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SECONDA TAPPA - S. GIMIGNANO: giorno 4: A scuola di fotografia

Post n°532 pubblicato il 21 Settembre 2017 da Signorina_Golightly
 

Per nulla intenzionata a perdermi neppure un goccio del tempo disponibile di questa vacanza, mi sveglio presto e un po' malinconica all'idea che sia l'ultimo risveglio nella mia stanzetta con le travi di legno a soffitto.

Con una lieve pesantezza d'animo (ma può una cosa lieve essere pesante?) apro ancora una volta gli scuri: bene, c'è sempre almeno un fidato piccione a vegliare sul circondario.

La frickettona mi permette di tenere  il trolley da lei fino all'ora dell'unico bus del mattino per Poggibonsi.

Così già alle 8,30 eccomi armata di macchina fotografica a girare di nuovo per San Gimignano, senza alcuna meta precisa.

Questa volta ho davvero la familiare sensazione di avere la cittadina in tasca. Mi aggiro sicura e veloce per le viuzze pedonali fotografando a sentimento.

Ora che ci penso, quanti pochi San Gimignanesi ho fotografato!

Decido allora di trascorrere il resto del tempo cercando di rubare scene di vita quotidiana. Mi concentro particolarmente su Piazza Duomo, catturando i movimenti dei mercanti che stanno allestendo le loro bancarelle, degli anziani che si attardano a chiacchierare, deviando ogni tanto dal tema con qualche scatto storto alle torri, cercando di evitare le troppo banali foto ai monumenti.

                 Twin Towers a San Gimignano, le Torri dei Salvucci

                     Twin Towers a San Gimignano, le Torri dei Salvucci

 


                    Il Duomo e la Torre Grossa (e le nuvole) a San Gimignano

            Il Duomo e la Torre Grossa (e le nuvole) a San Gimignano

Non saprei dire se questo pensiero possa esser stato una calamita, ma fatto sta che mi sento rivolgere la parola da un tizio... Mi volto e vedo un uomo elegante, toscanissimo, un biondino sui cinquanta, alto e snello. Mi dice che mettersi a fotografare monumenti così, senza un soggetto vicino e senza che accada qualcosa, non ha molto senso... Poi noto che sta sull'uscio dell'atelier fotografico che sta aprendo come ogni mattina. Lui è l'autore di tutte quelle suggestive foto di San Gimignano che avevo già notato nei giorni precedenti sbirciando la sua vetrina.

Non saprei ricostruire esattamente come, ma sta di fatto che partono circa due ore di lezione intensiva di fotografia, intervallate da me che corro a riportare le chiavi alla padrona di casa per poi ripresentarmi da lui per ricominciare (e quanto mi è costata sta faccia tosta...).

Lui è di una gentilezza disarmante: mi regola meglio le impostazioni della macchina fotografica, mi mostra i suoi lavori spiegandomeli, mi dà utili nozioni di editazione al pc, mi racconta trucchi e capisaldi della fotografia (la sezione aurea, con corrdo di disegno!) e che cosa sia la fotografia per lui.

"Qui c'è un uomo su una scogliera"

"No, c'è un poeta. E' diverso. In quella foto doveva esserci un poeta"

Io mi bevo le parole di quest'uomo che un po' mi fa arrossire perchè è pure bello, ma anche quest'aspetto passa in secondo piano: mi comporto come un'allieva attenta decisa a non perdere neppure una goccia di sapere fotografico.

Mi tolgo di torno, per decenza, soltanto quando capisco che gli sto sottraendo davvero troppo tempo, ma non prima di averlo visto alle prese con degli acquirenti australiani.

Esco da quella bottega in cui avevo perso la cognizione del tempo. E in effetti è così: un luogo magico fuori dal tempo, pieno di cose bellissime. 

Di nuovo in strada, compio l'ultimo importante gesto che mi ero ripromessa di fare. E sì, dai, in fondo era prevededibile... Mi lascio il borgo alle spalle e prendo ancora una volta la MIA Via Vecchia, in cerca degli anziani signori.

Trovo lui, una garanzia, che gira per la sua campagna.

"Sto partendo, volevo salutarvi..."

Sembra onorato. Chiama la moglie che si affaccia alla finestra da cui dialoghiamo un po'. 

Il resto è storia di saluti su una strada sterrata. Saluti alla finestrella di un casale. Storia di gentili convenevoli, di inviti a ritornare e a stare nel loro B&B, di panni stesi ad asciugare, bianchissimi, sotto il profilo delle torri millenarie.

Poi tutto finisce. Lo sento quando riprendo il trolley che mi aspettava nell'atrio di quella che era la mia stanza fino a poche ore prima (e ammetto che mi era presa un po' di gelosia nel sentire dire alla frickettona che la stava pulendo per qualcun altro).

Il bus mi aspetta sul piazzale, ma non prima di un altro importante, fondamentale, rito: entro nella piccola gastronomia fuori le mura (credo sia ovvia la convenienza economica) uscendone con un panino che mi mangio seduta sul marciapiede annaffiandolo, finalmente!, con un bicchiere (di plastica) di chianti.

 

 
 
 
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