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La Chiesa Cattolica ha costruito a posteriori un enorme edificio in equilibrio su una pietra angolare ad hoc: il peccato originale. Ciò penalizza ogni persona che si accinge a correre la sua vita e giustifica la pretesa della religione di condizionare ogni atto umano, non solo della vita, ma dal concepimento ad oltre la morte. Assistiamo in questi anni, sia direttamente che indirettamente, a continue ingerenze nel campo bioetico, stante la colpevole e neghittosa assenza di decisioni politiche e di leggi circostanziate. In questo deserto decisionale vi è una strisciante invadenza religiosa, che detta ed impone leggi morali a sua detta non negoziabili. L’ultimo atto in ordine cronologico è la messa in discussione della morte cerebrale, secondo una autorevole storica,  membro del Comitato bioetico nazionale, in quanto il progresso delle conoscenze mediche apporta ogni giorno nuovi elementi di discussione e di dubbio. L’articolo, pubblicato non casualmente sull’Osservatore Romano, sta sollevando un grosso polverone mediatico, che non è certo di conforto a chi deve decidere se donare o meno un organo di un proprio parente. Questa caritatevole cristiana ha mai pensato cosa può passare per la mente di un padre o di una madre che ha appena donato gli organi di un figlio: mio figlio era morto oppure no? Il  “rapporto di Harvard” nel 1968, ha definito con precisione ed è stato accettato da tutto il mondo scientifico internazionale, quali sono i criteri per stabilire la morte cerebrale, momento in cui rimane solo un involucro inerte, mantenuto artificialmente in vita, ma privato della capacità di pensare, sentire, parlare emozionarsi, amare, di essere cioè una persona. Credo sia giunto il momento per la società civile, in assenza di una presa di posizione politica, sinistra silente e ammutolita,  di fare sentire la sua voce e chiedere che sia messa in discussione la possibilità per ognuno di noi di esprimere la propria volontà in termini di testamento biologico. Solo una legge chiara ed esauriente impedirà ulteriori derive in campi filosofico-metafisici, gravide di incognite e di soprusi. In effetti si può fare testamento per ogni bene materiale, ma non si può disporre di se stessi: la Grande Madre ci deve guidare sulla retta via ed impedire di camminare con le nostre gambe. Dobbiamo riappropriarci della nostra morte. La morte è solo un passaggio verso il nulla, non può fare paura, perché non ci saremo.