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Attaccato al muro insieme all'ombra XXII

Post n°252 pubblicato il 07 Settembre 2016 da deteriora_sequor








Fu quando rintoccarono le dodici che percepì chiaramente un tonfo
e un rantolo soffocato provenire dalla stanza dei miei. Al momento
non seppi se ridere o corruscarmi. Quello che suggeriva il mio
istinto era preoccupante e grottesco al tempo stesso, quello che
osservavo negli occhi di Danilo era il terrore più puro. Ci levammo
pressoché contemporaneamente dalle nostre sedie ma lui mi
precedette nel precipitarsi verso la stanza. Io feci due passi nella
stessa direzione e poi mi arrestai cominciando a ridere istericamente
e strizzando gli occhi fino alle lacrime. Udì nettamente l'urlo del
mio fratellastro e il suo richiamo indiavolato. Mi asciugai le ciglia e
corsi come un dannato fino alla soglia. Vidi Danilo sorreggere il corpo
di mio padre che penzolava da una corda attaccata rozzamente
all'estremità superiore della porta del piccolo bagno interno. Mi
piombai a dargli una mano e, con molta delicatezza slacciammo
il cappio dal collo del vecchio. Poi lo appoggiammo sul letto, badando
che il tronco restasse eretto per farlo respirare liberamente. Luigi
era paonazzo in viso ma sembrava respirare senza ostruzioni. A un
certo punto vomitò in maniera violenta ed entrambi gli battemmo con
le mani sulla schiena per fargli cavare dallo stomaco quel poco che vi
si era depositato. "Chiamo un'ambulanza!" Fece Danilo. Non ero
d'accordo ma lo lasciai fare tanto era trasfigurato e deciso. Il mezzo
arrivò dopo qualche minuto. Il paramedico ci aveva dato dei suggerimenti
preziosi per mantenere stabilmente nostro padre e, quando giunse a
casa nostra, mi sembrava che la situazione fosse serena. Lo misero
su una lettiga non prima di avergli piazzato la maschera per l'ossigeno
e avergli fatto un'iniezione. Poi li osservammo mentre trasportavano
all'esterno Luigi. "Vado con lui!" Urlò Danilo: "Tu seguici in macchina!"
Lo rassicurai e li lasciai uscire tutti mentre sentivo i commenti degli
inquilini e porte che si aprivano incuriosite. Mi portai alla finestra e
osservai il vecchio che veniva piazzato sull'ambulanza. Poi aprì i
vetri, presi una sigaretta dal pacchetto lasciato dal mio fratellastro
e la accesi con voluttà e silenzio. Ne gustai la prima boccata e mi
incuriosì il bizzarro sapore al mentolo. "Che cazzo di cicche!" Mormorai
Erano quindici anni che non assaporavo tabacco e capì perfettamente
mio padre e i suoi anelli di fumo: quasi fossero stati un segnale di aiuto,
un richiamo per i soccorritori.






(Continua)








 
 
 
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Un blog di: deteriora_sequor
Data di creazione: 13/05/2013
 
 

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