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FULVIO ROITER

Post n°41 pubblicato il 05 Settembre 2011 da labuonastregadelnord

Fulvio Roiter

Fulvio Roiter nasce a Meolo (Venezia) nel 1926.

Inizia a fotografare a vent’anni; nel 1949 aderisce al circolo fotografico La Gondola di Venezia. Insieme con Paolo Monti, a cui è legato da intensa amicizia, scopre gli autori stranieri del gruppo Fotoform e le opere di Hans Hammarskjöld.
Nel febbraio 1953, parte per il suo primo viaggio fotografico, il primo di una lunghissima serie, in Sicilia. La
pubblicazione su "Camera", nel gennaio 1954, di alcune fotografie siciliane segna il suo debutto sulla scena internazionale.

Fulvio Roiter. Miniera di zolfo, Sicilia , 1953.
Fonds National d'Art Contemporain, Ministère de la culture
et de la communication, París.

Ha incarico dalla Guilde du Livre di Losanna di realizzare un libro sull’Umbria di San Francesco. Qui, ai primi di gennaio del 1954, nell’arco di poche ore scatta quattro tra le fotografie più famose della sua intera carriera. Ombrie. Terre de saint-François vincerà il premio Nadar nel 1956.

Nella primavera del 1955 compie, in Mosquito, il periplo della Sardegna e, poche settimane più tardi, il primo viaggio in Andalusia, dove tornerà anche l’anno seguente.
Nella primavera del 1959 parte per il primo viaggio in Brasile, dove resta nove mesi e dove, tra il 1960 e il 1962, tornerà molte volte.
Nell’inverno del 1959 lavora in Belgio; conosce la fotografa Lou Embo, che sposerà pochi mesi più tardi.
Bruges, uno dei suoi libri più intensi, apparirà nel 1963 per i tipi de L’Arcade.
Tra il 1962 e il 1964 fotografa a più riprese in Portogallo: a Nazarè, un villaggio di pescatori vicino Lisbona; in Algarve, nel Sud; a Madeira. Inizia a collaborare con Atlantis Verlag, con cui realizza innumerevoli libri negli anni Settanta.
Viaggia, instancabilmente, in Persia, nel 1964, in Turchia, 1965, in Messico, 1966, in Libano, 1967, in Spagna, 1969, in Irlanda, 1970, in Louisiana e in Tunisia nel 1971.
Tra il 1972 e il 1974, scopre l’Africa equatoriale, con una serie di viaggi in Costa d’Avorio, dove realizza tra l’altro un celebre reportage in un villaggio Senufo; nello Zaire, dove fotografa le danze rituali dei Watussi e i pigmei del monte Hoyo; e in Niger, ad Agades, la porta del deserto. Da questi viaggi hanno origine i suoi celeberrimi libri fotografici: ad oggi, oltre sessanta i più importanti.

Fulvio Roiter
Bacino di San Marco al tramonto

Hanno detto di lui:

"Credo sia questa mostruosa animalesca facoltà di concentrare tutte le forze intellettive nell'occhio a fare di Roiter il numero uno della fotografia mondiale, e lo dico senza esitazione.

Può darsi che ce ne siano di più tecnicamente rifiniti, di meglio studiati nelle inquadrature, nelle angolazioni, nelle luci, nell'ombre e penombre. Può darsi. Ma nessuno sa cogliere come lui, oltre le cose, anche il senso delle cose."

Indro Montanelli

...

"Ritenerlo un fotografo illustratore è un insulto. Egli è un rabdomante, e i rabdomanti non ubbidiscono alla logica: si arrestano, a mani tese, magari di fronte a un modesto cespuglio, ben sapendo che sotto si nasconde la vena sorgiva. E' un'acuta facoltà visiva che si richiama al medium; un cogliere, in sintesi, sentimenti contrastanti ed estremi, il nucleo sensibile della molteplicità.

Scrive versi con la macchina fotografica, Roiter. E, si sa, per un poeta vale, spesso, più un muro desolato di una basilica."

Alberto Bevilacqua

...

"Le sue fotografie rivelano un occhio e un animo penetrante, capace di scegliere l'essenziale, di sorprendere ogni espressione umana.

Ha percorso il mondo in cerca di quel che voleva non di ciò che gli era stato ordinato o di quello che il pubblico s'aspettava.

Come ogni artista vero, la tecnica sua accompagna l'ispirazione e si muta con essa. Non c'è mai retorica, né luogo comunebnelle sue immagini. I suoilibri da regalare, da conservare, da sfogliare nelle ore in cui si vuol vivere intensamente assorbiti dal mistero di un'occhio meccanico che ci fa vedere quello che l'occhio naturale non scorgerebbe."

Giuseppe Prezzolini

 
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