Creato da carpediem56maestral0 il 23/09/2006

come le nuvole

le guardi e credi di poter parlare di loro, di aver catturato la loro essenza ed ecco che sono altro e ancora altro e non le puoi incasellare, descrivere e neppure toccare...

 

 

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Post N° 344

Post n°344 pubblicato il 21 Maggio 2008 da carpediem56maestral0
 

  “Dove è la libertà, lì è il mio Paese”  (Benjamin Franklin)

 

Torna d’attualità la riflessione che feci qualche tempo fa sui napoletani e che mi è tornata in mente leggendo la frase, attribuita ad un turista straniero, esterrefatto e fotografante davanti ai cumuli di spazzatura :”Da noi non succederebbe… i politici sarebbero impiccati!”.

 

La mia riflessione prendeva le mosse da un libro di De Crescenzo in cui l’autore teorizza l’esistenza di due diverse categorie di popoli: quelli cosiddetti  “d’amore” e quelli “di libertà”.

Con l’espressione “popolo d’amore” egli indica quelle società dove si tende ad ignorare il concetto di privacy.     Dove non si considera disdicevole farsi i fatti degli altri, in cui si invade lo spazio del prossimo con simpatica disinvoltura, si è espansivi e cordiali e, se mancano le uova, si piomba in casa del vicino e si rovista nella sua dispensa, rifornendosi senza troppi formalismi.

Un popolo quindi molto tollerante, che si “accontenta” facilmente e che si fa piccolo piccolo, per far spazio agli altri, solidale nelle disgrazie.  Gente dall’ indole dolce, arrendevole a ciò che  ritiene “il volere del fato”, capace di sopportare molto.

D’amore è, ad avviso del De Crescenzo, la natura del popolo napoletano.

                                               

Ho avuto modo, nel mio piccolo, di verificare la fondatezza della succitata teorizzazione, quando, durante un mio breve soggiorno nella città di Napoli, poco pratica delle sue strade, ho imboccato, una stretta via, controsenso.

Me ne accorsi che ero già molto avanti e grande fu il mio sollievo e, nel contempo, la mia meraviglia, quando realizzai che le macchine, che giungevano dalla direzione opposta, quella giusta, si  stringevano contro il muro, si fermavano ed accostavano per farmi, gentilmente, passare…

Nessuno dei guidatori mi guardò male, nessuno inveì, nessuno si piazzò a muso duro, davanti a me e, forte del suo diritto, mi costrinse a fare retromarcia…

 

I popoli cosiddetti “di libertà”, invece sono quelli, per intenderci, dove ognuno “è per sé”.

Popoli autonomi, convinti che le responsabilità siano sempre individuali e che la libertà, strettamente legata alla privacy, sia uno dei beni più preziosi.    Popoli dove, se ti manca lo zucchero, sei disposto a farti chilometri a piedi, piuttosto che disturbare la vicina e invadere i suoi spazi. Dove, per il forte senso del rispetto, può però capitare che, se ti senti male per strada, nessuno venga ad indagare sul perché hai deciso di “sdraiarti” per terra. Dove chi sbaglia paga, e l’etica Calvinista fa sì che ti comporti bene anche se non c’è nessuno a sorvegliarti, perché la tua coscienza c’è e “ti vede”.

A questa categoria del pensiero, desidero e vorrei fortemente, appartenesse il popolo di Italia e di Palermo nello specifico.

                                       

Sono dunque contenta nel constatare come, nella mia città, col cavolo che avreste speranza di percorrere una strada controsenso…E, se vi dovesse capitare, vi imbattereste in chi vi farà  “no no”,  col ditino   e in chi vi informerà, in tono saputello, che siete controsenso, in chi aspetterà, impaziente, che facciate tutta la strada in retromarcia, e in chi vi guarderà, semplicemente, storto…

Ma nessuno, dico nessuno, accosterà per farvi passare….(evvai!)

 

Perché, a mio avviso, questa intolleranza, questa rigidità, questo atteggiamento, che può essere letto come moralistico e bacchettone, ha molti lati positivi?

Perché, soprattutto, non consente eccessivi abusi, non permette una estensione arbitraria del principio di tolleranza nè il travisamento di termini come bontà e amore per il prossimo…Si richiama al rispetto e indica, chiaramente, chi sono i colpevoli e chi le vittime.

Un popolo “libero” pretende i suoi diritti e mal sopporta il dover piegare il capo.

Un po’ come, ultimamente, stanno facendo i ragazzi di “Addio pizzo”che ripudiano, definendola per quello che è, e cioè umiliante e degna di un popolo servo, il dover pagare una tangente alla Mafia per esercitare la propria attività commerciale.

                              

Peccato che, solitamente, l’appartenenza ad una delle due categorie : d’amore o di libertà, più che a leggi biologiche o a caratteristiche “razziali”, sia legata a quanto sia diffusa la cultura e a quanto alto è il livello di benessere di cui una società gode.

Maggiore è l’indice di povertà e più si è “popolo d’amore”…Minore è la dispersione scolastica è più si appartiene ai popoli di “libertà”…..

Molto, molto triste….

                       

 
 
 
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