Creato da: labuonastregadelnord il 31/05/2011
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STEFANO ACCORSI

Post n°63 pubblicato il 15 Gennaio 2012 da labuonastregadelnord

Stefano Accorsi

Très bon

 

Qualcuno giudicando la carriera dell'attore bolognese che manda in delirio le adolescenti potrebbe insinuare: "Potenza della pubblicità"; il riferimento è al celebre spot dei gelati che il bel Stefano girò poco più che ventenne.
E invece, questo qualcuno, sbaglierebbe di grosso, perchè se c'è un attore che in Italia ha saputo imporsi grazie a doti quali bravura, fascino e simpatia (nonché una buona dose di intelligenza nel saper scegliere i copioni giusti), questi è proprio Stefano Accorsi.

Per smentire le dicerie che lo vorrebbero baciato da una facile carriera basta dare un'occhiata al suo curriculum: nato come Stefano Lelio Beniamino Accorsi il 2 marzo 1971 a Bologna, dopo regolari studi liceali (liceo scientifico), nel 1990 viene scelto da Pupi Avati per interpretare il ruolo del coprotagonista Matteo nel film "Fratelli e Sorelle" con Franco Nero e Anna Bonaiuto. E se a molti nei suoi panni sarebbero tremate le vene al cospetto di cotanto regista e simili partner di lavoro, lui mantiene il sangue freddo e se la cava più che dignitosamente.

Sempre alla ricerca delle perfezione, terminato il film si iscrive alla Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone, dove si diploma nel 1993. Da qui parte l'altra grande "tranche" importante del suo percorso professionale. Entra nella Compagnia del Teatro Stabile dell'Arena di Bologna, recitando in diversi spettacoli classici, da Pirandello a Goldoni, diretto da Walter Pagliaro e Nanni Garella.

Nel 1994 è la volta della famosa pubblicità del gelato "Maxibon", croce e delizia che gli regala immediata popolarità ma anche il rischio di essere per sempre identificato come "quello del gelato". Non si tratta oltretutto di uno spot da niente, come si può essere indotti a pensare. Dietro la macchina da presa c'è nientemeno che Daniele Luchetti, uno dei più affermati registi italiani. Ad ogni buon conto da questo momento in poi la missione è quella di liberarsi dai panni del ragazzino che offre il gelato a belle pin up in costume e dimostrare le proprie capacità.

Un'ottima occasione gli arriva nel 1995 quando gira da protagonista "Jack Frusciante è uscito dal gruppo" (diretto da Enza Negroni), tratto dall'omonimo libro "cult" di Enrico Brizzi.
L'anno dopo è ancora teatro, l'amore degli esordi, con "Naja" di Angelo Longoni, storia poi portata anche sugli schermi.
Sempre nel 1996 lavora con Wilma Labate in "La mia generazione" e nell'estate del 1997 recita nel ruolo di Gigi, protagonista de "I piccoli maestri", chiamato dal "mentore" Daniele Luchetti.

La strada sembra tutta in discesa per il bel Stefano. Comincia a mietere successi uno dietro l'altro e si impone come il personaggio cinematografico italiano più promettente degli ultimi decenni.
Nel 1998 è protagonista del pluripremiato film "Radiofreccia" diretto da Luciano Ligabue (David di Donatello, Premio Amidei e Ciak d'Oro quale migliore attore protagonista); nello stesso anno per RaiDue è in "Più leggero non basta" film-tv diretto da Elisabetta Lodoli con Giovanna Mezzogiorno, alla quale è da anni sentimentalmente legato.
Sempre nel 1998, anno d'oro, interpreta il ruolo dell'anarchico Horst Fantazzini (suo concittadino), nel film "Ormai è fatta" di Enzo Monteleone (per il quale ottiene una Grolla d'Oro come miglior attore protagonista e una candidatura al David) per poi trasferirsi in Portogallo sul set di "Capitani d'Aprile", un film di impegno civile. Qui il suo ruolo è quello dell'ufficiale Salgueiro Maia, uno dei leader dell'insurrezione del 1974, passata alla storia come la "Rivoluzione dei Garofani".

 


La serie positiva di successi prosegue nel 1999 sempre nel segno del cinema di denuncia, quando interpreta l'avvocato Raffaele Della Valle in "Un uomo perbene" diretto da Maurizio Zaccaro, film ispirato ai drammatici eventi legati al famigerato "caso Tortora". Lo sforzo viene ripagato con una Grolla d'Oro come attore protagonista.

E' soprattutto il 2000 che lo vede protagonista. Impegnato su diversi fronti è un fuoco di fila di uscite importanti. Prima lo vediamo al fianco di Nanni Moretti ne "La stanza del figlio", poi con Mario Monicelli nel film-tv per RaiUno, "Come quando fuori piove". In seguito Ferzan Ozpetek lo vuole con Margherita Buy in "Le fate ignoranti" (per il quale vince il Nastro d'Argento), poi Gabriele Muccino ne "L'ultimo bacio" con Martina Stella, interpretazione per la quale è candidato al David e che lo lancia definitivamente nell'immaginario cinematografico del decennio.

Il suo volto sbarazzino e ammaliatore, i suoi tratti giovanili e i modi garbati lo rendono perfetto per il ruolo del trentenne in crisi di identità, faticosamente alla ricerca di un modo per diventare adulto. E' la fotografia di un'intera generazione che non tarda a specchiarsi in lui e che lo elegge a proprio eroe.

Gli stessi connotati sono anche caratteristici del film successivo "Santa Maradona". Stefano Accorsi è uomo intelligente e sa che il pericolo mortale per un attore è rimanere incasellati in un unico ruolo. Così l'anno dopo si riscatta da quei personaggi un po' mediocri che tratteggiano il borghese trentenne di oggi, per gettarsi a capofitto nell'avventura psicologica del ritratto di Dino Campana, poeta folle ed eccessivo che emerge in "Un viaggio chiamato amore".

Acclamato dal pubblico e dalla critica Stefano Accorsi, dopo la fine della sua storia con Giovanna Mezzogiorno, si è anche concesso il lusso di fidanzarsi con la top-model Laetitia Casta, amore a prova di gossip che dura da lungo tempo: dalla bella attrice corsa ha avuto il primogenito Orlando (nato nel 2006) e Atena (nata nel 2009).

 

 

 

 

 

 

 http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=804&biografia=Stefano+Accorsi

 
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