Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
 

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Messaggi del 30/04/2022

Consolazione della filosofia in tempi di guerra prossima.

Post n°2073 pubblicato il 30 Aprile 2022 da fedechiara
 

Negli ultimi due anni del nostro scontento abbiamo rivalutato la filosofia. 'Godi di ciò che hai e sii contento di averne.', ci diciamo – dopo che la pandemia e le clausure conseguenti hanno reso precarie le vite e le libertà, perfino quelle fondamentali dell'uscire di casa e progettare un viaggio anche minimo, di prossimità. E chi aveva un lavoro e i suoi ritmi di vita conseguenti si è dovuto adattare al 'telelavoro' e le vite degli adolescenti, già rincretiniti di loro per l'uso massivo e sregolato dei cellulari, è sprofondata ancora di più a fondo nel virtuale delle malate relazioni a distanza e nella schizofrenia che, spesso, ne consegue.
E la presente guerra di Ucraina ha sconvolto il paesaggio planetario e quello nostro personale – e non sappiamo più chi siamo e che cosa abbiamo (di cui godere) e se qualcosa lasceremo ai figli in un mondo che teme di esplodere da un giorno all'altro nella più devastante delle guerre: quella termonucleare delle distruzioni reciproche totali dei confliggenti e di quella del pianeta - di quel che ne resterà, ad esplosiva salva nucleare conclusa.
E vien da sorridere nel leggere i commenti su F/book di gente che si schiera a favore di una o dell'altra delle fazioni in guerra e delle storiche 'appartenenze' Nato a fronte dell'incombere dell'olocausto nucleare che tutto cancella – e tornano a fiorire, negli aridi boschi dei socials, i velenosi carpofori delle stupide partigianerie da prima e seconda guerra mondiale e 'guerre fredde' redivive.
E tornano in auge, udite, udite, gli odiati confini - che un professore di vaglia in un suo libro aveva detto estinti e patrimonio negativo bellico dei maledetti nonni e dei padri guerrieri e noi esenti, che fortuna! Noi gaudenti figli dei computer e della liberatoria virtualità delle 'seconde vite' virtuali e della salvifica postura 'uomo-schermo-tastiera' che cancellava d'emblé la postura 'uomo-moschetto-trincea' dei milioni di morti stupidi delle lapidi e delle medaglie alla memoria (A. Baricco 'The Game').
Che bella illusione ci ha nutrito, noi figli della seconda metà del secolo Ventesimo che aborriamo ogni e tutte le guerre, di avere sconfitto il demone ipogeo che oggi impazza in terra ucraina – ma già da otto anni aveva seminato di morti (soldati e civili, uomini, donne e bambini) le sue regioni confinanti con la Russia in una guerra peraltro dimenticata, guerra locale, periferica che, chissà perché, non commuoveva a sufficienza i nostri bravi giornalisti della stampa e delle televisioni mainstream e non ce ne ragguagliavano, non si stracciavano le vesti, né menavano scandalo come fanno oggi, invece, dopo l'invasione risolutiva delle truppe russe.
E tocca trovare rifugio e consolazione nella filosofia di Boezio (caducità e vanità delle umane cose), come dicevo all'inizio, e nell'Ecclesiaste che ci ammonisce a non riporre tutte le nostre speranze nelle umane cose che 'picciol tempo duran' e ricordare, invece, che viviamo in prossimità di un:
(…) abisso orrido, immenso ov'ei (il genere umano n.d.r.) precipitando il Tutto oblia.'
Tale è la vita mortale, vergine Luna.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante cielo e testo

 
 
 

I limiti della verticalità.

Post n°2072 pubblicato il 30 Aprile 2022 da fedechiara
 

Del 'dare la scalata al Cielo'. - 30 aprile 2020

Non è che la detenzione ai domiciliari, causa corona virus, abbia evidenziato 'il meglio e il peggio di noi' – come scriveva quel tale tout court. Il meglio e il peggio l'avevamo dentro da sempre ed è il troppo tempo a disposizione e il girare per casa in pigiama e senza farsi la barba che l'ha reso manifesto oltre il lecito.
Il bene e il male, il meglio e il peggio delle persone sono anfore mitologiche che stanno nelle cantine di ognuno come gli otri pieni di vento regalo di Eolo a Ulisse e ne attingiamo al bisogno. Ma guai a lasciarli scatenare.
'Esser costretti a farsi anche del male per potere, con dolcezza, perdonare.' scriveva un poeta bolognese scomparso anzitempo.
Per dire di quanto siamo strani e complicati, noi esseri umani e poco capaci di ben bilanciare i liquidi arcani delle due anfore che abbiamo a disposizione.
Sempre attingendo alla biblioteca universale di Facebook:
'I cretini sono sempre esistiti, solo che, prima di F/book, ne ignoravamo i nomi e i visi'.
Intendiamoci: ci sono anche i medici valenti, gli studiati, i volonterosi che fanno volontariato, gli eroi promossi sul campo dell'onore – il meglio e il peggio, insomma, di una umanità varia e diversa che, durando la pandemia, ha mostrato la sua difficile composizione e gli equilibri sociali fragili, come vuolsi dimostrare.
E tra il peggio io ci metto i talebani dei d.p.c.m., gli evangelisti del Profeta che, dalla Mecca di palazzo Chigi, ci ha regalato lungo i due mesi del nostro scontento i versetti dalla sharia pandemica – e i suoi scalmanati evangelisti fuori dalle terrazze, a migliaia, intenti a gridare improperi e 'Untori!' agli sconsiderati che se ne uscivano senza mascherina o appaiati. E quegli evangelisti talebani tuttora imperversano ottusi, malgrado sia palese e irresistibile il 'rompete le righe' di intere Regioni e categorie economiche, e ci fracassano gli zebedei già malandati con la loro predicazione furiosa e gli anatemi e i 'Penitenziagite! col capo cosparso di cenere.
Che, se quella loro predicazione fanatica fosse efficace e irreggimentasse i pochi riottosi, costringendoli alla divisa e rigorosamente mascherati, passi.
Vivremmo in un mondo meno libero e conculcati i diritti fondamentali ai fini della riguadagnata salute, ma così non è, non sarà, perché 'grande è la confusione sotto al Cielo', scriveva Mao tse Dong, il grande condottiero cinese.
E concludeva: '...la situazione è, quindi, eccellente'.
Fuor di metafora: possiamo provare a porre in essere i migliori propositi e tutti i 'lockdown' presenti e quelli eventuali futuri e le mascherine che trattengono gli aerosoli incollate sulle facce di ognuno e tutti, ma è sempre con la grande confusione sotto al Cielo che ci misuriamo - e dovremmo farcene una ragione dei nostri limiti e delle incapacità palesi a risolvere i problemi e guarire d'incanto le pandemie.
Questo significa che dobbiamo essere 'pronti alla morte', come cantiamo durante il nostro inno nazionale, dritti in piedi e con gli occhi lucidi.
E' così – e se qualcosa ci ha insegnato la lunga detenzione e gli ascolti obbligati delle cifre dei contagi e dei morti e dei dispersi della infodemia televisiva è che: 'A chi la tocca la tocca', come gemeva Tonio nei 'Promessi sposi'.
Perché è la morte il nostro orizzonte mentale, ci ricordava Heidegger, e l'obbedienza in guerra agli ufficiali che guidavano gli assalti fuori dalle trincee maledette ce lo ricorda, ma più perché Il Faust delle vane provette e gli alambicchi fumanti e il tentativo di dare la scalata al Cielo degli uomini-semidei ci ricorda quanto vani siano i nostri sforzi di creare le pietre filosofali.
Penitenziagiamo, fratres.
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