“L’amore è per i coraggiosi. Tutto il resto è coppia!”
La frase è quella con cui si conclude l’intervista sul settimanale A (Anna) nr 46 del 26 ottobre alla scrittrice/giornalista Barbara Alberti che da ventidue anni vi cura la rubrica della posta del cuore. Pur trattandosi di una rivista per donne, quando mia moglie la compra, mi piace sfogliarla e leggerla, sia perché mi divertono le rubriche curate dallo scrittore Sandro Veronesi e da Marco Travaglio. Sia perché trovo interessanti le interviste pubblicate. Nella mia incasinatissima esistenza, occupandomi tra l’altro di giornalismo, a volte mi capita di dover intervistare qualcuno, e allorché devo sbobinare il nastro con la registrazione per trasporre le parole sulla carta, ogni volta mi accorgo di quanto difficile e faticoso sia ridurre all’essenza una conversazione di circa due ore, senza perdere il filo del discorso, in meno di due cartelle.
L’intervista l’ho letta ieri mattina e da quel momento non faccio altro che rimuginare sulla frase perché ritengo che la Alberti abbia affermato una sacrosanta verità:
L’AMORE è PER I CORAGGIOSI. TUTTO IL RESTO è COPPIA!
È inutile negarlo, amare significa soffrire! Quando c’innamoriamo di una persona per lei siamo pronti a sacrificare la nostra vita, noi stessi pur di starle vicini, di renderla felice. Ma soprattutto per lei siamo disposti a perdere la nostra dignità! A farci schiacciare come formiche dalla sua presenza, dalla sua volontà perché per noi lei rappresenta l’unica ragione di vita! E quasi sempre, se non sempre, puntualmente accade che chi tra i due ama di più alla fine è costretto a dover subire l’onta dell’abbandono senza ricevere dall’altro/a spiegazioni chiare, convincenti. Quasi sempre la risposta alla domanda, “perché?”, è “non ti amo più!” Quanti che si sono sentiti rispondere così hanno preso per buono il responso? Penso pochi, se non nessuno. Non solo perché, amando, davano per scontato d’essere a loro volta amati, o perché pensare di non vedere più chi amano li fa stare male. Ma perché percepiscono nella voce di chi risponde, nel suo sguardo una nota di timore, di paura, di falsità. In quell’attimo intuiscono che il loro amore ha deciso di allontanarsi da loro non perché non li ami più ma perché ha terrore dell’amore in quanto amare significa sacrifici, rinunce. Anteporre finanche la realizzazione professionale per trovare un po’ più di tempo da condividere con l’altro/a per cui tanti preferiscono rifuggire il sentimento che provano, auto-convincendosi di non amare più perché terrorizzati dai sacrifici che l'amore richiede.
L’amore prescinde dalla coppia. Spesso i più grandi amori sono quelli che non si concretizzano in coppia, bensì che sono vissuti tra tormenti, in clandestinità perché quando ci si ama automaticamente si è già coppia. Pur conducendo vite separate, il pensiero di coloro che si amano è costantemente rivolto all’altro in ogni istante della giornata! Quel continuo cercarsi con la mente di per sé è sintomo di coppia, molto più di quanto non lo sia la coppia nel senso classico del termine. Quel costante pensare a chi si ama, a volte rasentando l’ossessione; chiedersi cosa sta facendo, se ci sta pensando, se ci desidera è un collante inestricabile, da cui si può rifuggire solo dichiarando “non ti amo più!” Se l’amore nei confronti dell’altro/a esiste, e la negazione è solo una scusa per giustificare le proprie paure e scappare via dalla Vita, sinceramente non so fino a che punto valga la pena mentirsi. Mostrarsi egoisti non solo verso l'altro ma principalmente verso se stessi, nei confronti di quella parte di sé che vorrebbe continuare ad emozionarsi stando accanto a quella persona da cui si è deciso di allontanarsi perché, pur amandola, non ci si vuole sacrificare per lei.
Quando si forma una coppia nel senso classico del termine il più delle volte ciò avviene perché dopo anni di fidanzamento si giunge a un bivio cui dover fare una scelta legittima: o ci si sposa o ci si lascia! Vivere nell’indeterminatezza non va più bene. Sono sempre in aumento le coppie che dopo anni di felice fidanzamento, all’atto in cui si sposano, poco dopo si separano. In apparenza sembra una cosa incomprensibile, da folli, da manicomio. Eppure, se ci riflettete, il vantaggio che deriva dal fidanzamento sta nel fatto che non convivendo ventiquattro ore su ventiquattro con la stessa persona, se non ti va di vederla perché c’hai litigato o semplicemente perché hai voglia di stare da solo, puoi tranquillamente evitarla, magari dandoti ammalato o essendo semplicemente chiaro, e farti risentire quando hai ritrovato la serenità. È vero, ci sono anche coppie che convivono per anni e sono felici. In tal caso penso che la forza di questi legami stia nel fatto che essi non sono vincolati dal dovere del matrimonio ma dal semplice piacere che entrambi provano stando insieme. Quando si è consapevoli che la propria unione non è sancita dalla legge ma dai sentimenti non è da escludere che nell’interiorità delle persone scatti una molla per cui il solo fatto di sapere che si sta insieme per piacere e non per dovere le faccia sentire tacitamente più libere, sicure che quando le cose non andranno più bene, in qualunque momento potranno troncare ciò che da gioia si tramuta in noia, tormento, sofferenza, al punto di vivere insieme per tutta la vita perché non gravate dal peso mentale del vincolo istituzionale! Tante sono le coppie sposate che pur non sopportandosi, continuano a stare insieme perché ci sono i figli. O molto più semplicemente perché si preferisce salvaguardare le apparenze, comportandosi in maniera ipocrita non solo con gli altri ma soprattutto tra sé e con sé stessi! Altre coppie continuano a stare insieme soltanto perché non avendo i mezzi economici per sostenere le spese che una separazione comporta sono costrette a sopportarsi, subendo gli strascichi di dolore e sofferenza che derivano stando accanto a chi non si ama più perché purtroppo non si può fare altrimenti. Ma fondamentalmente tante coppie stanno insieme per abitudine!
Abitudine. Che brutta parola! Al solo pronunciarla ci si sente la bocca impastata come se si fosse bevuta acqua stagnante. Penso che non vi sia cosa più brutta che stare accanto a una persona per abitudine, non nutrendo più alcun tipo di sentimento, di passione, di attrazione verso di lei. Credo che vivere con una persona per abitudine non solo è sintomo di assuefazione alla vita che si conduce da anni, ma soprattutto è mancanza di fiducia e rispetto verso se stessi, nel senso che si preferisce continuare a vivere una vita piatta, che non ci appartiene più anzichè cercare di dare un cambiamento radicale perché, avendo una certa età, ci si reputa incapaci di essere in grado di rifarsi una vita, di piacere o interessare ancora a una persona e si è terrorizzati dal pensiero di ritrovarsi da soli rientrando a casa la sera, condividendo il resto della propria vita con la solitudine. Quindi meglio vivere accanto a chi non ha più nulla da darci, se non fastidio o indifferenza con la propria presenza, che rischiare di ritrovarsi da soli! Stare con una persona per abitudine penso equivalga a rassegnarsi all'idea che la vita non ha più nessuna bella sorpresa in serbo per noi e pertanto meglio accettare di vivere mestamente, senza scosse quel che abbiamo nonstante la vita stessa all'improvviso ci offra ancora scariche di elettricità, spiragli di luce capaci di farci sentire vivi. Ecco, penso che stare insieme a una persona per abitudine è come se, trovandoci in una galleria senza illuminazione, si volesse continuare a camminare in direzione del buio malgrado sul versante opposto s'intraveda la luce!
L’amore è per i coraggiosi, o per i pazzi come afferma la cantautrice Grazia De Michele nella sua bella canzone SOLO I PAZZI SANNO AMARE. La coppia è fatta invece per chi preferisce pascersi nella sicurezza dell’abitudine, della noia derivante dai lunghi silenzi che si accompagnano a tavola mentre si mangia, delle passeggiate stantie fatte insieme solo perché si è coppia, delle visite di rito ad amici e parenti perché ad imporlo è lo stato in cui si vive, delle discussioni senza senso impostate solo per parlare ma che alla fine non ti lasciano niente dentro se non un vuoto ancora più profondo di quello che avevi prima. Delle scopate sciapite, sempre più rapide e diluite nel sempre più nel tempo perché, pur non essendoci più passione, anche quello si deve fare una tantum essendo coppia. Rivoltandoti di fianco dopo che hai terminato, senza nemmeno augurare buonanotte all'altro, addormentandoti di colpo perché, alla fine, è come se non fosse successo nulla!
la signora Alberti (che non sopporto da circa trent'anni) spesso dimentica i valori quotidiani per amore di colpi giornalistici. ma in questo è cattiva maestra. le generazioni future vanno educate a non dimenticare il valore della crescita, il valore della costanza, della pazienza, della comprensione. questo è il coraggio vero. il coraggio spesso misconosciuto e negato per amore dei colpi di testa!
Ke il mondo sia pieno di storie sottovalutate, di gente ke si lascia e poi piange, ma è troppo tardi, è risaputo, credo, dall'Alberti e da chiunque sappia guardarsi attorno. Sicuramente nell'arco di una vita condivisa a due da una scala da 1 a 10 non puoi vivere sempre al top; ma questo capita anke nella vita da single! Importante , sec. me se scegli qualcuno con cui condividerla, questa vita ke facile, diciamocelo, proprio non è!Lo squallore delle grandi scopate clandestine, francamente preferisco evitarmelo, correndo il riskio di passar periodi di scarsa attrazione verso una persona ke comunque stimo simile a me e ke non mi tradisce! Un compagno, insomma, nel senso più vero e pulito del termine. Le donne ke han riskiato, lasciandosi nella mia misera esperienza non mi sembrano più felici di me, anzi, non dimentikiamo il tema grosso quanto scomodo delle responsabilità, quando ci sono figli e del problema del carico della solitudine, ke finite le effimere , grandi, patetike emozioni pesano ancor di più sul singolo e sulla donna in particolare.
Ciononostante il discorso ke hai riportato dell'Alberti non è del tutto sbagliato, solo ke secondo me bisognerebbe trovare il coraggio e la costanza di viverle entro la coppia nella consapevolezza, anziké come fuga dalla realtà, come dei peti ke scappano :(