LA VOCE DI KAYFA

IL DDL ANTICORRUZIONE SMASCHERA LA FRAGILITà POLITICA DEL PDL

Malgrado da tempo i sondaggi indichino che l'attuale Parlamento non riflette più gli orientamenti politici degli italiani, la necessità che il governo tecnico di Monti, subentrato a quello politico di Berlusconi per risollevare le sorti economiche del paese, completi la legislatura restando in carica fino al 2013, senza aggiornare la struttura parlamentare, sta turbando enormemente l'operato dell'esecutivo costretto a mediare con il PDL, che tuttora detiene la maggioranza relativa in Parlamento e dunque può tenere sotto scacco il governo, costringendo Monti a veri propri compromessi con il partito berlusconiano per evitare una crisi che, se scoppiasse, porterebbe l'Italia al livello della Grecia.

Consapevole di ciò, il PDL non esita a approfittarne facendo palese ostruzionismo per evitare che in Parlamento la legge anticorruzione, varata paradossalmente nel 2010 proprio dal governo Berlusconi, venga “appesantita” nelle pene dall'attuale Ministro della Giustizia Paola Severino per ottemperare alle richieste rivolte all'Italia dall'OCSE e dal gruppo europeo anticorruzione.

Ieri il concorde voto favorevole di IDV e Fli su un emendamento presentato dal PD per aumentare a otto anni la pena per il reato di corruzione ha mandato su tutte le furie il PDL che per bocca del suo segretario Alfano avverte che il governo è a rischio, lasciando intendere che il PDL sarebbe propenso a provocare la crisi come gesto di ritorsione in risposta all'inasprimento della pena sulla corruzione.

Tuttavia le minacce di Alfano assumono i toni di uno spauracchio essendo chiaro a tutti, prima di tutto agli stessi rappresentanti del PDL, che al partito di Berlusconi non conviene andare alle elezioni anticipate in quanto, stando ai sondaggi, anche quelli commissionati dal cavaliere, il PDL le perderebbe malamente affidando il paese nelle mani dei “comunisti”.

In virtù di questa innegabile realtà, risulta incomprensibile l'atteggiamento di sottomissione che Monti mostra di avere nei confronti della ex maggioranza.

Se è vero che l'appoggio del PDL è indispensabile al governo per proseguire fino al 2013, è altrettanto vero che al PDL conviene che il governo duri fino a quella data per avere tutto il tempo di sistemare le diatribe interne.

Dunque, se davvero volesse, Monti potrebbe procedere senza esitazioni alle riforme necessarie al paese, anche contro il parere del PDL.

In quel caso le urla dei berlusconiani risuonerebbero solo come un fastidioso rumore in quanto prima loro sanno bene che anticipare le elezioni significherebbe la debacle politica per il centrodestra.

L'approvazione dell'emendamento presentato dal PD ne è la riprova.

A riguardo non si può escludere che si sia trattata di una manovra studiata a tavolino da Bersani, Di Pietro e c. per sminuire pubblicamente il peso del PDL in Parlamento dimostrando che il governo si potrebbe reggere tranquillamente anche senza il suo appoggio!