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Post n°309 pubblicato il 09 Maggio 2015 da un_uomonormale
Si tratta di una malattia con caratteristiche singolari, per cui deve essere distinta dalla patologia infiammatoria e da quella tumorale. Essa viene caratterizzata dalla presenza di tessuto endometriale; ovvero la mucosa che riveste l'utero, e che va a localizzarsi al di fuori della sua naturale posizione anatomica. Statisticamente questa patologia interessa circa il 10-15% delle donne in età feconda e che in genere si colloca intorno ai 30-40 anni, sia pure si conoscono casi di insorgenza anche in età adolescenziale. Gli organi che più sono interessati sono l'utero, il setto retto- vaginale, le tube, le ovaie; dove si apprezzano soprattutto come cisti a contenuto emorragico. Le tube possono essere coinvolte soprattutto in modo indiretto, ad esempio possono essere dislocate dalla presenza di aderenze. La localizzazione pelvica è la più frequente, ma non sempre è l’unica. La rara localizzazione cervicale può essere causa di sanguinamenti irregolari, ed è stata descritta la presenza di noduli a livello vulvare. Inoltre, la vescica, il sigma, la vagina, il collo dell'utero. Di rado, l'endometriosi interessa organi extrapelvici. L'endometriosi tende a regredire nella postmenopausa o dopo eventuale isterectomia totale. La sintomatologia varia da soggetto a soggetto. Vi sono donne che sono addirittura asintomatiche, così come altre riferiscono sintomi decisamente di notevole importanza. Il dolore pelvico; per dismenorrea, molto spesso ha una scadente risposta alla terapia farmacologica. Dispereunia e infertilità sono le associazioni più frequenti alla endometriosi. Qualora la localizzazione interessa le ovaie, vine ad essere pregiudicata l'attività ovarica, la funzione tubarica risente notevolmente la sua funzione per la presenza di aderenze che dislocano le tube rispetto alla loro posizione di origine. I fenomeni abortivi sono frequenti. Le cause non sono ben note. Si avanzano diverse ipotesi quali il reflusso di sangue mestruale che dall'utero per tramite le tube, viene veicolato in cavità addominale. Tuttavia, questa ipotesi non dimostra la localizzazione al difuori della sierosa peritoneale, che sia pure rare, se ne conoscono di casi segnalati. Si potizzano fattori geneticamente predisponenti, anche se è stata vista una concordanza non costante della presenza di patologia tra la madre e la figlia. In buona sostanza, pare che la geneticità riguarderebbe l'aspetto immunitario che non è capace di distruggere le cellule refluite dall'utero e che vanno ad impiantarsi sul peritoneo producendo sostanze mimetizzanti al punto da renderli invisibili all'ispezione. La diagnosi non è per niente di facile formulazione, in quanto debbono essere differenziate dall'endometriosi esterna, alcune condizioni patologiche genitale e pelvica. Ad esempio, i dolori pelvici da varicocele e da congestione cronica; le infiammazioni pelviche ed i loro esiti; cisti recidivanti, ecc. Comunque sia, si tratta di una malattia per certi aspetti subdola in quanto non di rado viene sovradiagnosticata col rischio di intraprendere per la paziente inutili ed invasivi esami diagnostici. In prima istanza, all'anamnesi viene riferito il dolore in sede pelvica, dispareunia, infertilità. Alla visita pelvica la valutazione per presenza di cisti alle ovaie, e dolore alla palpazione, nonchè tastazione di noduli nel setto retto vaginale, non danno da soli elementi diagnostici. Pertanto, si passa all'ecografia pelvica che per lo studio dell'endometriosi risulta una molto valida. Caratteristica è la visione delle cisti ovariche con capsula sottile, e a volte con livelli fluidi che testimoniano il recente sanguinamento. Utile, in questi casi, il dosaggio del Ca125, quale marker endometriosico o di altre lesioni. Tuttavia, una sua negatività, non è significativo di esclusione di endometriosi, in particolare quando la patologia è nella sua fase iniziale. La terapia, in ordine alla certezza che la patologia si evolve in seguito all'azione degli estrogeni e migliora invece in gravidanza appare logico che la terapia si fondi sulla induzione di una "pseudogravidanza", e questa condizione si ottiene con progestinici continuati o con la somministrazione di estroprogestinici che inibiscono sia l'ovulazione sia la comparsa di mestruazioni. La terapia chirurgica viene attuata su pazienti solo in casi di lesioni gravi e voluminose cisti endometriosiche. |
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