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« OGGI HO VOGLIA DI QUESTODEI DELITTI E DELLE PENE »

IL CARNEVALE E LE MASCHERE

Post n°50 pubblicato il 11 Febbraio 2007 da luvi57

La maschera (dall'arabo "mascharà, scherno, satira) è sempre stata, fin dalla notte dei tempi, uno degli elementi caratteristici e indispensabili nel costume degli attori. Originariamente era costituita da una faccia cava dalle sembianze mostruose o grottesche, indossata per nascondere le umane fattezze e, nel corso di cerimonie religiose, per allontanare gli spiriti maligni.
In seguito, dapprima nel teatro greco, successivamente in quello romano, la maschera venne usata regolarmente dagli attori per sottolineare la personalità e il carattere del personaggio messo in scena. Ma l'uso della maschera che interessa questa necessariamente sommaria introduzione si riferisce propriamente a quel fenomeno teatrale, fiorito in Italia nel corso del XVI secolo e affermatosi prepotentemente in quello successivo, comunemente noto come "Commedia dell'Arte".
Uno dei primi "temi", estremamente elementare e naturale, oggetto di rappresentazione nelle primitive forme della commedia "a soggetto", è la "beffa del servo", una sorta di ingenua e innocua rivincita concessa dalla fantasia popolare all'umile nei confronti del potente. Innumerevoli sono le rappresentazioni, specie sui palcoscenici della decadente Repubblica veneziana, che hanno come tema il contrasto tra il servo zotico (lo "Zanni") e il padrone vecchio e rincitrullito (il "Magnifico").
La fortuna del contrasto, le varie forme in cui si manifesta, fanno sì che il personaggio dello Zanni subisca continue, interessanti e sostanziali modifiche, e che si caratterizzi variamente, rendendosi sempre più simpatico e variegato: questo spiega la presenza, nella tradizione giunta fino a noi, di tante maschere rappresentanti parti di servitori, dal celeberrimo Arlecchino all'intelligente Scapino.
A proposito di Arlecchino, è doveroso ricordare quell'autentico genio della Commedia dell'Arte che nobilitò le scene nella seconda metà del XVI secolo e, partito con l'interpretazione dello stereotipo personaggio del servo Zan Ganassa, nel 1572, in terra di Francia, per la prima volta attribuì alla maschera il nome di Zanni Arlecchino.
Le continue e salutari mutazioni a cui fu soggetto il personaggio dello Zanni portarono inevitabilmente alla distinzione fra servo furbo e servo sciocco, chiamati "primo" e "secondo" Zanni.
Arlecchino, Burattino, Flautino e il famosissimo Pulcinella facevano parte del secondo gruppo; Brighella, Beltrame, Coviello, Zaccagnino, Truffaldino, Pezzettino, Stoppino del primo.
Un posto di primo piano è riservato alle maschere dei "vecchi", il cui capostipite sarebbe il "senex" della commedia latina. I "vecchi" generalmente erano due, ma non portavano sempre e dovunque lo stesso nome; perlopiù furono conosciuti l'uno sotto il nome di Pantalone e l'altro di Dottore, Dottor Graziano o Dottor Balanzone. Altra maschera fondamentale era quella del Capitano, soldataccio spaccone, vanaglorioso, violento e pavido, altrimenti noto come Capitan Spaventa, Capitan Rodomonte, Capitan Matamoros , Capitan Spezzaferro, Capitan Terremoto, Capitan Spaccamonte, e via di questo passo. In questa maschera si è voluto vedere una caricatura feroce del soldato spagnolo che, nel periodo di tempo in cui fiorì la Commedia dell'Arte, spadroneggiò in quasi tutta la penisola.
Accanto alle maschere che rappresentavano i personaggi principali e indispensabili in ogni commedia, si aggiravano altre maschere, spesso doppioni, derivazioni delle prime con mutazioni o correzioni non molto indovinate: a volte non era mutato che il nome, altre il dialetto che la maschera parlava. I Pandolfi, gli Ubaldi, i Cola, i Burattini e i Pezzettini ebbero giorni di relativa gloria nel XVII secolo, dopo di che scomparvero.
Mi sembra giusto concludere ricordando anche quelle astute servette, altrimenti chiamate "fantesche", preposte alla salvaguardia dell'onore di spesso scialbe padroncine.
Tutti questi straordinari personaggi sono riusciti a sopravvivere alla morte del teatro al quale pur debbono la vita, perché riconosciuti degni di rappresentare ciò che di più caro le città italiane avevano nel cuore, le tradizioni domestiche, la parlata popolaresca, lo spirito delle antiche cose.
E ancora oggi continuano a rallegrare i nostri Carnevali.

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edmondo2000
edmondo2000 il 12/02/07 alle 00:03 via WEB
No, il carnevale proprio non mi piglia, nemmeno da bambino sono mai riuscito a farmi "prendere" dal carnavale. Poi, domenica, farò come l'anno scorso, da pochi giorni da solo :( andrò in giro a fotografare le varie maschere, soprattutto i bambini che di solito hanno due meravigliosi occhioni pieni di stupore. Un saluto carissimo, ciao edmondo.
 
a_tiv
a_tiv il 12/02/07 alle 11:58 via WEB
Ciao Luvi....Carnevale è sempre l'occasione buona per sorridere un po' di più, nonostante sembra che i motivi per farlo siano sempre di meno. E' la festa dei bambini ma anche dei grandi. Accomuna la satira che si dirige sempre, a parte diverse e interessate traiettorie, verso il sentimento popolare. E' spesso l'espressione del sentire della gente sia nella sapienza della sdramatizzazione di persone e vicende, sia nella denuncia di uomini e circostanze che il popolo sente discostarsi dai suoi modi e dalle sue aspirazioni. I carri allegorici, che sfilano in molte città della nostra penisola, sempre rappresentano gli umori ed i sorrisi della gente. Il Carnevale è sempre un'espressione di un modo popolare di esprimersi. E' un tagliato del nostro modo di dire e sorridere. E la gioia dei bambini che adorano le maschere, immersi come sono nel loro mondo fantastico in cui la realtà, il più delle volte, poco si discosta dai percorsi più frivoli di un'innocente fantasia. La maschera esalta la capacità di dar corso ai valori di coraggio e di ardimento che a quell'età è per loro il mito dei grandi. Anch'io quest'anno voglio ìnserirmi nella bolgia del sorriso, a fine settimana ho pensato di volare a Venezia per vivere la magia di un'atmosfera esaltante come è quella del carnevale della città lagunare. Non so se coglierò spunti per scrivere qualcosa e magari discostarmi per qualche giorno dall'attenzione su fatti di diverso spessore sociale. Ciao e grazie per avermi fatto leggere cose su cui in precedenza non mi ero mai soffermato. Un abbraccio! Vito
 
shiondgl
shiondgl il 12/02/07 alle 15:49 via WEB
Ciao Luvi. Grazie per questo post, mi è piaciuto molto. Da piccola, ho sempre festeggiato il Carnevale, ed ancora mi piace, anche se non mi maschero più: però amo osservare le maschere (specie quelle veneziane che giudico le più belle al mondo) ed i carri allegorici. Il Carnevale, come tu hai scritto, ha radici antiche ed importanti,e va salvaguardato. Buona giornata! Silvia
 
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