GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

 

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Il raptus di Dani verso Alessio (1).

Post n°483 pubblicato il 10 Gennaio 2012 da sergioemmeuno
 

Ci sono periodi in cui presentiamo che prima o poi un fatto specifico – positivo o meno – avverrà. E non perché siamo stregoni, ma perché sarebbe necessario, dal fondo delle nostre energie, una forte opposizione che contrasti e respinga la forza in questione. Insomma, occorrerebbe un immenso sforzo, una perentoria affermazione della nostra libertà contro il corso degli eventi; purtroppo pochi privilegiati hanno simili possibilità nel proprio zaino. 

 Tutti i giorni, spesso inconsapevolmente, siamo chiamati a subire o a imporre la nostra scelta su ogni cosa, anche la più insignificante. La mattina: gustarsi un caffè o un the? Forse, in fondo in fondo, la lezione di Gabriel era proprio questa: oggi si stava vivendo un giorno ad hoc dedicato alla stupidità, ma non perché fosse una virtù e una gemma da conservare; bensì si stava vivendo un giorno da sciocchi in quanto era una nostra libera scelta, che sgorgava da una vocina interna mormorante: “Oggi non ho proprio intenzione di dedicarmi a faccende serie… e nel cervello metterò lo switch su stand-by. Chi può impedirmelo?”. 

Quando entrai nell’Officina e scambiai le prime parole con Alessio, all’istante mi si fissò in testa che fra me e lui non sarebbe potuto nascere nulla di buono. Troppo distante. Troppo provocatorio. Un mix nefasto di protervia e di sadomasochismo. Troppo contorto per i miei gusti. E altresì commediante a dismisura e incline a godere delle sofferenze altrui. Avrei dovuto compiere uno sforzo immane per non cadere nella sua vischiosa rete diafana. Per completare l’opera, giorno dopo giorno, mi ero accorto che in Laura – sì, il mio chiodo –  stesse germinando un sentimento di tenerezza nei suoi confronti; il tutto era corroborato da piccoli ma sintomatici gesti quotidiani. Si tradiscono e si adorano nelle piccole cose, le donne.

 Quella simpatia verso il meschino proprio non la mandavo giù. Un immane massa solleticava l’orlo del gigantesco contenitore, sul punto di traboccare in tutta la sua irruenza. L’acqua di un bacino che sta per straripare oltre la diga. Questione di minuti.

Stavamo a pranzo sotto il pergolato, teatro serale di esilaranti partite a carte. Era ilgiorno della stupidità e si mangiava senza alcun criterio. Il tavolo era un campo di battaglia: scatolette di tonno e salutari scatolette di carne conservata, sott’aceti, tubetti di maionese e di senape, wurstel, vaschette di nutella e di marmellata, crostini con burro e alici. Non c’è che dire, un pasto completo e sano.

Gli unici che mangiavano in modo normale, senza mescolare alimenti incompatibili fra loro, erano quei saggi e salutisti di Tommaso, Daniela e Laura; ma i tre, fin dall’inizio, si erano espressi negativamente in merito al giorno della stupidità, dichiarando che non avrebbero aderito a una simile arlecchinata. Lo stesso Gabriel aveva approvato anche questa decisione, ricordando che sarebbe dovuta essere esclusivamente una scelta consapevole e libera del singolo.

Alessio si gustava (?) una brodaglia fatta con prelibati dadi dell’anteguerra. Si conversava in modo non serio dei rapporti fra i maschi e le femmine, stuzzicando le “coppie ufficiali” formatesi all’interno della scuola: Flavio-Valentina, Tommaso-Giulia, Eugenio-Raffaella. Ma gli stessi coinvolti stavano al gioco e ribattevano  ogni colpo, sottolineando che era l’invidia a farli parlare così.

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