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Figlio mio, lascia questo Paese
Post n°616 pubblicato il 03 Dicembre 2009 da amoon_rha_gaio
Vi propongo la lettera/articolo, comparsa sulle pagine del quotidiano "La Repubblica", scritta da Luigi Celli, attualmente direttore dell'Università Internazionale degli studi sociali Luiss. Sintetizzo la lettera che comunque potrete trovare qui. Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio. Il quadro dipinto da Celli è il Paese che tutti ormai conosciamo: l'Italia è piena di contraddizioni, di problematiche sociali frutto spesso di una classe politica incapace di comprendere le esigenze della gente, e in grado solo di fare i propri interessi. Tutto questo mettere in evidenza i problemi del nostro Paese però porta a fare una riflessione. Mi domando poi se questo amore per l'autocritica sia una cosa che contraddistingue solo noi italiani o certi atteggiamenti succedono anche in altri Paesi. Io penso che la capacità di mettere in luce le cose che non funzionano nel nostro Paese sia un modo per iniziare a cambiare le cose, ma non basta! Occorre fare nuove proposte, occorre costruire qualcosa di alternativo se siamo insoddisfatti. Allora io dico che l'Italia per cambiare ha bisogno di personalità di cultura, magari insoddisfatte come Celli o magari giovani e piene di ideali come il figlio di Celli, che propongano qualcosa di nuovo alla luce dei problemi che tutti noi sappiamo. La politica è uno strumento eccezionale per cambiare le cose, per questo motivo non la si può lasciare nelle mani di chi è capace solo di fare i propri interessi dimostrando ciecità davanti ai veri problemi. Non credete? La fuga non ha senso se si ama questo Paese..... Amoon
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