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Messaggi del 10/04/2022

La storia che non si fa con i 'se' e con i 'ma', bensì con i 'forse'.

Post n°2040 pubblicato il 10 Aprile 2022 da fedechiara
 

Se, fra qualche mese od anno, ci capiterà di ripensare all'ascesa e prevedibile caduta dallo scranno presidenziale del presente uomo della provvidenza dal nome leggendario di un rettile sputafuoco, forse (e dico 'forse') ne indicheremo la causa (della caduta politica rovinosa) nella infelicissima frase che lo espose alla gogna della Rete – con infinite battute e vignette satiriche e i rivenditori di macchine per il condizionamento domestico disperati e che avvieranno, verosimilmente, una 'class action' risarcitoria contro il pretensioso personaggio in questione.
Già, perché spacciare l'oro alla patria di una pace improbabilissima (date le dichiarazioni tonitruanti in casa Nato) con i condizionatori spenti - che ci sono diventati necessari come il pane, date le estati torride e i vecchietti che muoiono come mosche nelle rsa che ne sono sprovviste – è una di quelle scivolate sulla buccia di banana che, in tempi meno calamitosi dei presenti, avrebbero portato (in altri paesi) ad immediate dimissioni per valicato limite della decenza politica.
Ma non era di questi 'forse' che vi volevo parlare, bensì di quelli che potrebbero ipotizzare una vera e ragionevole pace tra gli ucraini e i russi. La follia collettiva che impazza nei palazzi della politica e regna sovrana nelle redazioni dei giornali e dei tiggi, racconta, con toni esaltati e incensatorii, di una luminosa democrazia ucraina filo Nato da difendere con le unghie e con i denti (e con i condizionatori e le caldaie a gas spenti e rottamati i fornetti a microonde e le lavatrici).
Ma l'analisi dei fatti di piazza Maidan, a clamori sedati, e la caduta di Yanucovich, ha, forse (e dico 'forse', gli storici ce lo diranno), alle spalle lo storico 'aiutino' c.i.a. di tanti golpe sudamericani delle 'repubbliche delle banane' d'antan e la tragica 'esportazione della democrazia' nei paesi arabi con gli esiti che ci sono noti. Nell'ascesa e caduta delle democrazie di ogni tempo e luogo niente è mai così 'luminoso', ne converrete.
Se rigettate questo 'forse' allora si torna al presente: agli invitti combattenti del battaglione Azov inquadrati nell'esercito ucraino dopo i tanti massacri nel Donbass e le torture abbiette e i 'crimini di guerra' mai indagati e a tutto il resto di una stolida narrazione filo Ucraina inerme e filo 'difensori della patria' aggrediti dai cattivissimi russi invasori. E la guerra del Donbass (con i suoi 'mila' morti dimenticati), da cui tutto origina, diventa una appendice fastidiosa da espungere e dimenticare perché 'non è con i 'se' e con i 'ma' che si scrive la Storia.
E trovo ragionevole e sensata la chiosa di uno scrittore e giornalista, Marcello Veneziani, che così, pacatamente, ce la racconta e mi sento di sottoscrivere:
(...) Infatti, il sottinteso trascurato è che non si difende il diritto di una nazione a restare neutra e sovrana rispetto alle potenze sovranazionali; ma la “libertà” di aderire all’Europa e alla Nato, con una precisa scelta di campo. Dimenticando i difficili, delicati equilibri che ci sono tra aree di influenza, imperi ed ex imperi. Saggezza avrebbe voluto che si fosse perseguito, già prima della guerra, la linea della zona neutra tra l’area Nato e l’area russa. Ovvero l’Ucraina non rientra nell’orbita russa; ma non entra nemmeno nell’orbita americana, fino a installare le basi missilistiche Nato alle porte della Russia. Si mantiene in quell’equilibrio che è in fondo l’unica chiave della sua storia e perfino del suo nome: Ucraina vuol dire proprio questo, linea di confine tra Oriente e Occidente.
Ma è difficile, lo so, togliersi dall'impaccio dei 'se' e dei 'ma' e dei 'forse' – perfino negli accadimenti delle nostre vite private, figurarsi quando c'è di mezzo la Storia.
(...) 'L’elmetto è l’ultima maschera dello Scemo di Guerra per nascondersi meglio.'

🟢 Lo Scemo osceno – di Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano del 9 aprile 2022.
"Quando abbiamo scritto che i morti di Bucha sono quasi certamente vittime dei russi, ma che la ricostruzione minuziosa della strage – qualunque esito darà l’indagine indipendente – non sposterà di un millimetro il giudizio sulla guerra, come non lo sposteranno le atrocità ucraine (sempre più frequenti anch’esse), lo Scemo di Guerra Collettivo ci tacciò di putinismo.
Poi il Dipartimento di Stato Usa disse di non avere elementi certi: putinista?
Poi Francesca Mannocchi (Stampa) spiegò a La7 che la fossa comune accanto alla chiesa è il cimitero del vicino ospedale che, non potendosi celebrare funerali, getta lì i corpi dei caduti: putinista?
Poi il sottosegretario ai Servizi, Franco Gabrielli, dichiarò che “al momento riteniamo che sia stato un eccidio, ma sulle responsabilità dobbiamo essere molto cauti. Se ci sono situazioni che possono essere rappresentate in maniera diversa, la lesione alla credibilità di una narrazione è devastante”: putinista?
Poi si scoprì che i famosi “boia di Bucha” non erano mai stati lì. E molti osservano che i cadaveri ai bordi della strada sono privi di sangue, in condizioni incompatibili con una permanenza di quasi un mese, a distanze troppo regolari per essere morti lì.
Altri notano l’assurdità di ordinare e contemporaneamente di occultare i cadaveri nelle fosse comuni e di esibirli in strada.
Come scrivemmo il primo giorno, l’unica certezza è che quegli esseri umani sono morti, quasi certamente per mano russa, perché la guerra è questo (basta leggere Gino Strada): 9 morti civili su 10. E chi è più bravo (o più creduto) sui media li usa a proprio vantaggio, mentre nasconde i propri (8 anni di orrori del nazi-battaglione Azov in Donbass chi li ha visti?).
Da quel giorno i negoziati sono evaporati. La parola d’ordine è quella dell’ invasato Kuleba: “Armi armi armi”.
Biden e i suoi Lukashenko europei illudono Zelensky che sta vincendo, Putin batte in ritirata e, se tutto va bene, l’Ucraina (già sull’orlo del crac prima della guerra) invaderà presto la Russia. E ci prepariamo alla pioggia di fuoco incrociata nel Sud-Est con dieci, cento, mille Bucha.
Sempre a scapito dei civili: più li armiamo, più è difficile distinguerli dai militari. Domenico Quirico (Stampa) dice che “Biden non vuole trattare con Putin, ma rovesciarlo. La sua guerra è diversa da quella europea: non gliene importa niente dell’Ucraina” (putiniano anche lui?).
I veri amici di Putin sono proprio i suoi finti nemici: quelli che mandano altri tank e promettono la Nato pure alla neutrale Finlandia, così i pochi russi che ancora non si bevevano la propaganda di Putin sull’accerchiamento atlantico ora ci credono. L’elmetto è l’ultima maschera dello Scemo di Guerra per nascondersi meglio."

 
 
 
 
 

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