Ma nemmeno un centesimo, anche perché praticamente tutto quello che vale qualcosa a Notre Dame non è stato sfiorato dall’incendio: il tetto andato in fiamme era stato rifatto e la famosa guglia crollata – un pezzo di architettura messo a caso e borghesemente cafone – era stato costruito a partire dal 1860 per celebrare i fasti del secondo impero.
Alla stessa epoca appartengono le gargolle, ossia i mostricciattoli che fanno tanto falso medioevo e che furono ideate dall’architetto Eugène Viollet-le-Duc per rappresentare in modo deforme le proprie ossessioni: infatti è presente anche un cerbero a tre teste che vuole simboleggiare la minaccia dei movimenti popolari e del socialismo.
Insomma né la Francia, né la cristianità hanno perso gran che, anzi direi che almeno la cattedrale parigina potrebbe uscirne finalmente mondata da tutti gli interventi che si sono susseguiti dal ‘700 in poi per celebrare la grandeur francese. Quindi cosa significa che ” con la guglia di Notre Dame si sgretola la una parte della nostra identità di Europei” come scrive Repubblica ormai affondata nella peggiore retorica come il Titanic nelle acque gelide dell’Atlantico e pascola con le peggio capre salottiere?
Ma forse sono decisamente troppo severo perché la stessa Repubblica ci spiega che il fascino e l’importanza della cattedrale deriva non solo perché dall’essere stata immortalata da Victor Hugo con il celebre gobbo Quasimodo, ma anche e soprattutto dal suo fare da sfondo opere immortali come gli Aristogatti e Amelie. Di fronte a tanto non si può non lamentare la perdita di identità europea, quella appunto saldamente fondata sui cartoni animati."
Buona Pasqua....