Creato da: eticamedia il 20/10/2007
PER UNA DISCUSSIONE POLITICA

DATE DI FREQUENZA LABORATORIO ECFRASTICA

17 E 26 MARZO; 7 APRILE; 7 E 14 MAGGIO

 

LABORATORIO DI ECFRASTICA

APPROFONDIMENTI



Questo spazio è a disposizione di chiunque voglia approfondire la discussione etica media inviando scritti all'indirizzo eticamedia@libero.it 
Ermanno Corsi: Digito ergo sum
Clementina Gily L'etica dei media
F. A. Grana: La Chiesa e i media
Piero Calzona: Etica e televisione

 

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criterio-volgarità

Post n°52 pubblicato il 14 Aprile 2008 da eticamedia

Chi domenica mattina avesse acceso la tv per vedere che si dice la mattina delle elezioni, poteva avere la gradevole sorpresa di trovare gente che ricomincia a parlare di politica, invece che di propaganda: purtroppo si deve dare spazio alla politica, in tempo d'elezioni; però la sovraesposizione televisiva nel settore è tale che molti hanno iniziato a cambiare canale alla comparsa del politico. Comunque, per fortuna è finita.

La tavola rotonda della Panella ha ospitato Abate, Angius figlia, Vaime e Rostagni sul tema del giorno, l'esclusione di un tizio dal reality di turno per bestemmia. Pare la cosa sia già accaduta, donde probabilmente chi sa di non avere chance di vittoria e si è stufato della casa, lancia una bella bestemmia di proposito e vince la sua partita: tutti parlano di lui per un po'; se qualcosa di buono deve accadere, accada pure: finalmente il riflettore s'è acceso.

Ma per fortuna non s'è detto solo questo, è stato solo l'inizio di una conversazione interessante dal punto di vista di questo blog, perché giustamente si è riconosciuto che  non solo la bestammia è una volgarità insopportabile; che non sono solo i reality la tv spazzatura; che persino i telegiornali sono sotto accusa per le immagini crude che tarsmettono (c'è già stato comunque qui un grosso salto di qualità - è l'unico settore davvero cambiato dalle critiche fatte); che nelle trasmissioni pomeridiane di informazione spettacolo non si parla che di grande fratello e di ultimi omicidi, meglio se commessi da mostri efferati, indugiando sui particolari scabrosi.

Va detto che la televisione dei ragazzi è scomparsa per fare posto a queste trasmissioni di informazione spettacolo, nella convinzione, non so se vera o falsa, che tutti i ragazzi abbiano il satellite e che quindi possano vedere le trasmissioni per i ragazzi, che la RAI ha spostato completamente su quelle reti. Altrimenti, i bambini finiscono sui cartoni di Italia1, che spesso comprendono esempi demenziali che gli adulti non vedono e non controllano per nulla; oppure guardano con la mamma Olindo e Rosa in tutte le salse, con osservazioni dei soliti criminologi che trattano l'omicidio come un piccolo errore di percorso, non imputabile a perfidia o a scelte criticabili.

Ma lo stimolo più interessante per chi scrive è stato un altro, una interessante chiave di lettura per rendere più chiara l'ottica di chi parla di etica e media: perché è facile l'errore nell'intendersi, sul quel termine "etica", può dare il sapore del moralismo all'iniziativa ch'è invece diversa, sociologica, comunicativa, mai censoria. Questo blog usa il termine in senso hegeliano, cioè di realtà socio cultural politica, di realizzazione istituzionale del mondo dei valori: per dirla più semplice, la realtà del senso comune e delle leggi, giuridiche e sociali, che regolano il nostro vivere.

Nella discussione infatti il criterio di giudizio usato non era quello di "etica" bensì quello di "volgarità" - giustissimo appello all'estetica, alla valutazione del cattivo gusto come essenziale per evitare le cadute in cui stiamo continuamente cadendo, sempre più in basso, educando i giovani a ridere di cose sempre più volgari.

Beninteso, le cose non si escludono, come sa chi si occupa di filosofia. Ma è bene sottolineare tre volte la giusta correzioni del tiro, per il fatto che "etica" ha molti significati e quelli più in uso sanno sempre di moralismo. Che è ormai un discorso chiuso: giustamente si faceva notare che anche a purgare la televisione non si otterrebbe nulla, visto che su internet c'è di tutto, e chi vuole lo trova. Ma la diversità sta nel fatto che internet comunque usato, anche per il male, è pur sempre un percorso interattivo, non si inducono percorsi o riflessioni perverse altrimenti che se uno se le va a cercare - e visto che è attivo può anche poi cambiare direzione. Mentre la tv impressiona molto proprio quelli che non hanno modelli diversi, che restano supini a quel che si dice. Quindi, la battaglia non è per vietare, ma per impedire l'imbonimento, nel fare pubblicità alla  volgarità del gusto che educa il telespettatore, visto che su altri canali trova altra volgarità.

Educare alla scelta si fa potenziando semplicemente la concorrenza: non togliere di mezzo la De Filippi, come molti pure desiderano, ma dare alternative divertenti, di buon gusto. C'è tanta roba, specie sulla parabola, divertente e anche non volgare, che può intrattenere senza peggiorare il senso comune.

 
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campagna elettorale la7

Post n°51 pubblicato il 10 Aprile 2008 da eticamedia

purtroppo ci siamo cascati di nuovo, nella volgarità più becera, a furia di fucilate e di promesse di matrimonio alle povere puttanelle precarie. E' vero che non va meglio in America, che cose tristi si sono viste persino in Inghilterra, che Sarkosy va spiumeggiando lieto... ma qui da noi quelle figure leggendarie lasciano il posto al robot Berlusconi, con tanto di calotta cranica disegnata in nero e fisionoma resa anonima dal lifting, e che per giunta parla sempre delle stesse cose... lui parla di più degli altri, quindi annoia di più... insomma, meno male che è finita.

Però mi raccomando a tutti, cerchiamo di non andare a votare tra poco. Credo che l'italiano non possa sopportare ancora tutto questo. Se si discute, è un conto; se si può capire qualcosa di più, passi; ma se ci si lanciano addosso insulti e inutili affermazioni, se ogni problema dopo sembra ancora meno chiaro che prima, a che serve rinnovare il rito elettorale in queste modalità ad ogni piè sospinto?

Proposta: una nuova par condicio, il silenzio assoluto per tutti nelle TV. Chi vuole fare campagna elettorale, segua altre strade meno intrusive della libertà della gente. Alle tv sia vietato di parlare di politica da quando si indicono elezioni a quando si finisce. Si depotenzierebbe tra 'altro subito il padrone delle tv, sia esso imprenditore privato o membro del parlamento o entrambe le cose. I proprietari di televisioni sono personaggi quanto mai poco trasparenti: possibile che proprio loro debbano essere gli imbonitori del tempo? che si limitino ai dentifrici, invece di trattare i politici come dentifrici e pretendere di venderli anche se sono da buttare.

Che senso ha, ad esempio, lasciar dire a Berlusconi che l'informazione è tutta di sinistra, che i giornalisti falsano quel che lui dice, che lui dalla politica non ha mai guadagnato niente. Stamane a La7 ha detto queste cose davanti a giornalisti come Giannino e Polito, zitti, tutti sorridenti, in attesa dell'oracolo di verità - e chissà mai di che altro. Ma anche chi sostiene Berlusconi nel modo più passionale, credo non ignori che affermazioni del genere sono una menzogna del tutto cosciente, di chi mente sapendo di mentire, tanto che non si comprende nemmeno perché lo dica. C'è forse qualcuno che non sa che le tv sono di Berlusconi, che i giornalisti li paga direttamente con lo stipendio, che dalla politica ha guadagnato fin da quando costruiva Milano2? e allora...

Basterebbe dire altro, parlare di politica, di convinzioni, di futuro:  perché andare a dire di essere vergini, quando si hanno tanti figli? Una simile conversazione deve far scandalo, perché è un falso patente, che uccide la verità. Non è certo l'unico omicidio del genere, ma qui si tratta di un'azione crassa, brutale, senza rispetto di chi sente. Sono proprio brutti questi  politici. Ma il premio al campione è della Lega, scegliete voi tra Bossi e Calderoli.  

 
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oggi, meglio parlare di TV

Post n°49 pubblicato il 03 Aprile 2008 da eticamedia

Anche perché commentare la politica al femminile vista da L'Infedele, viene il mal di fegato: pare le donne, troppo impegnate a becchettarsi, non capiscano che l'aborto è una trappola, gettata per farle arrabbiare: è legge dello stato, le barricate al momento sono inutili. Che il mai padre Ferrara ne faccia un argomento, è troppo evidentemente una pubblicità. Lasciarlo solo è la sua sconfitta.

Invece, sulle tv va detto che infine abbiamo parole confortanti da Veltroni.

“Fa bene uscire dal racconto che la televisione ci regala ogni giorno e sul quale – ne ho raggiunto la consapevolezza – tutto il dibattito pubblico s’è riferito in maniera ossessiva e facile negli ultimi anni. Anche la politica… In Italia, l’Italia della televisione non c’è. C’è un paese diverso” “la televisione non racconta… quello che siamo … è fatto di avatar che magari parlano anche italiano, ma che si muovono ed interagiscono in maniera totalmente innaturale”.

Ha ragione: tante volte si ha difficoltà a riconoscere Taricone in uno spettatore di Grande Fratello. Le Università sono piene di ragazzi normali, che si entusiasmano facilmente, come tutti i ragazzi. Anche se sono disorientati come pochi. Certo, tutti sono spettatori, perdono di qualità in gusto: ma certo non si rispecchiano nei personaggi tv. La tv è compagna della nostra stanchezza, ma questo non vuol dire gradimento. L’Auditel è un meccanismo su cui bisogna intervenire – se pensa che questi programmi piacciono, è autoreferenziale. Sbaglia, e il Vangelo dice “Giudica l’albero dai suoi frutti”.

Veltroni propone l'unica cura condivisibile: rinvigorire il mondo della cultura e della formazione, creare nuove professionalità, nelle scuole e nelle università, per gestire la società del tempo libero. Non siamo educati al gioco, quando non abbiamo da fare non tutti sappiamo inventare un che fare intelligente, e chi non trova alternative casca nella televisione, più e meno sportiva; prima o poi, la depressione e l'egocentrismo sono inevitabili, ai margini dell'autismo. In tanto spreco di investimenti sulla formazione, non si sono creati dei corsi specializzati validi.

L’etica dei media non è un processo di censura, ma appunto avviare un circolo virtuoso di questo tipo. Una discussione aperta che guidi a problematizzare, come fa la media education; una discussione politica che valuti possibili regole per evitare gli eccessi (il cadavere di Meredith è già sanzionabile e sanzionato; ma le oscenità sono davvero tante). Discussioni generalizzate, organizzate e monitorate, potrebbero essere un modo per giudicare l'equilibrio dell’Auditel attivando un controllo democratico del maggiore ente (pubblico e privato) formativo della nazione.  Nel rispetto della libera concorrenza e della libera scelta delle persone, si possono costruire alternative divertenti e costruttive che non sono la televisione. Che insegnino a togliersi da quest'ottica di partecipare solo con gli occhi alla vita. Che sia una nuova trascendenza?

Questa parola di Veltroni ci fa sperare, per la prima volta dall'inizio di queste riflessioni. Quel che sinora ci ha annichilito è stato il silenzio globale di posizioni serie, non di potere. E' la linea di una politica di lunga durata. Ma le soluzioni ora non vanno gettate ai pubblicitari e ai formatori tipo UE (piogge d'oro), vanno meditate con costrutto: non sarà semplice evitare di cadere in nuovi tranelli, troppi sono interessati a crearne. Staremo a vedere.

 
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la par condicio vince

Post n°48 pubblicato il 01 Aprile 2008 da eticamedia

Oggi che la par condicio mostra la sua efficacia sospendendo Annozero di Santoro e Ballarò di Floris, vale la pena di fare qualche considerazione sul tema, prendendo spunto dal suo eroe negativo, Emilio Fede, un settantasettenne d’assalto, la cui moglie – presumo coetanea - figlia di Italo De Feo – allora famosissimo oltre che grande intellettuale e responsabile RAI - è oggi in buona posizione per entrare al Parlamento.

 

Lascio perdere ogni giudizio sul personaggio. Concentro l’indignazione su affermazioni riportate qualche giorno fa da Repubblica in un’intervista occasionata da una sua frase sulle “ridicole imposizioni” dell’Agcom, in quanto multato per 100.000 euro per aver dato il 53% delle sue notizie al PDL, tra i tanti partiti che si presentano in queste elezioni. Lui afferma che lo share del suo telegiornale lo salva, che in fondo non vede il problema, vista la diversa rilevanza delle posizioni. E quindi “io non intendo rispettarla. Ovvero, la rispetterò secondo la mia deontologia” – un’affermazione che un avvocato, ad esempio, potrebbe reputare molto interessante per far sospendere quasi tutti i crimini commessi, se giustificabili all’interno di una deontologia riconosciuta – non, ad esempio, la deontologia del ladro o dell’assassino, ma quella del proprietario di case e terreni, o di concessioni di qualche tipo. Interno alla deontologia di settore, infatti, è il principio economico di consentire la massima espansione al proprio commercio, quindi ritocco questa legge – non proprio tanto, quel poco che mi serve per costruire un villino abusivo o altro. Il principio affermato è insomma di una falsità palese.

Si potrebbe dire che si tratta di una intervista, di uno sfogo: ma non è un giudizio retto di un giornalista ai primi posti della carriera in Italia sottovalutare la comunicazione al giornale più letto del paese – a meno di non aver voluto dargli notizie false, così da poter poi creare bagarre, come ultimamente pare si vada cercando con ogni mezzo.

Chiunque abbia visto il tg4 sa bene che le parole sono veritiere, è la linea perseguita con forza, anche se in genere senza offesa alla legge ma solo al buon giornalismo: è sicuro, difatti, che si tratta di un prodotto buono dal punto di vista spettacolare - ma è solo questo il compito di un giornalista TV? Annulla il TV il termine giornalista, sarebbe un ossimoro, come oggi usa dire, una contraddizione in termini? Se il ruolo si diversifica, com’è certo, non annulla il controllo delle notizie e l’equilibrio nelle passioni (almeno formale): altrimenti, è politica pura.

Non chiamiamolo telegiornale, diamogli qualche nome alla Cucuzza, e le cose avranno un peso diverso. L’appartenenza al genere infatti conta molto sulla deontologia professionale, e si deve dire che il lettore nell’apprendere questi commenti può dubitare dei termini in cui questa deontologia professionale consista: un professionismo, di certo, una deontologia no – o almeno non di giornalista.

 
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grazie per gli auguri

Post n°47 pubblicato il 24 Marzo 2008 da eticamedia
Foto di eticamedia

ringrazio gli amici che hanno girato per i blog lasciando gli auguri: è una gradevole conversazione, questa tra i blogger, calda come possibile. Non è solo virtuale, è cortese, più di quanto usi oggi nella nostra oscietà. Qualche giorno fa alla libreria Treves di Napoli, nella bellissima Piazza dle Plebiscito, ho parlato della poesia nei blog: non vi dirò quali ho citato e mostrato ad un pubblico di nonbloggers, perché la scelta è stata fatta a caso: o meglio, per esempi. Tanti e troppi meriterebbero di essere presi ad oggetto di una breve conversazione. Invece, ho indicato solo alcune linee di tendenza, il diario, l'estemporaneo, il laboratorio di scrittura, il conforto poetico, l'icastico, il comunicativo... per dire come una volta di più il virtuale rispecchi quel che c'è sempre nell'uomo tutto, con le diverse ragioni della poesia cui anche i grandi poeti hanno obbedito, delineando i generi sommi. E' stato il mio augurio di Pasqua a questa nuova community di amici, che scopro padrona di una scrittura emotiva che reputo un interessante oggetto di analisi.

Ma è stato un augurio quasi segreto, come sempre le conferenze del mondo reale: perciò ve ne dò notizia, così da rendere pubblico questo augurio che ha riguardato un po' tutti! Anche se è già Pasquetta, spero che tutti abbiate passato questa Pasqua nel suo senso più profondo: reinizio, trasformazione, ottimismo di una nuova crescita!   

 
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