Creato da nimriel il 12/03/2005

L'Angolo di Nimriel®

bla bla bla... e ancora bla!

 

 

Dei Geni (in)attesi

Post n°679 pubblicato il 26 Luglio 2007 da nimriel
 

L'attesa è sospensione.

Muoversi, vivere, respirare, meccanicamente, in attesa che l'attesa finisca.

L'attesa è desiderio.

Che termini, che passi, che si esaurisca. L'attesa.

L'attesa è struggimento.

Inatteso, insperato, perfino indesiderato tanto fa male. Attendere.

Attendere. Aspettare. Attendere. Aspettare.
Tempo che scorre velocemente, tempo che non scorre abbastanza.
Contraddizione dolceamara. Condizione d'impotenza. Frustrazione viva ma vitale.
Aspettare. Attendere. Aspettare. Attendere.

Che finisca. L'attesa.

 
 
 

Dei Geni autocensuranti

Post n°678 pubblicato il 25 Luglio 2007 da nimriel
 

Ci sono cose che non sempre possono essere dette...

Libertà d'espressione a volte significa rischiare di cacciarsi in guai ben peggiori del previsto.

Meglio non sfidare la sorte!

(Potrei sempre sfruttare un altro nick ma non è il mio stile...)

 
 
 

Dei Geni rimembranti

Post n°676 pubblicato il 22 Luglio 2007 da nimriel
 

Quella bottiglia, l’altra sera, è stata un salto nel passato.

S. dice: “ Vado a prendere un po’ d’acqua.” Poi torna e alla luce della luna, la vedo. Una vecchia bottiglia, amorosamente conservata, di famiglia, dal vetro bianco un po’ usurato e la forma esagonale, col tappo di plastica incorporato e gommino nero per sigillarla ermeticamente. Leggermente appannata di umidità.
Bottiglie così non se ne trovano quasi più in giro; sono residui del passato, di un’era che mi pare lontana, andata.

Subito nella mia mente è tornato il ricordo di quando ero piccina, dell’estati che passavamo nella casa di mio padre, sulle avvisaglie dell’appenino fiorentino.
Estati calde, come adesso, fatte di notti profumate di campagna riarsa dal sole, passate a rincorrere le lucciole. E di giornate spensierate, fatte di giochi semplici e alla buona, a zonzo per i campi quando l’avventura più bella era andare a prendere l’acqua alla fonte, la Fontebuona.
Si partiva come per una missione speciale, con dei fiaschi grandi, capienti, ciccioni, che una volta riempiti, le mie braccia di bambina avrebbero faticato non poco a riportare indietro ma che mi ostinavo a trasportare, barcollante, tutta compresa nel mio ruolo, orgogliosa del mio tesoro.
La fonte era in una forra, fra due pendici della montagna di fronte. Ci si arrivava incuneandosi in un passaggio stretto, pieno di erbe rampicanti e di rovi. Si camminava per un po’, inoltrandosi nella spaccatura, al cui interno la temperatura calava bruscamente, resa fresca dall’umidità che stillava ovunque, in un proliferare di muschi e pietre scivolose. Il profumo di rocce bagnate era incredibilmente intenso.
Un rivoletto di acqua cristallina che scavava il suo percorso fra le rocce sdrucciolevoli,  indicava il cammino fino alla sorgente. Lì, i fiaschi venivano riempiti dal babbo, fino all’orlo, uno dopo l’altro e si facevano immediatamente brinati mentre io ne approfittavo per slappare l’acqua direttamente dalla fonte, infradiciandomi ben bene, la bocca sgocciolante come quella di un cane assetato.
Poi, al ritorno a casa, mi aspettava un’altra avventura: la creazione dell’acqua con le bolle.
Riuniti attorno al tavolo, il babbo prendeva la confezione dell’Idrolitina e dopo aver travasato l’acqua dal fiasco in una bottiglia esattamente come quella di S., faceva versare a turno, a me o mio fratello, la polverina nel recipiente ed era magico vedere l’effervescenza esplodere nel liquido e trasformarlo in quella che a me pareva una bevanda miracolosa e squisita.

L’ho riassaggiata qualche anno fa, l’acqua con l’Idrolitina. La vidi una volta al supermercato e in un attacco di nostalgia decisi di comprarmela.
Una volta compiuto il miracolo però, il sapore non era lo stesso di un tempo ma, forse, sarà dipeso dal non avere in casa una bottiglia come quella né un’acqua magica, come quella.

 
 
 

Dei Geni festivi (non festosi nè festanti)

Post n°672 pubblicato il 21 Luglio 2007 da nimriel
 

Chiacchierare con le amiche è sempre una faccenda gradevole. Anche se l’impianto di innaffiamento parte e ti colpisce in mezzo alla schiena come un maledetto codardo all’ora prestabilita, che tu ovviamente ignori, preso come sei dalla conversazione.
Devo ammettere che ieri sera ho invidiato lievemente R. Ci aggiornavamo sui nostri fatti dopo qualche mese di lontananza quando è saltato fuori l’argomento genitori. Li ho conosciuti anno scorso i suoi, quando siamo andati in Islanda. Persone splendide: cordiali, amichevoli, ospiti perfetti, generosi. Con un bellissimo rapporto con le figlie. Una roba idilliaca, insomma. Da cui il paragone inevitabile con i miei che, pure, sono persone generose, buone, brave e tutto quanto ma che purtroppo non hanno mai avuto con me quel livello di confidenza e di intima unione che emergeva con naturalezza dalle parole di R.
L’ho invidiata, lo ammetto. Perché, per come sono fatta io, tanto avrei voluto quel genere di relazione che non è possibile però costruire unilateralmente. Questione di carattere, forse, di formazione. Di fatto, a me è sempre mancata quella certa, vera, intimità con i miei, quel sentirsi davvero uniti e compresi e partecipi che vorresti avere con chi ti ha messo al mondo. Ciò non toglie che io li ami incondizionatamente e che li capisca e che li accetti per come sono fatti.

Anche quando mi fanno incazzare perché son citrulli. Tipo stamattina.

Sono andati al mare, finalmente. E stavolta mia madre ha acconsentito a portarsi dietro lo schiavo (mio padre) e tenerselo appresso per una intera settimana. Il che mi riempie di gioia, visto che il poveretto erano anni che non si faceva qualche sacrosanto giorno di mare nella amena casetta di famiglia che tutti si godono, tranne lui. Sono andati, insieme, perché hanno ceduto all’ennesima profferta della sottoscritta di badare alle bestiole domestiche in vece loro. Una specie di evento epocale, a dire il vero, non per mancanza di fiducia nelle mie abilità di badante ma per il totale, incontrollabile, morboso attaccamento che provano per i succitati animaletti che, risaputamene, stanno sempre lì lì dal tirare le cuoia e che, viziati come reucci di un reame idilliaco, sono assurti ad una condizione che va al di là dall’essere rappresentanti del mondo animale.
Lo faccio stravolentieri, per carità. Li amo quanto i miei. È un dovere incontrovertibile, oltretutto se non può esserci nessun altro che badi loro; che so, mio fratello (anche lui al mare) o la donna delle pulizie dei miei (anche lei al mare???).
Però, per come son fatta, non sopporto le inefficienze o ridondanze organizzative.
Dicevo che stamattina mi sono incazzata.
Beh, oggi sarebbe sabato. Uno dei famosi dì di festa di cui hanno rimeggiato eccelsi poeti. Perciò posso affermare in tutta tranquillità che, per quanto il senso del dovere possa essere forte e sufficiente a far superare la lieve irritazione di doversi alzare alle 6,20 per andare a liberare le adorate bestiole che trepidano affamate in gabbia, mi ritengo ampiamente legittimata ad incazzarmi come una biscia se scopro al mio arrivo che le bestie sono già state liberate dai loro rispettivi recinti dalla donna di servizio (che, evidentemente, non è andata al mare). La quale, in tutto candore, di fronte al mio sguardo vagamente corrucciato, mi comunica che i miei le hanno chiesto di passare da casa loro per annaffiare il giardino e liberare i cani ma che, ovviamente, non ha dato loro da mangiare perché sapeva che lo avrei dovuto far io.
Alle 7 di mattina. Di un sabato. Estivo. Di quelli che aspetti come l’acqua in pieno deserto, per ripijarti dalle ondate di densa, schifosa, brodosa marea mucillaginosa di una settimana calda, afosa, fatta di lavoro, personaggi irritanti e nottate insonni perché c’hai i nervi  fior di pelle e ne hai ben donde di averne.
Un sabato, in cui, guarda tu il caso, sei riuscita a stramazzare in coma profondo per puro sfinimento e il suono della sveglia all’ora prestabilita t’ha fatto lo stesso effetto di una scarica elettrica collegata a certe parti basse che non hai solo perché la combinazione dei tuoi cromosomi non lo consente. Un sabato in cui il fresco di casa tua, la penombra della camera da letto ti pare un motivo sufficiente ad inneggiare ad un dio in cui non credi più e vorresti solo rimaner lì, beata, a crogliolarti nel dolce far niente.

Verso le undici e mezzo mi chiama mio padre.
- Allora, com’è andata coi cani? Tutto bene?
- Sì babbo, tutto bene.
- Hanno mangiato?
- Sì babbo, hanno mangiato.
- Anche Artù?
- Non tanto, babbo ma, abbastanza. Senti, babbo ma io stamattina ho trovato la A. che stava annaffiando il giardino. E i cani li aveva aperti lei. E mi ha detto che voi le avevate detto di andare a quell’ora...
- …. Sì, ne avevamo parlato…
- …. Ma, visto che era là all’ora in cui avete chiesto a me di andare perché non ci poteva essere nessun’altro, non credi che oltre ad aprirli [n.d.a. dalla gabbia, s’intende] avrebbe potuto anche nutrirli?

- ….

- ….

- Eh…ma…in effetti…
- ….!!!!!

 

Cazzo. Cazzo. CAZZO!

E non scuotete quella vostra testolina, pensando, mamma mia quant’è sboccata questa figliola. Non me ne può importar meno della vostra disapprovazione.
Ognuno c’ha i problemi suoi e uno dei miei è gestire dei genitori rintronati.

 
 
 

Dei Geni afosi

Post n°671 pubblicato il 19 Luglio 2007 da nimriel
 

Cheafafa...

Lo dice anche mio padre: un solleone, un solleone come nel dopo guerra, mi sembra d'esser tornato ad allora.
Perfino il cane non se l'è sentita di andare a passeggio. Povero, è rimasto come un allocco sulle sue quattro zampe, pericolante, a guardare speranzoso la porta di casa (dei miei).
Quando sono andata via, ancora mugolava. Speranzoso.

Cheafafa...

Che poi oggi, tutti ma proprio tutti, cercavano una scusa per venire nell'unica stanza in cui c'era l'aria condizionata. La nostra. E io, che odio l'aria condizionata, ne ho alzato il getto e mi sono appuntata i capelli con una matita.

Cheafafa...

E le gomme dello scooter sono scivolate sull'asfalto che sembrava liquido. Ed era successo anche ieri, di sera, quando tornavo a casa (mia). Perciò sono recidiva, avrei dovuto ricordarmene.
Probabilmente lo farò anche domani. Ho la memoria breve (finchè non sbatto il naso).

Cheafafa...

E le piante hanno le foglie accartocciate. E l'erba piange e si lamenta. E io dovrei annaffiare ma mica ne ho tanta voglia. Non stasera. Anzi, non ieri sera, che ora è domani e va proprio bene così.

Cheafafa...

E se domani, anzi, oggi, (già! C'ho la memoria breve. Tranne quando sbatto il naso. Ma mi sa che l'ho già detto.) il capo mi dice che il capetto passa troppo tempo accanto a me con la scusa del cheafafa mica lo so se posso ancora rispondergli ammodino.
Perchè non sempre ho la memoria breve. Ma di sicuro ho la lingua lunga. E so usarla bene.

.

Cheafafacheafafacheafafacheafafacheafafacheafafa....

..

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Non siam mai contenti, che diamine.
E si stava meglio quando si stava peggio e blablabla.

 
 
 

Dei Geni interiori

Post n°670 pubblicato il 17 Luglio 2007 da nimriel
 

Non me lo ricordavo più Thelma&Louise ...

.

... Ci sarà pur stato un motivo.

.

...Beh, a dire il vero, non lo ricordo nemmeno adesso.

.

... Bella forza, hai cambiato canale.

..

.

In compenso ho scoperto che la Marini in quanto a cellulite è messa peggio di me.
Che culo, eh?

.

... ... ! ... ...

..

-------------------------------

  

.

.

Ci sarà pur stato un motivo per cui non guardavo più la TV da quasi due mesi!

 
 
 

Dei Geni spallati

Post n°669 pubblicato il 16 Luglio 2007 da nimriel
 

 

 . .. .. . . . . ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••

.

Lunedì è sempre lunedì.
Ma qualche volta è
peggio
.
E'
Lunadì.

 
 
 

Dei Geni veramente stufi

Post n°668 pubblicato il 11 Luglio 2007 da nimriel
 

Quello che vedete a destra è il grafico relativo all'andamento del Dow Jones durante il periodo precedente e successivo al crollo del '29.
Fu un evento catastrofico le cui conseguenze non segnarono soltanto l'economia mondiale e la vita di milioni di famiglie ma ebbero un peso determinante nei successivi eventi storico politici di cui tutti sappiamo.

Che preambolo, eh?
D'altronde sarei pur sempre un'economista, non scordiamocelo.
Perciò non mi meraviglia che ieri, dopo una certa discussione, tale grafico lampeggiasse allegramente,  attaccato com'è nella mia apposita bacheca mentale.

Ci sono poche cose che davvero mi offendono. E quando parlo di offendere non intendo permalosità pura e semplice che tutto sommato lascia il tempo che trova. Io non sono permalosa. Parlo piuttosto di indignazione, lesione della mia profonda sensibilità.
In genere sono una persona tollerante, perfino troppo a sentire alcuni. Tollero e ingoio. Mi metto nei panni altrui e mi dico che in fondo, ma, c’è sempre una campana diversa da ascoltare. Do chanches. Sempre.
Ma, non dimentico. E ci sono alcune cose che davvero non tollero. Ad esempio, la stupidità gratuita. La mancanza di rispetto. La prosopopea. La saccenza. L’egoismo. La mancanza di capacità di empatia ed ascolto consapevole. La superficialità.
Se poi tutte queste si condensano in un unico grande conglomerato allora è il top.
E se poi tutte queste cose si riscontrano in una persona che ho stimato e che rispetto allora è catastrofe.

La curva del grafico s’inabissa. Crolla. Cade in una picchiata libera assolutamente irrecuperabile.
Sono tesa, sì. Tesa come una corda di violino. E ne ho tanti motivi.
Perciò sarebbe opportuno che certe persone facessero attenzione. Io non amo la guerra ma non mi tiro indietro se c’è da combattere.

D’altronde l'analisi del fenomeno parla chiaro. La crisi del ’29 contribuì non poco allo scatenarsi della Seconda Guerra Mondiale.

Occhio.
Non c'è cosa peggiore che stuzzicare un vespaio.

 
 
 

Non sempre c'è un titolo

Post n°667 pubblicato il 10 Luglio 2007 da nimriel

La mia serie preferita è finita.
È finita male, per me, che sono romantica. Doveva esserci un matrimonio. E non c’è stato. Un lieto fine. E non c’è stato. Una famiglia. E non c’è stata. Un amore. E forse è finito. Perfino una carriera. E anche quella forse non ci sarà. O forse no, perché in fondo, la serie è finita ma solo per questa stagione. Nella prossima potrebbe essere tutto diverso.
Ma oggi non è finita solo la serie.
Ho trovato una fede accanto al mio letto. E non solo. Ma non è questo, solo, il punto. In realtà, non lo è mai stato.
In realtà tu, che non leggerai mai queste parole o che non vorrai mai leggerle, tu, non mi hai mai vista, non veramente. O forse sì, per qualche tempo ma, pian piano, non più hai voluto vedermi. E senz’altro avrai avuto le tue buone ragioni.
Ma anche io ho le mie.
In realtà noi non esistiamo. Non siamo, forse, mai esistiti. Lo abbiamo creduto, sperato. Ce ne siamo convinti. Lo avremmo voluto. C’abbiamo provato. Ma non basta. Si deve crederlo. Lottare. E se non si lotta, vuol dire che non lo si vuole davvero. Che si molla. Per paura. Per sbadataggine. Per pigrizia.Per orgoglio. Per inerzia. Perché è stancante. Perché fa male. Perché è duro. Perché si deve rinunciare a qualcosa. E cambiare, sì, cambiare anche se non si vorrebbe farlo. E ascoltare, anche se fa male, anche se non si vorrebbe sentire.
Ma tu, tu non hai mai voluto ascoltare, né mai più lo farai. Non con me. Perché sono noiosa. Perché sono petulante. Perché sono una bambina, viziata, immatura, infantile, volubile, incostante, testarda. Perché tu nel tempo ti sei fatto tutta un’immagine di me che non corrisponde al vero perché, alla fine, non mi conosci, non mi frequenti e probabilmente non sono nemmeno il tuo tipo. Perché anche tu hai i tuoi problemi ma non riesci a trovare il modo di dirli. Non a me. E perché io non sono riuscita a farteli dire. E a farti comprendere, né accettare, i miei.
E ti dirò, non m’importa. Non più. Perché arriva il momento in cui qualcosa dentro si rompe, talmente profondamente che proprio non puoi più stare male. E non vuoi più farlo perché il dolore non è una condizione naturale, nemmeno se ci si abitua, nemmeno se ti insegnano che al dolore si può resistere e tu ci credi al punto che non ti concedi neppure un antidolorifico. Perché arriva il momento in cui infine il peso di questo ti cala addosso tutto d’un botto, e sei costretto a reagire, per forza, perfino inconsapevolmente, perfino tuo malgrado. Perché arriva il momento in cui ti guardi e non capisci nemmeno più chi sei, cosa sei diventato, cosa sarai. Perché anche tu credi di meritarti di essere sereno e felice. Perché non vorresti sentirti solo, non se sei in due, non incompreso, non sbagliato, non fastidioso, non esagerato. Perché non è vero che basti a te stesso, nemmeno per autodifesa. Perchè accanto vuoi un compagno, un amico, un confidente, un amante. Un tutto.
Io non sono perfetta. Me l’hai fatto capire, perfettamente, lo so e sempre l’ho saputo, anche da me. Ma nemmeno tu lo sei. Non sei infallibile. Non sempre hai ragione.
E quella fede tu l’avrai forse portata fino ad oggi ma ne hai dimenticato il senso tempo fa, è inutile che me la lasci accanto al letto per affibbiarmi la colpa che vedi incisa a chiare lettere. Non sperarci. Io non mi sento in colpa, non lo farò né mai giustificherò alcunché. Sono dispiaciuta, sì, sono addolorata, sì, profondamente ma per noi, per com’è andata, per la promessa che non abbiamo potuto mantenere. Per il bene che ci siamo voluti. Ma se proprio dovessimo parlare di colpe, sentitici anche tu perché, caso mai, la colpa è d’entrambi, perché questo matrimonio lo si doveva far funzionare, in due. Ma noi non ne siamo stati in grado. Da tanto.
Qualche volta però, concediti di ascoltare. Ascoltare udendo davvero. E a guardare, qualche volta, vedendo davvero. E a credere. E a provare a comunicare soprattutto e, magari, non durante un telegiornale. E a non fare processi senza possibilità d’appello o di difesa. E a non andar via chiudendoti alle spalle un portone con doppia mandata preferendo credere per orgoglio di maschio ferito che sia l’unica cosa sensata da fare. Si chiama abbandonare e non sempre si ritrovano lì, ad aspettarci dentro la stalla, buoi consenzienti. Non vivi, quanto meno.

 
 
 

Dei Geni snob

Post n°666 pubblicato il 05 Luglio 2007 da nimriel
 

- Ah quel divano! Quel divano è tutto ciò che non comprerei mai.

Un po' come quando entri in un negozio, in piena fregola d'acquisto compulsivo, della serie hobisognodiqualchecosanonsodicosamadiqualchecosamo'vediamocosa e tutto ciò che sai, con assoluta certezza, è cosa non vuoi, cosa non vorrai mai, cosa proprio non vorresti nemmeno ti pagassero perchè è dato di fatto che poi dovresti smaltirlo (e non ne hai voglia) o ricicciarlo a qualcuno ma non sono cose che tu fai e per giunta, non potresti nemmeno lontanamente tollerare di essere associata ad un oggetto simile, ovvove ovvove un vamavvo mavvone.

Eh lo so, sono un po' snob. Ma che posso farci? Tutti i gusti son gusti e a me quel divano urta il senso estetico.
Non è solo brutto, piuttosto ridicolo, è... pretenzioso. Ha manie di grandezza. E' volgarotto, in sostanza e contenuto. E, per giunta, in utilizzo. E perfino in contesto. L'apoteosi del tunonfaiperme.
Io amo le linee pulite, sobrie eppure accoglienti. Odio l'Ostentazione, i tessuti pomposi, i broccati, le forme rococò, lo stile classico, la passamaneria. La passamaneria!!!!

Puah, quel divano. Che Ovvove!

E' questione di style life. E non solo...

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ps. Potrei deliziare il vostro fine palato con un ottimo esempio di divanus orridus on line ma non sono bastarda al punto tale da farlo. Ho un minimo di ritegno.
Anche se ne avrei un'incredibile tentazione!
UAHUAHUAHUAH!


 
 
 

Dei Geni grulli

Post n°665 pubblicato il 04 Luglio 2007 da nimriel
 

DOMANI
(quindi quasioggi) 

E'

 GIOVEDI'

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(Chi nutre dubbi sulla mia sanità mentale, è pregato di astenersi dal palesarli.
Lo
so che non sono sana.)

 
 
 

Dei Geni messi a dura prova

Post n°664 pubblicato il 03 Luglio 2007 da nimriel
 

La telefonata.

- Pronto!!!- Mi urla nelle orecchie una voce dal forte accento locale.
- Studio di Consulenza buonasera - rispondo melliflua, con il mio italiano più puro.
- Devo venire a portare un assegno all'avv. M. 'Ndo state, voi?
- In via G. al n. 69.
- Dove??? Al 59?
- No, 69, 6.9.
- E dov'è V. G.?
- Lei è pratico di Arezzo?
- Ma, pe' esse' pratico, so' pratico ma un lo so mica ndov'è via G...
- Sa dov'è l'Asl?
- Cheeeeeee?
- Uhm. Via C?
- Cheeeeeee?
- Ok. Via G? Sa, dove fanno il mercato la mattina di sabato - lo ammetto, mi gioco il jolly.
- Ahhhhhhh sìsì, ho capito. - Eccerto, quando gioco il jolly non lo gioco mai a caso.
- Bravo. Noi siamo proprio all'incrocio con la via che porta verso il centro.
- Ahhhh, vicino a dove vendono i pulcini!!! - Pulcini??? Questa mi mancava.
- Ma non saprei, può essere. Comunque se ha problemi, ci richiami.
- E a che numero?- O gesù...
-  Quello a cui sta chiamando ora.
- Ah già. Senta ma, l'assegno, siamo sicuri che posso lasciarlo a lei?
- E' intestato all'avvocato M.? E' non trasferibile?
- Sì...- lieve esitazione - ma chi me lo dice che posso lasciarlo a lei?
- Non si preoccupi, chiamo l'avvocato e comunque quando sarà qui le farò una fotocopia dell'assegno e la firmiamo per ricevuta in conto dell'avvocato.
- Ahhhhhhhhh. Senta ma, lei, non è mica una ragazza, vero?
- Che intende, scusi?
- Lei, che è? Che fa?
- ...
- No perchè lei mi sembra piuttosto sveglia, insomma. - Lei invece no, penso io. - Cos'è? Lavora lì? - No, sono la donna delle pulizie, scatta il mio cervello, fortunatamente non la lingua. Il cliente ha sempre ragione.
- Sì signore, lavoro qua.
-Ahhhhhhhh mi pareva. - Meno male che gli pareva. - Allora, vengo dopo. A che numero ha detto? - Santa polenta, penso.
- Al 69.
- 59???. - Signore, dammi tu la pazienza quotidiana.
- 69. 6 9. 69. Vicino a quello dei pulcini - Non resisto troppo a lungo.
- Ahhhhhh, bene. Arrivederci, a dopo. - Sese, a dopo.
- Arrivederci.

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Il Cliente indisponente.

Driiiiiin. Squilla il citofono.
- Chi è?- Chiedo alla cornetta.
.........
Silenzio in risposta, con sottofondo di autobus, pedoni, e rumori cittadini. Il solito. Penso: come è possibile che la gente non risponda mai al citofono?
- Chi è? - Ripeto con una nota di impazienza nella voce.
...... Stessa solfa.
Schiaccio il pulsante per aprire il portone e chi è si vedrà. Al massimo imbraccio il bazooka.
Drrrrriiin (alla porta). Vado.
E' l'avvocaticchio milanese che ho intravisto altre volte.
Ha una faccia farlocca e modi affettati. In poche parole, se la mena. Il che ovviamente me lo fa bollare irrimediabilmente ma, il cliente ha sempre ragione e io sono prima di tutto una professionista.
- Buongiorno Avv. C. Si accomodi. Il dott. C non è ancora tornato ma sarà qua entro breve. Se nel frattempo si vuole accomodare in sala riunioni, prego, le faccio strada.
Lo faccio entrare nella sala, con un gesto elegante della mano. Il tipo avanza pomposo e mi fa, birignaando insopportabilmente: - Sentaaaa, non è che mi darebbe un Novella 2000 o uno di quei giornaletti che leggete voi donne?
Errore, errore. Ha commesso il fatale passo falso. E qui cade l'asino.
Sorrido sorniona, guardandolo dritto in mezzo agli occhi. Il Gatto del Chesire mi fa un baffo, a me.
Il tipo arretra impercettibilmente. Deve aver notato il lampo omicida che ha attraversato il mio cervello. En garde!
- No, Avv. C. IO non leggo quel tipo di riviste, non sono proprio il mio genere. - Attimo di pausa, affondo e stoccata finale. - Ma... le posso dare un Codice Tributario, se vuole ingannare il tempo. - E gli sorrido il mio sorriso più sorridente.
L'Idiota è spiazzato. Arretra ancor più, interdetto e bofonchia un: - Non mi pare il caso. Fa nulla.
Continuo a sorridere, godendomi il suo imbarazzo, stronzetto saccente di un presuntuoso che pensa che le donne siano solo segretarie lobotomizzate e inabili se non per qualcos'altro. Sarò pure un bel pezzo di fligliuola ma che ti credi, a'mbecille!
Mica ho finito, ci manca la ciliegina. Mossa finale:
- Comunque... - il lampo nei miei occhi si fa più intenso - se vuole... le porto un caffè.
Si affloscia inerte sulla sedia, guardandomi da sotto in sù.
- No, grazie... Non c'è bisogno.
- Ci mancherebbe! E' un piacere, non un dovere. La lascio...
Gli lancio il mio ultimo sorriso soddisfatto ed esco, chiudendo soavemente la porta dietro le mie spalle.
Colpito e affondato ma, con garbo. Stronzo.

 
 
 

Dei Geni astrali

Post n°663 pubblicato il 29 Giugno 2007 da nimriel
 

Tempo di bilanci. (Lasciamo stare che il bilancio di solito si fa a fine anno. Si può fare quando si vuole e tutto sommato, siamo a giugno, son passati sei mesi, posso parlare di bilancio semestrale, ecco.)

- Sarà perchè lavoro in uno studio di commercialisti? Ah, l'anima contabile...

Qualche anno fa un mio amico (a dire il vero era un nontantoamico che poi diventò un Amico) mi fece fare la carta del cielo, a mia insaputa. Mi chiamò e mi disse, vieni, presentati in questodatoposto aquestadataora. Io eseguii (non dico mai di no ad un amico e, poi, sono curiosa come una scimmia). Per due ore e mezzo, una tizia dai capelli mezzi neri mezzi bianchi, mi parlò degli affari miei, di me, della mia famiglia etc.etc. Ci rimasi basita. Mi parve una roba stranina assai che da un foglio astrale si potesse ricavarne tutte quelle informazioni che, fra l'altro, la tipa non avrebbe nemmeno potuto sapere da altri, visto che l'amico era solo un potenziale Amico e non sapeva nulla (o poco più di nulla) di me.
Un mistero, insomma. E io sono affascinata da ciò che non conosco o comprendo. Perciò mi informai e dalle mie elucubrazioni consequenziali ne ricavai che se un satellituzzo come la Luna ha l'influenza (provata) che ha, forse un pianetone come Giove, anche se distante da noi un bel po' di più del satellituccio che ci svolazza attorno, può avere anch'esso la sua brava incidenza. (Non sarà scientifico ma, mbè? Non posso pensare come mi pare?!?)
Non è che da allora io sia diventata una credulona fanatica che si arma di tabelle astrali e via dicendo ma ho guardato con più benevolenza al settore astrologico. Della serie, tutto può essere.
Perciò non mi stupisce che mi stia capitando di tutto e di più. Me l'hanno detto, en passant, che quest'anno, fino all'autunno, sarò nella cacca.
Lo dice il mio bilancio.
Che sul fronte Lavoro ha visto il fallimento (in pendenza) dell'azienda paterna (quarant'anni di onesta attività bruciati da un socio disonesto), la chiusura (disastrosa) della mia azienduccia (evito la lunga lista di cazziestracazzi vari), le prospettive future a dir poco incerte (sto meditando di passeggiare di sera lungo i viali cittadini).
Che sul fronte Ammore mi vede alle prese con la separazione dal coniuge (eh...il carico da 90).
Che sul fronte Salute mi vede prima ingrassare di dieci kg ( in un anno), poi dimagrire di 6 (in due settimane...mica male eh?), riprendere a fumare ma non prendere mai un raffreddore perchè non posso permettermelo (ma questo è positivo...sono una roccia!).
Che sul fronte Famiglia mi vede litigare con i miei una volta sì e due anche perchè sono preoccupati e li capisco ma anche io e quindi sarebbe bene che mi lasciassero stare tranquilla, almeno loro. E il fratello, che boccia all'esame di Architetto e tiene famiglia e cosa darà loro da mangiare visto che ha 44 anni e anche le sue di prospettive non è che siano proprio fulgide.
Meno male che il fronte Amici invece tiene duro. Sarà perchè gli Amici sono un bene prezioso e quando te li scegli, lo fai per bene. I miei sono adorabili. E li ringrazio perchè sopportano con pazienza il fatto che io sparisca e non mi faccia sentire per una vita. Faccio così:  io mi rintano. Non sopporto di far carico sugli altri dei miei problemi. E in effetti è anche strambo che io ne parli qua. Se ne parlo è perchè devo essere un po' lessa (anche fessa) ma da qualche parte devo pur sfogarmi.

Tempo di biLanci.

- Ah....l'anima contabile... che palle!

 
 
 

Dei Geni perversi

Post n°662 pubblicato il 28 Giugno 2007 da nimriel
 

Ohi...

Zoppico vistosamente fino al tavolino dov'è alloggiata la base del telefono portatile del mio ufficio*.

Mi si addormentano i piedi. Capita, a tutti, a me in particolare che, quando sto seduta, la posizione più normale è quella del Loto in avvitamento carpiato con supercazzola plurima.

Me lo diceva sempre S. che sto seduta in maniera assurda. In realtà suonava come un rimprovero (uno dei tanti), anche se a fin di bene. E aveva ragione, lo ammetto in tutta onestà.
Riuscivo ad avvitarmi in posizioni assurde perfino sul costosissimo sgabello ergonomico Stokke pagato col mio primo stipendio di piccola schiava (sgabello che poi mi hanno biecamente ciulato in un'altro ufficio. Bah).
Rosso fuoco, lo sgabello. Così potevo vederlo bene, per ricordarmi di usarlo.
Mi ci appollaiavo come una gallina sul trespolo. Dondolavo, dondolavo e diverse volte son caduta giù come certi polli stupidi, che tanti anni fa ho incontrato nel maneggio dove imparai a cavalcare.

Quei cretini andavano a dormire sui cipressi attorno al recinto dove si faceva lezione (che poi, non ho mai capito come diamine facessero ad arrampicarcisi, su quei dannatissimi cipressi). E ogni tanto con uno scoccodare assordante e un clamoroso rumor di frasche, cadevano giù, facendo ovviamente imbizzarrire i cavallacci isterici e rintronati a furia di incapaci su cui si montava.

Ricordo che successe anche l'unica volta che mio padre si decise a vedere che razza di progressi aveva fatto sua figlia.
Stavo eseguendo in un perfetto trotto un bell'otto, quando all'improvviso uno dei malefici polli cadde e il cavallo partì di botto, a razzo, sparato, come se gli avessero infilato un petardo nel didietro, sgroppando e scalciando e nitrendo come in un film western di infima categoria.
Fui bravissima, in quella circostanza (un'altra volta no ma successe anni dopo, in un altro maneggio, per altri motivi, con un altro cavallo. Leone si chiamava, leone di nome e di fatto. Mi spaccai il coccige ma questa è un'altra storia e ho già divagato abbastanza) e padroneggiai la bestiaccia con notevole abilità circense.
Mio padre però rimase scioccato e da allora, non venne più.

Dicevo che zoppico.

Zoppico fino alla base del cordless, col suddetto in mano.
Lo ripongo con soddisfazione nel suo alloggiamento.
Se non fossi una signora, celebrerei l'azione con un bel gestaccio a seguire.
Invece zoppico, con classe e dignità, fino alla scrivania dove ho raccolto le mie cose.
Tornerò domani, devo sbrigare qualche altra faccenda.
Ma, nel frattempo, ho fissato l'appuntamento col notaio, presso il quale sganciando una modica (per le sue tasche) cifretta, sancirò lo stato di messa in liquidazione della mia azienduccia.

Che non rispondessi al telefono da un po', se non a parenti e amici, credo sia ormai ampiamente risaputo.

Però, mi ha dato un gusto lievemente sadico mettere nella segreteria il seguente messaggio: "Fda. I nostri uffici sono chiusi. Per comunicazioni potete mandare un fax allo xxxx-xxxxxx. Grazie." (e vaffanculo!)

Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!

---------------------------------------------------
* quando dico "mio ufficio" intendo quello della mia azienda, quella che sto chiudendo e blablabla...

 
 
 

Dei Geni bacati.

Post n°661 pubblicato il 27 Giugno 2007 da nimriel
 

Una volta ho dato fuoco all'ufficio. Letteralmente.

Lavoravo nel mio loculo open space e ancora si poteva fumare impunemente. Venni chiamata per una riunione improvvisa, immediata, oraadessosubitovienicorrinonseiancoraqua? e come da prassi, spensi la sigaretta nel posacenere, lo svuotai all'istante nel cestino sotto la scrivania e corsi al piano di sopra.
Mi chiamarono dopo un quarto d'ora.
Quando arrivai tutti, dico tutti, mi squadrarono come una pazza criminale. Nell'ufficio c'era una puzza orribile, di plastica fusa e il fumo ancora aleggiava in aria. Il mio loculo aveva la scrivania sbruciacchiata e annerita. Fortunatamente se ne erano accorti subito e non avevo fatto gran danni ma tanto bastò perchè mi sentissi una vera disgraziata. Giustamente. E la mia fama di ragazza naive peggiorò sensibilmente. Giustamente.

Qualche anno fa, verso le 19 e passa di un giorno lavorativo qualsiasi, mentre ero nonsodove ma non più nel mio ufficio (della mia azienda), mi chiamò al telefono mia madre.
- A. corri in ufficio! Corri! Ci hanno chiamato al telefono, hanno detto che c'è un incendio!-
Incendio?!? Dovecomequandoperchè? Cheee?!?!?
Ricordo che mi si gelò il sangue e che per un momento mi cedettero le ginocchia.
Avevo fumato un attimo prima di essere uscita, ancora e il primo pensiero fu, cazzo, ho svuotato il posacenere subito dopo aver spento la sigaretta????
Dopo aver tentato di capire chi e come e perchè avessero contattato loro e non me, senza averci capito una mazza perchè già mia madre è poco chiara quando non è agitata, figurarsi quando lo è, montai in macchina e ad una velocità folle, sgommando come un'indemoniata, agitata al punto di inceppare i miei piedini ben allenati su accelleratorefrenofrizione, mi precipitai in ufficio.
I pensieri volavano da tutte le parti; mi sembrava di vedere una colonna di fumo levarsi in prossimità della zona industriale, negli occhi avevo immagini di catastrofi, pompieri al lavoro come dopo l'attacco alle torri gemelle, stabile distrutto, tutto quel che potevo aver così deficientemente distrutto. Morte, pestilenza, disperazione, catastrofe, galera e chipiùnehapiùnemetta.
Quando infine arrivai in ufficio, non trovai nulla.
Entrai dalle doppie porte blindate, temendo di essere assalita da un onda di fuoco assassina, come si vede nei film.
Niente.
Mi aggirai cautamente, controllando e annusando come un cane da caccia.
Niente.
Mi accasciai sul divano blu dell'Ikea, tremando, sconvolta dalla paura, annichilita da quel che avrebbe potuto essere.
Niente di niente. Falso allarme. Dio bono, era andata bene...

Pensavo di avere imparato la lezione ma stamattina di nuovo mi sono accorta che stavo svuotando il posacenere senza aver controllato bene che la sigaretta fosse spenta.
E l'ufficio non è nemmeno più il mio. E per giunta ci lavoro solo fino a luglio. E credo che se dessi fuoco a tutto, non avrei tante chances di poter sperare che il lavoro da temporaneo diventi a tempo indeterminato.

Il lupo perde il pelo (nel mio caso nemmeno tanto... I capelli prosperano anche troppo) ma non il vizio. Bah.

Se questa non è idiozia...

 
 
 

Dei Geni familiari

Post n°660 pubblicato il 26 Giugno 2007 da nimriel
 

Non c'è dubbio. E' una roba di famiglia. Evidentemente il gene della non-risposta al telefono è qualcosa di intrinseco al diennea della fam. V.
Il che non dovrebbe nemmeno indispettirmi, visto che sono la prima nella top four della latitanza telefonica familiare. Cercare me al telefono equivale infatti a spedirmi diretta diretta alla casella dell'Hospedale o in Prigione. E devo dire che è probabile che gli accidenti (sicuramente) mandatimi siano arrivati tutti insieme, visti gli ultimi trascorsi. Giustizia divina, se ci si crede.

Perciò adesso smetterò di biastimare e di comporre il numero dei miei, ogni numero dei miei, che non rispondono e che non danno segni di vita.

Smetterò di preoccuparmi, subito, anche se domenica mentre mia madre se ne stava spanciata al sole, in mutande, in giardino, in campagna, in periferia dell'amena cittadina ove risiediamo, nello splendore dei suoi settanta (e blissiamo pure sugli spiccioli, visto che è un argomento assai dibattuto da che io ho facoltà di ricordo) ben portati anni, si è trovata di fronte un omino (dagli "occhi di drogato..."!), prima impietrito, poi messo in fuga -gambe in spalla quando la maja desnuda (con notevole presenza di spirito, che donna, quella rossa fuoco di mia madre!) s'è messa ad ululare " C. vieni! Scendi subito! " benchè fosse sola coN due cani, uno sordo, in panciolle in salotto, l'altro scemo e scodinzolante all'invasore sconosciuto .

Distoglierò il pensiero, tenendomi quel briccico di fame che balena nel mio stomaco desolantemente vuoto, un gurgle dietro l'altro, mentre l'acqua scende dal cielo impedendomi di compiere il mio bravo dovere di figlia (e madre di una tribù di gatti perennemente affamati) e balzare in groppa al mio scooter per correre a sincerarmi che i genitori siano vivi e vegeti, tonti e rimbambiti ma, vivi e vegeti, loro e quei due cani sdentati e grulli e assolutamente inutili.

Me ne starò qua a scrivere e a fare finta di non pensarci. A fare finta di un sacco di cose. Va tutto bene, va tutto bene, un mantra che mi ripeto con assurda costanza visto che di cose che non vanno bene ce ne sono tante, troppe, forse.

Andrà tutto bene.

Ci credo A. , se me lo dici e ti ringrazio perchè sei tu a dirmelo, visto che io non ci credo molto, anche se vorrei crederlo davvero.

 
 
 

Non c'è trippa per gatti.

Post n°659 pubblicato il 25 Giugno 2007 da nimriel
 

Di solito ci rido su. Di solito rido su, su praticamente tutto. E' un atteggiamento di vita, è il mio modo di affrontare il mondo, anche quando le cose si fanno dure.
Rido anche dopo un bel po' di lacrime perchè non faccio la dura a tutti i costi, anzi, sono un'emotiva, una che le emozioni le gestisce ma quando ci vo' ci vo'.

Perciò mi fa sorridere, assai, il fatto che sia bastato (probabilmente) accennare una parola di troppo, perchè all'improvviso nella mia casella di messaggeria (roba che guardo poco, peraltro) spuntassero ben 5 messaggi 5 di simpatici ometti in caccia di contatti.

Se fossi una vanesia ne sarei perfino compiaciuta. Dovrei sentirmi lusingata, probabilmente. Ma siccome sono un po' bislacca, ne rimango solo infastidita.
In effetti m'è capitato di parlarne a suo tempo con le mie (vere) amiche qua. Commentavo il fatto che dovevo dare l'impressione di essere "irraggiungibile", intoccabile in qualche modo perchè sin'ora, fortunatamente, non m'era mai capitato, se non sporadicamente, di essere cercata da simpatici ometti in caccia di pupa.

Sorridevo, dunque, quando nei pochi giri fatti per curiosare qua e là fra i vari contatti dei contatti, mi capitava di leggere nei profili non sono in cerca, sono fidanzata/o, sono felicemente sposata/o, sono impegnata/o, evidentemente messi a monito sul profilo, in una specie di vietato l'ingresso a venditori ambulanti e malintenzionati. Mi sembrava pure un tantinello ridicolo che bisognasse specificarlo. Ma io sono buffa, vivo facendomi gli affari miei e col motto il mondo è bello perchè è vario, e d'altronde, fin'ora, quest'esigenza non l'ho mai avuta.

Nè voglio averla ora.

Perciò lo dico qua che non sono in caccia, non sono in cerca, non gradisco contatti extra i miei amici consolidati e che esulino i contatti di amicizia, pura e semplice.
Non sono una bacchettona, non sono un'ingenua, non ho pregiudizi particolari ma NON ho nessun interesse a chattare, a flirtare, a picciupicciare.
Il blog per me rimane un mondo simpatico fino a che avrò voglia di scrivere di quanto mi frulla per la zucca.
Il corollario di avervi conosciuto persone meravigliose che sicuramente non avrei avuto mai modo di conoscere altrimenti, è e rimane un corollario. Chat et similia non mi interessano, è un mondo che ho conosciuto tanto tempo fa e che non mi appartiene assolutamente, senza per questo certo giudicare chi ha voglia di frequentarlo.
La messaggeria è un gadget fornitoci dai nostri ospiti e la guardo con aria un po' snob. E' a disposizione dei miei Amici ma, per come sono fatta, non risponderò mai ad eventuali gigioni nei confronti dei quali ho un innato atteggiamento di presa per il culo e di sufficienza.

Mi fate solo sorridere, mi dispiace.

 
 
 

Anormale incongruità incoerente

Post n°658 pubblicato il 21 Giugno 2007 da nimriel
 

Mentre scrivo rullano i tamburi. Non è metaforico; in realtà stanno davvero rullando e, per giunta, sono accompagnati dal suono di trombe, squillanti, moooolto squillanti.
Mi piacerebbe pensare che tutto ciò sia in mio onore, cosa che ovviamente non è ma, siccome ben s’adatta all’epilogo di questa giornata, li faccio miei e ci zompo un po’ su. Diciamo, in una specie di Danza di Guerra. E prosit.

In effetti, una giornata come questa, non dovrebbe far scompigliare i miei riccioli più di tanto; negli ultimi tempi alle giornate di schifo dovrei averci fatto il cosiddetto callo. Invece no. Dipenderà forse dal fatto che io, generalmente, sono una da iosperiamochemelacavo. Ma ogni tanto il dubbio (legittimo) mi sorge, specie quando i livelli della materia color dubbio dall'odore poco attraente si fanno decisamente inquietanti. Trabocchevoli, direi.

Veniamo al fatto. E all’antefatto. E al rifatto, già che ci siamo.

Antefatto: sto chiudendo la famosa azienduccia miserevole che avevo creato anni fa. Questo, più o meno, è risaputo. Chiuderla comporta tutta una serie di robe sgradevoli, a partire dal lato affettivo-pissicologgico-doveandròchefaròmammamiachilosamagnificaaaaaaaatbohiosperiamochemelacavo, senza tralasciare il notevole strascico finanziarioamministrativoburocratico, della serie non c’ho una lira per di’ due bohiosperiamochemelacavo.

Nel mentre della simpatica vicenduola, una delle ancore di salvezza per la mia salute mentale è il lavoro, rigorosamente temporaneo, dai commercialisti che, fra l’altro, sono coloro i quali si occupano anche della mia azienduccia.

Fatto: è conseguenza (abbastanza) logica l’equazione contabilità:commercialisti = azienda di Nim:Nim ergo Nim si occupa della contabilità della sua azienda presso i commercialisti per cui lavora.

Rifatto: lo studio di settore, l'amabile faccenduola. Orbene, dal risultato dell’amena procedura, Nim, la vostra simpatica ( e se non vi sto simpatica, perdonate, chissenefregacambiatecanale) canaglia, dovrebbe adeguarsi sulla bellezza di 110.000 euri mancanti all’appello! Tralascio ogni genere di dettaglio tecnico finanziario (che tanto, sinceramente, non c’ho capito un cazzo nemmeno io) per andare direttamente al commento sulla vicenda, pittoresco ma schietto e sincero: ‘STI STRACAZZACCI, MORTACCI VOSTRI E DI QUEGLI INFAMI CHE V’HANNO GENERATO, LA CASTRAZIONE CI VOLEVA, LA CASTRAZIONE PREVENTIVA!!!!!!!!!

Ora, lo studio di settore è una specie di ‘ndocojocojo, tanto si sa che i veri evasori non salteranno certo fuori dal concone dei disgraziati che tirano a campà e che si vedono costretti a darsi fo’o con le loro stesse mani ma, vi assicuro, io non ho evaso di un euro sennò a quest’ora col cavolo che starei qua a scrivere sul blog, non vi pare? Me ne starei sdraiata con un Martini in mano su di un bel barcone, sventolata da un povero schiavo suo malgrado compiacente. Oppure sarei in giro a darmi alla pazza gioia. Oppure tutta una serie di cosine che non è il caso che vi dica qua, sennò magari ci si metterebbe pure Libero a farmi pelo e contropelo.
Ma, orbene, lo vogliamo prendere in considerazione il fatto che sto chiudendo la mia azienda, la mia bambina, colei a cui ho dedicato aaaaanni della mia vita, senza vedere il becco di un quattrino, facendo le cosine benebene da brava Vergine precisina del menga, sacrificando tempo, sangue, soldi e sanità mentale, il tutto perché le cose NON andavano AFFATTO bene, quindi, cazzerrimo, sarà logico, sì o no, che i miei ricavi fossero schifosamente, indegnamente, vergognosamente, miserrimamente bassi? Poco importa che la struttura fosse snella, con costi esigui e bidibimbadabam, io risulto NON CONGRUA, NON NORMALE, NON COERENTE. E per una cifra da capogiro, specie se si considera che NON c’è un cazzo di niente in mano con cui pagare, nemmeno volendolo fare.

Il tutto perché il sistema creato, peggiorato, da un governo che, cazzaccissimi, ho pure votato con le mie stesse manine sante, consapevole e lieta e trallallerollante come una(gnello) pasqua(le), non contempla la possibilità di anomalie come la mia, cioè non considera l’eventualità che un’azienda sia talmente in crisi da dover necessariamente chiudere i battenti e che, in conseguenza a ciò, avrà senz'altro dei parametri anomali, a rigor di mera logica media finanziario-aziendale.

Dopo qualche ora di (vani, inutili, frustranti) tentativi  (e mezzo pacchetto di sigarette fumate una dietro l’altra in buona pace dei miei polmoni e dell’aria dell’ufficio in cui mi trovavo) di aggiustamento del possibile e dell’impossibile, abbiamo calato le braghe.
E così sia.
Fate di me ciò che volete.
Io chiudo l’azienda e la chiudo senza vergogna e senza ricavarne altro che un pouf ed un voilà ed un accertamento perchè son pirla&onesta (ergo cogliona, eggià, proprio cogliona d.o.c.).
È tutto riscontrabile, tutto estremamente trasparente, visto che io facevo e faccio le cose per bene.


Quando mi verranno a cercare non troveranno che una miserabile incongrua, anomala ed incoerente ex imprenditrice, ex moglie, ex extraordinary wonder woman, una specie di clochard scompigliata che balla con una banda di gatti arruffoni al suono di tamburi rullanti e trombe squillanti.

AMEN.

 
 
 

Chi semina vento raccoglie. Cosa si merita. (Forse. )

Post n°656 pubblicato il 06 Giugno 2007 da nimriel
 

Outsider, sono un'outsider. Più o meno in tutto. (Quanto meno lo credo (che poi se ci penso bene, non è proprio vero ma ci provo.)).

Perciò non mi meraviglia il fatto che nell'ennesimo giochino on line, nessuno ma proprio nessuno, nemmeno di sfuggita, nemmeno lontanamente, mi abbia "invitata" a dire la mia.

Capperi, e cosa pretendo? Non ci sto mai e per giunta, sto pure frequentando poco gli amici (schiusmi but...).
Ah, 'ste donne... Mai contente, mai.

Però, siccome sono rosicona (e ciarliera e un sacco di altre cose, tutte antipatiche e poco meritevoli) ho deciso di dire la mia comunque, a prescindere e senza essere invitata.
Tanto lo spazio è mio e finchè c'è lo uso (e abuso) a mio piacimento. E zut.

Ma il problema è uno. Tutti blaterano tanto di quanto sia difficile scegliere solo 5 libri fra i miliardi che hanno letto, ediquiedilà, e blablabliblablabla; io ho un problema maggiore.
Leggo e leggo molto ( a sentire parenti e amici pure troppo) ma, non ricordo nè i titoli dei libri, nè i poveri autori che tanto hanno faticato a scriverli. Non sempre-sempre ma quasi.

A volte mi capita anche con il contenuto ma per quello ho giustificazioni valide: se non ricordo vuol dire che non mi ha detto nulla. Ergo era giusto scordarlo.
Se, però, mi salta lo sghiribizzo di accertarmi del perchè e percome quel povero libro fosse infilato nel dimenticatoio, lo riprendo benevolmente in mano, senza troppi pregiudizi e capita anche che io, in seconda, terza, quarta battuta, possa trovarlo meno dimenticabile che in precedenza.
Può dipendere dal momento in cui l'ho letto; la disposizione d'animo, le cheche che avevo quando i miei poveri neuri tentavano di applicarsi a quei buffi cosini stampati in bella vista sulle pagine bianche che, probabilmente, avevano un senso, perfino compiuto ma che, poveretti, si erano trovati a rimbalzare sulla mia superficie inospitale, infeconda, senza poter attecchire nè far presa.

Magari, invece, è solo l' Alzheimer che, son certa, sta smangiucchiandosi quel poco che c'era.

Perciò io mi spremo queste benedette meningi ma ne ricavo solo flash.
Che, per giunta, per quanto poco io abbia girato in giro (bellino detto così, vero? Girare in giro, suona scioglilingua: ditelo 7 volte di seguito toccandovi il naso con la mano destra e saltellando su di un piede solo, il sinistro) mi sembrano più frutto altrui che frutto mio.

Quindi, nonostante che, se m'impegnassi fortemente, avendone ulteriore tempo e disposizione d'animo, potrei stupirvi con mirabolanti effetti speciali, meravigliandovi per il mio gusto squisito e l'eterogeneità dei miei molteplici interessi, non dico un bel niente.

Perchè c'è un fatto: quel che mi piace lo so. E probabilmente, mi piacciono anche molti di quelli che citate voi (tranne Coelho, la Tamaro et similia, puah).

E, ovviamente, non passo la palla a nessuno. Rosicona, fino in fondo!

Capperi, sto diventando davvero una snob del cazzo, eh?
Va beh, vado a rintanarmi in un Angolo.


 
 
 

Robille cosmiche. Quando il cielo ti balla sulla testa.

Post n°655 pubblicato il 05 Giugno 2007 da nimriel
 

Ieri sono stata tanto così dal chiudere il blog. Anzi, a dire il vero sospendere, più che chiudere. Mi pareva brutto tenerlo così, abbandonato- povero -, in attesa che mi decidessi a degnarlo di uno sguardo o a trovare il tempolavoglial’afflatol’ispirazione’sticazzi per scrivere qualcosa. Mi pareva crudele.
Oggi invece sono stata tanto così da fare un sacco di altre cose. Tipo, schiantarmi con lo scooter contro una simpatica vecchietta che voleva per forza attraversare dove non doveva, affibbiare una detrazione d’imposta ad un tipo che tutto si meritava tranne che detrazioni d’imposta, sfanculare mia madre che sosteneva che lei fa sempre tutto buono quando invece fa roba caghevole quanto basta più spesso di quel che si pensi, senz’altro più di quel che si può dire, e via dicendo.
Per giunta stamani ho anche finito le sigarette senza poterle ricomprare perchè non avevo un euro in tasca–sì, lo so, avevo smesso. Sono imperfetta, lo so. Sono una tragedia, lo so. Ma per favore andate a farlo notare a qualcun altro, grazie-.

Tutto perché ho la testa nelle nuvole. Ma, anche parecchie nuvole sulla testa, comunque. Va bene così, comunque. Va sempre bene così. Comunque.

Comunque, dicevo che sono distratta. Eh sì, lo sono. D’altronde vorrei vedere voi a passare tutto il giorno fra righi E12, RP1 e quadri RR, RX, RH e cippalippe varie. D’altronde è pur vero che, volendo vedere sempre il lato buono delle cose, meglio i righi succitati che le spugnature della parete del mio vecchio ufficio.
Quanto meno qua mi pagano. Poco ma, pagano. Il che non si può certo dire dei miei ex clienti.
E poi, volete mettere la meravigliosa sensazione, liberatoria, ahhhhhhh, di essere per una volta, una mera esecutrice? Una che deve sì assumersi la responsabilità di quel che fa ma non deve temere che il cielo le crolli sulla testa e via giù, badabuuuuma,  muoia sansone e tutti i filistei?

Che c’entra questo? E che ne so, diamine, che chiedete a fare? Mica pretenderete che io possa essere sempre presente a me stessa…

Penso che i numeri mi stiano dando alla testa… Qualche volta mi sento come… ubriaca. Glup. Saranno tutte quelle cifre che tradotte significano redditoredditoreddito (altrui) a darmi alla testa. A farmi scombussolare lo stomaco. A farmi strabuzzare gli occhi. A farmi chiedere dovecomeperchècosacazzohosbagliatonellamiavita?

In quello studio perfino i pensionati più scrausi, dichiarano molto ma molto-molto più di me. Per non parlare di quello che dichiarerò il prossimo anno. Ahahah. Ci sarà davvero da ridere.

Eppure, ho speranza. Pare che, in effetti, questo perioduccio un tantinello vomitevole abbia cause cosmiche. Eh sì. Mi hanno comunicato che è tutta colpa dell’oroscopo e del transito di una serie di robi infingardi nel mio cielo. Insomma, se tengo duro fino all’autunno, forse ce la faccio a sfangare.
Dicono che avrò un grandissimo autunno. Una roba da leccarsi i baffi. Da sballo. Da ola.

Bah, speriamo.

Peccato che se inizierò a guadagnicchiare qualcosa solo dall’autunno in poi, non sarà sufficiente a sollevare la situazione disastrosa in cui verserà il mio 730/2008.

Va beh…

Vi saluto, va'. E, ah, anche se non vengo qua spesso, io non mi dimentico di voi.

Mai!

Visto che era meglio se lo sospendevo per un po' questo dannato blog?!?

 
 
 

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