GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

 

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L'incontro con Gabriel e la Storia 3

Post n°287 pubblicato il 12 Ottobre 2011 da sergioemmeuno
 

    <<Una cosa mi sfugge>>, tiro il sigaro, <<Il progetto non è troppo grande per noi?>>

    <<Primo: dei cervelloni vi faranno un culo così, per darvi le basi su alcune discipline. Dalle tecniche di meditazione alla fisica. Secondo: vi ho scelto fra migliaia di creature. Se siete qui non è un caso.>>

    Mi aspetto da un momento all’altro che ammetta lo scherzo, ma la sua espressione si fa ancora più seria.

   <<Carissimo, abbiamo selezionato dalla nascita circa mille pupetti. Poi li abbiamo seguiti in ogni tappa. Una fittissima rete di collaboratori, persino neurologi e genetisti, anni e anni di lavoro per arrivare a sceglierne cento…>> Ci crede in ciò che dice.    <<Fra questi, solo voi diciotto avete afferrato quell’indovinello. Dani, siete la crema della società. Il meglio della generazione emergente.>>

    <<E quali diamine sono stati i criteri di scelta?>>

   <<Una forza d’animo superiore e almeno una seconda qualità dominante, purché unica.>>

   Sono nella confusione più totale. <<Non capisco cosa abbia di speciale un pallemosce come Felice o una Raffaella.>>

    <<Il primo è un tremendo viscido figlio di puttana. Potrebbe servire anche questo, fidati. La donnona ha una smisurata fede divina.>>

    <<Monica e Laura?>>

    <<Già te l’ho detto prima: sono ambiziose sopra ogni limite.>>

   Rimaniamo in silenzio per cinque minuti. Non sono obbligato ad accettare, ma adesso ho perso la capacità di analisi: al mio cospetto o c’è un genio o un attore da
cinque premi oscar.

    <<Chi sono gli altri due.>> Ho una curiosità famelica di sapere gli altri nomi.

    Si raccomanda di non parlarne con nessuno, giacché tutti gli altri sono all’oscuro del progetto: <<Alessio e Laura>>. Suona come una sentenza. Giocherella nervosetto col Ronson e si volge al rallentatore verso di me, piegato col busto in avanti, quasi a cercare subito il mio consenso.

    Provo disgusto: <<Cosa?! Nada. Non ci verrò mai con loro due. Mai e poi mai>>.

   <<Gesù, siete i migliori voi tre… che ce posso fa’? Devi imparare a lavorare con loro>>, si sbraccia mostrando preoccupazione e impotenza, giacché sa bene che non voglio scendere a compromessi.  

    Il baffuto mette la testa fra le ginocchia, per tirar fuori il coniglio dal cilindro. E  pure stavolta ci riesce.

    <<Zio lepre, ascolta, ma guarda te… va be’, su, segane uno. Te lo concedo. Dimmi chi tagliamo fuori.>>

    Faccio finta di pensarci. Poi sego quel verme di Alessio.

    <<OK. Sul sostituto ci penserò con calma.>>

    <<Chi hai in mente?>> gli chiedo concitato.

    <<Giovine, stai tranquillo. Già mi fai le scarpe?>> Inevitabile una risata corrisposta.

    <<E la Ducròs sa di essere una prescelta?>>

    <<No, domani mattina, ci parlerò.>>

    <<E se lei sega me?>>

    <<Sono cazzi. Ma su di te, tranquillo, non mollo un centimetro. Peggio per lei.>> Un sospiro. <<Certo, se perdiamo pure lei, Dio caro>>, continua tormentato mentre soffoco a stento una risatina, <<tocca scegliere fra scamorze e cavalli pazzi. Dai dai, ridi ridi aha! Lo sai che fa male soffocare le risate? Aha, bella la vita, eh?>> inizia a urlare dilatando buffamente quegli occhi spiritati.

    Quando parla di “cavalli pazzi”, senza ombra di dubbio si riferisce a Monica e Roland; due tipi molto svegli ma poco inclini a lavorare in un’equipe, per via di una certa insofferenza verso le regole e i compromessi.

 
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