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L'amore ha il potere di fissare il passato in eterno presente.... Questa frase, annotata su un quaderno all'inizio del romanzo, è il tema conduttore della storia d'amore tra il giovane Kayfa e Miryam, donna matura e d'esperienza, che lo inizierà alle gioie e alle sofferenze dell'amore. Immersi in uno scenario da favola, facendosi scudo di una barriera di bugie e verità che metterà a rischio i loro affetti più cari, i protagonisti vivranno la loro passione senza freni con la complicità del mare e dell'intimità della casa di lei. Fondamentale la figura di Omar, pescatore egiziano con un intenso vissuto alle spalle, che attraverso la propria esperienza aiuterà Kayfa a districarsi nei meandri della mente e del cuore per avviarsi sul proprio cammino esistenziale.
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Il Giustiziere della Notte è un film cult degli anni 70. Racconta la storia di un uomo, obiettore di coscienza al quale, durante una rapina in casa, uccidono la moglie e stuprano la figlia. Non ottenendo giustizia dalla legge che dimostra di avere le mani legate, l'uomo decide di farsi giustizia da sé. A distanza di 40 anni da quel film che suscitò tanto clamore e polemiche, sembra che oggi in Italia stia crescendo il numero di cittadini disposti a farsi giustizia da sé. Ultimo caso quello del pensionato di Vaprio D'Adda in provincia di Milano che alcuni giorni fa ha sparato e ucciso un balordo albanese di 22 anni, già noto alle forze di polizia, che continuava a soggiornare nel nostro paese nonostante da un anno gli fosse stato notificato il decreto di espulsione dall'Italia. Alcune settimane prima a Ercolano un gioielliere aveva sparato e ucciso due rapinatori che avevano cercato di derubarlo dei 5 mila euro prelevati in banca. È invece di ieri la notizia che a Rolo, in provincia di Reggio Emilia, un pensionato, destato nella notte dai rumori del furto in corso nella tabaccheria sotto casa, dopa aver intimato dal balcone ai ladri di andar via, ha sparato a fucilate sul furgone con cui i tre banditi avevano sfondato l'ingresso del negozio per rubare le macchinette dei video poker. Andando non molto a ritroso nel tempo, tanti sarebbero gli episodi di cittadini che hanno reagito a un tentativo di furto o di una rapina, ferendo o uccidendo i malviventi, verso i quali le autorità giudiziarie non hanno potuto fare a meno di emettere l'imputazione di eccesso di legittima difesa, tentato omicidio o, addirittura, omicidio volontario. Suscitando indignazione nell'opinione pubblica in quanto agli occhi della gente chiunque cittadino onesto reagisca a una violenza, ferendo o uccidendo i criminali, non farebbe altro che difendere se stesso “visto che lo stato latita, se non addirittura, in alcuni casi, sembra esseree in combutta con i delinquenti”. Il motivo per cui nella gente aumenta la percezione di uno stato debole o addirittura colluso con la criminalità, dunque incapace di garantirle la sicurezza, deve probabilmente attribuirsi al fatto che l'Italia è tra i paesi più corrotti al mondo, primo in Europa, come purtroppo risulta da un'infinità di inchieste tendenti a smascherare intrecci di interessi malavitosi tra politica e criminalità, ultima (?) in ordine cronologico l'inchiesta Mafia Capitale. Ma non solo. Molto verosimilmente a accrescere ulteriormente la sfiducia di molto italiani nella politica e nella giustizia ci si mette anche l'atteggiamento squilibrato con cui le istituzioni gestiscono la legge quando si tratta di difendere un politico e un cittadino normale. Mentre a tutela dei politici vale il garantismo costituzionale che considera innocente un imputato fino a quando non viene emessa la sentenza definitiva - dunque il politico fino a quel momento può continuare tranquillamente a ricoprire i ruoli istituzionali, seppure il buonsenso consiglierebbe che si dimettesse per scacciare le ombre dalle istituzioni al fine di evitare che i cittadini perdano fiducia in esse - molte, forse troppe, sono le persone comuni detenute in cella in attesa di giudizio probabilmente innocenti. Le quali, proprio per via di quel garantismo costituzionale cui si appellano i politici quando la giustizia tocca loro, devo considerarsi innocenti fino a che non verrà emessa la sentenza definitiva e quindi in carcere non dovrebbero starci se non dopo che sia emesso il verdetto finale. A riguardo ci sovviene un altro film cult degli anni 70, DETENUTO IN ATTESA DI GIUDIZIO con un grande Alberto Sordi. Il film narra la vicenda di Giuseppe di Noi, un architetto che lavora in Svezia. Giunto al confine italo-svizzero con la famiglia per passare le vacanze in Italia, mentre controllano i passaporti, viene fermato e portato in carcere. Accusato di omicidio colposo preterintenzionale, inizia il calvario nelle carceri fino a quando la vicenda non si chiarisce e viene rilasciato, visibilmente toccato nella mente e nello spirito da tutta una serie di vicende drammatiche subite durante la detenzione preventiva. Se a tutto ciò aggiungiamo la denuncia del Presidente dell'Associazione nazionale magistrati Rodolfo Sabelli il quale alcuni giorni fa, durante un convegno a Bari, alla presenza del Presidente della Repubblica, ha accusato senza remore la politica di delegittimare la magistratura, è ovvio che nei cittadini cresca in maniera esponenziale la sensazione di non essere affatto tutelati dallo Stato. Di conseguenza ciò potrebbe far sorgere in qualcuno il pensiero che sia meglio munirsi di pistola o fucile per difendersi nell'eventualità sempre meno remota di essere oggetto di furto o rapina in casa o per strada. Del resto l'albanese ucciso non è l'unico straniero a commettere un reato seppure gli fosse stato notificato un decreto di espulsione, e dunque già da un pezzo non doveva trovarsi in Italia. Così come diversi sono i reati compiuti da criminali italiani in regime di semilibertà, agli arresti domiciliari o con obbligo di firma. Tutti questi casi, purtroppo sempre meno isolati, di criminali capaci di delinquere mentre dovrebbero essere sotto chiave, sotto stretta sorveglianza delle forze dell'ordine o addirittura lontani dall'Italia, alimentano in più persone la totale sfiducia di uno Stato assente, o quanto mento incapace di adempiere al prooriuio compito di tutelare e garantire la sicurezza dei cittadini come invece impone la Costituzione. Chi doveva assicurarsi che l'albanese ucciso dal pensionato fosse realmente espulso, se non lo Stato? Ergo, seppure non è giustificabile, è comprensibile che alla fine qualcuno, soprattutto se ha già subito in passato furti o rapine, valutata l'incapacità dello Stato a garantirgli la sicurezza, decida di dormire con la pistola sotto il cuscino o portarsela appresso a scopo di difesa. Ed è ancora più comprensibile che in un paese dove vige il più assoluto caos politico - chi ieri stava a destra, oggi sta sinistra e domani si sposterà al centro per poi magari ricollocarsi in futuro nuovamente a destra o a sinistra, fregandosene del mandato elettorale, badando unicamente a non perdere la poltrona e a fare i propri interessi e quelli di pochi amici – ci possa essere qualche politico che non si faccia scrupoli di schierarsi opportunisticamente nei confronti del pensionato allo scopo di attirare su di sé le simpatie di quella parte di opinione pubblica solidale con il pensionato per garantirsene il voto al momento in cui ci saranno le elezioni. Laddove lo Stato latita, vige l'anarchia! Fino a quando tra gli scranni parlamentari, quelli di governo e delle istituzioni locali e nazionali siederanno indagati, imputati o condannati im primo grado, la gente, avendo la sensazione di essere governata da un manipolo disonesti, si sentirà sempre più autorizzata a farsi giustizia da sé. O a comportarsi a sua volta in maniera disonesta, come è successo al comune di San Remo dove oltre trenta dipendenti sono stati arrestati perché risultavano presenti in ufficio o addirittura agli straordinari e invece erano a casa, a fare la spesa o fare sport mentre c'era chi marcava per loro il cartellino delle presenze. Come deve sentirsi una persona onesta quando apprende certi scandali? E ancora di più quando sa che, pur essendoci le prove filmate dei reati, i colpevoli, alcuni addirittura filmati a timbrare in mutande, per ora sono stati solo sospesi dal servizio, percependo lo stipendio al 50%, mentre se lo stesso fosse acaduto in un'azienda privata sarebbero stati licenziati in tronco? Anche questo caso non dimostra una disparità di trattamento tra chi lavora nel pubblico e chi nel privato? Per il bene della comunità, un minimo di buonsenso e di impegno concreto potrebbe evitare il peggio. Sarebbe meglio che la politica si desse da fare per combattere davvero la criminalità, anziché perdere tempo dietro il ponte sullo stretto o varare leggi bavaglio contro le intercettazioni telefoniche e la loro pubblicazione e diffusione mediante gli organi di stampa, dando l'impressione di volere nascondere in questa maniera le proprie nefandezze agli occhi e alle orecchie dell'opinione pubblica. Siamo ancora in tempo per evitare un far west italiano, ci vogliono solo onestà d'intenti e serietà d'azione!
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