Anch’io sono persona particolarmente curiosa, caro Roberto (nome di mio padre e di mio figlio), un istinto che mi ha guidato in un “viaggio” la cui meta è sempre stata la conoscenza, la consapevolezza. Per il lavoro che faccio non potrei fare altrimenti, è la curiosità che mi consente di cercare e spesso trovare sempre nuove informazioni. Anche la mia recente presenza nel virtuale è dovuta a questo istinto. Il mio punto di vista sul divino è l’agnosticismo, ciò non toglie che è proprio per la curiosità innata che mi ritrovo spesso ad approcciare -in modo sincretico- a scuole di pensiero diverse, fatta eccezione per la Politica, ovviamente. Una ricerca interiore che ha poco in comune con la New Age, con l’esoterismo o il misterico. Diciamo che sono incuriosito anche da questo, ma proprio perché non ho la tendenza a dare preminente o esclusiva importanza a considerazioni di carattere morale. Insomma alla mia età mi sento abbastanza attrezzato per continuare le mie esplorazioni. In questo post ho inserito la citazione di Elémire Zolla, associandola alla metodologia Pictura Vivida, proprio perché il progetto di comunicazione che elaborammo e poi calammo in un contesto di evento aggregante (Borsa Internazionale del Turismo di Milano), rivitalizzando una stanza fatata, uno scrigno leggiadro destinato all’accoglienza: la Sala del Triclinio di Villa dei Misteri. Per completezza di informazione, ho anche linkato la videointervista a Zolla i cui studi antropologici, a mio modesto avviso, gli intellettuali di sinistra avrebbero anche potuto rivalutare dopo la sua morte. Ma lasciamo perdere Zolla e torniamo alla megalografia di Villa dei Misteri. E’ un rarissimo esempio di pittura romana classificata come “stile pompeiano” o per taluni studiosi “schema decorativo pompeiano”. Considera che un affresco analogo e di pari importanza è quello di una villa di Boscoreale (a pochi chilometri da Oplontis e da Pompei), in quell’area vesuviana riconducibile alla Pagus Augustus Felix Suburbanus. Peccato che questa megalografia che ti ho citato in termini comparativi sia oggi possibile osservala “smembrata” in più musei (dal Metropolitan Museum di New York, al Louvre, al Museo Archeologico Nazionale di Napoli). Mi sto dilungando, e me ne scuso, ma se lo faccio è proprio per inquadrare il post nella realtà, quella vera, a cui fai riferimento nel tuo commento. Ma è anche l’occasione per fornire ulteriori informazioni agli amici di Libero che con loro commenti animano questo blog.
Tornando all’evento “Pictura Vivida - La Sala del Triclinio di Villa dei Misteri in Pompei”, la strategia che elaborammo ribaltò completamente i canoni di comunicazione usati solitamente in contesti di quel tipo, appunto aggreganti. La B.I.T. (Borsa Internazionale del Turismo) di quell’anno, si estendeva su di una superficie di circa 250.000 metri quadri occupando, quasi per intero, gli spazi espositivi della Fiera di Milano. Immagina che il solo padiglione Italia misurava 25.000 metri quadri. La visibilità era praticamente data dallo spazio occupato ma un mq NUDO costava ben 500 mila delle vecchie lire. La realtà vera, in quel caso, era rappresentata dal fatto che complessivamente l’Assessorato al Turismo della Provincia di Napoli presso il quale lavoravo (guidato dall’attuale Vicesindaco di Napoli di Rifondazione Comunista) aveva in bilancio 50 “miseri” milioni di vecchie lire (era il 1999). La prima criticità da affrontare fu quella di rendere “visibile” uno spazio pari allo 0,02 per cento dell’area espositiva della B.I.T. e a tal proposito mi sovviene un antico proverbio napoletano che recita: E GGHJUTA 'A MOSCA DINT'O VISCUVATO (“E' finita la mosca nel vescovado” e lo si dice di un modesto spuntino che dovrebbe saziare un affamato). Al nostro proverbio possiamo poi aggiungere l’italico AGO NEL PAGLIAIO. Considera, infine, che tutti gli espositori mettevano in mostra i propri “gioielli” per ottenere la massima visibilità e, per esempio, nel Padiglione Brasile si poteva pregustare il Carnevale di Rio (principale attrattore turistico di quel Paese) attraverso spazi scenografici di blocos, animati dalle principali Scuole di Samba (ti lascio immaginare cos’erano le ballerine selezionate per l’evento…). Questo il contesto dei competitors di cui eravamo perfettamente a conoscenza. Durante una riunione di brainstorming con i miei due compagni d’avventura (per i non addetti ai lavori per brainstorming si indica una tecnica creativa di gruppo capace di far affiorare idee risolutive del problema) tirammo fuori alcune parole chiave. Ti indico quelle che furono risolutive per la successiva elaborazione dell’idea progetto: Perla, unicità, celare, segreto, mistero, rivelare, dono, vero, falso,significato, significante, testimonial, cultura, vita, morte, luce, oscurità, identità, tradizione, sensi, emozione, spazio, supermarket, cibo.
Il passo fu poi breve. In estrema sintesi, individuammo il gioiello da celare per poi rivelarlo e rivitalizzarlo dando forma al contenuto concettuale legato alle parole individuate.
La realizzazione della fedele ricostruzione della Sala del Triclinio (35 metri quadri + 15 per il camerino della compagnia) fu l’elemento propulsivo di un evento che fece della spettacolare fusione di danza, suoni, visioni, un’emozionante avventura tra arte, immagine, movimento, ritmo, tecnologia e tipicità enogastronomiche.
Il pubblico era costituito prevalentemente da stakeholder (portatori di interesse) selezionati con grande attenzione. Dopo aver degustato alcuni prodotti tipici dell’enogastronomia napoletana (con quel po’ di progetto gli sponsor tecnici non ci mancarono) si avvicinavano al cubo, bello da vedere solo per la sua cromaticità, ma assolutamente estraneo al contesto nel quale si sarebbero calati. Infatti, come per incanto, nell’entrare si ritrovavano a contatto con i misteriosi affreschi del rituale iniziatico. Giochi di luce evidenziavano il ciclo pittorico per poi affievolirsi fino al buio profondo, preludio di un viaggio in un tempo senza tempo.
E' notte, nel silenzio della Stanza una voce narrante brinda elogiando il vino. Gli attori entrano in scena dando inizio ad una performance di teatro danza liberamente tratta dalle Baccanti di Euripide.
Per le coreografie, non facemmo altro che “stendere” come un pellicola cinematografica la megalografia trattando i fotogrammi come uno storyboard. Il termine indica la rappresentazione grafica, sotto forma di sequenze disegnate in ordine cronologico, delle inquadrature da realizzare per uno spot, un film o anche un fumetto.
L’evento che ti ho sinteticamente descritto, riscosse un gran successo riuscendo a perseguire l’obiettivo di proporre i valori storici, culturali ed artistici della Provincia di Napoli anche al fine di aumentare l’indice di attrattività delle tipicità proposte, proprio perché evocative di sensazioni e valenze della zona d'origine.
Questo link, è di pochi giorni fa. http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/arte_e_cultura/15_marzo_20/scavi-riapre-villa-misteri-franceschini-si-cambia-33201840-ceef-11e4-a574-6aec89aee768.shtml
Grazie Roberto per il tuo commento, mi ha consentito di chiarire meglio il contesto da cui traeva origine il post. Un abbraccio fraterno. |