Autoestinguente

Ancora in pista (Seconda puntata)

(tempo di lettura: 3 minuti)

– Pare tutto tranquillo. Forse puoi andare direttamente al terzo.

– Troppo tranquillo. Qualcosa non quadra.

Adesso il paesaggio è cambiato. Assomiglia a un ospedale, lunghi corridoi piastrellati di bianco. Con i sensi all’erta il netsurfer si guarda attorno. Assume l’aspetto di un grosso file riservato, consultabile solo da dirigenti di alto livello e si dirige con noncuranza verso il gate d’ingresso. Dalle corsie laterali sbucano delle grandi sfere luminescenti, che si dirigono rotolando su di lui a una velocità sorprendente. Nanosecondi per reagire.

– Non ci sono cascati. Devo pensare a qualcosa. E in fretta.

Le sfere, appena si trovano nelle sue vicinanze cominciano a emettere delle scariche azzurrine che colpiscono l’intruso.

Ohboki vede Morgan sussultare come in preda a convulsioni. L’hacker si sgancia dal travestimento, lasciando il grosso file in balìa delle palle voltaiche. Rimane in disparte un momento, per vedere se lo inseguono. Pare di no, la sua pura essenza elettronica ha massa infinitesimale rispetto al finto file; le sfere non hanno notato la fuga e si accaniscono sul blocco più voluminoso. Ripresosi, Morgan varca il passaggio per il terzo settore.

La coreografia muta nuovamente, adesso ricostruisce l’interno di un tempio shintoista. Il travestimento d’obbligo è da samurai. Da dietro le colonne sbucano proprio loro, i demoni che danno il nome alla multinazionale, i tengu, mostri a metà tra uomo e aquila. Sono armati di katane, le spade dei guerrieri, ma basterebbero i becchi e gli artigli a smembrare un nemico. Il netsurfer si era immaginato che i guardiani finali fossero loro e si è documentato. Questi spiriti, nelle leggende sono sensibili al senso dell’onore degli avversari. Se i programmi difensivi nascosti dietro le loro sembianze li emulano in tutto e per tutto, dovrebbero avere un punto debole. È un azzardo terribile, ma non c’è scelta. Morgan si lascia assalire senza reagire, sente le unghie penetrargli la carne come fossero reali. Al limite della sopportazione, si sottrae con un balzo alla mischia. Spezza la propria spada sul ginocchio, in segno di somma ingiustizia subita, estrae la wakizashi, la spada corta, e fa harakiri. I tengu esitano, poi, come vuole la legge dei samurai, fanno altrettanto. Nonostante il dolore, l’hacker ridacchia soddisfatto.

– Ora possiamo prendere la tua roba.

Ohboki gli indica un piccolo cubo nero. – Aprilo, devo sincerarmi che sia ciò che cerco.

Perplesso, Morgan obbedisce. È un microscopico file di testo, c’è scritto "Bravo, non credevo ce l’avresti fatta."

– Cosa cazzo significa? – ringhia il netsurfer tentando di liberarsi dai cavi che lo avvolgono.

L’oyabun lo guarda con aria triste. – Ho creato io il programma di difesa per conto della Yakuza. Ho scelto te per testarlo perché sei il migliore. Speravo fossi meno bravo di me, Morgan-sensei. Purtroppo, così non è stato. Questo ci condanna a morte entrambi. Mi dispiace.

Obhoki estrae fulmineo una katana dall’impermeabile: decapita Morgan con un sol colpo, poi appoggia la spada per terra, ne sfila una più corta dalla cintura e si apre il ventre.