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LEONARDO DA VINCI

Post n°130 pubblicato il 08 Agosto 2006 da kayfakayfa
 
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IL PENSIERO DEL GENIO TRA REALTA’ E MISTIFICAZIONE

Come tanti anch’io dopo aver letto il Codice Da Vinci ero rimasto affascinato dalla trama del romanzo che ipotizza un legame amoroso tra Gesù e Maria Maddalena, incarnazione del femminino divino, (l'altro aspetto di Dio), da cui sarebbe originata la stirpe Merovingia. Ipotesi secondo molti simbolicamente confermata da Leonardo in alcune sue opere. Sulla scia di tale entusiasmo, corroborato da un interesse verso il femminino divino che da anni mi induce a studiare le antiche civiltà e le loro mitologie, in particolare quella egizia e suoi dei, Iside e Osiride tra tutti, nel tempo ante e post Codice, ho letto e studiato diversi testi inerenti l’argomento. L’ultimo in ordine di tempo è il saggio della Pickenett, (MARIA MADDALENA LA DEA OCCULTA DEL CRISTIANESIMO), coautrice insieme a C. Prince de LA RIVALAZIONE DEI TEMPLARI, opera citata nel romanzo di Brown, unitamente al SACRO GRAAL di Baigent, Leigh, Lincoln, quale fonte documentaria per affermare la propria tesi. Ammetto che il saggio della Picknett mi aveva, inizialmente, incuriosito, quindi eccitato perché dava un’immagine totalmente diversa di Gesù rispetto a quella che comunemente conosciamo. Stando alla sua teoria il Salvatore era una sorta di rivoluzionario ante-litteram, dedito alla magia sessuale che praticava unendosi carnalmente con la Maddalena, sua discepola prediletta come si evince sia dai vangeli canonici, sia da quelli apocrifi e gnostici, in particolare quello gnostico di Maria; non disdegnando le pratiche omosessuali. Per un anticlericale convinto come me, il libro, con le sue esplosive, controverse, e, per molti versi, blasfeme teorie era manna caduta dal cielo. Tuttavia devo ammettere che ogniqualvolta “inciampavo” nella questione legata ai presunti riti sessuali esercitati da Gesù, restavo perplesso non fosse altro perché, studiando da anni la tradizione iniziatica, so che un punto fermo cui attenersi affinché l’uomo possa assurgere al grado di INIZIATO consiste nel dominio e sublimazione delle passioni carnali per fini più “alti”… Pensare che Gesù, l’iniziato per eccellenza, potesse “scadere” in pratiche che contemplavano l’esaltazione dei sensi animali all’estremo limite mi sembrava paradossale se non addirittura impossibile! Come spesso mi capita dopo aver letto un libro contenente argomentazioni alquanto fosche, riflettendoci su, percepivo una stridente stonatura. Terminata la lettura del saggio della Pickenett, passai a leggere la LA PASSIONE SECONDO LEONARDO, dell’italiana Vittoria Haziel, dove si sostiene che l’impronta dell’uomo della sindone di Torino non fosse quella di Gesù bensì l’autoritratto di Leonardo Da Vinci compiuto dal genio utilizzando quella tecnica oggi conosciuta col nome di pirografia, scrivere/disegnare col fuoco. Aldilà di quest’aspetto sicuramente non secondario in rapporto alla messa in discussione del credo cristiano, quello che più mi colpì leggendo il saggio della Haziel fu scoprire che, in punto di morte, Leonardo si convertì al cattolicesimo, come afferma il Vasari nelle sue Vite raccontando quella di Leonardo, e come scaturisce dal testamento dettato dallo stesso genio poco prima di passare a miglior vita.  Unitamente a ciò, un’altra rivelazione importante fu apprendere che la nomea d’omosessuale che oggi accompagna Leonardo nasce da un’accusa anonima che lo stesso subì insieme ad altri all’età di 17 anni quando lavorava presso la Bottega del Verrocchio. Accusa che alla fine si rivelò infondata, tanto che Leonardo e gli altri furono assolti. Ma di tutto ciò nessuno di coloro che si ostinano a sostenerne l’omosessualità ne parla, compresa la Picknett, altrimenti dovrebbero rivedere tutte le loro pretestuose teorie. Dunque, nonostante i fatti incontrovertibili, per questi pseudobiografi, Leonardo resterà sempre un omosessuale! Furono questi due aspetti contraddittori che alimentarono ulteriormente in me il dubbio che sia Brown, sia la Pickenett, sia tanti altri, nelle loro erudite speculazioni includevano solo ciò che faceva loro comodo per avallare le proprie teorie, omettendo tutti quegli aspetti che le avrebbero altresì rese facilmente confutabili, ridicolizzandoli agli occhi dell’opinione pubblica. Se anche fosse vero, come sembra, che Leonardo in più di un’opera fa riferimento chiaramente o simbolicamente al Battista, ciò non presume che disconoscesse l’autorità spirituale di Gesù perché, se così fosse, il suo ravvedimento nei confronti del Cristianesimo e della chiesa cattolica in punto di morte non avrebbe senso. Allora?

Le interpretazioni sui dipinti di Leonardo, soprattutto per quanto concerne il Cenacolo, preso come riferimento da Brown, dalla Picknett e altri per avvalorare le loro astruse teorie sono tali e tante che una mente non allenata a ragionare da sola su argomenti così complessi e intricati, si lascerebbe facilmente suggestionare sposandole. Per carattere, quando mi trovo al cospetto di qualche nuova, affascinante teoria, apparentemente capace di mettere in discussione qualunque forma di ortodossia, mi lascio apertamente rapire. Successivamente, all’atto in cui il trasporto emozionale si attenua, incomincio a ragionarvi sopra. E se percepisco che qualcosa non quadra in quelle tesi, inizio a studiare testi appropriati, spesso ritrovandomi a dover ammettere che quella tesi che tanto mi aveva conquistato non era altro che mera fantasia, una verità artatamente costruita a tavolino per chissà quali loschi scopi… Altrettanto sta accadendo con le tesi di Brown, e quanti come lui vogliono ad ogni costo affermare che Gesù e la Maddalena praticavano lo hierogamos, il sesso sacro. All’inizio tale ipotesi mi affascinava perché sconfessava l’ortodossia cattolica, la quale da sempre si ostina ad imporre il celibato ai propri ministri; negando nello stesso tempo la celebrazione del culto alle donne, continuando a trattarle in ambito cultuale come se fossero la causa dei mali dell'umanità, come avveniva in passato, soprattutto nel medioevo. Successivamente la stessa tesi mi lasciava uno strano senso di vacuità nella mente e nell’anima… Il libro della Haziel, con le sue conferme storiche e scientifiche, mi ha aperto la mente, confermandomi, che il vuoto che coglievo era frutto di una continua alterazione della verità riguardante la vita e il pensiero di Leonardo atta ad affermare una sequela di astruse menzogne concettuali. A quel punto mi resi conto che non aveva senso perdere tempo dietro sibillini saggisti pronti a tutto pur di dimostrare l’attendibilità delle proprie asserzioni.  L’unico modo per cercare di fare chiarezza era soltanto uno, rivolgermi direttamente a Leonardo da Vinci.
Tempo fa acquistai in una libreria nei pressi di casa TUTTI GLI SCRITTI DI LEONARDO, ed. i Classici-Rusconi, prezzo speciale €10,00, pag 798. Comprai il libro più per la simpatia che nutro verso il proprietario, un ragazzo con tanti grilli nella testa, che non per sincero interesse. Quando fui a casa, riposi il libro nella libreria insieme con gli altri, chiedendomi se un giorno l’avrei letto. A distanza di mesi quell’acquisto, apparentemente frutto di un atto di amicizia, si sta rivelando una miniera d’informazioni, un vero e proprio passe-partout atto a scardinare le fantasiose, false teorie di Dan Brown & c. Già dall’introduzione curata da Jacopo Recupero, leggendo alcuni brani tratti dagli scritti di Leonardo, si ha un’immagine di Leonardo riconducibile a filosofo naturale, vero ermestista che attraverso l’empirismo tende a dimostrare la fondatezza delle proprie teorie che prendono spunto dall’osservazione e analisi approfondita della natura. A conferma di ciò sovvengono a sostegno le parole del re di Francia, Francesco I, presso la cui corte Leonardo trascorse gli ultimi anni della sua vita, citate dal Cellini: “Io non voglio mancare di ridire le parole che sentii dire al re di lui, le quali disse a me, presente il cardinale di Ferrara e il cardinale di Lorena e il re di Navarra; disse che non credeva mai che altro uomo fusse nato al mondo che sapessi tanto, quanto Lionardo non tanto di scultura, pittura e architettura, quanto che egli era grandissimo filosofo”.
In più scritti di Leonardo si riscontra il pensiero di un uomo che aborre ogni tipo di passione animale, tanto da nutrirsi in maniera rigorosamente vegetariana per non esserne contaminato; che riconosce nell’impegno costante al perseguimento della virtù, (non sopportava che si mettesse minimamente in discussione la propria rettitudine), unitamente allo studio della natura, gli unici “elementi” in grado di elevare l’individuo dallo stato umano, (transito di cibo, era il termine esatto con cui soleva riferirsi all’uomo comune), a quello divino tanto da affermare, “La virtù è vero nostro bene ed è vero premio del suo possessore: lei non si può perdere, lei non ci abbandona, se prima la vita non ci lascia”. A rafforzare tale concetto, sconfessando automaticamente la sua presunta omosessualità, risulta un’altra sua dichiarazione inerente la considerazione che aveva verso il rapporto sessuale: “L’atto del coito e li membri a quello adoprati son di tanta bruttura che se nun fussi la bellezza dei volti e li ornamenti delli opranti e la frenata disposizione la natura perderebbe la spezie umana”. Aggiungendo altrove, “Chi non raffrena la volontà con le bestie s’accompagni”. Se davvero Leonardo aveva tanta considerazione per la virtù come poteva impegolarsi, seppure in gioventù quando la carne “bolle” ed è difficile raffreddarla se non cedendo alla passione, in situazioni che svelavano la bassezza dei suoi istinti e la propria incapacità a contenerli? L’impressione che si ha leggendo queste sue affermazioni inneggianti la virtù è quella di Leonardo votato alla castità in nome di un ideale più alto cui sacrificare le energie sessuali, appunto come si conviene a un iniziato, che non quella di un uomo che ama godere i piaceri della carne, magari in maniera “diversa”. Del resto è noto che in ogni epoca i virtuosi sono oggetti d’insinuazioni per le malelingue... Inoltre, se davvero era a conoscenza del legame amoroso esistente tra Gesù e la Maddalena, ponderando la bassa considerazione che nutriva nei confronti del sesso, venerare la Maddalena che ricercava Dio praticando in maniera sacrale quell’atto animale verso cui lui stesso provava repulsione non sarebbe stato un controsenso? Qualcuno potrebbe obiettare che “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, insinuando che non si può escludere che Leonardo “predicava bene e razzolava male” semplicemente per difendersi perché, se all’epoca avesse fatto outing, come è di moda oggi, ammettendo la propria diversità avrebbe corso seri rischi. Se stessimo parlando di un individuo comune, o dal carattere alquanto instabile, tale, presunta obiezione sarebbe anche lecita. Non lo è tenuto conto che stiamo ragionando su Leonardo Da Vinci, uomo che con i fatti ha dimostrato assoluta coerenza tra pensiero e azione!
Tra i filosofi che Leonardo amava studiare risalta Alberto Magno, filosofo naturale, frate domenicano, maestro di san Tommaso D’Acquino; tra i libri compresi nella sua biblioteca vi era una copia del CORPUS HERMETICUM, raccolta di testi ermetici che la tradizione attribuisce all’opera di Ermete Trismegisto, ma che molto probabilmente risale al II secolo d. C. Sia la presenza di Alberto Magno e di altri filosofi naturali, sia quella del Corpus, e d’altri volumi legati all’antica tradizione tra gli autori e i libri che prediligeva studiare, evidenziano non solo quanto Leonardo amasse tenersi aggiornato sui gusti culturali dell’epoca, altresì affermano da parte sua un interesse profondo nei confronti della filosofia naturale da sempre considerata l’unica vera Magia che l’uomo deve perseguire e praticare per innalzarsi a Dio, essendo la Natura riflesso di Dio in terra.

Tutti coloro che cercano di dimostrare che Leonardo fosse un eretico fondano le proprie tesi su un’analisi arbitrariamente forzata delle sue opere, dimostrando di non avere affatto compreso l’alta opinione che egli aveva per la pittura. O, come crediamo, non ne tengono volutamente conto perché, se lo facessero, dovrebbero solo tacere, infilando la testa nella terra a mo’ di struzzi per sottrarsi alla pubblica irrisione. Per Leonardo la pittura era vera e propria scienza perché attraverso una superficie piana il pittore riusciva a creare l’effetto tridimensionale servendosi dei colori, mediante l’utilizzo della prospettiva, applicazione di principi matematici e geometrici nell’arte, creando unitamente il contrasto luce e ombra; capace di riprodurre in un solo istante l’armonia derivante dall’unione della moltitudine, riproducendo così, in un solo momento la grandezza armonica del tutto nell’Uno; prima tra le scienze e le arti perché influisce direttamente sulla vista considerata da Leonardo il più nobile dei sensi in quanto permette di ammirare le bellezze e le grandezze delle opere di Dio nella loro globalità senza falsità. Nel TRATTATO DELLA PITTURA, a 53, egli dichiara, “L’ingegno del pittore vuol essere a similitudine dello specchio, il quale sempre si trasmuta nel colore di quella cosa ch’egli ha per obietto, e di tante similitudini si empie, quante sono le cose che gli sono contrapposte”. Precedentemente, sempre nello stesso Trattato, a 18, afferma, “La pittura immediate ti si rappresenta con quella dimostrazione per la quale il suo fattore l’ha generata, e dà quel piacere al senso massimo, qual dare possa alcuna cosa creata dalla natura. Ed in questo caso il poeta, che manda medesime cose al comun senso per la via dell’udito, minor senso, non dà all’occhio altro piacere che se uno sentisse raccontare una cosa. Or vedi che differenza è dall’udir raccontare una cosa che dia piacere all’occhio con lunghezza di tempo, o cederla con quella prestezza che si vedono le cose naturali. Ed ancorché le cose de’ poeti sieno con lungo intervallo di tempo lette, spesse sono le volte che le non sono intese, e bisogna farvi sopra diverso comenti, ne’ quali rarissime volte tali commentatori intendono qual fosse la mente del poeta; e molte volte i lettori non leggono se non piccola parte delle loro opere per disagio di tempo” Vi invito a porre attenzione alla parte sottolineata perché tale frase è la tacita conferma di come Dan Brown & c. nel commentare le opere di Leonardo, (in particolare il Cenacolo in cui “vedono” nello spazio che intercorre tra la Giovanni e Gesù una “M” la quale, a loro dire, indicherebbe che la figura alla destra di Gesù è in realtà una donna, Maria Maddalena appunto, secondo loro amante di Gesù), attribuiscono alla pittura ciò che per Leonardo è prerogativa negativa della poesia, ossia consegnarsi alle interpretazioni più svariate stravolgendo il pensiero dell’artista. Questi signori/e interpretano l’opera di Leonardo dando una spiegazione personale di quello che secondo loro, attraverso il simbolismo delle immagini, Leonardo voleva realmente intendere; ostinandosi a volere per forza vedere nell’opera del genio di Vinci cose che all’occhio non appaiono, allorché è lo stesso Leonardo ad affermare che la pittura deve la propria grandezza al fatto che non ha bisogno di commenti, rappresentando le cose così come sono, senza chiedere sforzi mentali per penetrare il significato reale di ciò che si osserva!

Se fosse vero, come la stessa Haziel conferma in un intervista pubblicata sul CORRIERA DELLA SERA del 1 giugno 2006, che la figura di Giovanni ritratta nel Cenacolo da Leonardo è in realtà una donna, come risulterebbe da un taccuino di Leonardo “perduto nei meandri del Victoria and Albert Museum di Londra”, questo comunque non autorizza nessuno a imbastirci su delle vere e proprie teorie fantasiose, volendo ad ogni costo affermare una realtà sconfessata dallo stesso Leonardo sia nei suoi scritti, sia quando in punto di morte dettò le sue ultime volontà includendovi le disposizioni relative al suo funerale da cui traspare senza alcuna forzatura interpretativa il proprio riavvicinamento al credo cristiano e cattolico. Se Dan Brown ha scritto solo un romanzo, opera di fantasia, altrettanto non può dirsi della Picknett e altri che come lei si ostinano a manipolare a proprio uso e consumo le opere pittoriche di Leonardo, edificandovi dei veri e propri teoremi, quando lo stesso Leonardo, fissando su carta il proprio pensiero, affermava senza mezzi termini che “L’opera del pittore immediate è compresa da’ suoi risguardatori

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