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E' qui la festa?

Post n°195 pubblicato il 02 Novembre 2006 da crisse
 
Tag: Cultura

Un barista rimprovera un cliente, seduto ormai da tempo al bancone, che ordina l’ennesimo bicchiere. “Non sarebbe il caso di smettere di bere?” “Ma io sto seguendo le indicazioni del mio medico: non più di un bicchiere al giorno. Questo è quello del 27 settembre 2013…”.

Non conosco molto bene la festa di Halloween. So che è una festa nordica, che ricorda le anime dei defunti, che è l’occasione in alcuni paesi per travestirsi, come per scacciare le anime più cattive. Boh, non ne so molto… Quando ero piccolo non si festeggiava, e come me i miei genitori ed i miei nonni quando a loro volta erano bambini. Insomma: non rientra tra le nostre feste tradizionali. Una ricorrenza dalle origini forse cristiane, ma che oramai di cristiano ha ben poco, come è d’uso ai nostri giorni per tante altre occasioni.

La sera del 31 ottobre la mia nipotina si è travestita da strega e, con alcuni amici, ha visitato le case del vicinato ripetendo la frase: “Dolcetto o scherzetto?”. Sarà senz’altro stata ben accolta, come si accolgono sempre i bambini, da persone che, a loro volta, si saranno chieste da dove viene questa novità. È senz’altro il frutto dello scimmiottamento di quanto avranno visto nei film americani, suppongo, o di quanto avranno letto su qualche giornale dedicato ai più piccoli e che oramai sempre di più propone usanze straniere, e con la memoria corta sulle nostre origini.

Insomma, c’è voglia di festeggiare, ed ogni occasione è buona per farlo, anche solo per sentito dire. E su questa festa, assolutamente mediatica nel nostro paese, nel senso che è stata introdotta solo grazie all’insistenza dei media, ci marciano anche tante discoteche che organizzano feste in maschera, sfruttando anche il fatto che tanto il giorno successivo è festa. E alcuni altri esercizi commerciali, che riempiono le vetrine di maschere orrende e di zucche vuote.

Io sinceramente un po’ mi intristisco, e penso che forse i nostri nipoti festeggeranno anche il giorno del ringraziamento (de che? Non importa, basta festeggiare…) o chissà cos’altro.

E penso a quel furbone di Marshall, che ha fatto la figura del benefattore “regalando” tanto denaro ai paesi sconfitti nella seconda guerra mondiale. Mai investimento ha fruttato tanto: oramai siamo più americani degli americani stessi. I nostri cinema sono pieni di film di Holliwood, quando questi rappresentano solo una piccolissima fetta della produzione mondiale, abbiamo ormai McDonald ovunque, i nostri computer sono costruiti oltre oceano, i nostri software pensati là, la nostra televisione copiata dai programmi americani di dieci anni fa, a Natale non facciamo più il presepe aspettando il Bambino Gesù, ma pensiamo a Babbo Natale sotto l’albero, il nostro gergo si fa sempre più yankee. L’america e giusta, e avanti rispetto a noi sempre di una ventina d’anni, e noi lì a fare i pappagalli e cercare di imitare le tendenze e le mode.

Qualcosa in casa nostra c’è ancora e mi ha fatto sorridere pensare che martedì sera alcuni bambini si possano essere ritrovati per festeggiare Ognissanti, vestiti come il santo che ricordava il proprio nome. E quindi ecco Davide vestito da Re Davide, e poi Emanuele e Mattia vestiti da antichi palestinesi, una Sara con aureola argentea e un San Pietro con tanto di chiavi del Paradiso e barbone scuro. Dice l’organizzatore: “Quella dei Santi è una festa bella e gioiosa”. È bello che “i bambini imparino ad amare la vita, e prendere coscienza del proprio nome va in questa direzione. Guardiamo i nostri santi: uomini e donne credibili, non personaggi immaginari e orripilanti”.

 
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