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Della distrazione

Post n°110 pubblicato il 24 Gennaio 2008 da jo_march1979
 

Ho già fatto coming out, ma rinnovo la mia ammissione: mi chiamo Jo March e sono distratta.

Da tutta la vita lotto contro la sbadataggine, ed è una battaglia persa: per una falla che riesco a tappare se aprono altre due. Ironia della sorte, ho un’ottima memoria e una buona capacità di concentrazione: ricordo compleanni, nozioni, notizie (soprattutto quelle inutili), scadenze e programmi. La mia distrazione è di tipo pratico, legata soprattutto agli oggetti: passo metà del mio tempo a cercare le cose che ho perso nell’altra metà.

Da piccola, avevo una quantità imbarazzante di scarpe di Barbie spaiate: mai avuto il piacere di vestirne una con due calzature uguali. ­­A proposito di scarpe, in seconda elementare sono andata a scuola con le pantofole, e non me ne sono accorta che all’uscita, quando mi sono meravigliata della leggerezza con cui camminavo. In generale, non si conta la quantità di oggetti per la scuola che ho dimenticato chissà dove: passi per le penne e i pastelli, ma perdere il libro di lettura è un bel colpo.

Nel corso degli anni ho perso definitivamente un orologio, un numero imprecisato di scontrini-validi-come-garanzia, una lettera di uno spasimante (ritrovata da mio padre), un discreto numero di orecchini  - motivo per cui ho rinunciato a portarne - , un rossetto Lancome (per cui ancora piango), un cellulare durante una passeggiata notturna sulla spiaggia. Non parliamo delle volte in cui ho visto la porta di casa chiudermi fuori lenta e inesorabile mentre le chiavi mi salutavano dal tavolino all’ingresso.
Una volta ho rischiato seriamente di incendiare la casa: ho messo il contenitore delle lenti a contatto a bollire in un pentolino d’acqua calda  per sterilizzarlo, e me ne sono allegramente uscita 10 minuti dopo. Sono tornata di corsa un paio d’ore più tardi, con il cuore che batteva all’impazzata: per fortuna la casa era ancora lì, l’unico danno era un’insostenibile puzza di plastica bruciata proveniente dal pentolino, sul cui fondo ormai privo d’acqua si era fuso il contenitore. Le mie coinquiline non mi hanno lasciata sola in cucina per mesi.

Più di una volta ho steso  ad asciugare jeans e giubbini, con accanto banconote da 50.000 lire (mai andata sotto questa cifra): pallide ma pulite.

Ho perso e ritrovato dopo affannose ricerche molte cose (tra cui spiccano zaini, borse e portafogli: una fortuna immeritata). La regola vuole che io trovi qualche cosa solo se ne sto cercando un’altra. Fanno eccezione i calzini: immagino che quelli spaiati siano tutti insieme in qualche dimensione parallela.

Telefono al mio cellulare quasi tutti i giorni , spesso più di una volta. Attendo con ansia il brillante inventore di un orologio che si può chiamare come un cellulare: risparmierei un sacco di tempo. Sorvoliamo su quando ho perso il mio prezioso anello.

 

Insomma, conduco sempre più stanca e sfiduciata la battaglia contro me stessa: fortuna che ogni tanto arriva qualche aiuto. Un paio di settimane fa in libreria, il Colui mi ha mostrato trionfante un libricino,  Manuale per gente distratta(di Johan Rapp, Coniglio editore). Pensava di prendermi in giro: mi ha illuminato.
 Il volumetto è un’appassionata difesa della mia categoria; i distratti sono creativi, intelligenti e intuitivi. Solo che sono così presi a farlo da dimenticarsi di togliere la borsa dal tetto dell’auto prima di partire.
Secondo l’autore si deve cercare aiuto in chi ti sta accanto e insegnare al proprio figlio a telefonare alla zia quando lo si dimentica al supermercato. Insomma, bisogna accettare serenamente la propria distrazione (anche perché, aggiungo, non c’è altro modo: puoi passare nottate in bianco a compilare liste che poi dimenticherai nei soliti jeans da mettere in lavatrice).
Il libro – originariamente scritto in svedese- riporta diverse testimonianze, in cui appaiono molti  nomi italiani. Interessante soprattutto l’aneddoto in cui un tale dal nome italiano racconta di quando ha perso un sacchetto di corone – moneta svedese: il virus della distrazione non ha risparmiato nemmeno la curatrice dell’edizione italiana. O era un modo per mettere alla prova il lettore distratto?

Insomma, consiglio a tutta la mia categoria questo libricino, che è utilissimo nella distrazione quotidiana. Almeno, lo immagino:distratta da un libro sulle Brigantesse, ho dimenticato di comprarlo.

 
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