GIORNI STRANI
Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.
Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011Poll: Esistono oggigiorno condizioni per una coppia solida e serena nel tempo?
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Personaggi e fatti
Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.
« La qualificazione per Tarna 3 | I figuri a cavallo 1 » |
Giannetto 2Il suo linguaggio era assai scarno e anche poco fluente, al contrario dell’eccezionale dinamicità del corpo. Presumibilmente qualcosa lo aveva turbato. Leggermente curvo e magro, il colorito del viso giallognolo. Ma l’essenza di quell’individuo – e sì, perché già da subito si era avvertito di trovarsi di fronte un marziano – era tutta racchiusa sotto un paio di occhiali neri grossolani, in quelle orbite profonde da cui emergevano piccoli occhi lucidi e di un odioso celestino, sormontati da sopracciglia folte e quasi unite. Come età sarà stato sulla quarantina. Dondolava e pareva non darsi pace, muovendo asincronicamente i polsi, le mani e le braccia. <<Buona gente…!>> <<Che cazzo hai da strillare? Cosa cerchi qui?>> lo interrogò il Greco, mentre ci stavano raggiungendo pure gli altri. Come primo impatto non ci fece una gran bella impressione. <<Aprite il cancello, vi prego. Là fuori non c’è sicurezza.>> Ci consultammo rapidamente appena rischiarati dalla lanterna: <<E perché mai dovremmo farti entrare? Dicci il tuo nome>>, insistette Eugenio. <<Giannetto, Giannetto. Ma ascoltate… chiamate Gabriel, chiamate… ci sono dei nemici pericolosi là fuori, gente cattiva…>> E mentre farfugliava accennava a indietreggiare come un gambero. I suoi occhiali si erano appannati. Un altro rapido consulto e gli promettemmo un tetto per la notte. Ci raccontò, con qualche difficoltà nell’espressione verbale, che stava tornando a piedi da casa dello zio per rientrare nella sua dimora, dove viveva da anni con la sorella molto più vecchia. E si era imbattuto in alcuni personaggi a cavallo, incappucciati, indossanti lunghi mantelli e con un qualcosa in mano. <<Ho pensato a un cinema, ma poi ho visto che non rispondevano e… ho avuto paura e sono fuggito da voi. Anche perché Gabri e Silvano sono miei grandi amici>>, spiegò, mentre le donne provvedevano con solerzia a coprirlo con un pullover. Ritenemmo opportuno credergli e lo prendemmo sottobraccio, dato il suo modesto senso di orientamento nello spazio. I cuori picchiavano a mille. Non dubitammo minimamente del suo racconto sconnesso. |
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