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Messaggi del 17/04/2019

Fare pace con se stessi (aut. Thích Nhất Hạnh) - Parte 1

Post n°897 pubblicato il 17 Aprile 2019 da Signorina_Golightly
 

“L'ignoranza ci impedisce di vedere la realtà e ci spinge a fare sciocchezze che ci fanno soffrire ancora di più,ferendo ulteriormente il bambino o la bambina dentro di noi. Il respiro, i passi, il sorriso gioioso sono l'olio con cui accendiamo la lampada della presenza mentale.

La pratica di camminare, sedere e respirare con consapevolezza sono il nostro fondamento. Grazie al respiro e ai passi consapevoli generiamo L'energia della consapevolezza, risvegliamo la saggezza presente in ogni cellula del nostro corpo. Questa energia ci abbraccia e guarisce la bambina o il bambino ferito dentro di noi.

In qualsiasi momento tu ne avverta la necessità, puoi sedere respirare con lui o lei: ispirando, torno alla mia bambina ferita o dal mio bambino ferito; espirando, mi prendo cura di lei o di lui.

Se impari a tornare da lei, o da lui,ogni giorno per 5 minuti o 10 minuti, la tua guarigione sarà possibile. Quando contemplo il tramonto, invita anche lui o lei a gioirne. Se lo farai per un po'di settimane, o mesi, il bambino ferito guarirà.”

 

 “Fai ogni cosa in presenza mentale.  Allora puoi veramente esserci.  Allora puoi amare.”

 

 “La psicologia buddista divide la coscienza in due parti: la coscienza mentale e la coscienza deposito. La coscienza mentale è la consapevolezza attiva. La mente conscia. Per coltivare l'energia della presenza mentale, cerchiamo di impegnare la nostra consapevolezza attiva in tutte le nostre attività.  Cerchiamo di essere veramente presenti qualsiasi cosa facciamo. Quando camminiamo, vogliamo essere consapevoli che stiamo camminando. Quando respiriamo, vogliamo essere consapevoli che stiamo respirando. Invece la coscienza deposito è la base della nostra coscienza. È la mente inconscia, in essa vi sono depositate tutte le nostre esperienze passate. La coscienza deposito ci viene in soccorso quando la mente non accompagna il corpo. Qualche qualche volta svolgiamo le nostre attività quotidiane senza che la coscienza mentale sia affatto coinvolta. Ad esempio mentre guidiamo la coscienza mentale potrebbe non pensare affatto alla guida. Questo è uno dei casi in cui la coscienza deposito opera per proprio conto autonomamente. Rabbia, dispiacere o gioia giacciono nella coscienza deposito sotto forma di semi. I semi riposano fino a quando non sentiamo, vediamo, leggiamo o pensiamo a qualcosa che li solleciti, provocando in noi rabbia, gioia o dispiacere.  Allora un seme affiora e si manifesta a livello della coscienza mentale.  Da questo momento non lo chiameremo più seme, ma formazione mentale.”

 

“Ogni volta che un seme, per esempio quello della rabbia, sale e si manifesta come formazione mentale, la prima cosa che possiamo fare è sollecitare il seme della presenza mentale. Ora ci sono due formazioni mentali. Così si realizza la consapevolezza della rabbia. La consapevolezza la riconosce e la abbraccia. La rabbia non è un nemico. Sia la rabbia, sia la consapevolezza sono parti di noi. La consapevolezza non è lì per reprimere o combattere la rabbia, ma per riconoscerla e prendersene cura. È come un fratello maggiore. Ogni volta che abbiamo bisogno dell'energia della presenza mentale, sollecitiamo semplicemente quel seme con il respiro, il passo e il sorriso consapevoli. Così si rende disponibile l'energia per compiere il lavoro di riconoscimento e accoglienza e, più tardi, di osservazione profonda trasformazione.

I nodi di dolore, dispiacere, rabbia e disperazione vogliono affiorare, ma noi non vogliamo questi ospiti inattesi e allora cerchiamo di bloccare loro la strada. Ogni volta che abbiamo 10 o 15 minuti di tempo libero, facciamo qualsiasi cosa per tenerci occupati. Ma le formazioni mentali hanno bisogno di circolare. Se non le lasciamo emergere,provocano una cattiva circolazione nella psiche, nella mente e nel corpo,causando disagio mentale depressione.

Quando impariamo a non a non temere più i nodi della sofferenza, gradualmente potremmo lasciarle circolare. Una volta smantellate le barriere, i blocchi di dolore emergono e questo probabilmente ci farà soffrire un po'. Il nostro bambino interiore potrebbe portare con sé grosse scorte di paura e rabbia, dopo tutto quel tempo trascorso recluso in cantina. Per questo la pratica della presenza mentale così importante. È molto salutare invitare ogni giorno i nodi della Sofferenza ad affiorare per poi abbracciarli.”

 

“Nessuno può essere se stesso e basta.Noi inter-siamo, siamo connessi con ogni altra cosa e con un essere animato. Se osserviamo in profondità, in ogni cellula del nostro corpo, è possibile riconoscere la presenza delle generazioni passate. Sia degli antenati umani,sia degli antenati non umani. Prima di essere umani, siamo stati alberi,piante, steli d'erba, minerali, scoiattoli, cervi, scimmie, organismi monocellulari. Tutte queste generazioni di antenati sono presenti in ogni cellula del nostro corpo.”

  

“Nella nostra vita quotidiana dobbiamo stare attenti a pensare correttamente. Abbiamo l'opportunità di dare forma a pensieri corretti in ogni momento della nostra vita. Il pensiero è alla base di parole e azioni. Noi trasmettiamo ai bambini e al mondo, ovvero al futuro, pensieri, parole e azioni che definiamo karma. Le nostre parole possono provocare danni. Quando ne siamo consapevoli, siamo contenti di usare la retta parola, quella parola che procede di pari passo con comprensione, compassione,gioia e perdono. Tutto ciò che allevia la sofferenza della gente ed esprime la nostra comprensione e compassione, è retta azione.

Noi produciamo noi stessi e il nostro futuro. Dobbiamo fare dono dei nostri migliori pensieri, delle nostre migliori parole, delle nostre migliori azioni. Quando cuciniamo una pietanza, che nostra madre, nostro padre ci ha insegnato a preparare secondo una ricetta tramandata di generazione in generazione della nostra famiglia, guardiamo le nostre mani e sorridiamo, perché sono anche le mani di nostra madre, di nostra nonna. Coloro che hanno preparato questa pietanza la stanno cucinando ancora con noi.”

 

 “La psicoterapia occidentale vuole aiutarci ad avere un sé stabile e sano, ma poiché ancora prigioniera del l'idea del sé, può assicurare soltanto una piccola trasformazione guarigione, non molto di più. Fino a quando siamo imprigionati nel l'idea di un se separato,l'ignoranza è ancora in noi. Solo quando riconosciamo l'intera relazione tra il se è ciò che  non c'è, guariamo dall'ignoranza, e sofferenza, rabbia, gelosia e paura improvvisamente svaniscono. Siamo la continuazione della corrente della vita. Forse i nostri genitori non sono stati molto amorevoli, ma i nostri nonni i nostri antenati hanno desiderato molto che noi nascessimo, questo perché rappresentiamo la loro continuazione. Se riusciamo a riconoscere questo, forse soffriremo meno per il comportamento dei nostri genitori, a volte pieni di amore, a volte pieni di rabbia. Tutto questo amore questa rabbia non provengono soltanto da loro, Ma anche dalle generazioni passate. Quando riusciamo a vedere tutto questo, forse perdoneremo nostro padre e nostra madre per la nostra sofferenza.”

  

“Qualche volta agiamo senza intenzione.L'energia dell'abitudine ci sospinge. E, ci spinge a compiere azioni senza esserne coscienti. Anche se non vorremmo fare quella cosa, la facciamo lo stesso. Diciamo: non avrei voluto farlo, ma è stato più forte di me, sono stato preda di un impulso. Si tratta infatti di un seme, dell'energia dell'abitudine,che ci viene tramandata da molte generazioni passate. Possiamo prenderne coscienza e sorridere ai nostri limiti, alla nostra energia dell'abitudine.Grazie alla consapevolezza, abbiamo l'opportunità di agire in modo diverso.Forse in passato davamo la colpa a noi stessi, quando ci accorgevamo di avere fatto qualcosa senza averne l'intenzione. Ognuno di noi vedeva se stesso come un individuo a sé stante, un io isolato, ma grazie alla consapevolezza possiamo cominciare a trasformare e a lasciare andare le energie dell'abitudine. Non dobbiamo dimenticare che stiamo praticando non soltanto per noi stessi; stiamo praticando per il mondo intero. Se rispondiamo con il sorriso e una provocazione significa che anche i nostri antenati sono capaci di sorridere con noi.”

 

 “Quando siamo nati, insieme con noi è nata la paura. Nell'utero di nostra madre ci sentivamo al sicuro. Ma una volta al mondo tutto è cambiato. Hanno tagliato il cordone ombelicale e abbiamo dovuto imparare a respirare da soli. La nostra sopravvivenza dipendeva da quei primi respiri. È da qui che proviene la paura originaria. Vogliamo sopravvivere. Siamo neonati delicati. Abbiamo bisogno di qualcuno che si prenda cura di noi. Con la paura originaria nasce il desiderio originario. Abbiamo paura di essere lasciati soli e abbiamo il desiderio di sopravvivere. Anche ora che siamo cresciuti e siamo adulti, la paura il desiderio originari sono ancora in noi.

La felicità non è possibile senza comprensione, amore e compassione. La comprensione e la compassione nascono dalla sofferenza. Per questo la sofferenza è utile. Il Buddha ci ha offerto una pratica chiamata "Le cinquerimembranze": 

1  È nella mia natura invecchiare. Non posso sfuggire alla vecchiaia.

2  Non posso sfuggire alla malattia 

3  Non posso sfuggire alla morte 

4  Tutto ciò che mi è caro e tutti coloro che amo sono soggetti per natura al cambiamento. Non c'è modo di sfuggire alla separazione da loro. Non posso trattenere nulla.

5   Le mie azioni sono l'unica cosa che mi appartiene”

 

 “Se siamo ancorati al nostro respiro consapevole, possiamo praticare in ogni momento. Altrimenti rischiamo di perdere la nostra vita, che è qui e ora.

Ogni qualvolta camminiamo con attenzione, e camminiamo soltanto, senza essere trascinati via da qualcosa o da qualche pensiero, là inizia la nostra guarigione. Quando la nostra mente è travolta da un'intensa pena, il ritornare all'inspirazione e l'espirazione in modo rilassato e pacifico, rappresenta un grande aiuto. Chi ci ha fatto soffrire soffre a sua volta. Di solito, quando ci affliggiamo, pensiamo di essere i soli a soffrire e che l'altra persona stia bene. Ma in realtà è probabile che la persona che ci ha ferito soffra anche lei e non sappia come trattare le sue emozioni.”

 

 “Non c'è nessuna via per l'illuminazione, l'illuminazione è la via. Ogni volta che facciamo un pasto consapevole, siamo coinvolti in un atto di illuminazione; possiamo essere illuminati riguardo al fatto che stiamo facendo un passo. Ogni passo può avere una sua bellezza. Lavare un piatto può essere un atto di illuminazione. È meraviglioso lavare i piatti!”


“Quando sai come prenderti cura del tuo corpo con la presenza mentale, puoi cominciare a entrare nel regno delle emozioni. Il Buddha consiglia di creare noi le emozioni della gioia e della felicità e nutrirsi, prima di occuparci delle emozioni dolorose. Proprio come un chirurgo raccomanda riposo e nutrimento ad un paziente, perché lo considera ancora troppo debole per sostenere un'operazione, allo stesso modo abbiamo bisogno di rinforzare le nostre fondamenta di gioia e felicità prima di concentrarci  sulla sofferenza. La gioia e la felicità sono sempre qui,sotto forma di semi della nostra coscienza.

Come risvegliare quei sentimenti di gioia e felicità? La prima cosa da fare è lasciare, lasciare andare. La gioia nasce dal lasciare andare, dal lasciarsi alle spalle.”

 

 “La nostra sofferenza potrebbe essere quella di nostro padre che ce l'ha tramandata come parte dell'eredità. La sofferenza che nostra madre non è stata capace di trasformare ci viene trasmessa.”

 

 “Con una pratica superficiale, possiamo soltanto ottenere silenzio, gioia e felicità superficiali. Questo genere di pratica non è forte ed efficace abbastanza da trasformare la grande sofferenza che giace sul fondo della nostra coscienza. La prima fonte di gioia di felicità sta nel lasciare andare. Ma se ci limitiamo a fare questo, raggiungeremo una felicità superficiale. La seconda fonte di felicità è la presenza mentale.

Supponiamo che un amico, o un'amica,abbia percorso un lungo tragitto per venirci a trovare e ora sta bevendo una tazza di tè con noi. La presenza mentale fa sì che il tempo trascorso insieme sia indimenticabile. Non pensiamo a nulla, né ad affari o progetti! Dirigiamola nostra attenzione soltanto sul momento che stiamo trascorrendo con il nostro amico o la nostra amica. Siamo pienamente consapevoli che è qui con noi e che possiamo sedere gustare insieme una tazza di tè. La presenza mentale ci permette di assaporare molto profondamente la gioia di ogni momento.”

 


“Se mentre pratichiamo la meditazione seduta o camminata, o rilassamento profondo, ti fa male qualche parte del corpo, significa che non pratichiamo nel modo giusto. Non dobbiamo soffrire a causa della meditazione. La meditazione dovrebbe nutrirsi di gioia e di felicità. Ogni respiro dovrebbe portarci gioia e felicità. La vita è già piena di sofferenza, non abbiamo bisogno di crearne altra.”

 

 “Trasformare la sofferenza. Ci sono tre metodi. Il primo consiste nel concentrarci sulla semina e l'irrigazione dei semi della felicità. Non ci occupiamo direttamente dai semi della sofferenza,ma lasciamo che siano quelli della felicità a trasformarli. Il secondo metodo consiste nel praticare con costanza la presenza mentale, in modo da riconoscerei semi della sofferenza appena si sviluppano. Ogni volta che si manifestano lasciamo che la luce della consapevolezza li illumini. Quando i semi della sofferenza vengono in contatto con la presenza mentale si indeboliscono, e la presenza mentale  li trasforma. Il terzo metodo per curare le afflizioni che ci portiamo dentro sin dall'infanzia è invitarle deliberatamente ad affiorare nella nostra coscienza mentale. Ci sediamo e parliamo con loro.

La sofferenza nasce quando un’immagine del passato sfiora di nuovo la mente. La realtà è che siamo salvi e capaci di gioire delle meraviglie della vita nel momento presente. Quando riconosciamo che la nostra sofferenza si fonda su immagini e non sulla realtà attuale,allora è possibile vivere felicemente nel momento presente. Questo è il potere della presenza mentale della concentrazione.”

 

 
 
 

11,24

Post n°896 pubblicato il 17 Aprile 2019 da Signorina_Golightly
 

Non avevo mai pensato al karma in questi termini, qualcosa di diverso da "chi fa del male la pagherà", che infatti non mi aveva mai convinta molto.

E a dire il vero prima di questa girandola emotiva non avevo proprio mai pensato un granché al karma. 
Di questa lettura da pausa caffè solitaria, preferita a quella caotica di gruppo, mi è rimasto impresso in particolare che finché non si perdona chi ci ha ferito attireremo nella nostra vita altre persone da cui pretendere il perdono. In sintesi altre persone che ci feriranno. 
C'è da pensarci su...
Ps: ho voglia di iniziare a fare spazio nella mia mente ai prossimi piccoli grandi viaggi. È già un punto di partenza, vero? 

 
 
 

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