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« PAURA DELLA VAGINA? | OGGI SPOSI.... » |
Come ho già detto l'estate vacanziera mi rende pigro e quindi a volte recupero degli articoli scritti per i giornali o per la mia radio tanti anni fa, per tentare di rendere leggere a me e a voi queste giornate.
Anche questo post è quindi una specie di residuato bellico, visto che risale alla Primavera del 1983, vecchio di ben 26 anni, e naturalmente così datato potrebbe sembrare improponibile, ma poiché è una forma di satira, forse può essere ancora letto con un sorriso, e comunque ho voluto inserirlo anche come omaggio all'Etna tanto amata dalla mia amica Mara (Erising), anche se in forma un tantino iriverente e scanzonata (Mara non mi lapidare per questo! ).
P.S. - Nell'immagine in alto a sinistra ho pubblicato la foto di due fanciulle disinibite perché sembra che siano in molti ad affermare che sono "La Fine del Mondo" ).
IN DIRETTA TV: La fine del Mondo !!!
"Questa sera, in Eurovisione Intervisione un eccezionale spettacolo, la diretta TV del Giudizio Universale.
Appuntamento su questa stessa rete alle ore 20."
Dio non voglia che la RAI si occupi dell'avvenimento.
I disgraziati in attesa della Fine del Mondo dovranno aspettare parecchio...ma forse quello di far intervenire la Televisione Italiana potrebbe essere un'espediente di noi peccatori per far rimandare il più a lungo possibile il Giorno del Giudizio.
Perché la TV di Stato è iellata:
Lo si è visto anche con la diretta de "Il Grande Spettacolo dell'Etna" che tanto grande spettacolo poi non è stato, anche perché tra la fuliggine e il buio della notte, non si vedeva un accidente!
Ma alcuni eroi, tra i quali il sottoscritto, sono rimasti incollati al televisore anche per 12 ore di seguito, appunto per non vedere niente o quasi.
Però come si fa a non fare questo favore alla RAI, che si è tanto scomodata. Come si fa a non accontentare il "famoso cronista" che ci ha detto di aver fatto una levataccia per farci assistere in diretta alla deviazione della colata lavica, rimarcando che erano ben le 5,30 del mattino quando ha sollevato il suo prezioso deretano dal letto.
E' pur vero che milioni di operai e impiegati costretti a fare i pendolari, alle 5,30 del mattino sono già svegli da un bel pezzo, ma loro ci sono abituati, mentre per il nostro giornalista deve essere stato proprio un grande sacrificio.
E così, dalle 14 alle 20, dalle 20 alle 21, dalle 21 alle 23, dalle 23 alle 24, dalle 24 alle ore 1, 2, 3, 4 del giorno successivo, di proroga in proroga, per tutta la notte, fino alle 4,30 del mattino sono stato lì, incollato al piccolo schermo nell'attesa spasmodica di veder finalmente crollare un argine della lava che sgorgava copiosa da una bocca dell'Etna che dal suo cuore sputava una fonte inesauribile di fuochi d'artificio che si irradiavano nel cielo e in tutte le direzioni come una immensa grandiosa fontana di luce.
Forse sarà colpa della stanchezza, ma quando si devono dire tante parole inutili e si ha poca dimestichezza con il fenomeno che si sta descrivendo, può capitare che i commentatori e gli ospiti di riguardo dicano qualche tonnellata di fesserie, tipo "i giornalisti si son ritrovati qui all'Etna insieme, come una grande famiglia a fare un divertente picnic" oppure che "l'innalzarsi della colata lavica dipendeva dal conosciutissimo fenomeno dell'Alta Marea"...Come a dire che i nostri fiumi e i nostri laghi, ad ogni marea debbano debordare...staremmo veramente freschi, in tutti i sensi (ammesso che il fenomeno avvenga, il sollevamento sarebbe così insignificante che risulterebbe impercettibile sia all'occhio umano che alle telecamere).
Ma torniamo al "famoso cronista" che in prima linea, addirittura in un bunker, come ai tempi della Grande Guerra, seguiva con eccitazione e timore l'evolversi della situazione, nonostante l'unico pericolo fosse un raffreddore, visto che era posizionato così lontano dal fiume di lava, che a malapena, con il potente teleobiettivo delle telecamera, poteva farci vedere una sottilissima striscia di fuoco che rigava appena lo schermo...che se non lo avessimo saputo non avremmo mai immaginato che fosse la lava dell’Etna che scendeva impetuosa a valle.
Certo, nessuno chiede ai giornalisti di fare gli eroi, ma in fondo si stava solo cercando di far franare un argine della colata lavica, come quando si devia un fiume, come quando si fanno strade, come quando in guerra si fanno brillare ponti e colline, senza l’ausilio di torme di tecnici e ingegneri (anche stranieri) profumatamente pagati, che poi sono risultati più incapaci di un semplice guastatore del Genio.
Inoltre, se fossimo vissuti in un qualunque altro Paese, se alle 8 si doveva far saltare, alle 8 in punto l’argine saltava e tutto sarebbe filato liscio, ma in Italia no, l’orario non viene mai rispettato. Il nostro amato Paese è come una femmina vanitosa che fa appassire i fiori tra le braccia dello spasimante, nell’attesa dei suoi ripetuti appuntamenti mancati.
Ma non è che umilmente si dice “purtroppo ci sono ritardi, quindi invitiamo gli ascoltatori a collegarsi tra 3 o 5 o 7 ore”, non si rinvia, si rimanda di ora in ora, di minuto in minuto, di secondo in secondo, per scoprire poi, al termine di una notte insonne, che del grande ipotizzato spettacolo mozzafiato non rimaneva che uno schermo nero attraversato da nuvole di fumo grigio e da qualche lontano impercettibile bagliore aragosta.
Ma ripeto, è la Televisione Italiana che porta sfortuna: quando fa le dirette fino a notte inoltrata, anzi fino all’alba, non gliene va bene una.
Ad un certo punto il giornalista era diventato così patetico che faceva anche un po’ pena con quel suo ripetere all’infinito che “ecco, tra qualche attimo sarebbe avvenuta la deviazione della lava, era questione di secondi, anzi si cominciava…”
Si, per lui si era sempre sul punto di iniziare, le cariche stavano lì lì per esplodere, il margine della lava per collassare, cosa che alle 4,30 del mattino abbiamo finalmente intuito (più che visto) tutti, meno il povero cronista che forse si era distratto proprio in quel momento.
E tutto questo per un esperimento tanto rinviato che alla fine credo che saremo rimasti solo io e il conduttore, ostinatamente a voler vedere come andava a finire io, e a dirmi che stava per cominciare lui.
E’ finita come tutti sanno, cioè male: il grande straordinario intervento “Unico al Mondo” si è rivelato il solito grande bluff. La lava non debordava sul nuovo canale neanche una goccia, anzi il vecchio percorso sembrava addirittura più rinvigorito da questo attentato alle sue “amate sponde”.
Ma il famoso cronista che è certamente un paragnosta, un preveggente, questo lo sapeva sicuramente e sarebbe stato suo dovere dircelo. Infatti poche settimane prima, all’Eurofestival, ci aveva dimostrato ampiamente le sue qualità divinatorie, quando, presentando il nostro Riccardo Fogli aveva affermato che stavamo per ascoltare il “Vincitore del prossimo Festival di Sanremo”…e poi andate a dire ai contestatori che il festival della canzone italiana non è truccato, quando c’è chi conosceva il nome del vincitore addirittura un anno prima...
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