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Messaggi del 12/05/2020
Post n°2909 pubblicato il 12 Maggio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: aarticolo riportato dall'Internet Scienza: scoperta in Canada una specie sconosciuta di tirannosauroUna nuova specie di tirannosauro, sopran- nominata "mietitore di morte", è stata rinvenuta in Canada, dopo 50 anni dall'ultima specie ritrovata nel paese A cura di Antonella Petris 12 Febbraio 2020 22:56 Scoperta in Canada una nuova specie di tirannosauro, soprannominata "mietitore di morte". L'annuncio, stando a quanto si legge sul quotidiano britannico Independent, viene da uno studio dell'Università di Calgary e del Royal Tyrrell Museum of Paleoology. Il nome scientifico di questa nuova specie sarebbe Thanatotheristes degrootorum, dall'unione di Thanatos e Theristes, che nella mitologia greca indicavano rispettivamente la divinita' della morte e uno dei personaggi negativi dell'Iliade. I frammenti fossili del teschio e della mascella risalirebbero a circa 79,5 milioni di anni fa, e sono stati scoperti da John De Groot, un agricoltore appassionato di paleontologia. "L'osso mascellare stato una scoperta assolutamente straordinaria. Si vedevano chiaramente i denti fossilizzati e sapevamo che era qualcosa di speciale", afferma De Groot. "Siamo entusiasti di questa scoperta, la prima nuova specie di tiran- nosauro dopo 50 anni e la piu' antica all'interno dei confini del Canada", dichiara Francois Therrien, curatore della paleoecologia dei dinosauri presso il Royal Tyrrell Museum. "Questa scoperta è significativa perché colma una lacuna nella nostra comprensione dell'evoluzione del tirannosauro", aggiunge Therrien. Il team di ricerca ha analizzato i resti del cranio e delle ossa rinvenute, dichiarandone l'appartenenza a una specie unica, dai denti delle dimensioni di circa 7 cm. "I Thanatotheristes possono essere distinti da tutti gli altri tirannosauri per le numerose caratteristiche del cranio, come le creste verticali che corrono lungo la mascella superiore", spiega Jared Voris, studente di dottorato dell'Universita' di Calgary e autore dello studio. "Queste caratteristiche conferiscono al predatore una posizione ai vertici della catena alimentare, e lo rendono una delle sole cinque specie di tirannosauro rinvenute nella regione", conclude il team di ricerca. |
Post n°2908 pubblicato il 12 Maggio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Ostia Antica Patrimonio Europeo Prestigioso riconoscimento 2 Aprile 2020 L'area archeologica di Ostia Antica diventa Patrimonio storico e culturale europeo. Lo ha annunciato la Commissione Ue, che ha insignito del "Marchio del patrimonio europeo" dieci siti dell'Unione, dalla Polonia al Portogallo. Un marchio importante I siti sono stati selezionati da una giuria di esperti indipendenti. Con l'aggiunta degli ultimi dieci, salgono a 48 i luoghi detentori del marchio europeo, fra i quali figurano anche il Forte di Cadine (Trento) e il Museo casa Alcide de Gasperi (Pieve Tesino). La direttrice Barbera: "Ostia Antica esprime gli odierni valori europei" Grande soddisfazione esprime Mariarosaria Barbera, direttrice del Parco archeologico di Ostia Antica, che ad Archeologia Viva dichiara: «È un riconoscimento molto importante che ci rende orgogliosi in quanto viene conferito a quelle realtà che si sono contraddistinte per la loro capacità di veicolare valori europei tra cui l'integrazione, la circolazione di idee, il principio di multiculturalità. Ostia in ambito italiano è il sito di più antica storia e memoria che riporta in età moderna questi valori. «Ostia - dal latino Ostium - era la 'bocca' (del fiume Tevere), ovvero la porta di Roma e quindi in questo senso già in antico e per tutti i suoi nove secoli di vita, ha rappresentato un melting pot di culture, civiltà, modi di sentire. Non è un caso che l'emblema più orgoglioso di questa qualità di Ostia è il Piazzale delle Corporazioni, con i suoi 61 stand di mosaici che riproducono merci, navi di provenienza da tutto il bacino del Mediterraneo, da Cagliari all'Africa, all'Asia ovvero tutto quello che costituiva in antico il cuore dell'impero romano. Una "palestra" di arricchimento culturale «Negli ultimi tre anni (data d'insediamento della nuova direzione - ndr) abbiamo dato molto spazio alla comunicazione e anche alla formazione di studiosi di tante università italiane e straniere che utilizzano Ostia come palestra d'informazioni, idee e arricchimento culturale con cicli di conferenze legate all'archeologia pubblica e alla legalità, dirette streaming dai depositi, iniziative aperte alla comunità locale. Messaggio vincente... «Siamo molto felici - prosegue Mariarosaria Barbera - che questo nostro modo di vedere la storia e la cultura sia stato riconosciuto e apprezzato in un momento nel quale molte nubi si addensano sull'Europa con una doppia spinta manichea tra modello integrativo e modello che dissolve in qualche modo questi valori (con movimenti sovranisti che diventano poi indipendentisti per non dire altro). «Ebbene, Ostia non può essere il punto di svolta nel nostro modo di vedere l'Europa, ma è tuttavia un piccolo segnale questo riconoscimento assegnato all'Italia, a questa città romana di antichissima tradizione, la prima colonia di Roma, fondata nel IV secolo prima di Cristo. Non scordiamoci che la storia di Ostia si è dipanata per almeno nove secoli, declinando lentamente dopo aver resistito all'interro della costa, all'arrivo dei barbari, fino a riproporsi, con il Borgo di Gregoriopoli, come città medievale... Insomma, è un messaggio molto importante l'aver riconosciuto a livello europeo il valore fondativo della nostra storia. Passata l'emergenza coronavirus, quando riapriremo, potremo già esporre il marchio di Patrimonio europeo... magari nell'ambito di una bella grande e partecipata cerimonia». Foto: Parco Archeologico Ostia Antica |
Post n°2907 pubblicato il 12 Maggio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Il nuovo volto dei Neanderthal: da uomini delle caverne a subacquei provettiI Neanderthal erano dei subacquei in grado di immergersi in apnea fino a 2/4 metri di profondità: lo facevano spesso, per raccogliere conchiglie A cura di Antonella Petris 16 Gennaio 2020 10:45 Altro che uomini delle caverne: i Neanderthal erano subacquei provetti, in grado di immergersi in apnea fino a 2/4 metri di profondità. Lo facevano spesso, per raccogliere conchiglie da trasformare in utensili. Lo rivelano i reperti risalenti a circa 90.000 anni fa della Grotta dei Moscerini, lungo il litorale laziale nei pressi di Gaeta. Essi sono al centro di uno studio condotto da un gruppo di ricerca internazionale guidato da Paola Villa, archeologa dell'Università del Colorado, con la partecipazione dell'Università di Pisa, la Sapienza e l'Università Roma tre. I risultati sono pubblicati sulla rivista Plos One. I 171 reperti sono gusci di mollusco fasolaro (Callista chione) che i Neanderthal affilavano con martelletti di pietra per utilizzarli poi come raschietti. Circa tre quarti di questi strumenti preistorici presentano una superficie opaca e leggermente abrasa dalla sabbia, segno che i gusci erano stati portati sulla spiaggia dalle correnti marine; le conchiglie restanti, leggermente piu' grandi delle altre, mostrano invece una superficie esterna liscia e luminosa, segno che erano state pescate direttamente sott'acqua. Tra i reperti della Grotta dei Moscerini ci sono anche degli strumenti fatti di pietra vulcanica (pomice), che le correnti marine avevano probabilmente trasportato fin li' dal Golfo di Napoli. |
Post n°2906 pubblicato il 12 Maggio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Tucidide tra peste e democrazia ieri come oggi 16 aprile 2020 Il coronavirus nel 2020. La peste ad Atene nel V sec. a.C. disgraziati, forti o deboli. La vicenda di Pericle insegna... all'ombra del Partenone viene ora riproposto ad Archeologia Viva come spunto di riflessione dal professor Umberto Pappalardo. Volentieri condividiamo. La peste ad Atene: Tucidide nacque ad Atene fra il 460 e il 455 a.C., in una delle più aristocratiche famiglie dell'Attica. Accusato di alto tradimento, fu condannato a morte, che evitò andando in esilio per oltre vent'anni. In quel lungo periodo compose l'opera che lo avrebbe reso famoso: " La guerra del Peloponneso", un resoconto sul conflitto che dal 431 al 404 oppose Atene a Sparta per il dominio sul mondo greco. Nel 404, dopola resa di Atene, fu richiamato in patria con un decreto speciale che revocava la condanna. Morì poco tempo dopo, in circostanze mai chiarite. Lo storico descrive l'epidemia di peste che colpì Atene intorno al 430 a. C., durante la guerra del Peloponneso, quando la città era sotto assedio. Il morbo provocò migliaia di morti, fra i quali lo stesso Pericle. Umberto Pappalardo* All'inizio dell'estate i Peloponnesiaci e i loro alleati invasero l'Attica.
Erano nell'Attica solo da pochi giorni, quando il morbo cominciò a manifestarsi ad Atene. l medici non riuscivano a fronteggiare questo morbo ignoto ma anzi morivano più degli altri, in quanto si avvicinavano ai malati. A quanto si dice, la peste incominciò in Etiopia, poi passò in Egitto e
Ad Atene piombò improvvisamente e contagiò prima gli abitanti del porto. Gli ateniesi sostenevano che i nemici avevano gettato dei veleni nei pozzi ... Si dica pure su questo argomento quello che ciascuno pensa, medico o profano che sia, io ne racconterò i sintomi, giacché io stesso ne fui affetto ... All'improvviso, le persone venivano prese da vampate di calore alla testa, arrossamento e bruciore agli occhi. La gola e la lingua assumevano un colore sanguigno ed emet- tevano un odore sgradevole. Dopo questi sintomi sopraggiungevano starnuti e raucedine. Dopo non molto il male scendeva al petto con una forte tosse e quando raggiungeva lo stomaco provocando spasmi, svuota- menti di bile e forti dolori. Nella maggior parte dei casi si manifestava anche un singhiozzo con sforzi di vomito che generavano violente convulsioni. Il corpo era rossastro, livido e come fiorito di piccole pustole; le parti ardevano a tal punto da non riuscire a sopportare nemmeno le vesti leggere. Molte persone si gettarono nei pozzi, oppresse da una sete inestinguibile, ma il bere dava poco risultato. L'insonnia opprimeva. La maggior parte moriva dopo giorni per effetto del calore; se invece sopravvivevano, la malattia produceva una violenta diarrea e così morivano per lo sfinimento ... Il morbo mostrò di essere diverso dalle solite epidemie ... La malattia portava via tutti, anche chi era curato con la maggiore attenzione. Non esisteva nessuna medicina che si potesse applicare ... Se si accostavano alle persone, morivano per il contagio, e in particolar modo quelli che agivano per generosità .. . La malattia non colpiva due volte la stessa persona in modo grave. Oltre alla malattia, aggravava il loro disagio l'afflusso della gente dai campi ... Tutte le consuetudini che prima si seguivano nel celebrare gli uffici
Molti usarono modi di sepoltura indecenti, dato che i morti erano numerosi gli uni, posto il loro morto su una pira destinata a un altro, vi davano fuoco; altri, mentre un cadavere ardeva, vi gettavano sopra anche quello che stavano portando e se ne andavano. Il morbo dette inizio a numerose infrazioni della legge . . . poiché dal momento che una pena ben più grande pendeva sulle loro teste,
piombasse anche su di loro. *Umberto Pappalardo è docente di Archeologia classica, Archeologia pompeiana e Archeologia e Storia dell'arte greca e romana all'Università di Napoli Suor Orsola Benincasa. È membro del comitato scientifico di Archeologia Viva. |
Post n°2905 pubblicato il 12 Maggio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet 05 ottobre 2018 L'eredità Neanderthal che ci protegge dai virus © SPL/AGF Ben 152 varianti geniche che ci proteggono da virus sono un'eredità dell'incrocio tra Neanderthal ed esseri umani moderni. Arrivati in Eurasia centinaia di migliaia di anni prima degli Homo sapiens, i Neanderthal avevano avuto il tempo di evolvere difese contro virus presenti in Europa e in Asia ma non in Africa, un vantaggio adattativo che ha assicurato la permanenza di quelle varianti nel nostro genoma I Neanderthal ci hanno lasciato un'eredità genetica positiva: un cospicuo numero di mutazioni in alcuni geni che offrono prote- zione da molti virus a RNA. La scoperta - fatta dai biologi evoluzionisti David Enard, dell'Università dell'Arizona a Tucson, e Dmitri A. Petrov, della Stanford University, e illustrata su "Cell" - è un'ulteriore conferma dell'importanza del patrimonio genetico che abbiamo ereditato dai nostri cugini estinti. fatto in tempo a incrociarsi con la nostra specie, che aveva da poco iniziato a diffondersi in tutto il mondo. Le tracce di questo incrocio sono presenti in buona parte delle popolazioni non africane, e rappresentano in media circa il 2 per cento del genoma. Alcune di queste tracce, inoltre, sonomolto più diffuse di altre, tanto da suggerire che la loro persistenza sia legata a un vantaggio evolutivo. Analizzando i circa 4500 geni che negli esseri umani moderni interagiscono con i virus attraverso le proteine che producono, e confrontandoli con il database dei geni neanderthaliani identificati finora, Enard e Petrov hanno individuato 152 sequenze di DNA tipiche dei Neanderthal. Probabilmente i Neanderthal contagiarono i primi esseri umani moderni arrivati in Eurasia con i virus a RNA tipici del continente, ma grazie al mescolamento delle popolazioni trasmisero loro anche le difese genetiche che avevano sviluppato, secondo un modello detto "veleno-antidoto" (Cortesia Enard & Petrov / Cell) Una serie di test ha permesso di concludere che le proteine espresse da quei geni di origine neanderthaliana offrono una certa protezione dalle infezioni dovute a diversi tipi di virus a RNA. In particolare, le proteine prodotte dalle varianti neanderthaliane interferiscono con il ciclo di replicazione del virus all'interno della cellula infettata, impedendone quindi la riproduzione e la capacità di infettare a cascata sempre più cellule. centinaia di migliaia di anni, un tempo sufficiente perché il loro sistema immunitario evolvesse delle difese contro virus presenti in Europa e in Asia ma non in Africa. "Gli esseri umani moderni - ha detto Enard - hanno 'preso in prestito' le difese genetiche già presenti nei Neanderthal senza dover aspettare che si sviluppassero le loro mutazioni adattative, che avrebbero richiesto molto più tempo." (red) |
Post n°2904 pubblicato il 12 Maggio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet 16 aprile 2020 Dai neutrini sempre più prove dell'asimmetria tra materia e antimateria L'interno del rivelatore Super-Kamiokande (©T2K Collaboration) I neutrini oscillano, cioè si trasformano in neutrini di diverso tipo, con una probabilità diversa rispetto a quella dei rispettivi antineutrini. Il fenomeno, confermato dal rivelatore giapponese Super-Kamiokande dopo nove anni di raccolta dati, apre uno spiraglio alla comprensione dell'enorme prevalenza della materia che si osserva nell'universo attuale. I neutrini attraversano la materia praticamente indisturbati. Durante il loro viaggio, queste elusive particelle elementari "oscillano", cioè si trasformano da un tipo all'altro. Lo stesso si verifica per gli antineutrini, le antiparticelle dei neutrini, ma con una probabilità leggermente inferiore. dei dati ottenuti con il rivelatore giapponese Super-Kamiokande, gestito dalla collaborazione internazionale T2K, che vede una nutrita partecipazione delle sezioni dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN) e delle Università di Napoli, Padova e Roma Sapienza, Università e Politecnico di Bari, e dei Laboratori nazionali di Legnaro dell'INFN. ma l'accumulo di dati per nove anni ha portato ora la significatività statistica su valori decisamente elevati: la probabilità che si tratti di un effetto casuale e non di un fenomeno reale è ridotta allo 0,3 per cento. Un limite così stringente ha profonde conseguenze, perché indica che il processo di oscillazione viola la simmetria di CP. Questo è uno dei principi fondamentali della fisica: afferma che le leggi sono le stesse nel mondo visto allo specchio (cioè invertendo tutti gli assi spaziali con l'operazione di parità P) purché si trasformino le particelle nelle rispettive antiparticelle (con l'operazione di coniugazione di carica, C). e antimateria, un primo elemento che può portare a spiegare perché nell'universo attuale si osserva un'enorme sovrabbondanza di particelle rispetto alle antiparticelle, nonostante il fatto che il big bang deve aver prodotto materia e antimateria in egual misura. artificialmente, oltre a quelle che hanno come oggetto i neutrini prodotti in grande quantità dal Sole. Per rilevare la differenza di comportamento tra neutrini e antineutrini occorre far viaggiare i neutrini su un tragitto piuttosto lungo, misurandone le caratteristiche all'inizio e alla fine. complesso di acceleratori per la ricerca (JPARC) presso il villaggio di Tokai, sulla costa orientale del Giappone. Le particelle vengono prima intercettate nei pressi del sito di produzione e poi si propagano per 295 chilometri verso Kamioka, non lontano dalla costa occidentale del Giappone. Qui li aspettano 50.000 tonnellate di acqua purissima contenuta in un serbatoio ospitato dal gigantesco rivelatore sotterraneo Super-Kamiokande. Qui le rarissime interazioni tra neutrini e acqua producono una luce che viene catturata da oltre 11.000 fotomoltiplicatori. mettere in funzione e operare uno degli apparati più complessi mai realizzati nel nostro settore" sottolinea Gabriella Catanesi, responsabile per l'INFN dell'esperimento T2K e componente del comitato esecutivo dell'esperimento. "Siamo molto orgogliosi e soddisfatti. Ma non ci fermiamo certamente. Stiamo lavorando per migliorare ancora il nostro apparato per essere in grado di fronteggiare le sfide dei prossimi anni". (red) |
Post n°2903 pubblicato il 12 Maggio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet E se l'universo fosse asimmetrico? di Lee Billings/Scientific American Un'immagine dell'ammasso di galassie IDCS J1426, situato a 10 miliardi di anni luce da noi (©ESA/Hubble) Una nuova analisi basata sulla distribuzione degli ammassi di galassie in tutto il cielo e fino a 5 miliardi di anni luce da noi mostra che alcuni sono più lontani o più vicini di quanto ci si aspetterebbe se l'espansione dell'universo fosse uguale in tutte le direzioni. Se fosse confermato, il risultato minerebbe le fondamenta della fisica, ma molti esperti sono scettici. Secondo i principi chiave della fisica moderna, il cosmo è "isotropo" su scala di molti miliardi di anni luce, il che significa che dovrebbe avere lo stesso aspetto e lo stesso comportamento in qualunque direzione lo si osservi. A partire dal big bang di quasi 14 miliardi di anni fa, l'universo avrebbe dovuto espandersi in modo identico ovunque. E questo presupposto è in accordo con ciò che gli astronomi verificano quando osservano la liscia uniformità della luce del big bang: il fondo cosmico a microonde (cosmic background radiation, CMB). Ora, tuttavia, una survey a raggi X delle distanze degli ammassi di galassie in tutto il cielo suggerisce che alcuni sono significativamente più vicini o più lontani di quanto l'isotropia possa far prevedere. Questa scoperta potrebbe essere un segno che l'universo è in realtà "anisotropo": si espande più velocemente in alcune regioni che in altre. Chiedo scusa a chiunque sia alla ricerca di una scusa cosmica per le proprie disgrazie, ma forse l'universo non è poi così privo di direzione. Questa possibile prova dell'anisotropia viene da un gruppo internazionale di ricerca guidato dall'astronomo Konstantinos Migkas, dell'Università di Bonn in Germania. E si basa su dati nuovi o diarchivio relativi a quasi 850 ammassi di galassie visti dall'Osservatorio a raggi X Chandra della NASA, dal satellite XMMM-Newton dell'Agenzia Spaziale Europea e dal satellite giapponese Advanced Satellite for Cosmology and Astrophysics. Lo studio, apparso nel numero di aprile di "Astronomy and Astrophyisics", tratta ogni ammasso un po' come un faro, stimandone le distanze in base a quanto appare luminoso od oscuro ogni singolo ammasso. Misurando il tipo e la quantità di raggi X emessi dal gas caldo e rarefatto che circonda un determinato ammasso, il gruppo ha potuto determinare la temperatura di quel gas. In questo modo, i ricercatori sono riusciti a stimare la luminosità nei raggi X dell'ammasso e quindi la sua distanza. Successivamente, hanno calcolato la luminosità di ciascun ammasso attraverso una tecnica separata che si basava, in parte, su determinazioni preesistenti del tasso di espansione dell'universo. Il confronto tra i due valori indipendenti di luminosità degli ammassi ha permesso a Migkas e ai suoi colleghi di indagare le potenziali deviazioni del tasso di espansione dell'universo in tutto il cielo e di scoprire due regioni in cui gli ammassi erano del 30 per cento circa più luminosi o più deboli (e quindi potenzialmente più vicini o più lontani) del previsto. "Siamo riusciti a individuare una regione che sembra espandersi più lentamente del resto dell'universo e una che sembra espandersi più velocemente", dice Migkas. "Ci sono anche molti studi su supernovae ottiche e su galassie a infrarossi che hanno rilevato anisotropie simili nelle stesse direzioni. E ci sono anche molti studi con serie di dati simili che non mostrano alcuna anisotropia! Pertanto, la situazione è ancora incerta. Non sosteniamo di conoscere l'origine delle anisotropie, ma solo che ci sono". Un'anisotropia sorprendente e deprimente Un universo anisotropo minerebbe le fondamenta della fisica, richiedendo importanti revisioni del pensiero attuale sull'evoluzione cosmica. "Se[la crescita dell'universo fosse effettivamente diversa in diverse direzioni, si aprirebbe una nuova falla nell'ipotesi cosmologica sull'omogeneità dell'espansione su porzioni di spazio sufficientemente grandi", dice Megan Donahue, astrofisica della Michigan State University che non era coinvolta nello studio. Un'espansione asimmetrica "sarebbe stupefacente e deprimente", aggiunge, perché suggerirebbe che la nostra comprensione della struttura e dell'evoluzione su larga scala dell'universo è profondamente - forse irrimediabilmente - incompleta. Per spiegare una cosa del genere - e per conciliarla con l'isotropia quasi perfetta vista nel fondo cosmico a microonde - i cosmologi potrebbero ricorrere all'energia oscura, la misteriosa forza che determina l'espansione accelerata dell'universo. Forse, in qualche epoca intermedia nell'ampio intervallo di tempo tra l'immagine del fondo a microonde dell'universo "primordiale" e quella dell'universo " maturo" degli ultimi miliardi di anni, gli effetti dell'energia oscura si sono intensificati in alcune parti specifiche del cosmo, provocando un'espansione asimmetrica. "Sarebbe notevole se si scoprisse che l'energia oscura ha diverse intensità in differenti parti dell'universo", ha detto il coautore dello studio, Thomas Reiprich dell'Università di Bonn in una recente dichiarazione. "Tuttavia, sarebbero necessarie molte più prove per escludere altre spiegazioni e formulare un quadro convincente". In alternativa, l'universo potrebbe non essere affatto asimme- trico: gli ammassi di galassie aberranti potrebbero essere coinvolti in un "flusso di massa", trascinati fuori posto dall'attrazione gravitazionale di ammassi ancora più grandi e lontani, un po' come le barche travolte dalla corrente impetuosa di un fiume. Ma la maggior parte dei cosmologi non si aspettava che si verificassero flussi di massa alle scale estremamente grandi indagate dallo studio, in cui sono state condotte misurazioni fino a circa cinque miliardi di anni luce di distanza. Una mappa a cielo aperto che mostra come potrebbe essere un'espansione asimmetrica dell'universo, basata sulle survey a raggi X di centinaia di ammassi di galassie. Le tonalità giallo arancione indicano un tasso di espansione più veloce del previsto. I colori viola-nero corrispondono a un'espansione più lenta del previsto (K. Migkas et al. 2020-CC BY-SA 3.0 IGO) "Potrebbe trattarsi benissimo di un flusso di massa", dice Migkas. "Ma anche questo sarebbe molto importante, semplicemente perché la maggior parte degli studi non ne tiene conto! Qualsiasi flusso di massa esistente potrebbe influenzare pesante- mente i nostri risultati e le misurazioni, se non si apportano le correzioni dovute a questi movimenti in modo appropriato". Punti ciechi cosmici La spiegazione più ovvia, naturalmente, sarebbe che le apparenti asimmetrie nella distribuzione spaziale dei cluster sono dovute a difetti nei dati o nella loro analisi. Ma anche questo scenario potrebbe richiedere agli scienziati di aggiornare la loro conoscenza di come gli errori si insinuano nei loro più accurati calcoli delle distanze cosmiche. "E' da un po' di tempo che gli studi che utilizzano gli ammassi come riferimenti cosmologici forniscono risultati scorretti", dice Adam Riess, astronomo della Johns Hopkins University, che non fa parte del gruppo di Migkas, citando le recenti analisi di altri ricercatori che evidenziano le incongruenze tra il lavoro basato sugli ammassi e quello basato sulle altre tecniche di misura- zione. Tali incongruenze suggeriscono che le correlazioni tra la tempera- tura dei raggi X di un ammasso di galassie e la sua luminosità non sono così chiare come i ricercatori vorrebbero. Inoltre, dice Riess, ci sono altri potenziali problemi da affrontare proprio qui nella Via Lattea: in particolare, il disco pieno di gas e polveri della nostra galassia, che oscura in vari modi fastidiosi la visione del cosmo più ampio da parte degli astronomi. Potrebbe non essere una coincidenza, dice, che la regione con la più grande anisotropia cosmica apparente identificata da Migkas e dai suoi colleghi confina con il luogo dove sono più spessi i gas e le polveri che assorbono i raggi X della Via Lattea. "Essi affermano che la direzione dell'universo che appare problematica è proprio nel nostro punto cieco", aggiunge Riess. "Sembra sospetto!". Anche David Spergel, cosmologo della Princeton University e del Flatiron Institute di New York City, sospetta che ci siano errori nelle misurazioni basate sugli ammassi, in parte perché molte altre tecniche forniscono risultati fortemente contrastanti. "Questo articolo sarebbe molto importante se fosse vero, ma è molto improbabile che lo sia", dice. "Abbiamo molti test molto più accurati dell'anisotropia basati sulle osservazioni del fondo cosmico a microonde e della strut- tura su larga scala. Queste osservazioni sono più semplici, più pulite e sono state riprodotte in molti modi diversi". Le anisotropie alla scala suggerita dal nuovo studio, dice, portereb- bero a fluttuazioni nella fondo a microonde mille volte più luminose di quelle osservate dagli astronomi. Ciononostante, Migkas e i suoi colleghi sostengono che pronunciarsi decisamente contro o a favore di un universo asimmetrico richiede ulteriori e più complete prove sulla struttura cosmica su larga scala. Ora sono alla ricerca di ulteriori indizi di anisotropia dell'ammasso di galassie all'interno delle mappe del fondo cosmico a microonde e cercano di convalidare i loro studi sull'ammasso basati sui raggi X con osservazioni complementari negli infrarossi. I risultati conclusivi potrebbero infine provenire da nuovi telescopi spaziali - come eROSITA, un osservatorio a raggi X tedesco-russo, o la prossima missione Euclide dell'Agenzia Spaziale Europea - che condurranno survey più profonde e più ampie degli ammassi in tutto il cielo. "In generale, crediamo che sempre più persone dovrebbero studiare l'isotropia dell'universo e trovare nuovi metodi e strumenti per farlo, considerando l'enorme significato che questo ha per la cosmologia standard", dice Migkas. "Sarebbe bello se sapessimo, una volta per tutte, se l'ultimo universo ha un aspetto isotropo o meno". (L'originale di questo articolo è stato pubblicato su "Scientific American" il 15 aprile 2020. Traduzione ed editing a cura di Le Scienze. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.) |
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