Zacinto mia

CONTROLLORI E CONTROLLATI: COME ESSERE DIPLOMATICI

Come se la mia vita fosse abbastanza semplice in quest’ultimo periodo, ci si è aggiunta anche la visita degli ispettori la scorsa settimana e questa settimana.

Di solito vengono una volta l’anno in autunno ed erano già venuti a novembre (così come a novembre 2014). Dato che io sono appena arrivato e alcune cose le sto ancora imparando, hanno pensato bene di mandarli dopo un mese e mezzo dal mio insediamento. Ho dovuto chiedere ai miei collaboratori un super lavoro la settimana prima del loro arrivo per concludere numerose pratiche di gennaio aperte. Io stesso le ho sistemate in prima persona ed ho chiesto ad alcune persone che si occupano di altro di aiutare i colleghi. Mi sono anche portato del lavoro a casa.

Diciamo che è stata una decisione vincente perché almeno gennaio era concluso, si sono impuntati su una cosa che ci era sfuggita; sono riuscito a far loro capire che le comunicazioni relative alla regolarizzazione delle pratiche di gennaio sono talvolta partite ad inizio marzo perché abbiamo avuto una notevole mole di fatture da inserire a sistema oltre ai problemi tecnici del nuovo sistema di fatturazione ed ho fornito loro la documentazione. L’approccio iniziale non è stato bellissimo anche perché li devo seguire tutto il giorno lasciando da parte le mie attività, cercare insieme ai collaboratori la documentazione richiesta, ricontrollarla, scegliere a campione le pratiche migliori, ansie varie, caffè da prendere (offrire) agli ispettori per essere gentile (anche se io non bevo caffè) … Un ispettore, che tra l’altro ho trovato in metropolitana perché ho scoperto che abita nella mia zona, si è mostrato sin dall’inizio piuttosto maleducato. Se l’è presa con una collega che ha usato il condizionale nel fornire una spiegazione, sono intervenuto cercando di capire il problema. Da notare la mia difficoltà: non sapevo di cosa stessero parlando, quindi, dovevo capire rapidamente l’oggetto, difendere la collega, ma al tempo stesso non essere polemico con gli ispettori per non rovinare i rapporti. Ho fatto una fatica bestiale: una comunicazione per loro dannosa è diventata, per me, “ridondante”, una richiesta di documentazione da parte loro è stata tramutata in motivazione sottoscritta da un collega. Altri fogli sono stati fatti opportunamente sparire, ne ho parlato col mio capo che il giorno successivo è venuto a Brescia per parlare dell’accaduto. L’ispettore si è scusato con la collega e da allora è diventato un agnellino. Fortunatamente da allora, a fronte delle montagne di carta, fotocopie, armadi aperti, corse per i corridoi, nient’altro da rilevare. Forse, per questa volta, è andata.