Creato da DolceA0 il 28/04/2006
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Un arco di tempo ben definito. Una manciata di personaggi inqueti. Una Belgrado periferica e degradata.
Con questi pochi ingredienti Stefan Arsenijevic al suo esordio alla regia di lungometraggi (e cosceneggiatore del piccolo film) racconta con un velo di malinconia un cambiamento post bellico.
Seguendo la decisione della protagonista, una glaciale e affascinante Anica Dobra, il film ci conduce in un milieu fatto di piccola criminalità, di sguardi catatonici, di rimpianti dei tempi andati, di sogni che non hanno la forza di diventare realtà. Il tutto fotografato da Simon Tansek che, descrivendo con toni smorzati, riesce ad amplificare i colori dell’animo dei casi umani presentati. Fa da contraltare a questo freddo realismo l’illusione e l’illusionismo del giovane Stanislav (il bellissimo Vuk Kostic) il quale però non ha le ali per volare in alto dove il suo sentimento lo porterebbe.
Il film, imperfetto nel ritmo, sa offrire una panoramica di umanità disperata che ho sentito come dolorosamente esagerata. Di contro ho scoperto una band che varrà la pena di seguire i Naked Lunch, che insieme al leit motiv di Besame mucho, continuamente riproposto e mai fastidioso, rendono più leggero il tono drammatico del racconto.
Voto 7=
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Ebbene sì, c’ero anch’io al concerto mini-festival che ieri sera ha proposto sul palco dell’ippodromo delle capannelle tre band i White Lies, i Franz Ferdinand e The Killers.
Lo spazio arena, dalla capienza di 20.000 posti, era praticamente pieno. Giovani, e gente come me, hanno assistito all’evento dell’estate romana con grande trepidazione e attesa. Che però non è durata troppo. Infatti qualche minuto prima delle sette e mezza, in pieno sole, apre la kermesse la giovanissima formazione (non avranno avuto 100 anni in 4) dei White Lies freschi del recente successo dell’album To Lose My Life.
Ed è subito presa sugli spettatori. Attingendo alla migliore tradizione britannica degli anni ottanta (Joy Division, Echo And The Bunnymen) e poi a band come Editors o Interpool hanno suonato per circa 40 minuti trasportando il pubblico, soprattutto quelli agèe come me, in una danza dai sapori dark. Semplici nei suoni, senza ricerca di particolari virtuosismi, ma puliti ed efficaci nell’obiettivo.
Giusto il tempo per tentare di rifocillarsi un po’ e arrivano sul palco i Franz Ferdinand. E con loro, è subito dance-dance-dance. In ottima forma il gruppo scozzese crea da subito un’onda di movimento tra gli spettatori che ballavano seguendo i ritmi della celeberrima Take me out, oppure di Do you want to e Walk away, proponendo anche brani nuovi tratti dal nuovo album Tonight.
Indubbiamente molto avvincenti e bravi, con song che partono lente e poi impazzano in un ritmo incontenibile o viceversa (a volte sembrama essere nei paraggi dei Doors) con un basso vivace, una voce particolarmente profonda del russo Kapranof e una performance sulla batteria non da poco. E, spettacolo nello spettacolo, a un certo punto i componenti della band si mettono tutti in contemporanea a suonare la batteria insieme al batterista, mandando il pubblico in delirio...
Il finale, lascia interdetti i fan più accesi. L’ultimo bis infatti offre una canzone strumentale e molto techno che ricorda un po' le sonorità di Moby e che, invece, a me interessa molto.
Se l’obiettivo dei concerti di Franz Ferdinand è quello, come dichiarato, di far ballare le ragazze...beh è stato pienamente raggiunto!!
Infine arrivano dalla lontana Las Vegas The Killers, con tanto di K enorme e luminosa posta al centro del palco.
In italiano il cantante Brandon Flowers ci avverte che per questa sera è tutto nostro, galvanizzando i fan e le fan più sfegatate. Aprono la scaletta prevista con dei brani molto diversi da quelli che ero abituata ad ascoltare, ma forse era solo per la presenza del sassofonista. Poi propongono ritmi più dark, più vicini ai New Orders, con omaggio ai Joy Division con la cover Shadowplay, brano tratto da Unknown Pleasures, preparata per la colonna sonora del film Control (le cui immagini scivolano sullo schermo alle spalle della band).
Insomma molto supportati da filmati, da luci e da effetti speciali - con finale di luminosissime stelline filanti a cascata - ma penalizzati da un soundcheck scadente - la grancassa faceva vibrare lo stomaco mentre la voce era spesso coperta - i Killers segnano un altro passo di acquisizione fans con questo concerto variegato, che ha proposto naturalmente brani anche dall’ultimo Day & Age. Pur se la loro musica ha degli arrangiamenti di notevole originalità, ieri il gruppo non mi ha convinta. Sarà stata la stanchezza - eh sì, ditemelo pure voi che non ho l’età per maratone del genere,- ma a mio soccorso devo aggiungere che l’evento è finito oltre la mezzanotte e che sono stata sempre in piedi.
Concludendo, in barba ai manifesti e alle attese, ciò che ho apprezzato di più sono state senz’altro le lineari sonorità britanniche dei White Lies e la ritmica scardinante e soprendentemente trascinante dei Franz Ferdinand.
Globalmente voto 8 e mezzo.
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Interrompo il ciclo Core de mamma per raccontarvi della presentazione del libro di Kallida avvenuto sabato scorso alla libreria Odradek a Roma.
E' stata una bella esperienza assistere "all'autopsia" del racconto di Clara da parte della ospite e curatrice dell'evento Elliy con l'ausilio di Susanna Schimperna.
Presenti oltre all'immancabile Bobbone, anche il Dott. T e altri che non ho conosciuto.
Madame Kallidà ha risposto sicura a tutte le domande con la sua verve frizzante concedendo generosamente spiegazioni e lasciando persino intravvedere un seguito.
Il dibattito vivace sarebbe proseguito se non ci fosse stato dato lo stop per chiusura della libreria. In effetti l'ora di cena era ormai arrivata. Così il nugolo di sopravvissuti decide di andare nei giardini di Castel Sant Angelo, dove nell'ambito dell'iniziativa Invito alla lettura, tra panini, kebab alla cipolla , e birre sono persino riusciti ad ascoltare la Caravanorchestra un nutrito gruppo di musicisti, tra cui il mio amico Marco - un trombettista a dir poco eccellente - proporre con grande risultato armonico e di coinvolgimento del pubblico brani musicali (da Miles Davis passando per Carosone, Conte, Capossela e altri).
Globalmente una incantevole serata. E parafrasando il mio amico, il Maestro Gimmigì, direi che la blogosfera, la lettura e la musica...uniscono!
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Oggi, il secondo giorno di vista della Cornovaglia, è quello più intenso. Dobbiamo arrivare a Land's End, il west!
Launceston, come al solito ci accoglie al risveglio assolata e bella soprattutto dopo aver trovato qualcosa che somigli a un caffè italiano
Prima di arrivare alla Fine della terra troviamo il paese di Saint Ives. Altro luogo di stradine, vicoletti e negozi, molto turistico, dove non abbiamo mai sentito parlare italiano. Turismo locale
dove però si trovano anche angoli così
Ora ci aspetta il teatro di Minack. Ma sulla strada ci imbattiamo in un posto che avremmo visitato nel pomeriggio e che per fortuna ho fotografato anche di mattina. Il St. Micheal mount.
Ebbene sì, l'omologo francese! Infatti gli stessi monaci che costruirono l'abbazia a Mont St Michel in Francia ebbero l'incarico di costruirlo qui, in questa zona della Cornovaglia.
FINALMENTE: LAND'S END!
Arrivata qui
e oltrepassato l'ingresso qualcosa di sublime mi aspettava. Il vento, la vegetazione, le rocce, e l'infinito dello sguardo tuffarsi in quelle acque cristalline. In quel luogo ho lasciato un pezzo del mio cuore. In quei momenti mi sentivo in armonia completa con la natura, sensazione per me non facile, e - devo confessarvi cari amici - durante la mia visita a Land's End - ho notato a posteriori - il mio pensiero è rimasto in sospeso. E' stato l'unico momento in cui non ho pensato alla marmocchia lasciata nel Devon.
Con tanta fatica mi sposto da lì. Proseguiamo e arriviamo al teatro di Minack, e altro spettacolo naturale mi attendeva. Il teatro scavato nella roccia e edificato sulla scogliera, circondato dalla bellissima insenatura di Porthcurno
Dopo essermi intrufolata in tutti i luoghi, dietro e davanti le quinte, sul palco, dopo essermi seduta sulle sedie, aver gustato l'odore del mare che saliva quieto e il sapore delle luci che attraversavano quelle pietre, ci dirigiamo a St. Michel mount.
Che, nel pomeriggio inoltrato, troviamo così:
Tanto che è stato possibile visitare il borgo medievale a piedi e godere del privilegio di aver...attraversato le acque...
Ritorno a Launceston e breve visita al castello
In quelle lande la notte arriva poco prima delle dieci di sera. Così si hanno molte ore di luce a disposizione. Ma quando arriva, il buio è improvviso.
E con l'arrivo della luna comincio a sentire una certa stanchezza...
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A Exmouth nel Devon, passando per Stonehenge - dove non ci siamo fermati perchè tra le maestose pietre era in corso uno spettacolino con attori travestiti da mostriciattoli e stregoni e con tantissimi turisti disposti intorno...,ah! come far perdere d'un colpo tutta la magia di un luogo tanto sognato - deposito la pupilla presso la casa della signora che la ospita. Una sessantenne piuttosto vivace che sta aspettando anche un'altra ragazza spagnola. Lei decide di rimanere lì a cena, salvo dopo cenare un'altra volta con noi visto che la pietanza, servita alle 18.00, era di scarso gusto, e poi ci rivediamo la mattina dopo lasciandola lì. In balia degli inglesi, in quel paesino sconosciuto di mare del sud del Devon.
Andiamo a Launceston (ops looonstonn...mi corregge subito la signora del B&B) e da lì faremo base per i nostri giri in Cornovaglia. Era una giornata mediamente fresca, io ho sempre indossato una tuta di felpa leggera e maglietta a maniche lunghe, ma la gentile ospite mi diceva che erano giorni very very hot!
Ci dirigiamo a Tintagel, passando per la pietra di Artù, dove ha preso la spada? Beh non mi è dato sapere. Certo è che le iscrizioni latine che si leggono sulla pietra non sono state ancora ben decifrate. Entriamo in un eden sulla terra...
Poi a Tintagel vera e propria, una sorta di mercato di storie, vicende e sortilegi legati al ciclo di Re Artù. Questa la parte migliore del paese, i ruderi del vecchio castello...il resto ...disneyland col vestito gotico
Di nuovo in marcia verso Port Isaac
Un piccolo paese di pescatori che scende verso il mare
Durante il ritorno questi erano gli effetti della marea
e questa una strada tipica che abbiamo incontrato. Erano quasi tutte così...!!!
E loro correvano...e non capivano come mai quella macchina inglese, abitata da noi, se ne andava così piano....
A Londra abbiamo incontrato moltissimi italiani, non solo turisti, ma anche e soprattutto lavoratori. Provavo a parlare inglese e trovavo, negli autobus, negli alberghi, nei musei, all'aeroporto, gente italiana che lavorava lì e mi rispondeva in italiano...Tutti giovani laureati, espatriati pur di lavorare. Mi ha fatto pensare questa cosa ai giovani di altri mondi che arrivano qui...ma non dico altro perchè questo non è il contesto giusto.
Intanto seguivo con il cellulare le gesta della mia pulzella lontana, ma non molto come è ora (sta seguendo la seconda settimana di corso), che si stava ambientando al suo primo giorno di scuola, di inglesitudine, di pranzi con panini, di cena con brodaglie alle sei del pomeriggio e di giochi per integrare tutti i componenti della scuola. Nella scuola ci sono altre tre italiane, tra cui una ragazza romana più grande e che segue un altro corso, e due coetanee altoatesine che però parlano solo il tedesco...E' praticamente da sola... (questa sono io, mica lei!)
Ritorno a Launceston. L'indomani la meta è Lands End, la punta estrema a ovest della Gran Bretagna...
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