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il cielo brucia dentro la terra

 

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Arcolaio IX

Post n°177 pubblicato il 24 Settembre 2015 da deteriora_sequor

 








Aldovrandi mise la mano sulla maniglia ed iniziò a tirarla verso il basso.
Ferdi era muto come una statua ed immobile come una persona fulminata
di fresco. Il Dottore poteva quasi annusare l'odore di bruciato che emanava
dalla persona di suo cugino e chiedersi se un lampo non fosse entrato da
una finestra, lasciata spalancata, e l'avesse sorpreso in quella posizione.
Terminata la manovra, e senza un particolare motivo, Nicola spalancò
con un calcio la porta e d'improvviso la vastità della stanza fu dinnanzi
a entrambi. Il silenzio s'era fatto, se possibile, ancora più lancinante e
nella penombra del temporale incombente si riusciva a distinguere poco
o nulla. Il Medico sollevò la candela e fece luce muovendo all'interno
del luogo con lo stesso passo deciso che, talvolta, porta il condannato
alla forca, nell'intento di accelerare un'inutile tortura. Allungò il gomito
per trovare la figura di Ferdi ma non lo trovò. Allora si girò di scatto e
 vide che il cugino era ben oltre la soglia, nella stessa postura in cui
lo aveva lasciato prima di entrare. "Dannato porco!" Si lasciò sfuggire
con voce soffocata. "Muoviti, entra! O Ti è presa una sincope?" Ferdi
pareva trasfigurato e invecchiato in pochi istanti di almeno dieci anni.
Nicola gli avvicinò la candela al volto e lo trovò pallido come il marmo
e solcato da venuzze azzurre, quasi che la faccia gli stesse per
scoppiare. Stravolto, lo abbandonò nella sua fissità e tornò a muoversi
all'interno della stanza quasi a tentoni. La disperazione era il suo coraggio
e insistette a camminare in punta di piedi finché lo vide: il cadavere di
Susanna era sempre al solito posto, disteso supino con un bracco
reclinato in modo innaturale sotto la testa e un rivolo di sangue nero
seccato che le impiastricciava il lato sinistro del mento. Con le ultime
risorse che Gli restavano levò lo sguardo al letto, quasi socchiudendo
le palpebre nel timore di un'esplosione. Fuori il cielo era inondato da
nuvole gravide di pioggia, ogni tanto dei lampi attraversavano la volta
illuminando lividamente la scena. E il letto era vuoto. Il Dottore si sentì
mancare il respiro e un urlo gli rimase strozzato in gola mentre la candela
scivolava a terra e si spegneva. Per un attimo credette di avere sognato,
ma sentiva le forze riaffiorargli e la scena, pur nella quasi oscurità farsi
bel delineata e chiara: il gigantesco baldacchino era nudo, con le cortine
sollevate e solo una pozzanghera di sangue al centro, dove aveva
(era sicuro) lasciato madre e figlio cuciti insieme e sotto l'effetto del
laudano. A quel punto sentì l'incoercibile esigenza di perdere conoscenza
e di crollare al suolo esanime, ma qualcuno lo sostenne proprio mentre
stava per svenire. Era Ferdi che, con il volto bizzarramente disteso
e i denti ben visibili, lo stava sorreggendo mentre alcune parole si
distendevano nell'aria e raggiungevano l'orecchio di Aldovrandi.  





(Continua)





 
 
 
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Un blog di: deteriora_sequor
Data di creazione: 13/05/2013
 
 

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