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ALL'ARIA

Post n°967 pubblicato il 07 Settembre 2010 da non.sono.io
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Quando mi ha chiamato ho fatto finta di capire, ma in verità non mi ricordavo niente di quello che gli avevo detto la notte prima. Mi dice “abbiamo detto di farlo oggi, fai finta di niente?”. Allora io rimango zitto, perdo tempo mentre cerco di trovare qualche indizio per capire almeno di cosa mi sta parlando. E invece i miei ricordi sono tutti morti affogati dentro l’Agua di Valencia, morti con il sorriso sulle labbra, e non hanno lasciato neanche una traccia dei dialoghi a forma di montagne russe che ho intercorso dopo mezzanotte… Non resta che salvare le apparenze, come al solito, e far finta che quando bevo so quello che dico. Accetto quell’appuntamento dalle intenzioni nebbiose preparandomi a pagare il prezzo dei miei vizi.
Appena arrivo per un attimo tiro un sospiro di sollievo. Non c’è nulla di strano in questa spiaggia bianca come quella che si vedono nei film. La gente giace stesa al suolo apparentemente in coma. Non fa neanche troppo caldo e il mare è calmo e piatto. Insomma, mi dico, avevamo solo deciso di andare a prendere il sole insieme, e io chissà che mi credevo. Faccio segno di fermarci vicino al bagnasciuga ma lui fa di no con la testa e mi indica con il braccio di continuare ad andare avanti. Non capisco perché ha voglia di camminare tanto, ma non ho le forze necessarie per impormi, né ce n’è bisogno in fondo. 
Mentre seguo il mio amico mi diverto a sciogliere lo sguardo lasciandolo libero di scorrazzare all’aria aperta, una volta tanto. E allora lui inizia a zampettare di qua e di là. Si siede accanto a una ragazza in topless, poi si alza e va a farsi un bagno in quell’acqua che ricorda solo lontanamente il mare a cui sono abituato qui a Roma. Poi ritorna indietro e si accomoda insieme ad una famiglia che si appresta a pranzare a base di frittata di patate. Aiuta un ragazzino a scavare una buca che sembra voler arrivare dall’altra parte del mondo. Dopo saluta il culo allegro di una adolescente costringendomi a rimproverarlo per la sua sfacciataggine. Ma a lui non importa e continua contento la sua passeggiata balneare. A largo si distinguono delle barche a vela; una coppia si bacia; un aquilone brilla stagliato nel cielo terso; un uomo grasso trascina il suo pisello scuro verso l’ombrellone.
Alt.
Richiamo subito lo sguardo all’ordine. Che strani questi riflessi, penso. E mentre cerco di giustificare con cosa posso aver scambiato la visione di un attimo fa, un altro bel pisellone floscio mi saluta sudando. Poi un altro, e un altro ancora in compagnia di una timida patatina rasata che si stava cospargendo di crema solare. Altri due passi e di fronte a me c’è una distesa di piselli e patate neanche fossi in un campo coltivato a ortaggi. I ricordi arrivano tutti insieme facendosi largo tra le nebbie della sbronza: sono in una spiaggia nudista.
D’istinto sorrido, ma non sono smarrito, né imbarazzato. Il mio amico stende l’asciugamano e io lo imito nello stesso modo con cui l’ho fatto migliaia di volte. Poi ci guardiamo, anche per lui è la prima volta. E’ un attimo. Zac, e mi ritrovo a sfoggiare il mio pisello che lì per lì non sa cosa pensare. E’ la prima volta che vede il sole. La prima volta da quando aveva cinque anni credo. Per un attimo rimane accecato, ma quando i suoi occhi si abituano alla luce si rende conto di quanto è bello il mare e di quanto è profumata l’aria carica di sale. 
Mi sdraio e rifletto su quanto sia ridicolo il nostro concetto di pudore che soddisfa il suo imbarazzo con un pezzo di stoffa colorata. In mezzo a quella marea di corpi nudi non c’è spazio per pensieri indecenti. E’ paradossale, ma nell’assenza di mistero, cessa anche qualsiasi tipo di fantasia sessuale. Le persone solo alberi, piante, rocce, parte del paesaggio, e niente di più. Porto a fare il bagno al pisello che si diverte a galleggiare nell’acqua limpida. C’è chi pensa che ci si sente liberi nello stare nudi, ma io credo che invece la sensazione che si prova sia più simile a quella di togliersi un paio di scarpe strette dopo un giorno passato a camminare. E’ una questione di comodità; la libertà è un’altra cosa.
La sera dopo la doccia, il mio pisello non ha potuto fare a meno di ringraziarmi pensando già alla prossima volta che lo riporterò a vedere quella distesa azzurra, e sperando che magari la prossima volta mi ricorderò di mettergli una crema protettiva…

 
 
 
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