come le nuvole
le guardi e credi di poter parlare di loro, di aver catturato la loro essenza ed ecco che sono altro e ancora altro e non le puoi incasellare, descrivere e neppure toccare...
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“L’omicidio è sempre un errore: non si deve mai fare niente di cui non si possa poi parlare in un dopo cena” (Oscar Wilde)
Oggi leggendo i giornali ho realizzato di soffrire di inesplicabili e inattuali tabù… Di essere fuori contesto, fuori moda, fuori tempo… Sopravvivono in me antiche resistenze, retaggi di epoche diverse. Atavici freni inibitori, stupide paure ancestrali, impolverati sensi morali, repulsioni immotivate, abitano il mio animo…. Tutto ciò mi impedisce di comprendere fino in fondo, di entrare a pieno titolo nel nuovo modo di sentire dei giovani abitanti del pianeta azzurro.
Il fatto è che (ho fatto mente locale e ne sono certa), non riuscirei a premeditare e realizzare l’uccisione di un essere umano. A maggior ragione se lo conosco e non mi ha fatto nulla, tranne minacciare il mio status quo. A maggior ragione se non sono un sicario della mafia, un killer specializzato, un professionista del crimine. Figuratevi che mi farebbe impressione colpirlo a calci e pugni e avrei resistenza a stringergli il collo con un filo elettrico…. Assurdamente mi farebbe senso avvertire il dibattersi del poveretto mentre cerca di riprendere fiato, mi si stringerebbe il cuore nel guardarlo piangere e non sopporterei di leggere nei suoi occhi il terrore. Dopo averlo ucciso avrei ancora una irrazionale reverenza nei confronti delle sue spoglie mortali e, questo ciarpame morale, non mi consentirebbe di essere disinvolta mentre lo spoglio dei suoi indumenti, lo trascino per 50 metri e dò fuoco alla sua carne immota…. Girerei la faccia di lato nel vedere la pelle accartocciarsi e sarei costretta a turarmi il naso quando l’odore acre di bruciato cominciasse a spandersi nell’aria… Ne mi verrebbe facile legarlo a delle pietre e gettarlo in fondo ad un pozzo… Credo che, anche adesso che sono abbondantemente adulta, avrei difficoltà a gestire la morte di un altro essere umano....A maggior ragione se, di anni, ne avessi 15 o 16 . Ho la convinzione, probabilmente immotivata, che uccidere un uomo non sia operazione semplice, ne asettica, ne poco faticosa o incruenta. Eppure tre ragazzini di Niscemi, senza alcun precedente a loro carico, hanno realizzato un omicidio dopo averlo ben bene pianificato e, ops, hanno ucciso una loro coetanea. L’hanno prima portata in una desolata campagna, hanno abusato di lei, l’hanno picchiata “per stordirla”, l’hanno strangolata, spogliata, bruciato il corpo e lo hanno gettato nel fondo di un pozzo. Terminata l’operazione, se ne sono tornati alla loro vita di sempre, quella di studenti, ragazzi che mangiano la pizza con gli amici e guardano la televisione. Dai salotti di casa hanno ascoltato l’accorato appello del padre in lacrime che prometteva, per quella da lui creduta una fuga col moroso, totale perdono e comprensione purchè tornasse a casa. Loro hanno ascoltato, hanno visto le immagini, sentito i commenti del paese, ma nulla nel loro cuore si è mosso, nulla ha dato segni di sofferenza, nulla è mutato nel tran tran della loro vita. Nulla, tranne i telefonini, improvvisamente sovraffollati e bollenti per i frenetici messaggi tra i tre compari…. I telefonini, oramai unici testimoni e partecipi delle efferatezze di questi bambini mal cresciuti… A volte, mi sento una aliena. A volte ho difficoltà a capire.
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Sexy, no?
Mi chiedo soltanto che generazione di mostri abbiamo cresciuto.
Non so nulla di domani, se non che saranno tempi troppo difficili da vivere.
cià.
E allora le diagnosi sono due: o la "malattia" è troppo grave e avviene la rimozione assoluta e su questo si può lavorare, oppure ci troviamo di fronte a fenomeni di emulazione, e qui diventa difficilissimo fare capire "al nulla" quanto sia grave quello che hanno compiuto.
E in questo caso ci troviamo di fronte a quelli che Abraham ha giustamente definito una generazione di mostri.
Dirti buona giornata mi sembra quasi blasfemo in questo caso.
Un abbraccio. Chiara
Tutta questa conflittualità non mi fa essere 'buona' con questi ragazzi, e nemmeno comprensiva, e nemmeno mi fa pensare che potrebbero essere figli miei. Sono diventata stronza, credo, ma l'unico pensiero che mi viene è che poteva essere mia figlia la povera ragazza uccisa. Perché io ai miei figli ho insegnato il rispetto per la vita, per se stessi e per gli altri, e la non violenza e la tolleranza. E ho sbagliato, perché insegnando queste cose ne ho fatto delle perfette vittime. Oggi il mondo è dei violenti, degli arroganti, dei bulli: per loro si trovano le scusanti; per le vittime resta solo la possibilità di subìre.
Scusa, so che quel che ho scritto è un po' sconclusionato, ma sono fuori di me rispetto a queste storie di ordinaria follia, per le quali l'opinione pubblica non si indigna come quando la violenza la fa il rumeno: forse perché qua gli stronzi li abbiamo fatti noi, non li possiamo rimettere sui gommoni!