Creato da ilvecchiodelmare il 29/11/2007

La riva del mare

Salute (mentale) & Sanità (mentale)..quel che nessuno dice..

 

 

« forse, forse, forse..Barzellette.. »

Guardiamoli da vicino questi magistrati che strillano tanto..

Post n°303 pubblicato il 13 Giugno 2009 da ilvecchiodelmare

Morte della giustizia?

Ecco chi l’ha uccisa davvero

«Così muore la giustizia», s’indigna l’Associazione nazionale magistrati, mettendosi di traverso alla nuova legge sulle intercettazioni. Per carità, tutti i provvedimenti sono criticabili, anzi criticabilissimi. Il problema è che la giustizia è già morta, o meglio, muore giorno per giorno nelle aule dei tribunali che punteggiano la penisola.
Non è retorica. Semmai è la vernice sporca dell’approssimazione, della mancanza di professionalità, di un’organizzazione del lavoro irrazionale, della cialtroneria, qualche volta della più imperdonabile strafottenza. Esagerazioni? Andiamo al 15 aprile 2009, tre mesi fa, una delle tante date nere di questa giustizia malata. A Bari, città dalle forti infiltrazioni criminali, 21 mafiosi del clan degli Strisciuglio vengono scarcerati e non perché sono stati assolti ma perché la motivazione della sentenza che li aveva condannati più di un anno prima, il 16 gennaio 2008, non è ancora arrivata. Il giudice R.A.P, è stato lento. Troppo lento. Ma non è questo il solo punto avvilente della vicenda. Tre mesi prima, come racconta Stefano Livadiotti, nel suo libro Magistrati L’ultracasta, era stato promosso a presidente di un tribunale per i minori con la seguente motivazione: «Elevata laboriosità, «grande attaccamento al lavoro», «particolari» doti organizzative.
Figurarsi se non le avesse avute.
È chiaro? È il sistema che non funziona, è il sistema che permette alle singole rotelle di girare a vuoto, è il sistema che tollera, e in passato ancora di più, sacche di improduttività impressionanti. Nel 2006 R.A.P. era arrivata al top della carriera. E il Consiglio superiore della magistratura, la cabina di regia del sistema giudiziario italiano insieme a quel potentissimo sindacato che è l’Anm, aveva ratificato la sua promozione fra squilli di tromba che oggi paiono grotteschi: «I pareri confermano il giudizio di elevata capacità professionale del magistrato che, specie nei processi di maggiore complessità come quelli in materia di criminalità organizzata, ha assicurato una rapida celebrazione dei giudizi e un elevato livello qualitativo del lavoro».
La giustizia muore a Bari come a Milano dove questa settimana è intervenuto di forza il ministro Angelino Alfano per porre fine a uno sconcio che durava da troppi anni. Il giudice G.M.B, dal 25 marzo 2003 al 16 settembre 2008 ha depositato in ritardo la bellezza di 365 sentenze. Come dire la goccia quotidiana della sciatteria per un anno intero. Attenzione: quando si parla di ritardi si giunge anche ai 5 anni, detto in altro modo quando sono arrivati gli ispettori del Guardasigilli mancavano all’appello ancora 234 verdetti. Missing. Il presidente della sesta sezione civile Alda Vanoni definiva in una relazione «indegna la situazione cui, in ogni modo, l’organo disciplinare non ha saputo porre alcun rimedio sanzionatorio». Risultato: il Csm ha fissato con calma il suo bravo processo per il 16 ottobre, ma il ministro Alfano si è stufato di questa vergogna, ha strattonato la Sezione disciplinare del Csm e la Disciplinare ha sospeso, come si dice in questi casi, dalle funzioni e dallo stipendio G.M.B.
Ci sono casi come questo, ma anche più stravaganti, che vengono puniti in modo blando, con una pena al brodino, e rovinano così la reputazione della categoria, quelle centinaia di toghe che lavorano a testa bassa, parlano poco, non amano i titoli ad effetto. Invece a scorrere i nostri tribunali ci si imbatte in storie che nemmeno un artista avrebbe saputo immaginare. Prendiamo R.I., in forze al tribunale di sorveglianza di Bologna. «Concedeva - lo scrive il Csm, non noi - a un detenuto permessi con cadenza mensile per il compleanno della figlia e ad un altro un permesso per l’imminente pericolo di vita del fratello per la cui morte aveva già dato permesso». Come si vede, qui siamo all’insulto della logica, del buonsenso, del decoro minimo. E il Csm? Lo ha scudisciato con l’ammonimento. Altra punizione camomilla.
È così, con comportamenti scriteriati e pene che fanno il solletico, che muore la giustizia. Che i tribunali s’intasano e s’ingolfano di pratiche, che i boss vengono scarcerati per decorrenza dei termini, che le cause si trascinano per dieci, venti, trent’anni e si trasformano in incredibili staffette dove un giudice passa il fascicolo all’altro che lo smista poi a un terzo e così via senza un intervento uno per fermare quel vergognoso moto perpetuo. Fino al record dei record, raccontato proprio dal Giornale: un processo in Sicilia cominciato nel 1816 e finito solo qualche mese fa, ormai in vista del duecentesimo compleanno.
È la corporazione che difende se stessa, non colpisce i privilegi e le immunità, o comincia a farlo solo adesso dopo decenni di lassismo, fa politica dagli schermi dell’Anm, a sua volta divisa in correnti come e peggio del Parlamento, con la destra, il centro e la sinistra, in perenne lotta fra di loro, ma consociativi quando si tratta di sistemare le poltrone che contano. È la corporazione che nel disastro dei processi pendenti lascia ai giudici ben 51 giorni di ferie l’anno - del resto erano 60 fino al 1979. E le paghe sono le più alte di tutta l’Europa continentale. Eppure nel periodo 1999-2006, come dimostrano gli studi di Daniela Cavallini, su 1.010 procedimenti disciplinari, ben 812 si sono chiusi con l’assoluzione e 126 con una condanna all’acqua di rose: l’ammonimento. Solo 2 magistrati sono stati rimossi e 4 destituiti. In pratica, chi ci rimette la poltrona è lo 0,065 per cento delle toghe. Una percentuale da Paese dei sogni. E infatti la giustizia muore.
(Il Giornale)

  _______________

Mi giunge la novella che quattro membri del CSM si sono dimessi per protesta: curioso..sarebbero i primi “magistrati” che rinunciano alla loro fettina di supposto potere (seppur eversivo). Mi auguro vivamente che tali dimissioni vengano accettate e diventino quindi operative..
Ma ecco! Ora tutto si spiega: il loro incarico scadeva a fine luglio..che male c’è?
Faccio il gesto plateale di dare le dimissioni e fra un mese i compagni togati mi rieleggono. Tanto che vuoi che ne sappia l'analfabeta popolo della sinistra? Intanto diamo loro queste finte dimissioni da “spendere” politicamente..poi si vedrà. IPOCRITI

 

Commenti al Post:
Vince198
Vince198 il 13/06/09 alle 08:59 via WEB
Ciao Ste, pur condividendo solidarmente questo tuo post, ben costruito e ben motivato,vorrei fare un passo indietro per scendere il più profondamente possibile nel nocciolo della questione che ci ha portato fino agli "sfracelli" cui, ahimè!, assistiamo ai nostri giorni. L'architettura della nostra Carta fondamentale risponde, nel suo complesso, a una regola di equilibrio: a ogni esercizio di potere corrisponde una responsabilità controllata e controllabile da un altro potere. Principio costitutivo della democrazia in uno Stato moderno, al pari del diritto universale al voto. Ogni istituzione, compreso il presidente della Repubblica, è responsabile e risponde, naturalmente con particolari cautele e garanzie costituzionali, del potere che esercita. Ma questo principio, nei fatti, non vale per il potere esercitato dalla magistratura. La Costituzione definisce un timido contrappeso istituzionale in un CSM strutturalmente egemonizzato dai magistrati (pur dando rilievo e valore alla presenza politica); prevede la possibilità per ogni magistrato, che ravvisi l'incostituzionalità di una norma, di ricorrere alla Corte Costituzionale, possibilità che apre il varco all'esercizio di un vero e proprio potere di iniziativa legislativa dei magistrati (come si è puntualmente verificato dopo la riforma del Codice di procedura penale dell'89); limita i poteri del Guardasigilli alla sola facoltà di promuovere l'azione disciplinare (basta però ricordare che Filippo Mancuso venne sfiduciato dal Parlamento per avere tentato di esercitare questa facoltà) e infine, nel confuso articolo 110 («Ferme le competenze del CSM, spettano al ministro della Giustizia l'organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia») assegna al Guardasigilli le funzioni, appunto, della organizzazione giudiziaria, che sono state poi interpretate non come indispensabile sorveglianza (contrappeso appunto) sul funzionamento della giustizia e sulle scelte attuate dagli uffici, ma soltanto come organizzazione materiale e tecnica degli stessi. Dunque nessun contrappeso? Ma il C.SM, quantomeno come delineato nella Costituzione, non certo nel suo concreto agire, con la presidenza e la vicepresidenza in mano a politici, pare destinato a esserlo, e così per l'assegnazione della facoltà di promuovere l'azione disciplinare. Solo apparenze. E questo lo dissero a suo tempo molti padri costituenti. Se si prova a rileggere gli atti dell'Assemblea Costituente ci accorgiamo che molti, allora, si erano resi conto che si stava delineando un sistema che sottraeva la magistratura all'unità istituzionale, che la Costituzione non definiva nessun contrappeso all'autonomia della magistratura, destinata così a diventare, da «ordine», un «potere» dello Stato, e naturalmente un potere incontrollato e incontrollabile. Di quanto sarebbe successo si accorse perfettamente uno dei padri della patria, Piero Calamandrei quando, per determinare un contrappeso, fece la battaglia per l'istituzione di un procuratore generale commissario della Giustizia, titolare dell'azione disciplinare, nominato dal presidente della Repubblica e partecipe del Consiglio dei ministri. Anche nella bozza Boato di poco più di un decina di ann fa riecheggiò questa figura; ed era il punto forse più awersato dall'ANM, forse più ancora della separazione delle carriere. Infatti più volte Marco Boato - esponente dell'allora governo nel periodo '96-'01 , relatore di una bozza di modifica della giustizia italiana circa 12 anni fa, si è rifatto a Calamandrei anche se il procuratore titolare dell'azione disciplinare in verità è stato proposto alla Bicamerale dal senatore Ortensio Zecchino; si tratta di una figura un po' diversa, ma che discende dallo stesso ceppo culturale. In sintesi, la bozza Boato, nelle sue varie articolazioni, affiancava ai princìpi di autonomia e indipendenza della magistratura il principio costituzionale della responsabilità dei magistrati: il contrappeso, appunto. Per questo è stato così aspramente contrastato al punto che quella bozza dopo fu definitivamente cestinata ad opera del partito che non ha mai perso, finora, "elezioni": ANM.. Altri, oltre a Calamandrei, si accorsero del rischio di una magistratura priva di contrappesi istituzionali? Molti... leggiamo gli atti della Costituente. Il 20 novembre del '47 il deputato Mastino Gesumino sosteneva: «Ora, se le norme costituzionali stabilissero la facoltà esclusiva del supremo organo della magistratura di autogovernarsi, evidentemente la facoltà ispettiva del ministro della Giustizia si dovrebbe esplicare sulle attività marginali dell'amministrazione giudiziaria o sull'attività dei cancellieri, e non mai sul governo della magistratura. Ma questo è inammissibile in un retto governo e in uno Stato democratico. (...) Non è possibile porre la magistratura al di fuori, quasi al di sopra della compagine dello Stato». Parole profetiche!!! Non le sole: ecco cosa sosteneva il 25 novembre del '47 il deputato di area socialista Luigi Preti: «Mi sembra che gli ordini autonomi e indipendenti nello Stato moderno non esistano; il concetto di ordine autonomo è proprio dello Stato anteriore alla Rivoluzione francese. Oggi mi sembra che i magistrati debbano considerarsi al servizio dello Stato, cosi come tutti gli altri funzionari, anche se la loro posizione deve intendersi particolare. Non sono i magistrati dei parlamenti francesi dell' Ancien régime! Va bene che i magistrati svolgano una delicata funzione e che perciò debba essere garantita la loro indipendenza; ma non si deve giungere a dichiarare nella Costituzione che rappresentano un ordine autonomo e indipendente. Affermare questo vuol dire riconoscere ad essi un pieno autogoverno, quasi che si voglia creare uno Stato nello Stato, o per lo meno una casta chiusa, intangibile. E mi sembra che in questa maniera si limiti anche quella che o la sovranità del Parlamento». Potrei andare avanti, caro Ste, con altri pareri del tempo che criticarno aspramente quella parte della Costituzione che poi venne attuata, penso - però - che queste cose facciano comprendere come un potere nato come contrappeso della magistratura di fatto e gradualmente fino ai nostri giorni s'è trasformato in un alleato di ANM con tutte le conseguenze giuridiche che hai ben illustrato. Mi piacerebbe, non solo che si applicasse quello che Falcone ebbe a spiegar bene nel suo libro dei primi anni 90 "Interventi e Proposte", ma anche quello che propose il giudice Nordio per promuovere un radicale rifacimento di questa nostra giustizia, amministrata malissimo in materia di codice civile, spesso inoculando interpretazioni di matrice politica in campo penale, cose queste - tutte - che avvelenano costantemente il clima nella nostra cara Italia. Un caro saluto. Vince
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 

 

CONTATTA L'AUTORE

Nickname: ilvecchiodelmare
Se copi, violi le regole della Community Sesso: M
Età: 71
Prov: BG
 

AREA PERSONALE

 

ULTIME VISITE AL BLOG

mariomancino.mCadimoCadimomigolinaossimoragelfaezmorganaa1oranginellatonyriccise_forse_maiviolarosellanino.graziellaSono44gattinfilax6.2spagetivecchiosulmare
 

 

 In questo blog
non si ha paura di esporre
il simbolo delle nostre radici cristiane

 
web stats
 
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo i membri di questo Blog possono pubblicare messaggi e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963