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Post n°1219 pubblicato il 19 Marzo 2012 da kayfakayfa

Sia Dumas in CAGLIOSTRO che Dostoeskij in LE NOTTI BIANCHE, attraverso i dialoghi dei loro romanzi, mettono in risalto il valore educativo e formativo dei buoni libri.

Essi considerano “buoni libri” tutte quelle opere letterarie che hanno il potere di alimentare la riflessione nei lettori, smuovendone le coscienze in maniera da renderli consapevoli dei propri errori affinché si adoperassero per ripararli al fine di miglioare se stessi.

A distanza circa di due secoli, possiamo dire che il discorso è cambiato.

Di buoni libri, oggi come ieri, gli scaffali delle librerie sono pieni – mi riferisco in particolare ai cosiddetti classici, categoria cui appartengono sia Dumas che Dostoeskij.

Ma il processo di alfabetizzazione della popolazione planetaria, sopravvenuto dopo la seconda guerra mondiale, unitamente alla obbligatorietà degli studi scolastici, ha fatto sì che, man mano aumentava il numero di persone che sapevano leggere e scrivere, si incrementasse il mercato dell’editoria per far fronte alle svariate esigenze, anteponendo la qualità della scrittura al valore dei contenuti.

In questo modo, nel giro di pochi anni, abbiamo visto proliferare un numero imprecisato di autori che, seppure scrivessero in maniera egregia, davano alla luce opere controverse dal linguaggio e dai contenuti crudi dal discutibile valore etico.

È vero che anche la letteratura deve adeguarsi alle leggi del mercato e a quelle dei tempi, pertanto, se una casa editrice non vuole fallire, deve tenere conto dei gusti dei lettori in modo da pubblicare opere che, soddisfacendo le esigenze del pubblico, assicurino vendite, ergo introiti economici sia all’editore che all’autore.

Ma è anche vero che, mai come di questi tempi di crisi, le esigenze dei lettori sono sempre più di natura evasiva; chi acquista un libro lo fa prima di tutto per alienarsi un attimo dai problemi contingenti cercando di emozionarsi attraverso la lettura di un libro.

Fa niente se poi quel libro, anziché alimentare la riflessione, esalta altri aspetti del proprio sé quali la tensione erotica, se si tratta di un buon romanzo erotico; quella emotiva se invece è un buon thriller; i sentimentalismi se si tratta di un romanzo d’amore o di una storia di vita struggente. 

È altresì evidente che, in relazione ai propri gusti, ognuno di noi considera come un bel libro quello che lo ha avvinto e emozionato di più tant’è che ci sentiamo in dovere di suggerirlo o regalarlo a quanti come noi amano leggere.

È difficile che, nell’impeto dell’esaltazione interiore suscitata dalla lettura, ci chiediamo se quel libro può considerarsi eticamente un buon libro.

Il fatto che ci piaccia ce lo fa considerare, giustamente, un buon libro.

Ma ragionando in questi termini ci poniamo alla stregua di ragazzini i cui giudizi sono di natura istintiva anziché riflessiva.

E infatti sia Dumas che Dosteskij, quando affrontano il problema delle buone letture, lo fanno in riferimento a personaggi giovani quali Gilbert in Cagliostro e Nastanka ne Le Notti Bianche.

Entrambi gli scrittori evidenziano quanto fondamentale siano le buone letture affinché i giovani crescano mentalmente sani diventando buoni uomini.

E nello stesso tempo sia l’uno che l’altro ammoniscono a non nutrire la mente in maniera sconsiderata, quando non si è capaci di  scindere ciò che è buono per lo Spirito da ciò che non lo è, perché si rischia di male interpretare il significato delle parole perdendo il senso della realtà.

 

Rapportando questo discorso all’Italia attuale, dove alla crisi economica in corso si associa una crisi dei valori nella politica senza precedenti, con esponenti di tutti gli schieramenti, nessuno escluso, coinvolti in scandali economici, giudiziari e sessuali -  tant’è che l’avvento del governo Monti è una conseguenza di tale decadenza manifestatasi macroscopicamente durante l’ultimo governo Berlusconi, la cui maggioranza era più preoccupata di salvaguardare dalla giustizia il Premier invece di occuparsi delle sorti economiche del paese portandolo a un passo dalla bancarotta; con ministri e esponenti della maggioranza che pubblicamente adottavano linguaggi e gesti degni di uno scaricatore di porto – viene da chiedersi come sia possibile che personaggi di tale bassezza morale possano assurgere a ruoli di eccellenza quale si presume siano gli incarichi istituzionali.

Quali libri avranno letto da ragazzi questi signori per sentirsi in diritto di ruttare e spernacchiare a scena aperta davanti ai cronisti e maturare nell’animo la convinzione che chi comanda debba frodare quello stesso Stato che rappresenta e deve tutelare, riempiendosi le tasche di soldi pubblici, magari collaborando con la malavita?

Avranno mai letto questi signori Platone, Aristotele, Plotino, Cicerone, Seneca e tutti quei filosofi che hanno cercato di indicare nelle proprie opere un’adeguata guida morale a quanti governeranno o governano lo Stato affinché agiscano per il bene della società?

E se anche li avessero letti, chi o che cosa li ha indotti a travisare il messaggio di questi maestri in maniera così plateale da farci vergognare d’essere italiani?

Cosa si insegna nelle scuole di formazione politica allestite dai vari partiti?

Su quali testi studiano i partecipanti?

Chi spiega loro il senso di ciò che hanno studiato?

Dumas e Dostoeskij si preoccupavano della crescita dei loro giovani protagonisti le cui vicende sono una metafora della vita da cui  il lettore deve trarre insegnamento e giovamento spirituale!

Del futuro della nostra società chi si preoccupa?

Un genitore, responsabile dell’educazione dei propri figli, quando vede tra le mani del suo pargolo un libro o un giornale non adeguato alla sua età, e soprattutto velenoso per la sua crescita, cerca in ogni modo di levarglielo dalle mani cercando di spiegargli che quel libro non è adatto a lui perché diseducativo o immorale.

Allo stesso modo se vede che il figlio frequentare cattive compagnie fa di tutto per allontanarlo da esse prima che lo corrompano!

Chi è il responsabile della formazione dei nostri politici?

Chi suggerisce loro cosa leggere e chi frequentare?

Se pensiamo che perfino i mafiosi leggono libri di economia e le biografie dei grandi imprenditori per imparare a fare impresa e reinvestire in maniera pulita i profitti derivanti dai loro crimini, perché non ci si preoccupa di cosa legga chi deve fare politica?

 

 

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