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Attaccato al muro insieme all'ombra XXI
Post n°251 pubblicato il 03 Settembre 2016 da deteriora_sequor
Nostro padre continuava nel suo esercizio di estrarre anelli di fumo dalla sua bocca minuta mentre l'orologio a pendola rintoccava i secondi nel soggiorno, piombato in un silenzio di tomba. Danilo mi sorrise con un'espressione solitaria e speranzosa al tempo stesso. Io non lo ricambiai ma percepivo, dentro di me, la vita di un'altra persona che mi scorreva nel sangue, come fosse lava bollente o un torrente impetuoso. Terminata la sigaretta mio padre gettò il mozzicone in strada, sotto la pioggia. Poi si levò pesantemente dalla sedia e disse che sarebbe andato in camera a riposare e a riflettere, per qualche minuto. Non pensai nemmeno come potesse fare una cosa del genere ora che mamma era sparita e noi eravamo come dei pulcini messi dentro una barchetta di carta e lasciati alla corrente. Non lo giudicavo più. Lo guardai, semplicemente, con la schiena curva mentre s'avviava verso il corridoio, tossendo per la sigaretta virginale che aveva appena fumato. Aveva ancora indosso la lisa veste da camera che indossava da dieci anni, azzurra e bianca, con dei trapezi e dei rombi marrone disegnati sulla parte esterna. Lo guardammo sparire nella stanza e ci fissammo senza riuscire a trovare parole adeguate per una simile, mesta visione. Danilo chiese se poteva fumare in casa e Io scossi la testa, senza rancore. Poi si allungò nella sedia ad ascoltare la pioggia sui vetri e i rintocchi del pesante orologio. "Che facevate in comunità?" Chiesi, solo per mettere in fila delle parole. "Avevamo un allevamento di puledri. Io mi occupavo di strigliare i cavalli." "Qualcosa che ti piaceva?" "Qualcosa di rilassante, qualcosa che teneva impegnato il cervello e ti impediva di tornare ad avere voglia." Fece lui grattandosi un ginocchio. "Mi sono sempre chiesto cosa spinge una persona, un ragazzo giovane a non potere fare a meno dell'oppio." Le visioni, i sogni meravigliosi ad occhi aperti." Rispose precipitosamente. "Come camminare nel cielo. è diverso dalle visione da acido o LSD. Quelle ti avvolgono completamente e non sei più autonomo, nemmeno nella più piccola parte di te. L'eroina è come bagnarsi di pioggia nel deserto, o percorrere migliaia di chilometri in pochi secondi, con tutti i paesaggi compressi nell'estasi del minuto. Sai dove sei e al tempo stesso sei altrove: in un posto bellissimo." "Dura tornare alla vita dopo un'esperienza del genere." "Durissima. è come se la tua vita fosse diventata un meraviglioso sogno. La realtà è vomito, inappetenza e nausea costante. Fino alla dose successiva." "La vita, quella vera insomma, diventa un intervallo spiacevole." Danilo annuì mentre gli occhi prendevano a brillargli al semplice ricordo. Dalla stanza dei genitori, nel frattempo, non si percepiva nessun rumore. (Continua) |
Inviato da: Word_User
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