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ZONA CONFORT

Post n°485 pubblicato il 03 Aprile 2021 da carloreomeo0

Zona Confort definizione: La zona di comfort non è uno spazio reale ma un costrutto psicologico, emozionale, comportamentale che definisce la routine della nostra vita quotidiana.

Osservando il mondo, in particolare l’ambito lavorativo mi sono trovato spesso di fronte ad un paradosso: persone che amano il progresso, l’innovazione ma che non sono disposte ad abbandonare la propria zona confort. Il mondo del lavoro oggi più che mai, sollecitato dalle continue richieste di un mercato che punta sull’innovazione costante, ci costringe a cambiare continuamente il nostro modo di operare, cambiano le regole, i processi, i prodotti, ecc, di conseguenza abbiamo l’esigenza di apprendere continuamente cose nuove, nuove competenze, informazioni, tecniche, stili, ecc. Per fare questo dobbiamo momentaneamente abbandonare la nostra zona confort ed avventurarci in terreni sconosciuti, che una volta assimilati entreranno a far parte della nostra zona confort che risulterà ampliata, arricchita. Quello che dobbiamo comprendere è che non vi può essere progresso, innovazione se continuiamo a fare sempre le stesse cose allo stesso identico modo. Il periodo in cui si imparava un mestiere o una mansione e la si ripeteva meccanicamente per tutta la vita lavorativa è finito già da un po', io personalmente mi sono reinventato lavorativamente parlando infinite volte, ed ogni volta non è stato facile, l’ho ammetto, ma con l’impegno e la determinazione sono sempre riuscito ad abbandonare la mia zona confort per assimilare mansioni che inizialmente mi sembravano lontane anni luce da ciò che ritenevo essere nelle mie corde. Durante la mia vita lavorativa mi sono trovato spesso di fronte a persone che erano restie o che rifiutavano completamente ogni tipo di cambiamento, non essendo disposte ad abbandonare neanche per poco tempo la loro zona confort, talmente radicati ai loro schemi lavorativi a quei processi ripetuti talmente tante volte da non voler prendere neanche in esame l’eventualità di apprendere nuovi metodi.

L’operare in zone che conosciamo bene e che fi fanno sentire a nostre agio è piacevole non l’ho metto in dubbio ma a lungo andare si smette di pensare e si ripetono meccanicamente gesti, dissociandoci dal contesto in cui stiamo operando, si rischia così l’atrofia cerebrale, la cosa grave è che simili individui adottano lo stesso metodo anche per i loro schermi di pensiero, incasellati anch’essi in processi mentali che ripetono da così tanto tempo da non ricordarsi neanche da dove hanno avuto origine simili pensieri.   

 
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Commenti al Post:
confort.zone
confort.zone il 04/04/21 alle 00:34 via WEB
La mia confort zone è diversa. :)
(Rispondi)
 
 
carloreomeo0
carloreomeo0 il 04/04/21 alle 19:58 via WEB
Visitata, molto interessante il tuo blog, peccato che non abbia a parte il titolo alcuna pertinenza con il mio post, comunque Buona Pasqua.
(Rispondi)
 
surfinia60
surfinia60 il 04/04/21 alle 10:38 via WEB
Credo che spesso si tratti di pigrizia. I cambiamenti prevedono impegno e fatica, la volontà di mettersi in gioco. Posso capirlo in una persona avanti con gli anni ma quando vedo persone giovani totalmente svogliate e che vanno avanti per inerzia, magari pure lamentandosi, non lo posso accettare.
(Rispondi)
 
 
carloreomeo0
carloreomeo0 il 04/04/21 alle 20:01 via WEB
Pigrizia mentale, pigrizia fisica che spesso si fonde con il timore di abbandonare strade note per incamminarsi verso quello che ci appare ignoto. I giovani spesso sono stati abituati, educati, a scegliere la via meno faticosa, quella più facile e visto che loro sono il futuro questo per me è preoccupante, perché secondo il mio punto di vista dovrebbero essere loro a varare nuove strade, affrontando con coraggio i cambiamenti che esse comportano.
(Rispondi)
 
RomanticPearl
RomanticPearl il 04/04/21 alle 11:12 via WEB
Per mancanza di tempo ( in questo preciso istante) sono in impossibilità di leggere il post. Tornerò a breve per la lettura ( post e blog interessantissimo). Buona Pasqua!
(Rispondi)
 
 
carloreomeo0
carloreomeo0 il 04/04/21 alle 20:04 via WEB
Ti ringrazio per il tuo giudizio dato sulla fiducia al mio blog e al mio post, con la speranza che tu possa tornare a visitarlo in futuro con la dovuta calma. Ti auguro una buona Pasqua.
(Rispondi)
 
 
 
RomanticPearl
RomanticPearl il 04/04/21 alle 22:28 via WEB
Come la penso/vedo io: 0-10 anni: studia la vita; 10-14: esplorala; 14-20: crea il tuo stile; 20 in poi: tuffati e migliorati. Ecco, quando esploriamo la vita, scegliamo cosa va bene per noi e cosa no, creiamo le nostre routine. Ma la zona confort cos'è se non altro il nostro divano immaginario? Ci sentiamo coccolati, abbracciati e al sicuro. Molti dicono :"per avere il meglio esci dalla zona di comfort". Ok, rispetto il concetto ma la cosa che mi chiedo è:"perché?". Questo concetto di uscire dalla zona di confort è troppo generico al mio avviso. Ci sono persone meno ragionevoli che non hanno un senso-direzione nella vita e allora il concetto vale tanto. Ma ci sono persone molto ragionevoli che, costruiscono giorno per giorno il loro "stile" e sentir dire "esci dalle tue routine" non ha senso (inteso come forma psicologica "di rispetto" verso se stessi).
(Rispondi)
 
 
 
 
carloreomeo0
carloreomeo0 il 04/04/21 alle 22:36 via WEB
Vedi il concetto stesso di zona confort è molto vasto, per questo ho voluto circoscriverlo all'ambito lavorativo, dove uscire da quella zona è fondamentale in molti settori affinché si attuino quei cambiamenti necessari per permettere a certe attività di restare sul mercato, di esistere e di garantire una continuità del lavoro e quindi delle retribuzioni ai loro dipendenti.
(Rispondi) (Vedi gli altri 1 commenti )
 
 
 
 
RomanticPearl
RomanticPearl il 04/04/21 alle 23:01 via WEB
Anche nel lavoro è uguale. Perché si deve uscire dalle proprie routine (se portano benefici)? Per adeguarci al nuovo trend? Questa sera si parlava in famiglia delle fisarmoniche P.Soprani. Leggendo il tuo post mi domandavo se Soprani, il suo cognome avrebbe lo stesso impatto sonoro se lui sarebbe uscito dalla sua zona comfort cambiando totalmente direzione. Io credo di no. È rimasto fedele a se stesso migliorando (trend) la sua "routine" :)
(Rispondi)
 
 
 
 
RomanticPearl
RomanticPearl il 04/04/21 alle 22:52 via WEB
In un libro, letto di recente, c'era una frase: "tu hai ragione, ma neanche io ho sbagliato" = entrambi abbiamo ragione. Giusto il tuo concetto "zona confort", giusto anche il mio che dopo 30 anni di creare le mie abitudini perfette per me non sono disposta a "gettare tutto al vento" desiderando un futuro migliore o meglio dire dando la colpa al mio confort perché la mia vita non è come avrei voluto. Sarebbe da stupidi non valutare che esiste il giorno e la notte, il sole e la luna, giorni bui e giorni di felicità. Se la propria routine porta benefici e ti senti bene, al proprio agio allora vai avanti e migliora sempre di più questa routine ma non guardarla come un qualcosa di "estraneo" perché fa parte della tua zona comfort. La zona comfort non è in tutto negativa al mio avviso. Per la mia esperienza la zona confort è colei che mi da sicurezza, mi ricorda la mia personalità. Ci sono angolini al interno di questa zona dove la paura si nasconde. In questo caso ti do ragione a mille per mille: devo far uscire a vista la paura e affrontarla ma è un fattore dovuto alla consapevolezza (la zona comfort è solo il suo nascondino preferito). ...Serena serata
(Rispondi) (Vedi gli altri 3 commenti )
 
 
 
 
carloreomeo0
carloreomeo0 il 04/04/21 alle 23:03 via WEB
Ti confesso che mi piace il tuo modo di ragionare, ma vedi è brutto a dirsi, ma applicando il concetto di zona confort esclusivamente all'ambito lavorativo, se non sei disposto ad abbandonarla per ampliarla e acquisire nuove conoscenze, ti precludi l'ingresso in molte realtà lavorative. Per quanto riguarda l'area privata, anche guidare ci metteva a disagio prima di prendere dimestichezza con il mezzo, ma siamo usciti dalla nostra zona confort per acquisire la conoscenza necessaria per prendere la patente ed oggi l'azione di guidare che prima ci faceva paura o ci metteva a disagio è entrata a far parte della nostra zona confort e questo vale per mille altri aspetti della vita. Con questo non voglio dire che bisogna cambiare sempre e a tutti i costi, ma di non vedere sempre il cambiamento come una complicazione, un disagio, ma di valutare obiettivamente le opportunità che esso comporta.
(Rispondi)
 
 
 
 
RomanticPearl
RomanticPearl il 04/04/21 alle 23:36 via WEB
"...non vedere sempre il cambiamento come una complicazione, un disagio, ma di valutare obiettivamente le opportunità che esso comporta" = scegli il meglio per te. Perfetto. Così mi piace :) Sogni d'oro!
(Rispondi)
 
 
 
 
carloreomeo0
carloreomeo0 il 04/04/21 alle 23:42 via WEB
Ottima conclusione per entrambi direi. Buona notte.
(Rispondi)
 
Cherrysl
Cherrysl il 04/04/21 alle 12:41 via WEB
Ottimo spunto di riflessione. Per accettare cambiamenti occorre avere amore per gli stimoli nuovi curiosità e adattabilità. Io detesto i lavori di routine. Non ho mai avuto problemi a lasciare un lavoro in cui non stavo bene pur non avendo la sicurezza di un altro posto nell'immediato. I lavori migliori sono quelli nei quali viene concessa l iniziativa personale.
(Rispondi)
 
 
carloreomeo0
carloreomeo0 il 04/04/21 alle 20:05 via WEB
Concordo con te, trovo che i lavori migliori siano quelli dove ognuno può metterci del suo quando è chiaro che il suo contributo porta benefici.
(Rispondi)
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 04/04/21 alle 20:09 via WEB
Purtroppo esistono anche i lavori di routine che non necessitano di particolari innovazioni. Sarebbe opportuno che i non motivabili fossero indirizzati verso questi ambiti. Un saluto, M@.
(Rispondi)
 
 
carloreomeo0
carloreomeo0 il 04/04/21 alle 20:40 via WEB
Sì ma quegli ambiti sono sempre più limitati, mentre i soggetti restii ad ogni forma di cambiamento sono in forte crescita. Ti auguro una buona serata e Buona Pasqua.
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