GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

 

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Incontro con Gabriel e la Storia 1

Post n°285 pubblicato il 12 Ottobre 2011 da sergioemmeuno
 

    

 

 

    Strambo il primo incontro da solo con Gabriel. Dopo la performance della “dama bianca”, alias Laura, mi rifugio sulla spiaggia dietro la pineta. Il mare aperto, i suoni di sottofondo e la voce calda e sicura del precettore, nonché il suo profumo di tabacco.

La coda del sabato, fra poco si entrerà nella domenica, il culmine sportivo della manifestazione: su questi lidi ci sarà chi riderà, ma anche chi verserà lacrime per essere stato schiantato dall’avversario.

<<Pensieroso? L’importante è giocarsela con dignità. Poi si può anche perdere>>, mi sussurra. Si siede accanto a me, con le chiappe sull’arena umida. A un paio di metri il mare gorgoglia. È una pace quaggiù. Il luogo ideale per ogni confessione, ma anche per intese di qualsivoglia natura. Ad alcune decine di metri, fra una tenda e l’altra, qualche coppia o gruppetto in sacra contemplazione. Più in là ancora, già dalla vasta pineta, arrivavano seppure smorzati i primi schiamazzi delle tribù verdi. Le classiche canzoni accompagnate da una chitarra, barzellette, corteggiamenti, persino gavettoni.

La sua vicinanza mi mette un pizzico di soggezione. <<Stasera qualcuna t’ha fatto svalvolare, eh? Sfogati regazzi’.>>

     <<Non ti sfugge nulla. Hai un satellite personale?>>

     Sorride. <<Se tu potessi, chi sceglieresti fra Laura e Monica?>> L’arguto cerca di inserirsi con garbo nella mia intimità.

<<Tu cosa mi consigli>>, gli ripasso la palla.

Ci pensa un po’: <<Non posso darti una risposta unica>>.

<<Che significa?>>

<<Dipende dalla prospettiva. Mi dovrei calare in tre o quattro figure differenti.>>

<<Allora prendi la corda e calati.>>

<<Ok. Dunque, se fossi un maestro malato di estetica, ti direi di bere da ambedue le sorgenti.>> Un ghigno.

Ascolto con interesse: <<Mica male l’idea>>.

<<Se fossi un tuo amico, ti direi: “lasciamene una per me”.>>

<<Un amico veramente disinteressato.>>

Secondo ghigno. <<Se fossi tua mamma, infine, ti direi: “cocco di mamma, lascia sta’, non fanno per te!”>>

<<E perché mai?>>

      <<Non le vedo come mogli ideali, in grado di dare calore e serenità a mio figlio.>>

<<Forse perché sono due “ragazze moderne”, che non hanno in testa il principio di una famiglia vera?>>

<<Bah, vai al sodo Dani, sono tipe ambiziose. Pupe tremendamente am-bi-zio-se.>>

<<D’altronde per diventare medici ci vuole ambizione.>>

      <<Sì, ma credimi, il male è quando si è ambiziosi in tutto. E loro lo sono. Così si finisce per fare terra bruciata attorno.>> 

Quindi gli chiedo, per concludere, l’autorevole giudizio in qualità di sommo rettore dell’Officina.

      Sorprendente la risposta: <<Non ti devi far coinvolgere da nessuna delle due>>.

<<E se fossi un allievo, a chi batteresti i pezzi?>> Forse non avrò più altre  occasioni per stare da solo con lui, sicché voglio sfruttare queste improponibili condizioni.

<<È un dilemma.>>

Certo è che qui la Storia ci sta bussando alla porta.

     

 
 
 
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