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« PENSARE E PARLARELA D'URSO SCENDE IN CAMPO »

CIAO PABLITO!

Post n°372 pubblicato il 11 Dicembre 2020 da carloreomeo0

 

Premetto, io non capisco nulla di calcio, non lo seguo, ma Paolo Rossi fa parte di una particolare stagione di quel lontano 1982, che si focalizza in un preciso momento della mia vita, ricordo perfettamente le partite di quel mondiale spagnolo, io ragazzino di 12 anni incollato davanti ad una tv in bianco e nero, insieme a mio fratello, ai miei genitori, ricordo la loro e la mia esultanza ad ogni goal segnato dalla nazionale, e ce ne furono tanti in quel mondiale. Ricordo quel ragazzo, il cui nome era Paolo Rossi, il capocannoniere che in campo sembrava inarrestabile, imbattibile, ogni suo tiro importa infallibile. Ricordo che quello fu il primo e l’unico mondiale che seguì dall’inizio alla fine. Ricordo che quello fu il momento in cui per la prima volta mi sentì orgoglioso di essere italiano, per poi scoprire, troppo presto, che l’orgoglio, l’amor patrio non potevano scaturire solo da una partita di pallone, ci fosse anche la nazionale in campo, il titolo mondiale in gioco, una finale meritatamente vinta, ma avevano bisogno di radici, di valori più profondi e solidi da cui ergersi e crescere.

Grazie Pablito per tutte le emozioni che ci hai regalato, grazie perché insieme a quella nazionale, ad un presidente come Sandro Pertini, nella mia mente avete scattato un’istantanea di un Italia che voleva e poteva farcela, che poteva essere vincente. Ora quella foto adagiata sullo scaffale dei ricordi, appare un po' ingiallita dal tempo ma ancora evocativamente forte.    

 

 
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Commenti al Post:
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 12/12/20 alle 00:08 via WEB
E' bene ricordarlo con le sue stesse parole rilasciate in occasione di una intervista in riferimento allo spostamento al centro dell'attacco disposto dall'allenatore Fabbri: «Forse sono stato il primo centrattacco rapido e svelto, che aveva nelle intuizioni la sua dote principale, unita a una tecnica sopraffina. Uno dei segreti del mio successo è stato quello di giocare intelligentemente, pensando sempre cosa fare un secondo prima che mi arrivasse il pallone, proprio per supplire alla mancanza di qualità fisiche eccelse. Giocare sull'anticipo era una mia grande prerogativa, cercavo sempre di rubare il tempo al mio avversario, sfruttando le mie doti di opportunista: in area di rigore cercavo sempre di sfruttare ogni piccolo errore dei difensori, facendomi trovare nel posto giusto al momento giusto».

Qualcosa in comune con chi lo ha anticipato poco fa. Un saluto, M@.
(Rispondi)
 
 
carloreomeo0
carloreomeo0 il 12/12/20 alle 22:03 via WEB
Un grande campione, che è rimasto umile anche all'apice del successo, cosa molto rara. Un grande campione, un grande uomo.
(Rispondi)
 
jigendaisuke
jigendaisuke il 12/12/20 alle 02:07 via WEB
Gli storici, un giorno, studieranno e spiegheranno cosa significò quel mondiale per un Paese che stava uscendo dall'incubo degli anni di piombo, e questo grazie anche ad un ragazzo di Prato, umile ma bravissimo. Avevo 7 anni, ero incollato alla tv quella sera, poco dopo andai coi miei nella piazza dietro casa a festeggiare un po' la vittoria. Ciao Pablito
(Rispondi)
 
 
carloreomeo0
carloreomeo0 il 12/12/20 alle 22:06 via WEB
Fu un sogno che divenne realtà, quel mondiale fu davvero magico e la finale indimenticabile.
(Rispondi)
 
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