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I MONOLOGHI INUTILI 1 - L'UOMO DI PASQUA

Post n°1304 pubblicato il 11 Aprile 2012 da non.sono.io
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Io l’ho capito di che tipo di lavoratore ha bisogno il mercato in questa particolare epoca storica: il “Bravo” Simac. Pratico: lo accendi quando ti serve, lo spegni quando hai finito. Poi dopo un po’di anni lo butti e te ne fai uno nuovo che consuma la metà e rende il triplo. Multifunzione: prima uno o era pescatore, o muratore, o macellaio, adesso devi essere pescatore, muratore e macellaio, e possibilmente con una specialistica in etimologia greca che non si sa mai. Loro ti chiedono una laurea, cinque master, tre lingue, poi vai a fare il colloquio e ti trovi di fronte il figlio rincoglionito del principale con la terza media presa alla CEPU. Economico: classe BBB meno, questione di patriottismo. Il sistema Italia gioca al risparmio,  per questo ha stabilito di non sprecare più di una ventina di suicidi l’anno. Pratico da trasportare: specialmente all’estero, per vedere cosa si prova ad  attraversare il Mediterraneo in gommone.
Dice: “in Italia c’è la fuga di cervelli”. Perché non hanno contato le pance che se ne vanno. Quello sì è un problema, che tanto a giudicare da come vanno le cose qui di masse cerebrali ce ne devono essere veramente poche. Allora ci ho provato pure io ad emigrare l’unico Paese che mi garantiva un poco di diritti in quanto immigrato, un posto simile all’Italia, il Canada per esempio. Vado all’ambasciata e quella mi dice che devo sapere la lingua, che devo possedere un titolo di studio, che loro mi troveranno casa e anche un lavoro, e allora io penso: “cazzo ma non potevo partire prima?”. Poi aggiunge che devo portarmi ventimila euro. Cioè ma se avevo ventimila euro venivo a prendermi la bronchite in Canada?
Così ho scartato l’ipotesi migrazione.
Accendo il computer, metto un po’ di annunci e aspetto. Mi risponde subito Infojobs: “ci sono cento nuove offerte per lei”. E poi dice che c’è la crisi, mi dico. Allora mi metto a leggere le proposte che nell’ordine sono: stagista presto studio di architetti, grafico a progetto da maggio a giugno, grafico donna, grafico con esperienza pluriennale minore di anni venticinque (cioè uno che è passato direttamente dalle elementari allo studio di grafica), account (cioè uno che va a cercare clienti)  con portfolio clienti proprio e pagato a commissione senza fisso. Mi stupisco che non ci sia pure un annuncio per corso di formazione in cavie umane, o leccatore di scarpe alla stazione, e decido di godermi i miei ottocento euro di risparmi mentre attendo che vengano tempi migliori. Ma il tempo passa in fretta.
Non fare un cazzo costa un sacco di soldi, perché anche se resti immobile devi abitare in un posto, cucinare e lavarti consumando gas, quindi mangiare, e poi accendere la luce o comprare un paio di occhiali a raggi infrarossi. Niente mi devo accontentare.
In fondo a quella lista ignobile, cattura la mia curiosità un annuncio di richiesta nel ruolo di  “Uomo di Pasqua”. E’ un grande magazzino in centro, uno di quelli dove figli di genitori ricchi comprano le scarpe della Nike ai nipoti di nonni ricchi. C’è scritto che stanno cercando un uomo che per tre giorni lavori come sorpresa umana dentro un uovo di Pasqua gigante. Lo stipendio è di centocinquanta euro lordi, l’orario di lavoro è dalle nove del mattino alle nove di sera, quando chiude il negozio. Penso che ho bisogno assoluto di soldi e che questo mi impegnerà solo tre giorni dandomi la possibilità di evitare quei pranzi noiosi dai parenti e le gite patetiche con gli amici. Gli rispondo, e loro mi chiamano per un colloquio.
Mentre cammino verso il mio nuovo luminoso futuro da Uomo di Pasqua, non posso evitare di chiedermi a che tipo di domande deve rispondere un aspirante “Uomo di Pasqua”, e un po’ sono teso. Ma poi va tutto bene, supero il colloquio e mi danno una divisa che in pratica è una calzamaglia nera con una maschera da coniglio. Mi avvertono che quando qualcuno busserà all’uovo gigante io devo uscire fuori e gridare “Buona Pasqua” intonando un motivetto allegro di cui mi danno il testo scritto su un foglietto. Sembra facile in fondo.
La mattina dopo mi presento puntuale, e una commessa mi rinchiude dentro l’uovo di Pasqua. Resto immobile in attesa di svolgere le mie mansioni. Da due fori nella cioccolata osservo le persone passeggiare, ridere, comprare, e io sempre dentro, fermo. Nessuno bussa, così mi sento pure il colpa: se non faccio nulla per guadagnarmi i soldi starò forse rubando? Non vorrei mai contribuire al decadimento generale della morale in questo Paese, per carità.
Le ore passano.
E io sto sempre fermo, avvolto nella cioccolata.
C’è silenzio qui dentro.
E vita brulicante fuori.
Ma io non mi muovo.
E’ il mio lavoro.
Rimanere in attesa.
Resistere.
Piangere quando nessuno mi vede.

 
 
 
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