Prima mossa: dare ossigeno alle banche ma non alle aziende, per indebolire l'Europa del Sud. Seconda: impedire agli Stati, attraverso il «Fiscal Compact», di spendere a deficit per i propri cittadini, rilanciando l'occupazione. Obiettivo finale, testualmente: «Riforme strutturali per liberalizzare il settore dei beni e dei servizi e rendere il mercato del lavoro più flessibile». L'unica soluzione parrebbe dunque la privatizzazione dei beni comuni: quelli che gli italiani hanno tentato di difendere coi referendum del giugno scorso. Il declassamento dello Stato, secondo l'uomo che la Germania ha voluto alla guida della Bce, darebbe più «equità» al sistema, aprendo spazi meno precari ai giovani attualmente privi di garanzie: per Draghi, la causa della disoccupazione non è la crisi mondiale della crescita, ma l'eccesso di tranquillità di chi invece il posto fisso ce l'ha (e se lo tiene stretto). Tutto da rifare: «II modello sociale europeo è oggi superato» , dice il superbanchiere di Francoforte. In un'intervista al «Wall Street Journal», l'ex dirigente strategico della Goldman Sachs getta alle ortiche oltre mezzo secolo di pax europea, cresciuta al riparo del miglior sistema mondiale di welfare. La pace è finita, è come se annunciasse Draghi: d'ora in poi, ciascuno dovrà lottare duramente per sopravvivere, perché gli Stati — in via di smantellamento, neutralizzati con l'adozione della moneta unica da prendere in prestito a caro prezzo dalla Bce - non potranno più garantire protezioni sociali: attraverso il «Fiscal Compaci», i bilanci saranno prima validati a Bruxelles e, dal 2013 in poi, nessuno Stato potrà più investire un euro per i propri cittadini, al di là della copertura del gettito fiscale. [...]
La ricchezza prodotta nell'eurozona si ridurrà dello 0,3 per cento rispetto all'anno scorso, mentre la Uè nel suo complesso andrà incontro alla piena stagnazione centrando un perfetto 0,0 per cento.
In sintesi, ben 9 paesi subiranno una crescita negativa, la Repubblica Ceca sarà in stagnazione e a crescere saranno 17 Stati membri, tra cui la Polonia e i piccoli paesi baltici come Lituania e Lettonia. Calerà l'inflazione, e in Grecia l'effetto recessivo sarà talmente forte da produrre un calo dei prezzi. [...] Anche se la Commissione non lo dice, spiega Matteo Cavallito sul «Fatto Quotidiano», per ridurre la tensione sui mercati - ben rappresentata dall'esplosione dei differenziali di rendimento tra i titoli sovrani dei paesi più solidi (la Germania) e di quelli più a rischio (tra cui Italia e Spagna) — la Bce ha sbloccato la sua liquidità offrendo agli istituti di credito circa mezzo trilione di euro di prestiti all'I per cento. «L'obiettivo, ovviamente, era di indurre le banche a investire nei titoli di Stato delle grandi economie in crisi, sfruttandone rendimenti medi attorno al 5-6 per cento. Un affare molto conveniente, che infatti si è materializzato». Solo che, di fronte a questa opportunità, «l'erogazione di prestiti ai privati e quindi all'economia reale si è ridotta ulteriormente, perché giudicata meno conveniente e in definitiva decisamente più rischiosa». Ecco dunque l'effetto collaterale: «Si riduce la tensione sulla finanza pubblica, si favorisce la recessione». Lo schema, aggiunge Cavallito, non funziona solo sul fronte dei prestiti: «Per contenere il proprio debito, infatti, i paesi della periferia hanno dovuto aumentare la pressione fiscale, ma così facendo hanno ridotto il reddito disponibile dei cittadini e con esso la loro capacità di consumo».
Fenomeno evidente dall'Italia in giù: in Grecia, il Pii 2011 si è contratto del 6,8 per cento contro il -1,5 per cento del Portogallo. È la spirale del rigore, predicata da Mario Monti e denunciata da un Premio Nobel come Paul Krugman: sarà un suicidio garantito, una «cura» che avrà l'unico effetto di stroncare il malato.
L'intervista di Mario Draghi non lascia nessuna speranza: per il presidente della Bce, gli Stati dovranno consolidare le proprie finanze «puntando sulla riduzione della spesa pubblica», come se le amministrazioni pubbliche fossero aziende private, giustamente preoccupate dai passivi di bilancio, e non erogatori insostituibili di servizi essenziali, orientati da una «ragione sociale» che non è il profitto ma il benessere.
Un'epoca è finita per sempre, sembra dire Draghi: tanto vale prepararsi al peggio, come dimostra il dramma di Atene, che rende addirittura surreali i toni dell'intervista al «Wall Street Journal»: «Sono rimasto sorpreso dal fatto che non ci sia stata euforia dopo l'approvazione del piano di salvataggio per la Grecia», dichiara l'ex governatore di Bankitalia. «Ciò significa probabilmente che i mercati vogliono vedere le misure applicate.»
A proposito di euforia: quella del popolo greco l'ha misurata direttamente la polizia antisommossa di Atene. I greci sono inferociti, e Draghi si preoccupa, naturalmente a modo suo: «II rischio è la mancata attuazione degli impegni assunti dal governo di Atene», anche se resta la «fiducia» nel fatto che «i programmi saranno adottati sia dalla Grecia che dagli altri paesi rischio», come il Portogallo e l'Irlanda. Poi — sottinteso — potrebbe toccare a noi."
All'oggi mi pare che il "programma di smantellamento delle sovranità nazionali, specie nel S.E. non abbia avuto interruzione e qui da noi c'è un wannabe "attaccato" al predetto banchiere che aspira, aspira moltissimo a "scalare"..
Con le nostre chiappe, naturalmente!
 
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