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Il 15 settembre 1996, forte del consenso elettorale ottenuto dalla Lega pari al 10,8% a livello nazionale (30% in Veneto, 25% in Lombardia, 20% in Piemonte), radicalizzando la propria politica, annuncia di voler perseguire il progetto della secessione delle regioni dell'Italia settentrionale (indipendenza della Padania). A tal fine organizza una manifestazione lungo il fiume Po, partendo dalla sua sorgente in Piemonte ed arrivando a Venezia, in Riva degli Schiavoni, dove dopo aver ammainato la bandiera tricolore italiana, fa issare quella col Sole delle Alpi verde in campo bianco, e proclama provocatoriamente l'indipendenza della Repubblica Federale della Padania leggendo una dichiarazione che affermava «Noi Popoli della Padania, solennemente proclamiamo: la Padania è una Repubblica federale, indipendente e sovrana...»[10]. Nello stesso periodo crea un'assise politica a Mantova denominata Parlamento del Nord (e successivamente Parlamento della Padania) e l'anno successivo porta oltre 6 milioni di persone (cifra dichiarata da organi leghisti) a votare sotto i gazebo per il primo Governo della Padania. Durante questa fase, ritenendo opportuno dar voce e spazio alla cultura padana, fonda alcuni mezzi di comunicazione, come il quotidiano La Padania, Radio Padania e TelePadania. Attualmente ricopre l'incarico di direttore politico del quotidiano. All'opposizione durante il governo di centro-sinistra (Prodi 1996-98; D'Alema I e bis 1998-2000 e Amato 2000-2001), riallaccia i rapporti col Polo di centro-destra in occasione delle elezioni regionali del 2000, costituendo l'anno successivo una nuova coalizione chiamata Casa delle Libertà, vittoriosa alle elezioni del 13 maggio (nella parte proporzionale passa però dal 10% al 3,9%). Dal 2001 al 2004 ricopre l'incarico di Ministro per le Riforme e alla Devolution. La malattia e il rientro in politicaLa mattina dell'11 marzo 2004 è ricoverato in ospedale in gravi condizioni, colpito da un ictus cerebrale; la riabilitazione lo ha costretto ad una lunga degenza ospedaliera in Svizzera e ad una faticosa convalescenza, poi conseguentemente a una lunga interruzione dell'attività politica. Nonostante le condizioni di salute (la malattia gli ha lasciato un braccio indebolito, difficoltà a camminare e parlare da cui si è successivamente ripreso, anche se non completamente) è candidato come capolista al Parlamento europeo alle elezioni di giugno, risultando eletto nelle due circoscrizioni del nord, con circa 285.000 voti. Per il seggio di Strasburgo ha lasciato la carica di deputato italiano. Lo si rivedrà solo il 19 settembre nella sua casa a Gemonio[11] e tornerà in pubblico gradualmente prima partecipando il 28 febbraio 2005 nella sede della Lega in via Bellerio a Milano all'inaugurazione dell'asilo nido interno[12], poi il 6 marzo tiene il suo primo comizio dopo l'ictus nella casa dell'esilio di Carlo Cattaneo a Castagnola[13], quindi il 19 giugno 2005 è in uno dei tradizionali raduni di Pontida[14][15], ma solo dal 15 novembre ritornerà a far politica a Roma ripresentandosi al Senato[16][17]. Alla manifestazione di Castagnola (che ha fatto discutere nell'ambiente ticineseGiulio Tremonti (legato a Bossi da un patto di leale collaborazione chiamato dai media «asse del Nord»), il ministro Roberto Calderoli, il Ministro della Giustizia Roberto Castelli, il Ministro del Lavoro e politiche sociali Roberto Maroni e una delegazione della Lega dei Ticinesi, movimento politico localista ad ispirazione cantonale elvetico guidato dall'imprenditore luganese Giuliano Bignasca[18]. Bossi parlerà tre volte per un totale di 15 minuti[19]. Alla fine del comizio un gruppo di militanti leghisti venuti in trasferta per sentire il senatùr ha iniziato a cantare: "E noi siamo padani, abbiamo un sogno nel cuore: bruciare il tricolore" registrato dalla radio svizzera. ) prende parte anche il ministro dell'EconomiaNella primavera 2006, in occasione delle elezioni politiche,interviene personalmente a comizi e incontri pubblici a sostegno dei candidati leghisti al Parlamento e alle successive elezioni amministrative. Eletto deputato quale capolista della Lega Nord Padania-Movimento per l'Autonomia, rifiuta il posto per rimanere al Parlamento europeo. Il 17 settembre del 2006, in occasione del decennale della dichiarazione d'indipendenza della Padania, dal palco galleggiante in Riva degli Schiavoni a Venezia, lancia l'idea di riaprire il Parlamento del Nord, quale punto di contatto fra il cittadino e le istituzioni centrali, e della necessità di un rinnovamento della classe dirigente leghista nella direzione dei giovani. Il 2 febbraio del 2007 partecipa ai lavori di riapertura del Parlamento del Nord a Vicenza. L'assise padana è tornata a riunirsi mensilmente nella città veneta. Verso la fine dell'agosto 2007, è tornato a far parlare di sé a causa di una esternazione relativa alla protesta fiscale da lui stesso ideata per far cadere il governo Prodi, affermando: "C'è sempre una prima volta per prendere in mano i fucili", ma anche: "Se la Lombardia non paga, l'Italia muore in 5 giorni". Il 5 gennaio del 2008, Bossi coglie l'occasione d'incontrare il presidente cantonale della Lega dei Ticinesi Giuliano Bignasca, dopo una visita al cardiocentro di Lugano, al fine di discutere delle problematiche politiche dell'area insubre. La riunione si tiene presso il Grott dal Prévat di Bosco Luganese. Alla riunione partecipano anche il Consigliere di Stato ticinese Marco Borradori ed il deputato Norman Gobbi. Per la Lega Nord è presente il Presidente della Provincia di Como Leonardo Carioni. Si parla soprattutto di trasporti ed in particolare del prolungamento della NTFA oltre la frontiera e dei progetti per l'aeroporto lombardo della Malpensa. Gli Svizzeri decidono di partecipare con una delegazione della loro Lega alla manifestazione federale dei Lumbard programmata per il 10 febbraio contra la possibilità di declassamento dell'aeroporto e la vendita dell'Alitalia alla compagnia di bandiera francese Air France. Il 20 luglio 2008, parlando al congresso della Liga Veneta a Padova, citando una traccia dell'inno di Mameli - dove si dice Ché schiava di Roma - punta a tal proposito il dito medio esprimendo il suo dissenso alla schiavitù della Padania. Inoltre, in riferimento anche alla bocciatura del figlio Renzo agli esami di maturità per il secondo anno consecutivo, esorta ad una riforma scolastica, da fare dopo quella federalista, dove non sia previsto l'insegnamento da "Gente (gli insegnanti) non dal nord", accusata di "martoriare" gli studenti settentrionali. Il 13 settembre 2009 a Venezia, durante la festa dei popoli padani, annuale festa della Lega Nord, durante il comizio davanti a decine di migliaia di militanti, sostenitori e simpatizzanti, dice: "il federalismo non basta più, la Padania un giorno sarà uno stato libero, indipendente e sovrano; saremo liberi con le buone o con le meno buone. I padani non hanno paura del carcere per ottenere la loro libertà!" Procedimenti giudiziariIl 5 gennaio 1994, al processo ENIMONT Umberto Bossi ha riconosciuto la colpevolezza dell'amministratore del movimento Alessandro Patelli relativamente ad un finanziamento illecito ricevuto dallo stesso da parte di Carlo Sama della Montedison. Dopo aver restituito integralmente la somma di 200 milioni di lire, raccolta dagli stessi militanti leghisti, e dopo l'allontanamento dal partito di Patelli, è stato condannato con sentenza definitiva dalla Cassazione a 8 mesi di reclusione per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti. Bossi è stato in seguito condannato per il reato di vilipendio alla bandiera italiana per averla in più occasioni, il 26 luglio e il 14 settembre 1997, pubblicamente offesa usando, nella prima occasione la frase "Quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il culo", nel secondo caso, rivolto ad una signora che esponeva il tricolore, "Il tricolore lo metta al cesso, signora", nonché di aver chiosato "Ho ordinato un camion di carta igienica tricolore personalmente, visto che è un magistrato che dice che non posso avere la carta igienica tricolore". Per la prima affermazione, Bossi è stato condannato il 23 maggio 2001 ad un anno e quattro mesi di reclusione, con la sospensione condizionale della pena; il 15 giugno 2007 la Prima sezione penale della Cassazione, respingendo il ricorso presentato dalla difesa, lo ha condannato in via definitiva. Per il secondo evento si è ricorso alla Camera, nel gennaio 2002, che non ha concesso l'autorizzazione a procedere nei confronti di Bossi (allora ministro delle Riforme) per l'accusa di vilipendio alla bandiera, ma la Consulta ha annullato la delibera di insindacabilità parlamentare, nella sentenza 249 del 28 giugno 2006. All'inizio del 2006 la pena prevista per il reato di opinione è stata modificata, dall'originaria detentiva (che prevedeva fino a tre anni di reclusione), ad una pecuniaria (multa fino al massimo di 5000 euro). Bossi ha chiesto poi che anche la multa gli venisse tolta, in quanto europarlamentare, ma la Cassazione ha rigettato il ricorso confermando la condanna a pagare 3000 euro di multa. Il fratello Franco Bossi ha lavorato dal 2004 al 2009 come assistente parlamentare dell'eurodeputato leghista Matteo Salvini. Riccardo Bossi (1981) è stato ugualmente dal 2004 al 2009 assistente parlamentare dell'eurodeputato leghista Francesco Speroni. Renzo Bossi (1988) a gennaio 2009 è stato nominato membro dell'Osservatorio sulla trasparenza e l'efficacia del sistema fieristico lombardo, organismo tutto composto da leghisti[23][24]. La nomina ha attirato accuse di nepotismo. In agosto Renzo Bossi è stato criticato, assieme a Roberto Cota e al padre Umberto, per essersi iscritto come amico al profilo di Facebook Lega Nord Mirano in cui compariva un falso manifesto della Lega Nord dove vi era scritto "legittimo torturare i clandestini"[26][27]. In settembre Renzo Bossi è stato denunciato dall'Arci per aver messo online sempre su Facebook il gioco "rimbalza il clandestino |
Laureato in sociologia, ha aderito al Partito Radicale Transnazionale[1] ed è attualmente un esponente di rilievo del Popolo della Libertà. È stato eletto alla Camera dei deputati nel 1992 e nel 1994 per la radicale Lista Marco Pannella. Poco tempo dopo aderisce a Forza Italia: viene riconfermato deputato nel 1996, eletto nel collegio uninominale di Catania-Misterbianco per la coalizione di centrodestra; e nel 2001, eletto nella quota proporzionale in Umbria. Nella XV Legislatura è stato membro della Commissione Affari Esteri e capogruppo di Forza Italia alla Camera. È rieletto alla Camera per la sesta volta nel 2008 nella circoscrizione Campania-1 e subito dopo è stato nominato Ministro per i Rapporti con il Parlamento, nel Governo Berlusconi IV. |
A seguito delle elezioni politiche del 2006, Ronchi conferma il suo seggio alla Camera dei Deputati, venendo eletto con Alleanza Nazionale nella circoscrizione Lombardia 1 ed entra a far parte della III Commissione permanente (Affari Esteri e Comunitari). All'interno di AN, Ronchi è considerato un finiano doc, ovvero uno dei fedelissimi del leader del partito. Ministro per le politiche comunitarie (2008-?)Nel 2008 viene rieletto con il Popolo della Libertà, e nel Governo Berlusconi IV è Ministro per le Politiche Comunitarie. Il 17 febbraio 2009 ne viene pubblicata una foto insieme ad uno dei fondatori del circolo neofascista Cuore nero, e presidente del comitato Destra per Milano (confluito nel Popolo della libertà), Roberto Jonghi Lavarini. Il ministro ha replicato dicendo che "probabilmente è una vecchia foto di quando Jonghi era iscritto ad An" Decreto Ronchi (2009)Nel 2009 il governo Berlusconi IV pone la questione di fiducia sulla conversione in legge del decreto Ronchi, che in 30 articoli intende soddisfare in ritardo obblighi comunitari e sanare procedure di infrazione su argomenti disparati, quali le autoriparazioni, la liberalizzazione delle rotte marine, lo smaltimento delle apparecchiature elettroniche, la definizione del made in Italy. In tema di acqua, il decreto recepisce i principi comunitari di "economicità, efficacia, imparzialità, trasparenza, adeguata pubblicità, non discriminazione, parità di trattamento" per l'addifamento ai privati dei servizi pubblici locali o la scelta del partner privato nelle aziende miste. Il decreto stabilisce inoltre che nelle società già quotate in borsa che si occupano della gestione di servizi idrici la quota di capitale in mano pubblica non sia superiore al 30%, lasciando quindi la maggioranza ai privati; d'altra parte, come già la legislazione previgente, lascia aperta la possibilità di una gestione interamente pubblica attraverso società cosiddette "in house", previo parere non vincolante dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Il provvedimento ha suscitato dure reazioni da parte di chi ritiene che con la privatizzazione i prezzi potrebbero aumentare. |
Post n°254 pubblicato il 18 Gennaio 2010 da L1700s
Ricopre il ruolo di responsabile del movimento delle donne di Forza Italia[7] (poi confluito nel Popolo della Libertà). Nelle elezioni politiche del 2006 la candidatura e successiva elezione della Carfagna alla Camera dei Deputati aveva sollevato polemiche anche all'interno del suo partito, in considerazione della sua precedente attività di valletta televisiva.Nelle elezioni politiche del 2008 è stata candidata alla Camera dei Deputati al terzo posto della lista del Popolo della Libertà nel collegio Campania 2, in una posizione considerata sicura, che ha permesso alla Carfagna di essere eletta deputato per la seconda volta. Dall'8 maggio 2008 è Ministro per le Pari Opportunità, nel Governo Berlusconi IV. Provvedimenti legislativi entrati in vigoreReato di atti persecutori (stalking)Mara Carfagna è stata la principale fautrice della legge, introdotta dal decreto Maroni (articolo 7), a contrasto del cosiddetto fenomeno dello stalking. Esso introduce nel codice penale l'articolo 612-bis, dal titolo "atti persecutori", che al comma 1 recita:
A ciò si aggiungono alcune norme accessorie, ossia l'aumento di pena in caso di recidiva o se il soggetto perseguitato è un minore, il fatto che lo stalking costituisca un'aggravante in caso di omicidio e violenza sessuale e la possibilità di ricorrere alle misure di indagine previste per i reati più gravi, quali le intercettazioni telefoniche e gli incidenti probatori finalizzati ad acquisire le testimonianze di minori. Nel decreto, si specifica anche che per questo genere di reato è normalmente richiesta la querela, nonostante sia consentito procedere d'ufficio in situazioni di particolare gravità. Provvedimenti legislativi in discussione: Disegno di legge contro la prostituzione in pubblicoNel settembre 2008, il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge intitolato "misure contro la prostituzione" a firma di Mara Carfagna che introduce multe e carcere contro chi si prostituisce in strada e in generale nei luoghi pubblici. Il DDL è attualmente in discussione in Commissione al Senato.Questo disegno di legge, la sua prima iniziativa da ministro, modificando la legge Merlin introdurrebbe il reato di esercizio della prostituzione in "luogo pubblico"; in sostanza, ad essere colpiti non saranno più solo i fruitori, ma anche le "lucciole". Nessuna restrizione viene però imposta a chi vende il proprio corpo in ambienti privati. Prostitute e clienti rischiano da 5 a 15 giorni di arresto e un'ammenda da 200 a 3 mila euro. La pena per chi sfrutta la prostituzione minorile va da 6 a 12 anni e multe da 15 mila a 150 mila euro; il minore potrà essere rimpatriato, purché nel suo interesse. La Carfagna ha definito la prostituzione di strada «un fenomeno vergognoso» e un «allarme sociale». «La prostituzione mi fa rabbrividire. Mi fa orrore, non comprendo chi vende il proprio corpo», venendo così aspramente criticata dalle istituzioni no profit che se ne occupano e dalle rappresentanze della prostitute. Carla Corso, una delle fondatrici del Comitato dei diritti delle prostitute, ha ricordato come «la signora ha usato il suo corpo per arrivare dove è arrivata, facendo calendari. Basta aprire internet per vedere le sue grazie». Secondo una nota congiunta di diverse associazioni (Asgi, Gruppo Abele, On the Road, Caritas Italiana, Coordinamento nazionale comunità di accoglienza, Comitato per i diritti civili delle prostitute, Comune di Venezia, Consorzio Nova, Dedalus, Save the Children) tuttavia, l'iniziativa del ministro di vietare la prostituzione in strada, se approvata, avrà l'effetto di incentivarne lo sfruttamento all'interno di abitazioni e luoghi privati (fenomeno riguardo al quale la stessa Carfagna ha ammesso l'inesistenza di una regolamentazione chiara), sottolineando inoltre come sia più importante tutelare i diritti delle vittime delle organizzazioni criminali e colpire quest'ultime, piuttosto che le prime. Altri disegni di leggeMara Carfagna è inoltre firmataria dei progetti di legge:
Nel 2008 ha lanciato una campagna per la sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulle mutilazioni genitali femminili finanziata dal Dipartimento per le Pari Opportunità[. La polemica sulle unioni omosessuali :Il 15 febbraio 2007 al seminario Donna, vita e famiglia, da lei stessa organizzato, la deputata Carfagna afferma che «non c'è nessuna ragione per la quale lo Stato debba riconoscere le coppie omosessuali, visto che costituzionalmente sono sterili» e che «per volersi bene il requisito fondamentale è poter procreare».Queste affermazioni hanno suscitato lo sdegno, oltre che delle coppie sterili eterosessuali, di molti esponenti della comunità GLBT, tra i quali l'onorevole Vladimir Luxuria che ha proposto un parallelo tra le parole della Carfagna e una legge della Germania nazista «che prevedeva l'internamento degli omosessuali ritenuti socio-sabotatori perché non in grado di riprodursi». A sua difesa, la Carfagna ha affermato che le sue parole citavano quelle di Francesco D'Agostino (ordinario di filosofia del diritto e membro della Pontificia Accademia per la Vita) che aveva definito le unioni omosessuali «costitutivamente sterili». Ma tale definizione è stata da molti criticata, in quanto, se una discriminante per l'esclusione dall'accesso all'istituzione del matrimonio fosse la definitiva sterilità della coppia, allora dovrebbero essere escluse anche tutte le coppie eterosessuali in cui almeno uno dei due componenti è definitivamente sterile. Il 19 maggio 2008, durante la sua prima legislatura come membro dell'esecutivo, ha affermato: «Il patrocinio al Gay Pride? Non sono orientata a darlo. Non servono i Gay Pride», questo in merito alla manifestazione dell'orgoglio omosessuale nazionale prevista il 28 giugno 2008 a Bologna per la quale viene chiesto ufficialmente il patrocinio al ministero, concesso nel 2007, sia pur limitatamente alle iniziative collaterali della manifestazione, dal Ministro delle Pari Opportunità Barbara Pollastrini, durante il governo Prodi. Secondo il ministro «l'unico obiettivo dei Gay Pride» è quello «di arrivare al riconoscimento ufficiale delle coppie omosessuali, magari equiparate ai matrimoni. E su questo non posso certo essere d'accordo». Per Carfagna l'omosessualità «non è più un problema, perlomeno così come ce lo vorrebbero far credere gli organizzatori di queste manifestazioni. Sono sepolti i tempi in cui gli omosessuali venivano dichiarati malati di mente. Oggi l'integrazione nella società esiste. Sono pronta a ricredermi. Ma qualcuno me lo deve dimostrare». Nel maggio del 2009 dal sito del ministero delle pari opportunità sono state cancellate tutte le pagine e tutti i riferimenti relativi alla discriminazione nei confronti della comunità GLBT,[20] il ministro non ha fornito spiegazioni. Le presunte intercettazioni a sfondo sessuale tra la Carfagna e Berlusconi Nei primissimi giorni del luglio 2008 la dirigente del Popolo della Libertà Margherita Boniver, in una dichiarazione rilasciata al quotidiano La Repubblica, afferma l'esistenza di intercettazioni telefoniche a carattere privato tra la Carfagna e il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, lasciando intendere un retroscena imbarazzante e con un chiaro riferimento al decreto anti-intercettazioni che in quel periodo era al vaglio del Governo. Pochi giorni più tardi il giornale argentino El Clarín cita l'articolo di Repubblica, aggiungendo però alcuni dettagli espliciti mai menzionati dal quotidiano italiano: secondo la testata sudamericana infatti, tra il Presidente del Consiglio e la neoeletta ministro delle Pari Opportunità vi sarebbe stato un colloquio riguardante prestazioni di natura sessuale e nella fattispecie un rapporto di sesso orale.Alla pubblicazione di El Clarín fecero seguito alcune polemiche.Il 2 novembre 2008 il senatore del Popolo della Libertà Paolo Guzzanti scrive sul suo blog riguardo la Carfagna
Riprendendo in termini di contenuto le parole pronunciate dalla figlia Sabina al No Cav Day l'8 luglio 2008[(la notizia è stata ripresa da varie fonti nazionali, tra cui Il Corriere della Sera e La Repubblica). A tali dichiarazioni Mara Carfagna ha risposto prima citando in giudizio la Guzzanti[26] e successivamente, in data 3 novembre, annunciando con una nota ufficiale di voler «presentare querela penale per diffamazione nei confronti di Paolo Guzzanti per quanto di falso da lui sostenuto nel suo blog e ripreso dal sito di Repubblica». Tale querela non sarebbe però stata proposta, anche perché il senatore Guzzanti ha dichiarato alla stampa che avrebbe chiamato a testimoniare autorevoli esponenti politici che avevano letto le trascrizioni di tali intercettazioni e ritenevano credibile la notizia relativa alla presunta relazione amorosa tra la Carfagna e il premier. Successivamente, la Carfagna ha querelato il quotidiano La Repubblica per avere riportato in un articolo alcune frasi della Guzzanti che alludevano ai presunti rapporti sessuali tra il Ministro delle pari opportunità e il Presidente del Consiglio |
Nel 1999 entra a far parte dello schieramento di Forza Italia in qualità di deputato al Parlamento Europeo. È stato iscritto al gruppo europeo PPE-DE, dove ha ricoperto l'incarico di Vicepresidente della Commissione per l'Industria, la Ricerca e l'Energia, e ha ricoperto la carica di membro di varie delegazioni. Tra i colleghi europarlamentari si piazza al 611mo posto per le presenze con una percentuale di assenteismo pari al 51,79%.Rieletto al Parlamento Europeo nel 2004, ha concluso il mandato nell'aprile 2008. Nella statistiche delle presenze all'Europarlamento risulta essere stato presente al 62.88% delle sedute. Il 21 novembre 2005 è eletto consigliere comunale a Bolzano,[13] incarico dal quale si dimette dopo circa un mese.Dal 2007 fino al novembre del 2008 è Vicecoordinatore Nazionale di Forza Italia e responsabile del Settore Programma. Dal 29 marzo 2009 – data del primo congresso nazionale – entra a far parte dei componenti della Direzione Nazionale del Popolo della Libertà.Viene nominato Ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione nel quarto governo Berlusconi nel 2008. In questo ruolo si mette in evidenza per aver detto di voler maggior trasparenza nell'amministrazione pubblica e per la sua azione contro i cosiddetti "fannulloni". Il Decreto Brunetta (112/2008)Il 25 giugno 2008 viene promulgato il Decreto Legge 112/2008, il così detto decreto anti-fannulloni. A questo fanno seguito una serie di circolari attuative ed esplicative.L'articolo 71 disciplina la normativa delle assenze dei pubblici dipendenti. Prevede la decurtazione della retribuzione per ogni evento di malattia, a prescindere dalla durata, nei primi dieci giorni di assenza. Il terzo evento di malattia nell'anno solare e le assenze superiori a dieci giorni debbono essere giustificati con la presentazione all'amministrazione di un certificato medico rilasciato dalle strutture sanitarie pubbliche o dai medici convenzionati, in quanto parte del Ssn. Le amministrazioni dovranno inoltrare obbligatoriamente la richiesta di visita fiscale anche nel caso di assenza per un solo giorno.Il Decreto Brunetta riceve le critiche dell'Avis, che la considera una norma «devastante» e che penalizza la donazione di sangue. La legge 112 infatti toglie il diritto alla retribuzione aggiuntiva, legata alla contrattazione integrativa, ai lavoratori del settore pubblico che donano il sangue: «Il ministro Brunetta ha ormai lanciato l'esempio, ha fatto "cultura" equiparando la donazione di sangue con l'assenteismo».[19] La Legge Brunetta (15/2009). Il 4 marzo 2009 viene promulgata la legge 15/2009, la così detta Legge Brunetta. Essa prevede, tramite il ricorso a decreti delegati:
Il DDL sulla valutazione della Pubblica Amministrazione Nell'aprile 2009 Brunetta elabora una prima bozza del decreto di attuazione della legge, che qualifica l'organismo garante come autorità indipendente, dotato di potere di auto-organizzazione e piena autonomia finanziaria, garantendogli così l'indipendenza e l'autorevolezza necessaria per fare da arbitro tra PA e cittadini ed assicurare la trasparenza: si trattava di una proposta dell'opposizione, fatta propria dal ministro Brunetta, e scritta in collaborazione col politologo e deputato Pd Pietro Ichino. Nel mese di maggio, a seguito delle prime resistenze del Ministro dell'Economia, Brunetta minaccia le dimissioni, chiedendo che il decreto passi immodificato entro due mesi: «Mi dimetto se vi sarà qualche potere forte che mi blocca. Io me ne vado». In seguito, il decreto viene riscritto con profonde modifiche:
Di fronte a tali modifiche Pietro Ichino, già coestensore del decreto, ha suggerito di resuscitare il comitato tecnico-consultivo della presidenza del Consiglio, oggi presieduto da Cirino Pomicino, e ha richiesto a Brunetta spiegazioni circa il suo impegno a dimettersi.[23] Controversie
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Post n°252 pubblicato il 14 Gennaio 2010 da L1700s
Nel gennaio 2005 abbandona l'UDC per dedicarsi alla costituzione di un nuovo partito di ispirazione cristiana e centrista che si rifacesse apertamente all'esperienza della storica Democrazia Cristiana. Così, a giugno 2005, dopo aver acquisito l'adesione di altri parlamentari ed autorevoli rappresentanti dell'ideologia democristiana, fonda il nuovo partito della DC, di cui diviene segretario politico e si allea con la CdL in occasione delle elezioni politiche del 2006. Nel 2006 viene eletto senatore, "ospitato" nelle liste di Forza Italia che ha concesso il diritto di "tribuna parlamentare" alla DC per le Autonomie. Eletto in Lombardia, aderisce al gruppo DCA - PRI - MPA. Nel 2008 entra con il suo partito nel Popolo della Libertà. Ha dichiarato di essere favorevole alla grazia per Bruno Contrada, ex dirigente del SISDE, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa[1]. Dal 2008 assume la carica di Ministro per l'Attuazione del programma nel Governo Berlusconi IV. Nel luglio del 2008 rilascia un'intervista al quotidiano nazionale La Stampa nella quale, riprendendo uno slogan delle Brigate Rosse, fa un'affermazione che fa discutere: "Colpire un pm per educarne altri cento". Cattolico praticante, annuncia un progetto di legge sulle unioni civili che tuteli i diritti dei gay, noto con l'acronimo DiDoRe (Diritti e doveri di reciprocità dei conviventi), entrando in polemica con l'Avvenire, organo di stampa della CEI e con il settimanale cattolico Famiglia Cristiana.[3] Il 29 aprile 2009, prima delle Europee di giugno 2009 dichiara: "Domani non andrò in Consiglio dei Ministri, per me comincia una lunga vacanza. Sono deluso ma tacerò per non disturbare la campagna elettorale del partito, alla cui fondazione ho contribuito e nel quale non mi è stato permesso di indicare un solo candidato. Naturalmente sosterrò il PdL e darò la preferenza a Silvio Berlusconi, ma solo in quanto mio testimone di nozze". |
Nell'aprile 2005 è stato sconfitto da Nichi Vendola nelle elezioni regionali pugliesi con 14.000 voti di scarto. Coordinatore Regionale di Forza Italia fino al 2009, è stato per un anno a capo dell'opposizione di centrodestra in Consiglio Regionale, prima di dimettersi, optando per il seggio di parlamentare. Nelle elezioni politiche 2006 è stato eletto alla Camera dei deputati nella circoscrizione Puglia. È stato componente della I Commissione della Camera, Affari Costituzionali. Nel 2006 è stato nominato da Silvio Berlusconi responsabile di Forza Italia per l'Italia meridionale. Nel dicembre 2007, in piena condivisione con il processo di innovazione di Forza Italia, è stato nominato da responsabile, per il Popolo della Libertà, ai Rapporti con altri partiti e movimenti. Alle elezioni politiche 2008 è stato rieletto alla Camera dei deputati nella circoscrizione Puglia. Nel maggio 2008 è stato nominato Ministro degli Affari Regionali e le Autonomie Locali del Governo Berlusconi IV. Il rinvio a giudizio per associazione per delinquere, peculato, concussione, corruzione, falso, abuso d'ufficio e illecito finanziamento ai partitiIl 20 giugno 2006 la Procura di Bari ha chiesto alla Camera dei Deputati gli arresti domiciliari di Fitto con l'accusa di illecito affidamento dell'appalto di gestione di 11 residenze sanitarie di proprietà dell'imprenditore romano Giampaolo Angelucci (proprietario di numerose cliniche private). Il Gruppo Angelucci ha versato 500.000 euro alla lista di Fitto "La Puglia prima di tutto" in occasione delle elezioni regionali del 2005. Secondo il gruppo (Tosinvest), si tratta di un regolare finanziamento registrato a bilancio. Per la Procura di Bari si tratta invece di una tangente pagata per assicurarsi l'appalto da 198 milioni di euro con cui Angelucci ha ottenuto la gestione delle undici residenze sanitarie "assistite" dalla Regione Puglia[1]. Si tratta della stessa inchiesta per cui è indagato Francesco Storace. Il parlamento, tuttavia, ha respinto l'autorizzazione a procedere con l'arresto con 457 voti favorevoli (su 462 presenti), 1 contrario (del deputato di Italia dei Valori, Antonio Borghesi) e 4 astenuti. Il 7 luglio 2008 il Tribunale del riesame ha riconfermato il sequestro della somma in questione oltre a beni di proprietà di Angelucci per un valore di 55 milioni di euro. Il 20 aprile 2008 la Cassazione ha confermato a sua volta il sequestro dei 500.000 euro, non condividendo la tesi della difesa ma ritenendo invece che il sequestro sia giustificato anche dal fondato sospetto che il reato sia stato commesso, almeno a giudicare dagli elementi attualmente disponibili. Il 12 ottobre 2009 la Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per Fitto, per Giampaolo Angelucci e per 78 dei 90 imputati dell'inchiesta "La Fiorita"[3]. Per l'accusa Fitto sarebbe colpevole di associazione per delinquere, peculato, concussione, corruzione, falso, abuso d'ufficio e illecito finanziamento ai partiti. Il giorno 11 dicembre 2009 il giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Bari ha rinviato a giudizio Fitto per i capi di imputazione relativi a: abuso d'ufficio, due episodi di corruzione, finanziamento illecito ai partiti, peculato e un altro abuso. È stato invece dichiarato il non luogo a procedere per i reati di associazione a delinquere, per tre episodi di falso e per concussione. Il rinvio a giudizio per concorso in turbativa d'asta e di interesse privato Il 3 febbraio 2009, Raffaele Fitto è stato rinviato a giudizio con l'accusa di concorso in turbativa d'asta e di interesse privato del curatore fallimentare per aver venduto a prezzo di favore (per sette milioni di euro, a fronte di un valore stimato di 15,5 milioni di euro) la società commerciale Cedis (fallita nel 2005) a un contraente predeterminato (la società Sviluppo Alimentare, riconducibile all'imprenditore Brizio Montinari) durante la sua presidenza della Regione Puglia. La Cedis si trovava in procedura di amministrazione straordinaria e, secondo le accuse, Fitto sarebbe stato 'concorrente estraneo' in questa vicenda, giocando il ruolo di 'referente politico' di alcuni fra gli indagati per i quali la procura ha chiesto il rinvio a giudizio[5]. Il processo è stato fissato dinanzi al giudice monocratico del tribunale di Bari al 12 Maggio 2009. Alla fine di Marzo 2009 arrivano alla Procura di Bari le ispezioni dei tecnici del Ministero della Giustizia, inviati in Puglia dal guardasigilli Angelino Alfano, nonché collega del ministro Fitto. Il 4 aprile 2009 il Consiglio Superiore della Magistratura ha archiviato una denuncia esposta da Raffaele Fitto contro i Pm pugliesi. Il Csm ha aperto subito dopo un nuovo fascicolo al fine di scongiurare eventuali ingerenze politiche in una vicenda d'ambito squisitamente giurisdizionale[6], una decisione quindi volta ad assicurare l'indipendenza e la continuità del lavoro dei pubblici ministeri. Nel frattempo il ministro Fitto descrive i magistrati inquirenti come "un manipolo di legionari", e il Csm come espressione di una casta togata presente anche al Senato.[7][8]. Le possibili implicazioni nel "Barigate"In alcune intercettazioni telefoniche riguardanti conversazioni di Gianpaolo Tarantini, al centro di un insieme di indagini denominato "Barigate" legato agli appalti sanitari nella regione Puglia, si fa cenno al coinvolgimento di Fitto (che all'epoca dei fatti ricopriva la carica di presidente della Regione) nelle attività orchestrate dallo stesso Tarantini[9]. Il procedimento per abuso d'ufficioIl 25 settembre 2009 si apprende che Fitto, insieme al collega ministro Angelino Alfano, risulta indagato per abuso d'ufficio[10] [11]. La storia è incentrata su una ispezione nei confronti della procura di Bari disposta dal ministro Alfano ed effettuata il 31 marzo 2009, nei confronti dei pubblici ministeri e del procuratore aggiunto che indagano su Fitto. L'ispezione è stata disposta in seguito all'esposto che Fitto ha presentato Alfano il 19 febbraio 2009. |
Nell'ottobre 2006, Bertolaso è stato nominato dall'allora governo Prodi Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania[5], incarico che lascerà il 7 luglio 2007, dopo numerose polemiche, soprattutto a causa della volontà di aprire una discarica a Valle Masseria, nel Comune di Serre, a ridosso di un'Oasi del Wwf. Nel 2007 è Commissario delegato per l'emergenza incendi boschivi mentre, nel 2008, durante il primo Consiglio dei Ministri del Governo Berlusconi IV, viene nominato Sottosegretario ai rifiuti, tornando così ad occuparsi dell'emergenza campana. Nel 2008 è stato nominato dal Ministro dei Beni e Attività Culturali Sandro Bondi a commissario dell'area archeologica romana, contro l'opinione delle soprintendenze di Roma e Ostia, del Consiglio superiore dei beni culturali, e di quattromila fra professori universitari e studiosi italiani e stranieri. [2]. Il 4 febbraio 2009 si è appresa la notizia che risulta indagato nell'inchiesta denominata "Rompiballe", uno dei filoni d'indagine più complessi sul disastro rifiuti a Napoli, con l'accusa di concorso in truffa per lo smaltimento dei rifiuti. Il 6 aprile 2009 viene nominato Commissario Straordinario per l'Emergenza nella gestione del dopo terremoto che ha sconvolto l'Abruzzo, in particolare la città di L'Aquila, causando più di trecento vittime. |
Post n°248 pubblicato il 14 Gennaio 2010 da L1700s
Prima di intraprendere la carriera politica è stato prete paolino e braccio destro di Don Emilio Mammana, il sacerdote che ha aperto il primo ufficio pubblicità di "Famiglia Cristiana", ed ha portato il settimanale dalle parrocchie ad essere uno dei periodici italiani più venduti. La carriera politica è iniziata nel 1999 dopo una collaborazione come dirigente del gruppo Fininvest a partire dal 1982. Venne eletto alla Camera nel maggio 2001. Durante la XIV Legislatura, sotto entrambi i governi Berlusconi, è stato sottosegretario di Stato nel Ministero per le riforme istituzionali e la devoluzione. Rieletto alla Camera nell'aprile 2006, è stato vicepresidente del gruppo Forza Italia alla Camera durante la XV Legislatura. Nel 2008 è stato rieletto nelle liste del Popolo della Libertà. |
Nel dicembre 2005, durante un'intervista a Radio24, Giovanardi afferma di non essere dipendente di nessuno se non dei suoi elettori. Questa dichiarazione gli è valsa una richiesta di dimissioni da parte del comico Beppe Grillo in quanto, secondo l'articolo 67 della Costituzione Italiana, "ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione", non soltanto la parte dei propri elettori[1]. Legge Fini-Giovanardi sulle drogheNel febbraio 2006 riesce ad inserire la nuova legge sulle droghe (cosiddetta Legge Fini-Giovanardi) all'interno del pacchetto sicurezza per i XX Giochi olimpici invernali che si svolgono in Italia. Con tale legge le droghe leggere, come la cannabis, vengono equiparate a droghe pesanti quali eroina o cocaina, ed introdotte sanzioni penali anche per i consumatori, sanzioni che erano state cancellate dal Referendum popolare del 18-19 aprile 1993 in cui si sancì la non punibilità dei consumatori [2]. Alle elezioni politiche del 2006 viene rieletto deputato per l'UDC. Nell'aprile 2007 è il protagonista della mozione che sfida la maggioranza di Pier Ferdinando Casini e Cesa nel III Congresso dell'UDC. Giovanardi, a dispetto della linea seguita dal partito di dichiararsi autonomo dalla Casa delle Libertà e di intraprendere iniziative indipendenti nell'opposizione al centrosinistra, chiede una riapertura al dialogo con la CdL (e in primo luogo con Forza Italia e Alleanza Nazionale), in nome del comune essere alternativi alla sinistra, e di avviare un percorso di collaborazione con tutti i soggetti che aderiscono al Partito Popolare Europeo e si richiamano all'area politica di centro[3]. La candidatura di Giovanardi alla segreteria del partito ottiene il 14% dei consensi[4].A novembre 2007, in seguito all'annuncio della nascita del Popolo della Libertà lanciato da Berlusconi, Giovanardi afferma di mostrare interesse verso il nuovo progetto e l'area da lui sostenuta vota, nel consiglio nazionale dell'UDC, per l'adesione al nuovo partito. La posizione si rivela minoritaria e il 4 febbraio 2008 Giovanardi decide di lasciare l'UDC fondando il movimento dei Popolari Liberali[5] per aderire al PDL perché, dice, «con la nostra storia vogliamo essere una componente della costola del PPE che nascerà in Italia».Alle elezioni politiche italiane del 2008 è eletto Senatore nelle liste del PDL in Emilia Romagna.Da maggio 2008 è Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle politiche per la famiglia, al contrasto delle tossicodipendenze e al servizio civile. Il proibizionismo in tema di drogheA maggio 2008, in un'intervista al sito dei Circoli della Libertà, Giovanardi afferma l'intenzione di introdurre una legge che proibisca tout court qualsiasi manifestazione antiproibizionista : "Vogliamo dire basta alla cultura della droga. E per farlo vogliamo introdurre nell'ordinamento una norma che impedisca di fare propaganda, anche indiretta, a tutte le droghe, comprese quelle cosiddette leggere [...] Oltre a insistere su prevenzione e formazione, e ad avere invitato prefetti e questori a vigilare e attivarsi con determinazione per contrastare queste irresponsabili iniziative, ci impegneremo a trovare gli strumenti normativi più idonei per non permettere più che manifestazioni propagandistiche come la tre giorni sulla canapa a Bologna possano svolgersi liberamente."La vicenda di Stefano Cucchi |
Micciché si avvicina alla politica negli anni '70, aderendo al movimento di sinistra extraparlamentare Lotta Continua. La sua esperienza politica ricomincia nel 1993, quando è chiamato da Silvio Berlusconi con altri uomini di Publitalia '80 ad impegnarsi in Forza Italia, di cui assume l'incarico di coordinatore regionale in Sicilia. Viene eletto deputato alla Camera nel 1994, e poi riconfermato nelle successive legislature. Nel primo governo Berlusconi è sottosegretario di Stato al Ministero dei Trasporti e della Navigazione. Alle elezioni amministrative del 1997 si candida Sindaco di Palermo per il Polo per le Libertà, ma viene sconfitto dal candidato del centrosinistra Leoluca Orlando. Nel 2001, con la formazione del Governo Berlusconi II, viene nominato vice-ministro al ministero dell'Economia e delle Finanze con delega allo sviluppo economico del Mezzogiorno ed ai rapporti con l'Unione Europea e con le Regioni. Dopo la crisi di governo del 2005, con il nuovo Governo Berlusconi III, Miccichè è nominato Ministro dell'appena istituito Ministero per lo Sviluppo e la coesione territoriale. Dal 2001 è docente a contratto di "Politiche di sviluppo e pianificazione delle opere pubbliche nelle aree deboli" all'interno del Dottorato di ricerca in Trasporti dell'Università di Reggio Calabria. Alle elezioni politiche del 2006 conferma il suo seggio a Montecitorio e nella XV legislatura fa parte della VI commissione finanze. Nello stesso anno diviene deputato regionale in Sicilia cedendo il seggio appena conquistato al Parlamento a Ida D'Ippolito. Nel luglio del 2006 è eletto Presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana. Da Presidente della Fondazione Federico II Miccichè nomina direttore generale l'ex deputato Alberto Acierno che sarà arrestato dalla Guardia di Finanza nel 2009 per peculato e appropriazione indebita di fondi della stessa Fondazione. Secondo gli accertamenti dei finazieri le carte di credito della Fondazione erano utilizzate per pagare viaggi, bollette Sky ed Enel, telefonia, hi-fi e scommesse presso casinò on line. Nei primi mesi del 2008, Miccichè ha invitato alle dimissioni il governatore siciliano e suo ex alleato storico Salvatore Cuffaro, ufficialmente non più appoggiato a causa della condanna di primo grado a cinque anni per favoreggiamento semplice. A febbraio del 2008, dopo averlo a lungo smentito[2], annuncia di volere candidarsi alla Presidenza della Regione Siciliana con una lista propria dal nome "rivoluzione siciliana", anche in contrasto con Silvio Berlusconi, non potendo appoggiare il candidato in pectore del MPA e dell'UDC Raffaele Lombardo a causa del suo stretto legame con Salvatore Cuffaro. Miccichè, dopo le critiche dei suoi alleati di Alleanza Nazionale[3] e del suo stesso Partito che lo invitano a desistere ed un incontro con Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri, rinuncia alla corsa solitaria in cambio di una posizione importante nel futuro governo Berlusconi. Il 24 febbraio annuncia quindi il proprio sostegno a Raffaele Lombardo. Nelle elezioni politiche italiane del 2008 è rieletto deputato nazionale alla Camera dei Deputati con il Popolo della Libertà. L'iniziale certezza circa la presenza da Ministro nel nuovo governo Berlusconi IV sfuma con la scelta dell'avversario storico in Forza Italia Angelino Alfano, nuovo Ministro della Giustizia. Il 12 maggio 2008 il Consiglio dei Ministri nomina Miccichè Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega al CIPE. Nonostante sia stato tra i parlamentari che hanno sostenuto la riforma federale voluta dalla Lega Nord, durante la primavera del 2008 Miccichè annuncia più volte la volontà di partecipare alla costruzione di un nuovo Partito del Sud, in grado di bilanciare il crescente e forte squilibrio che nel governo Berlusconi IV si va affermando a favore del nord del Paese. Il progetto, che lo vede inizialmente co-protagonista assieme al Presidente della Regione Siciliana e leader dell'MPA Raffaele Lombardo, naufraga dopo le pressioni di Silvio Berlusconi. IL 3 novembre 2009 è uno dei promotori, insieme ai "finiani", della scissione nel Popolo della Libertà in Sicilia, facendo nascere all'Assemblea Regionale Siciliana il gruppo del Pdl Sicilia. L'11 gennaio 1988 Micciché, che all'epoca lavorava presso Publitalia, venne interrogato nell'ambito di un'inchiesta sul traffico di droga a Palermo, in quanto sospettato di essere uno spacciatore. Miccichè rispose: "Non sono uno spacciatore ma solo un assuntore di cocaina". Non comportando il fatto reato, la posizione venne archiviata mentre gli spacciatori vennero arrestati il successivo 14 aprile. L'8 agosto 2002 venne invece diramata un'informativa dei Carabinieri che sostanzialmente accusava Gianfranco Micciché di farsi recapitare periodicamente della cocaina presso gli uffici del ministero delle Finanze, in cui all'epoca ricopriva il ruolo di vice ministro. L'informativa fu emessa in seguito ad indagini testimonianti, anche tramite supporti audiovisivi, le "visite" che il presunto corriere Alessandro Martello faceva indisturbato presso il ministero, pur non essendo un soggetto accreditato ad entrarvi. Anche le intercettazioni confermerebbero la versione degli organi di polizia. Dal canto suo, Miccichè ha smentito categoricamente, avanzando a sua volta l'ipotesi di un servizio d'ordine deviato.
Nell'ottobre 2007 ha affermato che l'intitolazione dell'aeroporto di Palermo a Falcone e Borsellino trasmette a chiunque arrivi per la prima volta nell'isola un'immagine negativa della Sicilia. Dopo le proteste provocate dalle sue tesi, Miccichè si è scusato e ha ritirato la frase, placando solo in parte le polemiche. Gustoso rimane l'aneddoto secondo il quale Miccichè, nello spiegare certe dinamiche politiche peculiari della Sicilia, ricorre al paragone tra Kafka e Luigi Pirandello, attribuendo al primo una nascita viennese (è noto che l'autore di Il castello, Il processo e America nacque a Praga)[8]. |
Laureato in diritto internazionale, ha insegnato inglese e lavorato come copywriter nel campo della pubblicità. Capo del servizio economico de "il Giorno", dal 1975 è inviato speciale, prima per l’economia e la finanza, poi per gli avvenimenti di politica internazionale. Nel 1984 entra al "Messaggero" come inviato e come editorialista, seguendo soprattutto i vertici del G7, gli eventi bellici, firmando inchieste sull’Europa che cambia, dalla caduta del Muro di Berlino a Maastricht. Nel 1992 diventa vicedirettore vicario. Ha collaborato anche con la BBC, con la Radio della Svizzera italiana e con altri media stranieri. Successivamente ha intrapreso la carriera politica: nel 1996 aderisce a Forza Italia e viene eletto deputato. Rieletto nel 2001, diventa sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, carica che conserva fino alla primavera del 2006.Rieletto il 22 aprile 2008 nella lista del Popolo della Libertà, viene nominato sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri il 22 maggio 2008. |
Popolarità del singolo - Silvio Berlusconi - e fiducia nell’operato del governo, sono due cose che andrebbero distinte: da un lato c’è la popolarità del personaggio Silvio Berlusconi, cresciuta dopo l’aggressione in Duomo di Massimo Tartaglia. Dall’altro, c’è la fiducia nel governo: che 2/3 degli italiani bocciano senza appello. Sono dati del novembre scorso, usciti oggi, e raccolti da SWG e Confesercenti. Ma c’è un ma: l’anomalia SB. Un’anomalia che sovrappone, in un’orgia narcisistica, la persona fisica e le istituzioni: i dati della rilevazione, sono impietosi. Interrogati sulla crisi economica e sulle misure prese dal governo, gli intervistati le hanno valutate in maniera positiva nel 28% dei casi, negativa, nel restante 72%. E per il PD invece? Pochissime gioie, soprattutto dolori. Gli interpellati valutano in maniera ancora più negativa l’operato dell’opposizione - che va bé, ha ben poco da operare, essendo all’opposizione, credo le domande fossero sull’efficacia delle proposte portate avanti - per Bersani & Co., voto più per il 22%, voto meno per il restante 78%. Dimostrazione che fare peggio di Berlusconi, che è già il peggio, si può. Fonte Ipsos: sondaggio commissionato da Confesercenti |
L'8 aprile del 1993 il vicepresidente della Fininvest Comunicazioni, Gianni Letta, interrogato dal magistrato Antonio Di Pietro, ammise che nel 1988 l'allora segretario del PSDI Antonio Cariglia lo contattò alla vigilia delle elezioni europee per avere più spazio sulle reti della Fininvest e per avere dei contributi per il partito; Letta confermò di avere versato al PSDI una somma, forse di una settantina di milioni (ma il reato di violazione della legge sul finanziamento ai partiti era stato amnistiato fino al 1989)Dopo la vittoria elettorale del Polo nel 1994, Silvio Berlusconi lo volle come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel suo primo governo. Caduto il governo, Letta rimase al fianco del Cavaliere: determinante sarà il suo ruolo nel periodo della Bicamerale. Famosa la cena organizzata in casa di Gianni Letta nel giugno del 1997, conclusasi con il cosiddetto "patto della crostata" (dal dessert offerto al termine della cena ai commensali Berlusconi e D'Alema), sulla riforma della Costituzione (mai entrata in vigore).Ricoprì nuovamente l'incarico di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel quinquennio dei governi Berlusconi II e III (2001-2006).Dopo la rinuncia di Carlo Azeglio Ciampi ad un nuovo mandato presidenziale, Berlusconi propose la candidatura di Gianni Letta alla Presidenza della Repubblica Italiana. L'8 maggio 2006 nella votazione per l'elezione del Presidente della Repubblica, Letta ottenne al primo scrutinio 369 voti, non riuscendo a raggiungere il quorum di due terzi dell'assemblea (673 voti). Nei successivi scrutini raccolse 11 voti al secondo scrutinio, 10 voti al terzo scrutinio e 6 voti al quarto ed ultimo scrutinio che portò all'elezione di Giorgio Napolitano al Quirinale.Nel 2008, con la caduta del Governo Prodi, alla vittoria del centro-destra alle elezioni anticipate Letta è tornato sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel Governo Berlusconi IV , dopo essere stato in un primo momento indicato come possibile vicepremier, carica istituzionale che non compare nel governo.Dal novembre 2008 Gianni Letta risulta indagato per i reati di abuso d'ufficio, turbativa d'asta e truffa aggravata in riferimento a presunti favori per l'affidamento ad una holding di cooperative legata al movimento Comunione e Liberazione dell'appalto per la ristorazione di un centro di assistenza per richiedenti asilo nel comune di Policoro. Dopo un conflitto di competenza tra le Procure di Potenza e Roma, la Procura Generale presso la Corte di cassazione ha affidato il prosieguo dell'indagine alla Procura della Repubblica di Lagonegro. |
Sottosegretari di Stato alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti (Informazione, comunicazione ed editoria) Gianfranco Miccichè (CIPE) Carlo Giovanardi (Famiglia, Droga, Servizio civile) Aldo Brancher (Federalismo) Rocco Crimi (Sport) Maurizio Balocchi (Semplificazione normativa) Guido Bertolaso (Soluzione dell'emergenza rifiuti nella regione Campania) Ministri senza portafoglio Rapporti con le Regioni
Ministri con portafoglio
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Post n°240 pubblicato il 18 Dicembre 2009 da L1700s
UN UOMO IN EVIDENTE STATO CONFUSIONALE QUINDI "COMUNISTA" HA ATTENTATO ALLA VITA DEL PREMIER (INCHINO DEL PRESENTATORE) SUPERPRESIDENTE SILVIO BERLUSCONI, IN CASA DEL' UOMO SONO STATI TROVATI GIORNALI E STAMPA DICHIARATAMENTE DI SINISTRA CHE RAFFORZANO LA TESI CHE IL PERICOLOSO ATTENTATORE SIA UN "COMUNISTA", C'SI STA INDAGANDO ANCHE SULLA SCORTA CHE NON HA VISTO IL PERICOLO, PER ACCERTARE SE CI SIANO PERICOLOSI MEMBRI "COMUNISTI" NELLE SUE FILA. LE CONDIZIONI DEL PREMIER (INCHINO) SONO STABILI, PERO IL GRANDE PRESIDENTE E PADRE DELLA PATRIA (GENUFLESSIONE DEL PRESENTATORE) NON POTRA' PARLARE PER ALMENO 15 GIORNI, IL SUO POPOLO GIA' SI DISPERA PER QUESTO SILENZIO FORZATO, ALLO STUDIO LEGGI SPECIALI CONTRO CHIUNQUE PARLI O PENSI MALE DI SILVIO BERLUSCONI (INCHINO), LE FORZE DELL'ORDINE INDAGANO PER SCOPRIRE EVENTUALI COMPLICI DEL AGGRESSORE CHE GLI AVREBBERO PASSATO A DETTA DEL PREMIER (INCHINO) LA STATUETTA PER COLPIRLO. GRAZIE PER L'ATTENZIONE VIVA L'ITALIA E VIVA BERLUSCONI (BOATO DI FOLLA OCEANICA E INNO NAZIONALE A RITMO MILITARE):):) |
Post n°239 pubblicato il 15 Dicembre 2009 da L1700s
Dire che mi dispiace dell'aggressione al Premier di un paese come l'Italia sarebbe dire una bugia, non approvo la violenza in generale, ma quando un Capo di "Stato" come Super Silvio si becca una statuetta sul naso nella sua citta (Milano) dove in teoria dovrebbe avere il pieno di consensi (invece e' stato anche contestato prima dell'aggressione) e' chiaro che ha seri problemi, oltre a quelli per la sua sicurezza, l'odio che ha polarizzato nel paese ormai supera quello verso qualsiasi politico italiano, ora i pdiellini si stracceranno le vesti in difesa del loro "capo" ma dovrebbero riflettere se il loro "capo" e' veramente adatto a guidare un paese in recessione come l'Italia, con un consenso intorno al 45% in lenta ma stabile discesa, con accuse di corruzione, amicizie con mafiosi (vedi Dell'Utri), con un divorzio in corso, con 73 anni quasi compiuti, si ostina a rappresentare il "nuovo", a fronte di una classe politica inadeguata e vecchia come lui, questo e' certo, non si vede una soluzione nella politica, l'unica che ci resta e' l'antipolitica, e chi va a votare gente di tale risma fondamentalmente non fa che avallare un sistema di potere, invece di astenersi e dare un segnale chiaro che nessuno di quelli che ci governa ormai e' rappresentativo della gran parte degli italiani, forse dovremmo tornare a fare politica singolarmente invece di delegare ad un capo popolo, altrimenti nessuno poi non si lamenti se si prende un cavalletto in testa o una pietra sul naso (che il Premier ha gia' troppo lungo per le bugie dette in 15 anni di "malgoverno e mal costume"). E' la politica bellezza. |
Post n°238 pubblicato il 07 Dicembre 2009 da L1700s
Qualcuno come Rigitans ha girato un video su quel giorno: http://blog.libero.it/rigitans/8098678.html Io sono stato qui a Sevilla in una piazza, a manifestare con la mia presenza che non sono daccordo con il sig. Berlusconi, che la democrazia spesso la si nomina a vanvera e manipolare la gente e' facile, Berlusconi avra' anche la "maggioranza" come ama sbandierare, ma se questa maggioranza te la "compri" violando un po' di regolette democratiche e soprattutto la fai piu' e piu' volte chi puo' dire cosa e' lecito e cosa no? |
Post n°237 pubblicato il 23 Novembre 2009 da L1700s
Mentre anche qui arriva l'inverno, il mondo contiua a girare: A Sevilla i turisti sbarcano a ritmo continuo, specialmente dal freddo nord europeo ora sotto la neve: cercano un po di sole e le tapas conosciute ormai in tutto il mondo.Io invece ho iniziato a girare la provincia: fino a Cordoba, citta' piu' piccola di Sevilla, ma gradevole e storiacamente importante, qui viveva Seneca , precettore di Nerone e non dimentichiamo che l'andalucia ha dato vari imperatori a l'Impero Romano (Adriano e Traiano per esempio).La crisi continua il suo lento percorso e gli spagnoli risultano i piu' preoccupati, la Spagna in generale non pare credere in una veloce ripresa e questo lo scontano sia il governo di Zapatero, che i popolari di Rajoi, entranci con centinaia di eletti (anche a livello locale) sotto incheista per corruzione, non sono ormai ne il nuovo che avanza ne quel qualcosa che gli spagnoli, sempre piu' disillusi nei confronti di tutta la politica, cercano, un po' come in Italia, ovviamente la piccola differenza di non avere un "buffone" al governo li aiuta a sparare addosso all'Italia con la sua classe politica, ma le similitudini sono molte...certo qui gruppi di potere infastiditi dalla delicatezza di silvio B a livello internazionale, assimilabile a quelal di un elefante in una cristallleria, cercano di farlo cadere per levarselo dalle scatole, compresi conservatori e industriali.Zapatero ha il merito di sentire che il conflitto sociale cresce, ma propone semplici attenuativi come l'universita' gratuita per i disoccuapti, per dar loro qualcosa da fare, quando il lavoro manca sempre di piu', a causa di questa crisi molte certezze si stanno sgretolando, si torna a invocare il welfare state di nordica memoria, anche in Italia con il reddito di cittadinanza, ma le cose sono complicate, e pretendere solo soldi senza fare niente non credo che sia la grande cosa che cambiera' la societa'.La Spagna accumula deficit su deficit per creare lavori socialmente utili e piani di costruzione di opere per nutrire la richiesta di lavoro, specialmente tra i lavoratori non specializzati, gli universitari invece si rifugiano nello studio e nella ricerca senza certezze, un modello come quello capitalistico mostra sempre piu' la corda, perche' se e' vero che sei libero di comprare quello che vuoi, devi anche avere il denaro per comprare queste cose, e se non ti pagano in linea con l'indice si costo della vita, i tuoi consumi saranno sempre minori e ti ridurrai ad essere un nuovo povero... |
VIETATO L'INGRESSO AI LEGHISTI
CONSIDERANDOLI MENO CHE ESSERI SENZIENTI, ABORRO I LEGHISTI, SPECIE QUELLI "PADANI" CHE URLANO CONTRO ROM E CLANDESTINI E POI SFRUTTANO IL LAVORO NERO, I DELIRANTI DI "ROMA LADRONA" CHE EVADONO LE TASSE E VANNO IN RONDE MA ANCHE A PROSTITUTE, QUESTI IPOCRITI OMETTI E DONNETTE PICCOLI/E DI IDEE E PROFONDAMENTE LIMITATI, ORGOGLIOSI SOLO DEL LORO DIALETTO CHE VIVONO UNA VITA SQUALLIDA FATTA DI INTOLLERANZA, INTOLLERANZA, INTOLLERANZA QUI NON SONO TOLLERATI, GRAZIE.
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