Creato da Silentvoid il 23/01/2005
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« Dietro l'argine | L'albero e il fantasma » |
C'è un arciere di fronte a me. Ci guardiamo senza paura, senza rabbia. Con curiosità.
Dopo qualche tempo egli, con un movimento quasi dolce, tira la freccia per tendere l'arco. E scocca.
La freccia scivola via dall'arco.
Corre verso il mio cuore.
Nell’eternità del suo volo, mi chiedo: che cos’è questo istante?
Trovandomi di fronte alla mia fine, la mia mente si fa acuminata: scinde il tempo in momenti innumerevoli, subito trascorsi. In uno di questi istanti perfetti vedo la freccia a mezz’aria, sospesa tra i ticchettii più minuscoli dell’orologio più preciso di tutti. In questo istante senza tempo, la freccia non si muove; niente la spinge o la tira verso il mio cuore.
Ma allora come fa a muoversi?
La mia mente accoglie il mistero, lo vuole conoscere...e intanto la freccia è in volo.
Che cos’è questo singolo istante in cui la freccia è sospesa a mezz’aria? Spesso immaginiamo il tempo come una serie di istanti che si susseguono, come i ticchettii dell’orologio. Ma se cerchiamo di concentrarci su un singolo istante del presente, esso vola via prima che noi possiamo "toccarlo".
Consideriamo un "istante di tempo": proprio questo in cui mi leggi, o qualunque altro. L’istante ha una sua durata? Si protrae per un po’? Immaginiamo che duri, soltanto un pochino.
In tal caso, come qualsiasi intervallo di tempo deve avere un inizio,una metà e una fine. Dividiamolo allora a metà in due intervalli più brevi. Riguardo a ciascuno possiamo chiedere: ha una durata? Visto che possiamo ripetere il ragionamento indefinitamente, sembra che dobbiamo giungere a una delle due conclusioni seguenti. La prima possibilità è che non esista affatto un limite alla brevità degli intervalli di tempo; sembra così di avvicinarsi sempre più a un istante di tempo perfetto e ideale, di durata esattamente nulla.
In alternativa,nelle nostre divisioni infinite potremmo arrivare a un segmento di tempo dotato di una qualche durata, ma che non ammette ulteriori scomposizioni: un “atomo” di tempo. Ecco quindi le alternative: istanti di durata nulla, o di durata infinitesimale ma non nulla.Ed entrambe queste opzioni suscitano perplessità. Immaginiamo che l’istante abbia una durata esattamente nulla: in esso non c’è alcuna possibilità che avvenga qualcosa. In quell’istante, allora, la freccia si trova solo in un luogo specifico. Sta ferma, sospesa a mezz’aria. Ma se davvero la freccia si trova in un solo luogo, non può affatto muoversi durante quell’istante, proprio come la fotografia stampata di una freccia non può muoversi sulla pagina.Dunque il problema è: se il tempo è composto soltanto da molti istanti che si susseguono, e in ogni istante singolo la freccia sta ferma in un luogo, come fa la freccia ad arrivare in qualsiasi altro luogo? Ma vediamo l’altra possibilità, insieme, io e te, ti va? Sì?
Ok, allora ipotizziamo che ciò che chiamiamo istante di tempo in realtà si protragga per un po’, come le immagini fisse che, susseguendosi, compongono un film. Secondo questo punto di vista, se consideriamo un film del volo della freccia, da un fotogramma al successivo la posizione cambia; il moto appare soltanto quando si riuniscono i fotogrammi.
Un po' meglio rispetto a prima, vero? Però aspetta...i fotogrammi cinematografici sono separati da una frazione di secondo, è la nostra mente a raccordarli creando il movimento; ma che cosa raccorderebbe gli atomi di tempo? Se il mondo somiglia alla riproduzione di un film, che cosa lo riproduce, e con quale velocità? Che cosa impedisce che tutto succeda in un attimo? E che cosa raccorda un fotogramma al successivo? Nel film un’immagine può mostrare una freccia, e nell’immagine successiva, con un improvviso stacco di montaggio, il suo bersaglio. Ma la realtà non fa mai nulla del genere: ogni momento, inesorabile, sembra nascere fluidamente da quello che lo precede. In breve, come fa il moto ad avvenire, se il tempo è composto di istanti e ogni istante è privo di moto? E ancora, amica mio, amico mio, senti questa; la freccia è composta di un numero inconcepibile di atomi, disposti in un certo modo, che evolvono insieme in una certa maniera cui diamo il nome “freccia in volo”.
Di che cosa sono fatti gli atomi? Forse risponderete "quark ed elettroni", o magari "superstringhe".
Sono quindi queste particelle subatomiche infinitamente minuscole che, incoccate e lasciate andare, stanno volando attraverso l’aria e mi trafiggeranno il cuore?
Sei ancora qui con me? Bene, bene davvero.
Abbiamo formulato tutte queste domande in pochissimo tempo,appena qualche centinaio di battiti del cuore.
E vorrei parlare di questo e di tante altre cose, con te; ma ora devo muovermi, se vogliamo che ciò accada...
...la freccia si sta avvicinando.
Ti (ri)faccio l'occhiolino.
PS: Amiche e amici miei, prima che qualcuno o qualcuna lo faccia notare, lo svelo già io... l'ispirazione dietro questo post è l'idea di una riscrittura del paradosso formulato più di 2500 anni fa da Zenone di Elea, condito con un po' di fisica quantistica e un po' di suspense. E perchè? Dirà forse qualcuno. Beh, perchè io e te di questa cosa non ne abbiamo mai parlato, insieme, e mi andava tanto di farlo. E comunque il blog è mio e faccio quello che voglio io ;)
Freccia permettendo...
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